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Autore: Shikayuki    02/04/2014    5 recensioni
Dal Cap 1
Mi arresi e uscii allo scoperto, fronteggiando un paio di occhi verde smeraldo incastonati in un volto delicato dalla pelle pallida e le labbra sanguigne e piene.
Il suo sorriso si spense:-Oh mio dio, ma tu sei…-
-Vuoi diventare turnista della nostra band?- non le diedi il tempo di chiacchiere inutili, avevo deciso, e quando Synyster Gates decide nessuno puo’ discutere.
*I capitoli da 1 a 6 sono in revisione, ma non verranno apportate modifiche alla struttura della storia*
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Confessions on the tourbus.




*ROXY’S POV*
La mattina dopo mi svegliai nella mia camera d’hotel con un mal di testa lancinante ma un sorriso enorme stampato sul viso.
Il concerto alla fine era andato benissimo e Brian mi aveva lasciato l’assolo di Bat country, che avevo suonato alla grande, forse conquistando qualche fan. Sapevo che sarebbero iniziate a girare cattiverie e indiscrezioni su di me sui social network, ma non me ne fregava nulla: Brian e i ragazzi erano orgogliosi di me e tanto mi bastava per essere sicura di quello che stavo facendo e per accantonare tutti i miei dubbi e pensieri negativi, almeno per il momento, e poi potevano dire tutto quello che volevano, io sapevo la verità e sapevo di essere in pace con la mia coscienza, in fondo non avevo rubato il posto a nessuno.
Dopo il concerto eravamo andati a festeggiare con tutti i membri della crew e, nonostante mi fossi mantenuta leggera per i miei standard, avevo alzato abbastanza il gomito e questo era il motivo del mal di testa: come si faceva a trattenersi con gli Avenged Sevenfold come compagnia alcolica? E poi in fondo il mal di testa mi sarebbe venuto anche con una birra sola, piccola pecca che mi trascinavo dietro dal mio primo sorso di birra. Ero sempre stata una ragazza che sapeva come divertirsi, ma ero anche seria e sapevo quando non era il caso eccedere troppo, quindi mi bastò un’oretta, un’abbondante colazione rigorosamente in camera (sempre siano lodati i vantaggi dei cinque stelle), con conseguente doccia calda e via, ero di nuovo la Roxy attiva di sempre.
Vennero a bussare alla porta e aprendo mi trovai davanti un Jason Berry sorridente, che mi informava che il tourbus era arrivato e che quindi era ora di scendere. Gli sorrisi e recuperai il trolley che avevo già diligentemente preparato per poi seguirlo lungo i corridoi ricoperti di moquette blu dell’hotel. Controllai l’orario e vidi che erano le dieci spaccate e al massimo per le sei del pomeriggio saremmo arrivati a Mt Pleasant, luogo del nostro secondo concerto: nonostante tutto non eravamo troppo in ritardo.
I ragazzi mi stavano aspettando nella hall e mi salutarono tutti con dei sorrisi smaglianti. Sui loro volti non si notava per niente traccia della nottata precedente di eccessi, mentre io sicuramente sembravo uno zombie a loro confronto, e subito pensai che a forza di fare serata con loro avrei senz’altro iniziato a reggere anch’io, rabbrividendo al solo pensiero: la cosa andava arginata sul nascere.
Scuotendo la testa scacciai quel pensiero funesto e risposi ai loro sorrisi con calore, per poi affiancarmi ad Arin, che ormai era ufficialmente il mio compagno di avventure e sventure in quella folle famiglia, che in fondo ci considerava un po’ come i cuccioli del branco. A noi non importava come ci trattavano finché potevamo realizzare il nostro sogno, e poi sapevamo quanto valevamo e lo sapevano anche gli altri, ma ovviamente la differenza di età un pochino si sentiva.
-Hey Rox, non sei eccitata?- mi chiese il batterista sorridendo come un bambino il giorno di Natale.
Misi la mia maschera.
-Per cosa Rin?- avevo iniziato a chiamarlo così perché mi piaceva di più di Ar come abbreviazione, era decisamente più dolce.
-Il tourbus!- era davvero troppo felice.
Sorrisi al suo entusiasmo e pensai che per lui però non era una situazione nuova, dato che già si era fatto un tour con i ragazzi, ma in fondo i maschi si eccitano quando si parla di motori e similari… bah!
-Bloccata su un bus con quel tonto di Matt e quella diva di Brian? Non chiedevo altro dalla vita, guarda!- risposi scuotendo la testa, ma continuando a sorridere.
-A chi avresti dato della diva, cara signorina?-
Beccata.
-Ehm…- tenni il gioco fingendomi terrorizzata, in fondo stava sorridendo anche lui –Diva? Io non ho sentito pronunciare tale parola da anima viva!-
-Ah si?- il sorrisino sul suo volto aveva assunto una sfumatura pericolosa adesso –La vendetta è un piatto che va servito freddo, ed è anche uno dei miei piatti preferiti…- sorrise sghembo di nuovo –e come hai appena ricordato, sei bloccata in un tourbus con questa diva vendicativa!- mi fece l’occhiolino e se ne andò, atteggiandosi proprio come una diva.
Scoppiai a ridere insieme ad Arin a quella vista e poi mi avviai anch’io verso l’esterno dell’hotel e quindi il tourbus, pensando però che in fondo Brian era serio e che quindi oltre ad Arin, che aveva chiamato vendetta per non avergli svelato in anticipo il soggetto del mio tatuaggio, mi sarei dovuta preoccupare anche di lui. Nella mia testa si affollarono immagini di secchiate di acqua gelida mentre dormivo, dentifricio/panna/schifezze varie sul cuscino e quindi tra i capelli e altre orribili immagini degne del peggior dormitorio. Ero fregata e speravo solo avessero pietà di una povera ragazza, ma dubitavo fosse così, in fondo avevo sempre tentato di pormi come loro pari e l’unico che ancora non afferrava il concetto era, manco a dirlo, quel tontolone di Matt, al quale però avevo imparato a volergli bene.
Il tatuaggio… era assolutamente spettacolare, ma avevo imposto ad Arin il silenzio stampa ed aspettavo solo una giornata di mare, piscina o similari per mostrarlo agli altri, sperando gli piacesse, in fondo era una dedica a loro. Sorrisi a quel pensiero e mi portai inconsciamente una mano alla schiena, sfiorandola come per carezzare il tatuaggio attraverso i vestiti.
-Tutto bene Rox?- Arin si era accorto che mi stavo toccando la schiena –Ti da fastidio? Se vuoi ti aiuto a spalmarci la crema, in fondo è freschissimo…-
Si preoccupava sempre per me e non potevo non essergli grata di questo.
-Nono, tranquillo, era solo un gesto involontario… comunque se dopo vuoi aiutarmi mi faresti solo un enorme favore!- appena pronunciai quelle parole però non potei fare a meno di arrossire, pensando che avrebbe dovuto toccarmi mentre ero praticamente mezza nuda e mi pentii di quell’invito. Certo, mi aveva visto nello studio di tattoo stesa sul lettino e prima ancora mi aveva visto in costume, ma adesso era un po’ diverso… o per lo meno lo era nella mia testa.
Si accorse del mio imbarazzo e arrossì a sua volta.
-Oddio Rox, non pensare a male, volevo solo rendermi utile! So che sulla schiena è difficile da curare… non volevo assolutamente essere invadente!-
Era nel panico più totale, così gli sorrisi e lo rassicurai.
-Tranquillo Rin, so che lo hai fatto senza malizia, e penso che accetterò il tuo aiuto! Non saprei proprio come spalmarmi bene la crema da sola, adesso che ci penso non c’è più Alice ad aiutarmi!-
Gli spuntò un sorrisone sul volto e si rilassò visibilmente, anche se il rossore restò sulle sue guance. Gli sorrisi di nuovo per rassicurarlo, mentre Matt inziò a chiamarci a gran voce.
-Hey voi due! Stiamo aspettando solo voi, muovete quei culi prima che vi lasciamo qui!-
-Sempre la solita finezza, vero Shadows?- mi voltai e gli feci la linguaccia, per poi notare il tourbus, al quale non avevo fatto minimamente caso, e rimanere sbalordita.
Era una cosa enorme, nero metallizzato con delle ali argentate sulle fiancate e due file di finestrini oscurati, che risplendevano al sole di mezzogiorno. All’improvviso provai un’irrefrenabile voglia di saltarci sopra ed esplorarlo tutto quanto da cima a fondo, ma avrei avuto lunghissime ore per farlo. Mi voltai di nuovo verso Arin e facendogli una linguaccia scherzosa iniziai a correre verso il bus saltandoci sopra e iniziando a guardarmi intorno, facendo scoppiare tutti quanti a ridere.
-Quanto entusiasmo Rox!- mi disse Johnny continuando a ridacchiare.
-È enorme!- dissi eccitata iniziando a percorrerlo.
Il primo piano era una specie di sala con divanetti, poltrone e uno schermo gigante che usciva da dietro una fila di divanetti e poi c’era un angolo cottura, che corsi subito ad esaminare, e una porta che conduceva ad un bagno con tanto di doccia. Non riuscivo a capire come potesse esserci tutto quello spazio su un autobus, ma lo amavo. I colori erano chiari e le finiture erano di legno scuro, mi ci sentivo a casa. Dopo aver esplorato il primo piano andai a quello superiore e vi trovai le cuccette e un altro minibagno. C’erano quattro cuccette e poi una porta. Noi eravamo cinque, dove dormiva il quinto? Stavo giusto chiedendomi quello che fece capolino Brian dalle scale e forse capendo la mia perplessità, si affrettò a chiarire il mio dubbio inespresso.
-Per la sigorina c’è la cuccetta separata dietro a quella porta, almeno ha la sua privacy!- sorrise divertito. Lo guardai un attimo e poi mi diressi verso la porta aprendola e trovandoci la mia cuccetta e un altro mini bagno. Avevo voglia di abbracciarli tutti quanti, uno per uno!
-Uao, ma è stupendo, grazie!- abbracciai Brian, che sorrideva sornione, e poi mi precipitai al piano inferiore saltellando in giro per abbracciare tutti.
-Piaciuta la sorpresa?- chiese Matt mentre lo stritolavo.
-Certo! Grazie per averci pensato!-
-Lo sappiamo che siamo difficili da gestire e che hai bisogno della tua privacy, anche perché avere a che fare con quattro uomini, per una ragazza da sola non deve essere facile, ma tranquilla, a rotazione ci saranno le ragazze con noi e poi non siamo sempre sul bus, spesso ci fermiamo negli hotel… è più una tradizione che altro!- prese fiato dopo il monologo –Valary ci raggiunge con River stasera e resta due giorni… ehy Bri, quando viene Mich?-
Vidi Brian, che era appena risceso dal piano superiore, impallidire e una smorfia di dolore gli si dipinse sul volto. Nessun’altro però stava guardando direttamente verso di lui, così me ne accorsi solo io.
-Ehm…- temporeggiò e lo vedevo affannarsi a cercare una risposta –Non credo che verrà a breve, sai era stata presa per dei servizi fotografici, quindi sarebbe stata impegnata per un po’!-
-Ah Syn, tua moglie è proprio un gioiellino!- disse Matt con aria sognante.
-Matt, ti ricordo che sei sposato con la sorella gemella, con la quale hai anche un figlio!- mi intromisi io per distrarlo da Brian, tirandogli un orecchio con fare da mamma in modalità rimprovero.
-Okayokay, chiedo umilmente scusa per la mia pessima uscita!-
-Meglio!- soddisfatta lo lasciai andare –Johnny, invece quando viene Lacey?- cercavo di nuovo di sviare il discorso da Brian.
-Uhm… ancora non sapeva quando poteva prendersi le ferie, ma appena ci riavvicineremo alla California, sarà dei nostri!- disse lui dispiaciuto ma speranzoso allo stesso tempo.
-E tu Arin?- ero davvero curiosa di ciò.
-Beh, io sono libero come il vento, quindi non aspetto nessuno!-
Incamerai la notizia avidamente.
-Perfetto, allora saremo noi cinque per un bel po’ di tempo… vedete di rigare dritto e possibilmente di girare quanto più vestiti qui dentro!- dissi con una mano su un fianco e agitando un dito a mezz’aria.
-Sissignorcapitano!- risposero tutti in coro scattando sull’attenti per poi scoppiare a ridere come degli idioti.
-Perfetto, così vi voglio! E adesso inauguriamo la cucina!- dissi dirigendomi verso l’angolo cottura.
-Tu sai cucinare?- Matt era sbalordito.
-Certo che si, perché?-
-Ragazzi, niente più fastfood, da oggi si mangia cibo vero qui sopra!- esultò lui, seguito subito dopo dagli altri.
-Aspettate, voi vorreste dirmi che non avete mai mangiato cibo decente durante i tour?- chiesi stupita.
-Solo quando c’erano le ragazze… quando eravamo soli si andava di fastfood o ristorante…- si sentivano a disagio sotto il mio sguardo.
-Bene, ora si capiscono tante cose…- dissi pensierosa, ripensando che effettivamente i ragazzi tendevano a lievitare e dimagrire con i tour.
-In che senso?- avevo quattro paia di occhi che mi fissavano attendendo una risposta che non potevo dargli, senza offenderli leggermente.
-Niente, semplicemente da oggi, su questo tourbus, si seguirà una dieta corretta e bilanciata!- esultai battendo le mani e cambiando con nonchalance discorso –E adesso vediamo cosa abbiamo in dispensa e nel frigo!-
Cioccolata, patatine, arachidi, marshmellows, biscotti, birre, gelato, alcolici… decisamente non era cibo adatto o corretto.
-Jason?- dissi avvicinandomi a lui che al momento era alla guida, mentre il resto della crew ci seguiva su un altro bus leggermente più piccolo.
-Hey Rox, dimmi tutto!-
-Fermati al primo supermercato che incontri, ti prego!-

*BRIAN’S POV*
-Non me la racconti giusta, sai?-
Roxy mi aveva colto sul fatto mentre guardavo disperato il cellulare, probabilmente con l’aria da cucciolo ferito, in attesa di una chiamata, un messaggio o anche solo uno squillo da parte di Michelle: il suo silenzio e quindi il suo non voler chiarire la cosa mi stava logorando.
-Dai, dimmi cosa ti preoccupa!- il suo tono era dolce e si sentiva che non voleva mettermi pressione: mi stava dicendo che se mi andava di parlare lei ci sarebbe stata.
Mi guardai attorno non vedendo nessuno in giro e pensai che forse si erano ritirati tutti quanti a riposare prima del concerto, troppo pieni per fare altro dopo l’abbondante e sanissimo pranzo italiano cucinato da Roxy.
Sospirai.
-Potrei aver combinato un disastro…- tirai fuori un po’ titubante e lei se ne accorse.
-Se non ti va di parlarne, men che meno con una pseudo sconosciuta, ti capisco!- mi sorrise di nuovo calorosamente e fece per alzarsi dal divanetto, ma inconsciamente scattai ad afferrarla per un polso, bloccandola. Forse lesse il muto appello nei miei occhi, così si accomodò di nuovo di fianco a me, incrociando le gambe lasciate nude dai corti shorts e sistemandosi la canotta stracciata dei Pantera.
-Dai, racconta tutto a mamma Roxy!- disse per poi tacere, aspettando che prendessi la parola di mia spontanea volontà.
Respirai a fondo ed iniziai il mio racconto, partendo dalla morte di Jim, passando per il matrimonio in naufragio con Mich e finendo con il dolore datomi dall’abbandono di Zacky, il colpo finale alla mia psiche già precaria. Mentre raccontavo sentivo delle crepe aprirsi nel mio cuore, o forse semplicemente riaprirsi dopo che le avevo chiuse alla bell’e meglio, e sentii gli occhi farsi lucidi, ma resistetti alla tentazione di piangere: Synyster Gates non piange mai, soprattutto non davanti ad una ragazza.
Roxy stette ad ascoltarmi in silenzio, meditando sulle mie parole, e quando tacqui, restò muta per qualche altro minuto, assorta nei suoi pensieri.
-Sai Brian…- ogni volta che mi chiamava per nome era un colpo al cuore –credo che stai affrontando la situazione da un punto di vista completamente errato.-
Mi osservò, puntandomi addosso i suoi stupefacenti occhi verdi, così simili a quelli di Matt da far inquietudine.
-Tu ti senti vittima della tua vita e vedi le scelte che hai fatto come una cosa che ti è stata imposta dall’esterno, ma non è così!- proseguì vedendo che non avevo posto domande alla sua precedente affermazione –Sei tu l’artefice della tua vita e quindi le scelte le fai tu, avendo totale controllo su di esse, quindi anche se ti sembra che in realtà la vita ti abbia dato dei colpi bassi, ti sbagli! Devi reagire, pensando che se prendi in mano le redini, puoi sempre volgere la situazione a tuo favore e riuscire in qualsiasi cosa fai!- fece un attimo di pausa, ma non sembrava aver finito, così attesi che iniziasse.
-Sai, io sono una vostra fan da quando…- esitò un attimo e non capii il perché –da quando avevo dodici anni, e vi ho sempre seguiti nella buona e nelle cattiva sorte, e ricordo ancora quando a 14 anni scappai per venirvi a vedere facendo prendere un infarto ai miei…- non conoscevo questo suo lato ribelle –Comunque, ricordo anche la morte di Jimmy…- le passò un lampo di dolore negli occhi –eravate distrutti, tu soprattutto, ma avete reagito e vi siete ripresi, e contro ogni aspettativa anche tu eri tornato a sorridere, soprattutto dopo il matrimonio e non capisco cosa sia andato storto in un paio d’anni, così di botto: tu e Michelle eravate così perfetti e felici al matrimonio! E poi per Zack non devi preoccuparti: la crisi dei trent’anni gli passerà e tornerà da voi, fidati quando ti dico che senza musica non può campare quello lì!-
Sapevo che parlare di Zacky feriva anche lei, dato che dalla sua decisione di tornare o meno, si sarebbe deciso anche il suo futuro, ma ciò nonostante lei era lì, pronta a tirarmi su e a darmi una scossa. Gliene fui immensamente grato e finalmente mi aprii in un timido sorriso.
-Grazie Rox, avevo proprio bisogno di sfogarmi!-
-È stato un piacere e sono sempre a disposizione quando ti serve!- mi sorrise di rimando ma poi si rabbuiò pensierosa –Solo, mi chiedo perché non ne hai parlato con i ragazzi….-
Aveva usato un tono incerto, arrossendo subito dopo: sicuramente pensava di aver osato troppo.
-Sinceramente?-
Annuì con vigore.
-Beh, perché non voglio assillarli con i miei problemi quando già devono fronteggiare i proprio demoni, anche se a primo sguardo non sembra che anche loro sono impegnati in una lotta contro loro stessi… e poi Valary sa di me e Mich, ma non ha detto nulla, quindi sicuramente Mich non vuole si sappia del nostro litigio… mi sono confidato con te perché davvero, non ce la facevo più!- anche se non le avevo raccontato proprio il motivo scatenante del litigio tra me e quella che forse stava diventando la mia ex-moglie.
-Beh, effettivamente è ovvio che i ragazzi stiano soffrendo per questa situazione… che sciocca sono stata a non pensarci prima!- disse dandosi una manata in fronte –Comunque, sappi che finché ci sarò, sono a disposizione di chiunque voglia farsi una chiacchierata: a volte una voce, diciamo, esterna può essere più utile di una che si conosce da una vita, no?- detto ciò mi sorrise di nuovo e non potei fare a meno di rispondergli anch’io aprendomi in un enorme sorriso.
-Grazie.-
Bastava quella parola per esprimere le centomila altre che non sapevo come dire.
-Bene, adesso finisco di sistemare la cucina, che abbiamo lasciato un disastro!- disse dandomi una pacca su un ginocchio, per poi alzarsi e dirigersi nell’angolo cottura, letteralmente invaso da piatti e quant’altro, canticchiando allegra una canzone dei My Chemical Romance: ancora non si era arresa al loro scioglimento ed era convinta che era tutta una trovata pubblicitaria di pessimo gusto. Pensai che avrei dovuto presentargli i ragazzi, almeno si sarebbe arresa all’evidenza come aveva fatto Arin… anche se forse con il carattere che si ritrovava avrebbe potuto picchiare il povero Gerard, chissà.
La osservai affaccendarsi, non osando offrirmi di aiutarla dopo aver visto come aveva redarguito Johnny, colpevole solo di essersi offerto di aiutarla a cucinare. A quanto pare era molto gelosa della cucina e dei suoi utensili.
Mentre la osservavo mi persi letteralmente nei miei pensieri, iniziando a riflettere sulla conversazione appena avvenuta e analizzandone ogni singola sfumatura. Non mi erano sfuggite le espressioni di Roxy mentre parlava e non mi erano sfuggiti il dolore per la morte di Jimmy, che mi sembravano più quelli di una conoscente che di una semplice fan, e l’incertezza che aveva avuto parlando del ritorno di Zacky nella band: si capiva che aveva paura che Zacky tornasse da un momento ad un altro e che quindi lei si sarebbe ritrovata nel bel mezzo del nulla. Sapevo che non si fidava di me, ma io le avevo assicurato un futuro e stavo lavorando duramente, all’oscuro di tutti, per mantenere la mia promessa: non l’avrei abbandonata così dopo tutto quello che stava facendo per noi e forse anche perché mi ricordava me in un certo senso, forse una versione più seria e posata, ma comunque mi rivedevo molto in lei.
Assorto in quelle riflessioni non mi ero accorto che aveva finito di sistemare i rimasugli del pranzo e che era tornata a sedersi accanto a me, stringendo la sua acustica in una mano.
-Non vai a riposare? Tra un’oretta arriviamo al palazzetto e abbiamo solo mezz’ora per il soundcheck…-
-Nah, riposerò quando sarò morta!- rispose ridendo –E poi neanche tu stai riposando, quindi!-
-Touché!- mi arresi all’evidenza –Cosa proporresti di fare allora per ingannare il tempo?-
-Non è ovvio?- disse indicando l’acustica –Suonare!-
-Dai su, facciamo che io suono e tu canti, okay?- dissi rubandole la chitarra, che però mi venne strappata prepotentemente dalle mani dalla sua proprietaria.
-Non sono d’accordo! Facciamo che vinci la tua pigrizia e alzi il tuo sedere per recuperare una TUA chitarra e tu suoni, io suono e io canto, okay?-
-Come sei prepotente!- le dissi facendole una linguaccia.
-Hey, nessuno, e ripeto nessuno, neanche il grande Synyster Gates, può toccare la mia amata Calliope!- disse gonfiando il petto e stringendo al petto l’acustica con fare possessivo.
-Calliope?- chiesi disorientato.
-È la mia bimba!- disse indicando l’acustica nera targata Schecter, un po’ malandata e ricoperta di adesivi e scritte, tra le quali ne riconobbi molte marcate Avenged Sevenfold –È stato il mio primo gioiello e ne sono gelosissima!-
Sorrisi pensando che anch’io ero così possessivo verso le mie chitarre preferite e allora senza ribattere mi alzai e mi affrettai a recuperare una chitarra dall’armadietto apposito di fianco al divanetto: avevamo sempre un paio di chitarre a disposizione per i momenti creativi che ci colpivano durante le lunghe ore di ozio sul tourbus.
-Che suoniamo capo?-
-Girl I know!- rispose entusiasta mentre finiva di accordare la chitarra –Ho adorato come Matt l’abbia modificata per me, è stata una bellissima sorpresa!-
In realtà l’idea era stata mia, ma non volevo rovinarle la gioia e poi era meglio farle credere che Matt aveva idee geniali ogni tanto, dato che lei, dopo il loro primo disastroso incontro, non aveva più molta fiducia nelle capacità del cantante. Matt era un vero genio incompreso, dato che la sua bravura musicale veniva oscurata dal suo carattere tranquillo e i suoi modi da bambinone troppo cresciuto: i suoi modi sul palco erano veramente tutti una montatura.
-E Girl I know sia, allora!- dissi, iniziando a suonarla per essere poi seguito a ruota.
Roxy iniziò a cantare, con la sua fantastica voce un po’ roca e graffiante, e non potei far altro che gongolare felice: il mio piano sarebbe stato un enorme successo.



*Schecter's corner*

Okay, inizio subito con lo scusarmi per il mio immenso ritardo, soprattutto con le persone che hanno dedicato il loro tempo a recensire, chiedo venia c.c
Detto ciò, voglio anche scusarmi con gli eventuali Killjoys per alcuni riferimenti 'dolorosi' della storia (vi capisco, io ancora non voglio crederci c.c) e poi vorrei precisare una cosa Zacky non è stato brutalmente cacciato a calci nel sedere: è momentaneamente solo una presenza, ma vi assicuro che c'è e anzi è la colonna portante, quindi per favore, non accusatemi di averlo tagliato fuori c.c
Okay, non ho detto praticamente nulla e già mi sembra di aver sproloquiato troppo, quindi vi lascio questo capitolo circa di passaggio, che a me non convince molto ed attendo vostri giudizi u.u
Come sempre grazie a chi recensisce, preferisce, segue e ricorda e anche a chi legge in silenzio!<3

A presto,
Schecter

  
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