Libri > Shadowhunters
Ricorda la storia  |      
Autore: Fang    02/04/2014    3 recensioni
Solo nei suoi occhi io posso trovare la grazia. Solo negli occhi di James, riesco a vedermi per come sono davvero. Lui è lo specchio della mia anima e io sono lo specchio della sua.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
bo
In your eyes alone,
I found grace






E' possibile dedicare qualcosa a due persone che alla fine
esistono solo nel mio cuore e tra le pagine dei libri che amo?
E a Tessa, permettimi di chiamarti così.
No, non la Tessa del libro. Ma ad una Tessa in carne ed ossa .
E mi permetto di dedicare questa shot anche a Denise e a Federica.
Sperando che vi piaccia.










"All you needed was time,
now time will destroy us".


*




Sono seduto per terra, la schiena appoggiata al muro, l'orecchio pronto a cogliere l'agonia di Jem, anche un semplice gemito potrebbe spezzarmi. Ogni volta che ha le sue crisi, sento la tensione al petto aumentare sempre più.
Il suo attacco è stato come ogni altro. Il secondo prima stava parlando tranquillamente, il secondo dopo tossiva sangue. I Fratelli Silenti sono con lui, nella sua stanza, mentre io sono dovuto uscire, come al solito.
Quando ero con  Jem, mi sono limitato a fissare il pavimento, consapevole della tensione delle mie spalle e del pallore del mio viso. La tensione al petto sempre più insopportabile. Ad un certo punto Fratello Enoch mi ha chiesto di lasciare la stanza e senza opporre resistenza ho eseguito la sua richiesta. Ogni secondo che non sono vicino a James, sembra lungo mille anni. Osservo il tovagliolo che stringo in mano, sporco del sangue di James. E' questo tutto quello che mi resterà di lui? Tovaglioli o magliette sporche del suo sangue? No, ovviamente no. Ci sarà anche la runa che ci unisce, quella runa che da nera diventerà argentea, come la cicatrice di una vecchia ferita, mai dimenticata. Odierò vedere quella runa? Oppure sarà una sorta di consolazione?


"Basta, Will"
"Cosa?", domando confuso posando il libro per terra "Ho appena iniziato"
"Non è  per il libro", mi dice "Ti chiedo di smettere di cercare... quello che stai cercando"
"No"
"Non c'è niente da cercare, William"
I suoi occhi sono quasi bianchi, sembrano così privi di vita da farmi male.
"E' la febbre a parlare, non tu"
Mi stringe una mano, la sua pelle brucia, ricambio la stretta senza pensarci..
"Sono io a parlare"
"Come posso lasciarti morire?", chiedo "Non andare dove non posso seguirti, non andare dove io non posso proteggerti"
"Ti chiedo solo questo", mi implora lui "Ti prego, William"
"Va bene", mormoro io "Smetterò di cercare"
Smetterò, anche se questo significa condannarlo a morte. Nonostante James sia una delle persone più gentili al mondo, non posso fare niente per salvarlo. Non c'è un bonus vita per le persone buone. Dovrei essere io quello malato, quello che sta per morire, dovrei essere io quello mezzo delirante per la febbre. Perché è toccato a lui? Vorrei che tutto questo fosse solo un brutto incubo, vorrei un mondo dove James è sano e pieno di vita. Un mondo dove James...
"Prometti"
"E' una promessa", gli dico "Riposa"
Riesce solo ad annuire, prima di chiudere gli occhi e cedere alla stanchezza. Il suo petto, fragile e segnato dai marchi, si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro. Sto per andarmene quando mi rendo che Jem non ha lasciato la mia mano. Nonostante stia dormendo, la sua stretta è forte e sicura.
"Credo che resterò con te, James", sussurro io accarezzandogli i capelli argentei.


"Will?", la voce di Charlotte mi riporta alla realtà.
"Sì?"
"Jem sta meglio", mi informa "Puoi andare da lui"
"Grazie", dico.
"Will..."
"No, non dire niente", ribatto "Non dire niente"
"Perdonami", la sua voce sembra quella di una bambina ferita.
"Voglio solo andare da Jem"
Lei si limita ad annuire.

Mi alzo, pulendo i pantaloni dalla polvere,  non mi ero nemmeno reso conto che Fratello Enoch era uscito dalla stanza. Forse ero così perso nei ricordi, da  essermi isolato da tutto e da tutti. Entro nella stanza di Jem il suo viso, illuminato dalla stregaluce, sembra sempre più magro. La stanza di Jem sembra odorare di morte e di sofferenza. Prima o poi la morte riuscirà ad averlo, ma non adesso, non ora. La morte ha altri piani per lui, ha altri piani per me.
Non posso fare niente, tranne che vederlo morire lentamente. E' così magro che a volte ho paura di romperlo. Così magro che potrei contargli le costole. Ma nonostante tutto, nonostante la fatica, la sofferenza, il suo fisico deve essere abbastanza forte per reggere tutto questo stress.

La tensione al petto diminuisce e  il battito del cuore torna normale e finalmente sono consapevole del fatto che Jem sta davvero meglio, che non è ancora la fine. Il suo fisico è davvero forte, in grado di resistere persino alla morte, che sembra volerlo avvolgere con un il suo eterno oblio. La corda, che prima era tesa quasi al limite, torna normale e nessuna tensione agita il  mio animo.
 "William?"
"Sono qui, James", dico avvicinandomi al suo letto.
"Visto?", chiede "Ci sono riuscito"
"A fare cosa?", domando confuso.
"Ad uscirne vivo", sussurra "Non ti ho lasciato"
"Sì"
"Mi dispiace di averti fatto preoccupare"
I miei occhi devono esprimere molta più preoccupazione di quel che penso perché lui mi rivolge un dolce sorriso.
"Sto davvero meglio, William", mi ripete "Sul serio"
"Non stai bene", dico "Non starai mai bene, James"
"Mi dispiace", dice lui 
"Non saprei chi essere, senza te", confesso "Non saprei vivere senza te, non saprei nemmeno essere un cacciatore"
"Dovrai imparare", mi dice gentilmente "Imparare a vivere senza di me, imparare ad essere un cacciatore senza di me"
"Tu sei il mio faro", gli dico "Il mio punto di riferimento, se tu muori... io non avrò ragione di vivere"

Nei suoi occhi accade qualcosa di strano, che non mi spiego. La loro luce aumenta sempre più, permettendomi di vedermi come mi vedere lui. Un ragazzo che si è lasciato tutto alle spalle, che rigetta l'amore di tutti e che tratta male ogni singola persona. Una persona al limite, che nonostante tutto è ancora in grado di amare. Posso cercare di nascondere i miei sentimenti, con gli altri, fingere di non provare nulla, ma con James è tutto diverso. Solo nei suoi occhi io posso trovare la grazia. Solo negli occhi di James, riesco a vedermi per come sono davvero. Lui è lo specchio della mia anima e io sono lo specchio della sua. Oggi, con un sussulto, mi rendo conto che è quel giorno maledetto. Non pensavo che Jem se ne fosse reso conto, non ho mai capito che tutte queste cose, un impegno lontano dell'istituto, la caccia ad un demone, fossero dei semplici diversivi. Un modo semplice per non farmi pensare troppo, per non farmi sprofondare nei ricordi. A volte mi sembra ancora di sentire la voce dei miei genitori e le loro lacrime. Perché non mi sono mai chiesto niente? Ogni anno mi portava in giro, dal mattino fino a notte fonda, ma io non mi sono mai fermato a chiedermi il perché.
"James", dico io "Perché?", sento un groppo in gola e cerco di respirare profondamente.

"Sei sempre così nervoso, Will...", la sua voce sembra affievolirsi.
"James?"
"Tutto bene", mi rassicura "Stavo dicendo che sei sempre così nervoso, specialmente questo giorno. Io non so cosa ti sia successo, cosa sia accaduto nella tua vita, cosa ti abbia portato a detestare questo giorno con tutta l'anima e il cuore, ma sappi che me ne sono reso conto"
"Questo è successo a causa mia?", domando "Tu sei quasi morto, per causa mia?"
"Morire per te, sarebbe un bel modo per andarmene"

"Ti sei allenato?", chiede Jem scioccato
"Beccato", ribatto io con un sorriso

"Sei tutto quello che ho, James", gli dico "Non buttare la tua salute per una simile sciocchezza"
"Se qualcosa ti fa star male, non è una sciocchezza", ribatte "Il tuo dolore è un mio dolore, così come un tuo sorriso è un mio sorriso"
"Ma James..."
"Non dire niente", mi dice semplicemente "Dimmi invece... ti sei divertito ad uccidere quel demone?", ridacchia per qualche secondo prima di smettere.
Come se non volesse farsi vedere, si pulisce le labbra e nasconde la mano sotto le coperte. Nel secondo in cui la sua mano è stata in bella vista, ho potuto scorgere una macchia di sangue.
Non c'è niente che io possa fare. Ho smesso di cercare una cura, come lui mi aveva chiesto. Nei momenti peggiori ho persino pensato di rivolgermi ad uno stregone, ma ho gettato via quel pensiero. Anche i poteri degli stregoni sono limitati, non possono fare miracoli. Nella mia mente ci sono mille ricordi. Il ricordo del nostro primo incontro, a quel tempo  Jem aveva i capelli neri, solcati da striature argentee, gli occhi nerissimi e il viso pallido e magro. Il giorno in cui le nostre anime sono diventate una sola, quando siamo diventati Parabatai e tutto ha cominciato ad avere un senso. E' sempre magro, così magro, ogni volta che scopro che ha perso peso, mi chiedo come faccia a reggersi in piedi.

"James?", lo chiamo io "James, svegliati"
"William?"
Jem apre gli occhi lucidi di febbre e poi nonostante tutto, nonostante il dolore che prova, mi rivolge un sorriso dolcissimo.
"Sono qui, James"
"Prima di svenire, ho visto quel demone ferirti, stai bene?", chiede "E' tutto ok?"
"Sì, certo", lo rassicuro
"Davvero?"
"Sì, James", dico "Pensa solo a riposare e a stare tranquillo"
Mi sorride di nuovo e si addormenta nuovamente. Il suo viso ora più rilassato, io gli stringo la mano, solo per  sentire quanto essa sia calda per colpa della febbre.



"Posso riposare un pochino?", mi chiede lui "Sono stanco"
"Certo che puoi", gli dico.
"William?"
"Sì?"
"Mi leggi qualcosa?", chiede con un mezzo sorriso "Come fai quasi ogni notte?"
"Come?", chiedo io.
"Pensi che non ti senta?", chiede "So benissimo che a volte ti intrufoli nella mia stanza, solo per sentire se sto respirando, solo per accertarti che io non stia avendo qualche incubo"
"Allora mi sentivi?"
"Certo", mormora "Ti ho sempre sentito, la tua voce riusciva a raggiungermi e grazie a te i miei incubi scomparivano"

Entro nella stanza di James, chiudendo la porta con delicatezza. Il bagliore della stregaluce è abbastanza forte da permettermi di vedere Jem. Gli occhi chiusi, il petto che si alza e si abbassa. Proprio oggi sono riuscito a farlo ridere, ci ho messo davvero un sacco, ma alla fine ci sono riuscito. Vederlo sorridere è stato come un soffio di aria fresca. Il silenzio nell'Istituto ora è disturbato solo dai suoi sussurri senza senso, in uno di essi mi pare di riconoscere il nome di sua madre. Mi siedo accanto al suo letto e comincio a leggergli un libro. E' da quando è venuto qui che ho questo vizio, ogni volta che lui ha un brutto sogno, io mi fermo per leggergli qualcosa. Non so se sia la mia voce a calmarlo, ma dopo qualche minuto smette di sussurrare, di chiamare i suoi genitori e il suo sonno sembra procedere normalmente.

"Va bene", gli dico io.
"Mi sono permesso di prendere uno dei tuoi libri, quando tu eri fuori", dice "Potresti leggermi quello?"
"Racconto di due Città?", domando "Ti piace?"
"Non mi dispiace", mi risponde lui con un mezzo sorriso.
"Va bene", dico.
Leggo per quelle che sembrano delle ore, quando finalmente il sonno di James è tranquillo e libero da ogni incubo, decido di lasciarlo da solo.
"Riposa, James", gli dico io sistemandogli le coperte sul petto.

Angolo scrittrice.

Ho deciso di cancellare "la vecchia versione", grazie a dei preziosi consigli.  Per questo volevo mandare un oceano di grazie alla gentilissima Aniasolary. Ho modificato solo alcune che (come mi aveva fatto notare Ania) non erano "nel personaggio di Will". Ho cercato di mollare un po' i freni e di mettere un po' di me in William. Volevo ringraziarla un sacco, per i suoi preziosi consigli e perché mi ha incoraggiata a scrivere questa shot. Anche se a te non sembra, cara Ania, mi hai davvero aiutata un sacco.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Fang