Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: nuccetta    02/04/2014    8 recensioni
Dal capitolo 1:
“Ti voglio bene anche io, Lena. Però, adesso mi prometti che non piangerai più. Se lo farai, io ti prometto che non ti lascerò mai più sola”.
Elena entra in casa felice e sorridente. Le lacrime di oggi sono solo un vago ricordo. Adesso le importa solo della promessa del suo futuro fidanzato. Perchè lei lo sa che Damon è come i grandi: lui rispetta sempre la parola data.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Elena sta passando un momento piuttosto delicato della sua vita. il suo fidanzato di sempre l'ha lasciata con una scusa poco valida e lei si ritrova ad affrontare da sola una vacanza che avrebbero dovuto condividere entrambi con i propri amici. solo la forza dell'amicizia potrà salvarla dal suo dolore e solo la presenza di Damon potrà farle godere a fondo questa vacanza. Miami, un gruppo di amici di vecchia data e il desiderio di lasciarsi il dolore alla spalle. Questi sono gli ingredienti principali per un'estate meravigliosa. ma non sempre è tutto semplice come sembra. Il passato spesso bussa alla porta e, a volte, fa più male che mai.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'amore senza una completa fiducia diventa una triste oscurità densa di errori e incomprensioni”.

 

 

 

 

Saranno le dieci lattine di birra che giacciono rovinosamente sul pavimento, forse la testa che inizia a pesare e che neanche le mani riescono a sostenere, o ancora gli occhi che lottano per chiudersi, ma non mi sforzo neanche più di cercare di capire a chi appartengano i passi dietro di me. Forse perchè sono troppo ubriaco per pensare, forse perchè fa male sapere che comunque quei passi non sono i suoi.

Qualcuno si siede al mio fianco, sta in silenzio, strappandomi dalle mani un bicchiere di birra scadente che, sono sicuro, non piacerà neanche a lui, nonostante i suoi gusti alquanto discutibili in fatto di alcol.

“Sei venuto a difendere l'onore di tua sorella?”.

Sono così acido, da essere fastidioso anche per me stesso. Ma Jeremy non sembra farci caso, sta solo qui, seduto su questo sgabello, ad osservarmi con fare minaccioso e sembra adulto, molto più adulto di qualche anno fa, quando ero io a trovarlo ubriaco, illegalmente, in qualche pub di poco conto.

“No, ma un pugno in faccia te lo tirerei molto volentieri”.

“Non ho tradito tua sorella”.

Cerco di giustificarmi anche con lui, ma questo non mi aiuta a stare meglio, anzi, il ricordo di ieri sera è ancora troppo fresco e doloroso per poter essere attenuato.

“Anche fosse, non sono la persona più indicata per farti la paternale”.

“Però non l'ho fatto”.

“Io lo so e credo che in fondo al suo cuore lo sappia anche Elena”.

“Non ne sono poi così convinto. Presentarmi a casa con una sconosciuta non è stata una grande mossa”.

“No, ma lo avresti fatto anche in altre circostanze. Solo che in quel caso mia sorella ti avrebbe aiutato, dopo infiniti interrogatori sul dove, come e perchè avessi conosciuto quella ragazza, lei avrebbe capito e sarebbe stata molto orgogliosa di te”.

Ripenso con un sorriso a quel lato compassionevole del carattere di Elena, a quel suo essere sempre disponibile a tendere una mano, a quel sorriso che è in grado di regalare serenità.

“Già, ma il mio tempismo a riguardo è stato pessimo”.

“Sono errori che si fanno”.

“Sì, però questo errore mi è costato molto”.

“No, se decidi di non mollare. Non è passando le tue giornate ad ubriacarti nei bar di periferia, che riconquisterai la fiducia di mia sorella”.

“Io non penso che lei voglia essere riconquistata”.

Jeremy sospira appoggiandomi una mano sulla spalla. Ancora una volta i ruoli si sono invertiti, lui è l'adulto ed io il ragazzino che deve essere incoraggiato. Poi si alza di scatto, facendomi quasi spaventare e batte con leggerezza un pugno contro il bancone di legno. Corruccio lo sguardo e lo osservo allibito, questa non è proprio una giornata ideale per assistere ad altalenanti isterie adolescenziali!

“Ti senti bene, Jer?”.

“E no, cazzo! Tu sei Damon Salvatore, ricordi? Quello che mi ha fatto guidare la sua macchina quando non avevo neanche l'età per guidare il cinquantino, quello che ha mangiato tutto il mio cheesburger dopo avermi costretto con la forza a presentarmi ad April Young, quello che mi ha insegnato tutto del sesso, benchè ancora non avessi dato il primo bacio. Tu eri il mio mito, Damon. Il ragazzo perfetto a cui tutte le ragazze cadevano ai piedi. E lo facevi con uno charme che io pensavo che mai nella mia vita avrei potuto sbandierare. Adesso basta fare il fidanzatino ferito che lascia alla sua donna la possibilità di scegliere al posto suo. Alza quel culo da questa maledetta sedia e vai a riprenderti la ragazza, fratello”.

“Non credo sia una buona idea. Adesso, per favore siediti, o giuro che chiamo Caroline e le dico che muori dalla voglia di trascorrere un pomeriggio con lei”.

“Insisto”.

“Jeremy, tua sorella mi odia adesso e non posso sperare che tornare da lei con lo sguardo vittorioso e la camminata da duro possano farla crollare inavvertitamente tra le mie braccia”.

“Chi non ha mai sperato, non può disperare. Ricordi? Me lo dicevi sempre tu, quando Bonnie usciva con quel coglione di Kol e mi vedeva solo come il fratellino della sua migliore amica”.

“Ti ho detto una cazzata, ok? E poi quella è una frase di Bernard Shaw, non mia”.

“Ma tu ci credevi con tutto te stesso”.

“Già, ci credevo veramente. Ma le cose cambiano, le idee cambiano, Jer, ed io ormai ho smesso di credere alle massime dei poeti, sono solo dei frustrati che credono che l'amore guarisca da ogni male, senza ricordare che, spesso, è proprio quello a fare male”.

Jeremy si siede nuovamente al mio fianco, questa volta con lo sguardo abbattuto e la postura sconfitta. Ci ha provato ed io lo apprezzo per questo e non lo lascerò mai solo, gli sarò sempre vicino, sarò sempre quel fratello che non ha mai avuto, quello che in qualche modo poteva riempire i vuoti lasciati dalla mentalità troppo femminile e romantica di Elena. Ma per lei.. beh, per lei io non posso più esserci.

“Non riesco a credere che tu ti sia arreso, Dam”.

Adesso sono io a passargli un braccio intorno alle spalle, forse perchè sono solo felice di avere al mio fianco uno dei miei migliori amici, forse perchè averlo vicino mi fa sentire meno lontana Elena.

“Vorrei non farlo, ma quando ami tanto una persona devi rispettare le sue scelte”.

“E tu sei davvero convinto che Elena abbia scelto di lasciarti andare?”.

Alzo le spalle. No, non so che cosa abbia scelto Elena, non so se domani, tra un mese, un anno sarà in grado di perdonarmi, ma questa è una decisione che spetta a lei ed io posso solo sedermi in un angolo e aspettare.

“E tu invece? Sei riuscito a chiarire con Bonnie?”.

Si versa un generoso bicchiere di birra, guardandomi in attesa di un rimprovero che questa volta non arriverà. Io sono stato per lui quello che non ho potuto essere per mio fratello, una figura di riferimento, un padre, un motivatore, ma adesso lui è un uomo, sa farcela da sola, anche senza di me che gli regalo dritte e massime su quella che dovrebbe essere la sua vita.

“Credo di essere riuscito a farla smettere di odiarmi, ma da qui a riconquistare la sua fiducia il passo è davvero troppo lungo”.

“Ricordati: l'uomo perdona e dimentica, la donna perdona soltanto”.

“Allora ancora ci credi ai poeti!”.

“Non sono sicuro che l'abbia detto un poeta, so soltanto che tua sorella amava ripetermelo di continuo”.

Ride, ma non è un sorriso felice, questa estate è stata disastrosa per entrambi e non sarà dandoci forza l'un l'altro che ne usciremo vivi.

“Quindi mi stai dicendo che sono spacciato?”.

“Ti sto dicendo che forse dovresti preparare le valigie e partire con me per un viaggio intorno al mondo”.

“Non credo che la tua Camaro reggerebbe”.

Gli tiro un pugno scherzoso sul braccio, per poi sottrargli il bicchiere dalle mani.

“Ehi, non insultare la mia bambina!”.

Il suo sguardo adesso si spegne, osserva il vuoto con una maturità che non avevo mai visto in lui.

“Forse dovremmo farlo seriamente”.

“Nessuno ce lo impedisce”.

“Non credo che mia sorella la pensi come te. Tu puoi anche aver smesso di starla a sentire, ma io sono ancora sotto la sua tutela”.

“Ancora per due mesi. Compiuti i diciotto anni, potrai ribellarti a lei”.

“Tu non ci sei riuscito, come credi che possa farlo io?”.

“Chi ti dice che non ci sia riuscito?”.

“Il fatto che tu sia in questo sporco bar a bere birra da quattro soldi. Non hai ancora perso la speranza, nonostante una parte di te la stia odiando profondamente”.

“Non essere stupido, io non la odio”.

“Dovresti”.

Lo ammonisco con lo sguardo, per quanto la mia storia con Elena non sia andata come avrei voluto, non voglio che lui abbia questo pensiero di sua sorella!

“Oh, andiamo, Damon, è mia sorella e le voglio un bene infinito, ma non possiamo negare che sia un'egocentrica rompiballe. In questi mesi tutto ha ruotato intorno a lei, tu hai ruotato intorno a lei e non era cosi che doveva andare. Ok, nella tua vita avrai anche fatto molti errori, ma con lei sei stato semplicemente quello che lei voleva che tu fossi, mentre lei... beh, lei ha tirato fuori tutti i suoi capricci da ragazzina maniacale. Non aveva il diritto di trattarti così e lo sa anche lei, per questo non devi mollare, per questo devi correre da lei, rinchiuderla in una camera ed esigere le sue scuse.

Non le hai detto che Stefan la tradiva con Rebeckah? Beh, questo è stato un errore di Stefan ed è giusto che lei chiarisca con lui. Non mi pare che Bonnie ti abbia tolto il saluto per non averle detto di me e Vicky. Cioè, forse l'ha fatto per i primi due giorni, ma poi ha capito che il vero responsabile ero solo io. Elena può essersi sentita tradita, può aver dubitato per un attimo della tua sincerità, ma di certo non avrebbe mandato a monte tutto per una stupidata simile. Adesso tocca a te andare lì e spiegarle come veramente stavano le cose con quella Chris, o come diavolo si chiama. E lei dovrà semplicemente crederti. E non perchè ti ama, o perchè vuole darti una lezione di fiducia, lo farà perchè te lo deve. Te lo deve per tutte le volte in cui le sei stato vicino quando aveva la febbre e non voleva prendere le medicine, te lo deve per tutte quelle serata trascorse ad un tavolo da biliardo ad osservare lei e Stefan vivere la loro vita da piccioncini, te lo deve per quella sera che voi due avete... beh, sì hai capito... sì, per quella sera che avete tradito Stefan, ma, nonostante tu fossi innamorato di lei, hai rispettato il suo silenzio. Anche lei ha sbagliato, ma tu le sei sempre stato vicino, l'hai sempre protetta e sorretta, le hai creduto laddove nessuno lo avrebbe fatto, quindi è ora che sia lei a credere in te, come tu hai creduto in lei”.

Mi stupisce il giovane Gilbert, così sicuro, così arrabbiato, così ferito nel profondo da questa mentalità femminile così complicata e lontana da noi. Gli sorrido, per dare coraggio a lui e per darne un po' anche a me.

“Va' a casa Jeremy. Pensa a te stesso, al tuo amore e non preoccuparti per me, ti giuro che me la saprò cavare”.

E questa volta non ribatte. Si alza dal bancone dedicandomi l'ultima occhiata e in questo momento volano molte più parole che in tutta la nostra conversazione. Perchè siamo cresciuti insieme io e Jeremy, ci siamo divertiti, abbiamo litigato, ci siamo dati coraggio e ci siamo influenzati a vicenda, ma c'è una cosa che ci lega oggi più di prima, una cosa che non smetterà mai di tenerci uniti: l'amore infinito e sincero che entrambi proviamo per Elena. Già, fino a quando questo sentimento così forte non ci abbandonerà, io e lui non smetteremo mai di essere così vicini.

“Ah, Jeremy”. Si volta speranzoso, forse convinto che per una volta sarò io a seguire i suoi consigli. “Grazie”.

Alza una mano in segno di saluto, poi si chiude alle spalle di questo baretto di quartiere, sparisce dalla mia visuale Jeremy e con lui spariscono anche i ricordi più belli e sereni della nostra adolescenza.

 

 

 

 

Il calore del lenzuolo sul viso è fastidioso, ancora di più perchè rimane appiccicato laddove le mie lacrime si sono asciugate, ma non ho voglia di respirare l'aria fresca della mia camera, non ora che tutta la mia aria, tutta la mia vita mi ha voltato le spalle per sempre.

Sì, perchè io respiravo solo con lui vicino e lo sapevo bene, lo capivo ogni volta che si allontanava, ogni volta che non mi era vicino a tenermi la mano, lui per me era vita, era il sole che sorgeva al mattino, era la luna che rende tutti un po' malinconici, anche se per me era la luna del sabato sera. Quella che sì, ti intristisce almeno un pochino, ma che ti fa anche ridere tanto, che ti fa dimenticare per un po' i tuoi problemi, che ti estranea dal mondo, rendendoti comunque consapevole che niente è mai facile, che i momenti grigi ci sono, che la settimana ti metterà a dura prova, ma che comunque lei tornerà, che sarà sempre lì ad aspettarti, sorridendoti con quei denti bianchissimi, osservandoti con quegli occhi azzurri da far perdere la testa.

“Hai intenzione di stare chiusa lì dentro ancora a lungo?”.

La voce di Stefan mi raggiunge ovattata dall'altro lato della porta. Non rispondo, non ho voglia di parlare con nessuno, tanto meno con lui che non posso fare a meno di considerare la causa principale di tutti i tuoi problemi.

“Elena, per favore, ho bisogno di parlarti”.

Mantengo la mia posizione di silenzio, fino a quando la porta non si apre comunque.

“Che cosa vuoi, Stef?”.

“Non essere così scorbutica?”.

“Scusa se non sei la prima persona con cui ho voglia di parlare”.

“Ma non sono neanche l'ultima, a quanto pare”.

Rimango sotto il lenzuolo, sbuffando sonoramente, ma questo, invece di fare infastidire Stefan, sembra, in qualche modo, divertirlo.

“Che cosa vuoi?”.

“Esci da quel nido e te lo dirò”.

Sbuffando ancora più forte esco fuori, lui sussulta leggermente, forse stupito dalla velocità con cui ho assecondato il suo volere, forse solo spaventato dal mio aspetto che, immagino, non dovrà essere dei migliori.

“Allora?”.

“Voglio scusarmi con te, Elena”.

“Per avermi tradita con Rebecka?”.

“No, in primis vorrei scusarmi per aver causato tutto questo con Damon e poi, sì, vorrei scusarmi per averti tradita”.

“Sembra essere una cosa di famiglia”.

Ride divertito adesso, aumentando ancora di più il mio stato di irritazione.

“Non vorrai dirmi che ci credi veramente?”.

“A cosa?”.

“Al fatto che Damon ti abbia tradita. Conosco mio fratello e conosco fin troppo bene, mio malgrado, i sentimenti che prova per te, so che non lo farebbe mai”.

“Allora è sua abitudine tornare di tanto in tanto con ragazze ubriache sottobraccio?”.

“Elena, quella ragazza aveva bisogno di aiuto, ha un passato particolare alle spalle”.

“Un passato che la porta a farsi fare la corte da chiunque le capiti a tiro?”.

Stefan alza gli occhi al cielo ed io non posso fare a meno di sentirmi una stupida bambina capricciosa.

“No, Elena. Ha avuto dei trascorsi particolari. Diciamo che, a differenza tua, non ha un fidanzato che la ama infinitamente”.

“Beh, però magari aveva un ragazzo che non faceva il buon samaritano con tutte quelle che gli passavano davanti”.

“Elena...”.

“No, Stefan. Per favore, smettila di giustificarlo”.

“Elena sei accecata dalla gelosia, non è sana come cosa”.

“Scusa eh, ma ero appena tornata dal mio fidanzato per dargli fiducia e invece mi becco lui, mezzo ubriaco sulla porta con una ragazzina impertinente attaccata al suo braccio”.

“E' sempre stato questo il tuo problema, Lena, sei incredibilmente compassionevole e amichevole, ma a volte crolli nell'oblio. In questi ultimi giorni hai pensato solo ed esclusivamente a te stessa, tu hai sofferto, tu sei stata tradita, a te hanno mentito. Ed è giusto, è incredibilmente giusto stare sulla difensiva dopo tutto il tempo trascorso a chiederti perchè io ti avessi lasciata, ma devi imparare ad aprire gli occhi. Tu esisti ed esiste la tua storia con Damon, ma, soprattutto, Damon esiste e, a volte, forse, dovresti pensare che anche per lui è difficile, che anche lui sbaglia e che anche lui ha bisogno di perdono”.

“Mi stai per caso dicendo che sono un'egoista che non riesce a comprendere il proprio fidanzato?”.

“Sto provando a dirti che Damon è cambiato per te. Prova a farlo anche tu per lui. Meritate un po' di felicità”.

Abbasso lo sguardo consapevole che Stefan ha ragione. Ho trascurato Damon, i suoi sentimenti, tutto il dolore che anche lui sta provando. Ero talmente tanto presa da me stessa da dimenticare che anche lui stava soffrendo.

“hai ragione tu. Non l'ho mai capito, ho sempre pensato a me stessa, ai miei casini, al mio dolore, senza accorgermi che la persona che avevo affianco era esattamente come me. Damon soffre da anni, da quando io e te ci siamo messi insieme. Da lì tutto è stato in salita, il nostro tradimento, la posizione scomoda che ha occupato per tutto il tempo, indeciso se stare dalla tua parte o dalla mia, il dolore per la tua partenza, la nostra storia che ti ha dovuto nascondere, e poi ancora Matt, la casa che era diventata un disastro, la mia fiducia che vacillava di giorno in giorno, i problemi con te e Vicky, tutta la rabbia, il dolore e la frustrazione di tutti noi che, inevitabilmente, si riversava su di lui. Si mostra sempre forte, sempre in grado di farsi carico di tutti quanti noi, di me ed io ho sbagliato a non accorgermene prima e sto sbagliando anche adesso, perchè nonostante tutto, non riesco a smettere di incolparlo per tutto questo dolore che mi opprime il cuore”.

Stefan si avvicina a me, mi mette una mano sulla spalla guardandomi con sguardo compassionevole. Sono ancora arrabbiata con lui, pur consapevole di non averne fin troppo diritto, ma averlo qui, al mio fianco, mi fa sentire un po' meno sola. E' un po' come sapere che una parte di Damon è qui vicino a me, sta scorrendo adesso nelle vene di Stefan, mi sta osservando severo da quella scintilla che brilla dentro gli occhi di suo fratello.

“Dovevi solo rendertene conto. Il resto arriverà da sè”.

“Io non sono la persona adatta a lui. Damon ha bisogno di una donna al suo fianco, non una ragazzina instabile che prende tutto nel verso sbagliato”.

“Non era proprio questo che intendevo, Ele...”.

“Oh su, Stef, non fare finta che non sia così. Io con lui ho sbagliato in tutto, ho iniziato a sbagliare quando eravamo due ragazzini ed io ho scelto te, ho continuato a farlo ogni giorno della mia vita, cercando le risposte tra le sue braccia, costringendolo ad amarmi, tenendolo legato a me, pur sapendo che io non avrei rinunciato a te”-

“Lo hai detto tu, eri una ragazzina”.

“Questo non mi giustifica. E non mi giustifica neanche il mio atteggiamento attuale, questo mio continuo mettere in discussione lui, quello che è, quello che mi ha dato. Se c'è una persona nella mia vita che non mi ha mai abbandonato, quella è proprio tuo fratello. Mi ha sempre tenuto la mano, standomi affianco anche quando non lo meritavo”.

“Ed è per questo che devi riaverlo”.

“Ed è per questo che devo lasciarlo andare. Io sono questa Stefan, io faccio sempre le cose sbagliate, dico sempre le cose sbagliate e faccio male alle persone che mi amano. Lui merita una vita migliore, una donna migliore”.

“Ma lui vuole te”.

“Ed io voglio lui. O meglio, adesso voglio lui, ma domani? Domani che cosa vorrò dalla mia vita? Lui merita di più, io merito di meno. Per questo siamo incompatibili”.

“Senti, Lena...”.

“No, Stefan. Lasciami prendere la decisione giusta per la prima volta nella vita. Io amo tuo fratello con tutta me stessa e so che cosa è meglio per lui. Desidero per lui una vita diversa, una vita più felice, libero dalle mie maniacali scenate di gelosia, libero da tutto questo dolore che ogni giorno lo opprime, libero dalla responsabilità di prendersi cura di me e Jeremy e libero, soprattuto, da questa eterna indecisione in cui io vivo costantemente”.

“E credi che sia questo che vuole lui?”.

“Io non credo, lo so. So che avrebbe voluto viaggiare, iniziare una vita lontano da Mystic Falls e so che fino a quando ci sarò io ad impedirglielo, non realizzerà mai i suoi sogni. Ancora una volta ho messo in dubbio il suo amore, ho messo in dubbio lui nonostante una parte di me sapesse perfettamente che non mi avrebbe mai tradita con Christelle. Questo non è amore Stef, questa è ossessione, follia, questo è amarlo così tanto da rischiare continuamente di fargli del male, ed io non voglio più. Non lo voglio più tenere legato a me, o a Jeremy o a questa vita che neanche vuole, che non ha mai voluto. Non voglio più sentire quest'ondata di paura ogni volta in cui penso che sarà per sempre. Per me il per sempre non esiste, non adesso che ho a malapena vent'anni”

 

 

 

Ascolto il suo cuore battere regolare contro il mio orecchio. Tutto intorno a noi è silenzioso, sereno. Stefan è uscito con Klaus, Jeremy è da Tyler Lockwood per un lavoro di Storia e Rebecka è andata a trovare sua madre per qualche giorno. Oggi ci siamo solo noi, noi e questo intenso bisogno di stare vicini.

Damon mi accarezza i capelli senza parlare, avverto solo il suo respiro che mi solletica la testa.

“Quando crescerò vorrei avere un'altra casa, un po' più piccola, con i colori più accesi”.

“E questa? La lascerai completamente a Jeremy?”.

“A me non è mai piaciuta, mi ricorda tutte le cose brutte che sono successe nella mia vita. Credo che lui saprebbe apprezzarla di più, per lui i ricordi fanno parte del cuore, niente è legato a niente”.

“A me questa casa piace”.

Sorrido di questa sua piccola confessione, forse perchè so quanto anche lui ci sia affezionato, quanto in questo sia simile a me. Molti dei suoi ricordi sono legati a questo posto e perderla, per lui, sarebbe come perdere anche un po' loro.

“Beh, ti posso promettere che nella mia nuova casa ci saranno sempre i tuoi biscotti preferiti, così non ti dovrai lamentare ogni volta come succede qui”.

Mi stringe un po' di più a sé, l'avambraccio che preme con insistenza sul mio petto, il mento che spinge un po' di più sulla mia testa.

“Vorrà dire che tutte le volte in cui tornerò a Mystic Falls, ti avviserò con qualche giorno di anticipo, così avrai più tempo a disposizione per non dimenticartene”.

Mi alzo leggermente, provando a voltare il capo per guardarlo negli occhi.

“Cosa vuol dire, scusa?”.

Alza la parte destra delle labbra in un sorriso storto, in assoluto il mio preferito, nonostante l'angoscia ed il vuoto che in questo momento mi sta procurando.

“Credi davvero che io voglia passare la mia vita qui, Elena?”.

“Cosa c'è di male nel volerlo fare?”.

“Tu hai Stefan, Matt ha Caroline, Jeremy ha Bonnie. Tutti voi avete qualcosa che vi tiene legati a questo posto, io invece...”.

“Tu hai me”.

Quasi lo urlo, con disperazione, orgoglio, rabbia. Lo urlo perchè mi fa male, fa male pensare ad una vita in cui Damon non ci sarà.

“Lo so ed infatti tornerò a trovarti ogni volta che sentirai la mia mancanza”.

“Impossibile, perchè allora non potresti più partire”.

Riprende ad accarezzarmi i capelli, costringendomi a riappoggiarmi a lui. Io mi tranquillizzo, ma solo un po'.

“Tranquilla, resterò con te fino a quando ne avrai bisogno, lo giuro”.

“E chi ti dice che arriverà il giorno in cui non ne avrò più bisogno?”.

“Tu e Jeremy state crescendo e presto riuscirete a badare a voi stessi meglio di quanto stia facendo io adesso. Allora potrò realizzare il mio sogno, senza il timore che voi vi cacciate in qualche guaio”.

“E quale sarebbe il tuo sogno?”.

“Girare il mondo, vedere cose nuove, sentirmi libero. Io non sono fatto per la vita di provincia, i miei orizzonti sono troppo larghi per rinchiudersi in questa assurda cittadina, Lena”.

“Ti perderò per sempre?”.

“Tu non mi perderai mai, piccoletta”.

 

 

 

 

L'odore del fenolo misto a sangue, urine e sofferenza mi stordisce. Preferirei essere in qualsiasi pare del mondo, in questo momento, ma d'altra parte, non potrei essere da nessuna parte se non qui.

Prendo la sedia e l'avvicino di più al letto, il mio amico è qui, a qualche passo da me, steso nel suo letto, assente come non lo era mai stato, non con me per lo meno.

“Ho portato un po' di Burbon nella fiaschetta, credo che l'infermiera non si sia accorta di nulla, o almeno spero”.

Prendo la bottiglietta dalla tasta interiore della giacca di pelle, so che non è propriamente lecito introdurre alcol in ambiente ospedaliero, ma ho bisogno di farmi una sana conversazione con il mio migliore amico e, per farlo, necessito per forza di una buona dose di etanolo nelle mie vene.

“No, ti prego non iniziare a giudicarmi anche tu, ok? Non puoi neanche immaginare che cosa io stia passando in questo momento e un po' della colpa è anche tua che hai deciso di abbandonarmi quando avevo più bisogno di te.

Io ed Elena ci siamo lasciati, cioè lei ha mollato me. Mi ha visto tornare a casa con una e pensava che me la volessi portare a letto. Che stupida, vero? E pensare che ero convinto di esserci riuscito, pensavo che avesse capito quanto fosse importante per me, invece ho sbagliato un'altra volta.

Beh, poco male, vorrà dire che è arrivato il momento di prenotare quei biglietti che tanto avevo sognato. Porterò anche te, ok? Per una volta non devi rompermi le scatole con il tuo stupido orgoglio, accetta questi benedetti soldi e affronta con me il viaggio all'inferno. Anche perchè qui non è che tu te la stia passando benone, amico. Anzi, sai che ti dico? Goditi quel che ti resta in questo letto d'ospedale, perchè quando tornerai nel mondo dei vivi, non immagini neanche l'inferno che ti si presenterà... diciamo che avrai un paio di cosette da raccontare a Caroline.

Sei stato un fottutissimo stronzo con lei, oltre che un grande codardo. Avresti dovuto dirle quello che hai detto a me, che avevi paura, che questa storia era passato ad un piano successivo e che tu non te la sentivi di fare questo... salto di qualità. Sono ridicolo vero?!”.

Rido amaramente, ancora troppo arrabbiato con me stesso, ma anche con lui che non dà le risposte che mi servono. Odio questo posto, odio questo letto ed odio lui, con questa espressione beata, con questo mezzo sorrisetto stampato in faccia che mi fa quasi credere che mi stia prendendo in giro.

“No, non sono ridicolo, io sono proprio un coglione! Come ho fatto a farmi scappare Elena dopo tutto questo tempo? Ricordi le serate trascorse a parlare di lei? Tu che mi dicevi che era pur sempre la fidanzata di mio fratello, che avrei dovuto staccarmi, che forse avrei dovuto partire – sospiro passando una mano tra i capelli – chissà, forse è arrivato davvero il momento di farlo. In fin dei conti, tra di noi sei sempre stato il più saggio. Tranne quando hai mollato Caroline, questo è ovvio. E' vero sarà anche una pazza maniaca dell'ordine e della pulizia, ma a letto era una bomba. Parole tue, non mie, non avrei mai osato”.

Inizio a ridere nervosamente, prima divertito, subito dopo disperato. Mi alzo da questa maledetta sedia ed inizio a camminare intorno al letto di Matt. Odio sentirmi così debole e vulnerabile, odio essere rimasto così solo e disperato.

Il mio telefono inizia a squillare, ma non rispondo. No, non rispondo perchè ancora una volta il destino, il fato, il karma o quello che cazzo c'è e che riesce sempre a trovare il modo per farmi stare peggio, si accanisce contro di me, un'altra volta. La nostra foto sullo sfondo, i nostri sorrisi complici, i nostri sguardi innamorati. Rifiuto la chiamata di Stefan, gettando il telefono dall'altra parte della stanza, perchè fa male, perchè fa schifosamente male.

Un'infermiera si affaccia dalla porta, un po' sorpresa, un po' incazzata. Io alzo le mani in segno di scuse – mi è caduto dalle mani – abbozzo. La verità è che sto male, che se penso alla mia vita senza di lei, vedo solo il vuoto. Ed inizio a piangere, mettendo entrambe le mani sulla testa, lasciando che le lacrime righino il volta, senza occuparmi di Matt, di quello che penserebbe o direbbe se fosse davvero qui in questo momento.

“Perchè la mia vita fa così schifo? Perchè non riesco ad essere felice neanche per un millesimo di secondo? E tu che cosa ci fai ancora qui, a crogiolarti nella tua accidia, nella tua codardia?

Vi odio tutti, lo sai?! Sì, vi odio perchè non capite un cazzo. Perchè dite e fate sempre le cose sbagliate, perchè non capite mai quanto sia facile amare. Dovrei insegnarlo a tutti quanti, forse inizierete a capire che amare non deve essere per forza un'ossessione, che significa semplicemente venerare l'altro, adorare ogni suo gesto, ogni suo difetto. E significa che se le cose non vanno bene, si affrontano semplicemente insieme, perchè è normale che in due sia più facile.

Ma voi no, voi dovete fare tutto di testa vostra, dovete scalpitare, urlare, gridare parole d'odio. Dovete essere eccessivi come al solito, senza capire che siete solo degli idioti, dei viziati del cavolo che pensate solo a voi stessi. Questo ha fatto male a me, questo è sbagliato per me, questo a me non sarebbe mai dovuto capitate. Ma sai chi realmente sbaglia in tutto questo? Lo sai? Noi. Noi che nonostante tutto vi stiamo ancora dietro, che proviamo a giustificarvi, a credere in voi, a parlare di periodi difficili, ad illuderci che tutto si risolverà. La verità è che siamo dei coglioni e che non possiamo rifugiarci dentro alla banale scusa del troppo amore e non possiamo neanche sperare di voltare pagina perchè tanto non ci libereremo mai del vostro egoistico amore.

Dio, inizio anche a sentirmi mentalmente vicino a Caroline. Se questa non è la fine...”.

Mi tranquillizzo leggermente, anche perchè credo di avere alzato troppo la voce ed il personale di questo reparto non mi sembra abbastanza compassionevole da far passare la mia scenata senza senso, come una semplice e, del tutto comprensibile attimo di follia.

“Ok, credo di averti detto abbastanza, forse è meglio se me ne torno a casa. Ah, a casa tua, ovviamente. Ho lasciato anche io la nostra bella villetta, oramai l'unico essere di sesso maschile lì dentro è Jeremy, ma anche lui non se la passa bene. Dimenticavo, io e Stefan adesso viviamo con tua sorella e loro due aspettano un bambino. Storia lunga, ti comprerò un e-book non appena ti sarai risvegliato”.

Sposto la sedia che ho utilizzato, in realtà non c'è un vero e proprio motivo, ma voglio lasciare meno tracce possibili della mia permanenza qui dentro.

“Che diavolo ci faccio io qui?”.

Mi blocco sul posto, spalancando gli occhi, iniziando a chiedermi nervosamente se sia tutto vero o se sia solo un sogno. Ma la sua voce è reale, sonora e confusa al punto giusto, decisamente adatta ad uno che si risveglia dopo giorni interi di sonno. Mi volto lentamente, come a temere che facendolo più forte possa succedere qualcosa di terribile. Ma lui è lì, mi osserva un po' spaventato, con gli occhi azzurri ricchi di interrogativi, con la cicatrice sul labbro che poi non gli sta neanche poi così male.

“Matt?”.

“Sembra che tu abbia appena visto un fantasma”.

“In un certo senso”.

“Che mi sta succedendo, Damon?”.

“Hai avuto un incidente qualche giorno fa. Non... io non mi aspettav... sono felice di vederti, amico”.

Gli sorrido, avvicinandomi a lui. Non c'è nessun abbraccio, nessuna frase strappa lacrime, solo la mia mano che si appoggia alla sua spalla e la felicità immensa, ma ben nascosta, di riavere qui il mio migliore amico.

“Credo che mi sia mancato anche tu, Damon”.

Alzo gli occhi al cielo, fintamente seccato da questo suo modo di fare romantico che tanto si discosta dalla mia realtà.

“Ti senti bene? Hai male alla testa? A qualche altra parte del corpo?”.

Ci pensa un attimo su, probabilmente facendo un resoconto veloce della sua condizione.

“No, mi sembra di stare bene”.

“Forse è meglio chiamare gli altri e magari anche un'infermiera. Non credo di essere la persona adatta ad accogliere qualcuno tornato da poco dal mondo dei... non propriamente vivi, diciamo”.

Scuote la testa con fastidio, ma credo che anche lui sia felice di vedermi, nonostante le sue percezioni del tempo saranno ben più alterate delle mie.

“Sì e magari portami anche un thè caldo, visto che ci sei”.

“Per caso mi hai scambiato per la domestica che, dato le tue critiche situazioni economiche, non hai mai avuto?”.

“No, ma sei triste ed io non credo di essere pronto ad affrontare una conversazione con te davanti ad un bicchiere di wisky”.

“Sbagli, ma sono comunque felice. Per un attimo avevo temuto che avessi perso la memoria”.

Mi affretto ad uscire dalla stanza. L'infermiera sorride alla mia notizia incredibile, forse un cuore lo deve avere anche lei.

Ripenso alla breve chiacchierata di poco fa. E' vero, la sua faccia è leggermente diversa dall'ultima volta, la sua voce ricorda più che altro un flebile sussurro ed i suoi occhi non sono ancora abituati a ricevere la luce, ma è tornato, il mio amico è tornato proprio nel momento in cui avevo più bisogno di lui.

Rientro in camera dopo aver contattato gli altri. Ho accuratamente evitato di chiamare Elena, preferisco che sia Jeremy a darle la notizia, così come farà con Bonnie e Caroline. Mi avvicino al letto di Matt, mi guarda sorridente, prima di salutare educatamente l'infermiera che si sta accertando delle funzionalità dei macchinari.

“Non stancarti, Matt. Tra poco arriverà il medico e valuteremo tutte le tue funzionalità”.

Sorride al mio amico e lancia un'occhiataccia a me, quasi un avvertimento a non infastidirlo troppo, io alzo una mano in segno di saluto e di comprensione.

“Ho chiamato gli altri, a breve avrai la stanza invasa da urla e lacrime di gioia”.

Il suo sguardo radioso si spegne appena un attimo, riesco a riconoscere il disagio nei suoi occhi, forse la tensione di ritrovarsi di fronte a tutti, dopo gli ultimi periodi burrascosi. Gli appoggio una mano sulla spalla, cercando di essere il più possibile comprensibile, ricordando che io sto soffrendo, ma lui lo fa di più.

“Tranquillo, tutti muoiono dalla voglia di vederti”.

Si tranquillizza appena, forse ancora un po' perplesso e spaventato da quello che sarà l'atteggiamento di Caroline. E dopo tutto siamo nella stessa barca, lui incerto su come reagirà Caroline, dopo il loro ultimo incontro, io spaventato dall'imminente incontro con Elena, visti i nostri ultimi trascorsi.

“E tu come te la passi?”.

Alzo le spalle in maniera disinteressata, cercando di dimostrarmi molto più forte e rilassato di quanto lo sia veramente.

“La solita vita. Tranne per il fatto che...”

“Matt”.

“Matt”. “Matt”.

Non faccio in tempo a concludere la frase che un'orda chiassosa e divertita di persone entra in camera urlando il nome del mio amico. Non sto neanche ad avvisarli su quello che ci potrebbe fare l'infermiera, se sentisse questo baccano, riesco a godermi solo questo momento. La luce dopo giorni di buio, finalmente sorrisi che prendono il posto delle lacrime, finalmente noi, tutti uniti, dopo così tanto tempo.

Inevitabilmente i miei occhi cercano i suoi e li trovano. Sorridenti, radiosi, ma coperti da un alone scuro, una sorta di velo cupo che rende meno luminoso il suo sguardo, che la rende così lontana da farmene avere quasi paura.

Di rimando, quando i nostri sguardi si incrociano, nello stesso attimo, il suo sorriso si spegne. Rimane a guardarmi, dimentica dei nostri amici che le si muovono intorno, dimentica della felicità per il risveglio di Matt. Improvvisamente esistiamo solo noi due, quel mondo che con tanta fatica ci siamo creati, quel mondo che con un solo gesto abbiamo distrutto.

 

 

 

I miei occhi rimangono incollati ai suoi. Non mi stupisco, è sempre stato così. Però questo mi infastidisce, mi infastidisce sapere che in nessun caso io riesca a fare a meno di lui, mi infastidisce la consapevolezza che anche in mezzo ad una flotta di persone come questa, l'unica persona che cerco davvero sia lui.

Il suo sguardo è perso dentro al mio, cerca qualcosa, una parola, un gesto, un sorriso, qualunque cosa che possa farci sentire ancora vicini, ancora noi, con il nostro amore.

Abbasso gli occhi sul lenzuolo bianco di Matt, non riesco a credere che un solo giorno mi abbia portato qui, in questa stanza, a cercare la forza di tenerlo lontano, a trovare il coraggio per smettere di amarlo.

Mi lascio distrarre da Caroline. E' vicino a me e si sta lasciando ad un pianto liberatorio, un pianto che la racconta lunga su quello che ha dimostrato in queste settimane, mostrandosi forte e combattiva, quando dentro aveva solo voglia di lasciarsi andare. Matt la osserva dispiaciuto, il loro ultimo incontro non è stato dei migliori e, quando la mia amica avrà esaurito tutte le lacrime, forse arriverà anche per loro il momento di affrontare tutto.

“Sono stato un fottutissimo stronzo con te”.

Damon sussulta leggermente sul posto, non posso immaginarlo scandalizzato per una parolaccia che esce dalle labbra di Matt, qualcosa deve averlo turbato e se io fossi la persona corretta e coerente che vorrei essere, adesso non dovrei occuparmi di lui, dovrei pensare al mio amico, al suo risveglio miracoloso, dovrei pensare alla mia vita, a quello che succederà quando tutto questo sarà finito. Però non ci riesco, ogni pensiero è dedicato a lui, ogni mio battito è mosso dai suoi occhi.

Osservo la mia amica mentre si consuma in un pianto, sorride tra le lacrime, scuotendo il capo.

“Non importa, Matt”.

E so che è sincera. Per quanto il suo cuore è ferito, lei adesso è qui per lui, per sorreggerlo, per amarlo come a volte ha dimenticato di fare. Ed io, forse, dovrei prendere esempio da lei, provare a dimenticare, mettere da parte l'orgoglio, trovare dentro di me la forza di stringerlo e chiedergli di non andare via. Ma allora, forse, sarei più egoista di quanto lo sia mai stata in vita mia, tenerlo incollato ad una vita che non vuole, amarlo così tanto da fargli anche del male, illudermi che lui sarebbe per sempre, quando non so neanche che cosa succederà domani.

Alzo gli occhi e incontro quelli di Matt, mi osserva incuriosito, sorpreso, forse anche un po' preoccupato. Il suo sguardo poi passa subito a Damon, diventando più duro, come se sapesse con certezza tutto quello che è successo in questo periodo.

“Sì, sei proprio un coglione, amico”.

L'espressione di Damon diventa, se possibile, ancora più stupita ed io non ne capisco bene il motivo.

“Tu hai... tu... come fai a saperlo?”.

“Sapere cosa? Che te la sei lasciata sfuggire? Ho il cranio un po' ammaccato, ma non sono diventato cieco, Damon”.

Mi sento arrossire, imbarazzata da questa conversazione, dagli occhi di Matt, dallo sguardo di compassione di Caroline, da quello di comprensione che invece mi rivolgono Jeremy e Bonnie. Ma ad imbarazzarmi di più è lui, i suoi occhi freddi come il ghiaccio, la sua pelle così perfettamente bianca, senza tracce di imbarazzo. Lui è sempre perfetto, io no.

Per una frazione di secondo lo cerco, nel freddo asettico di questa stanza grigia sento il bisogno di sentirlo vicino, ma è un attimo soltanto, l'attimo dopo lui è piegato verso Matt a cercare di capire a cosa sia dovuto l'urlo disperato che gli ha da poco spezzato le labbra ed io non riesco più a muovere neanche un passo.

“Ehi, che succede? Matt?”.

“Damon, chiama un infermiere, un medico. Chiama qualcuno, ti prego. Non riesco a muovere le gambe. Aiutatemi, vi prego”.

Mi aziono io, correndo verso il corridoio e gridando a gran voce aiuto. Un'infermiera mi raggiunge all'istante, affrettandosi a percorrere i pochi metri che la separano dalla camera di Matt

Non so neanche come sia accaduto, sta di fatto che in meno di un secondo mi ritrovo nel corridioio, al mio fianco i miei amici, tutti accomunati da uno sguardo vitreo di chi non riesce a darsi spiegazioni.

Damon è seduto al mio fianco e, anche in una situazione del genere, non riesco a fare a meno di osservare la sua bellezza, gli occhi che brillano al sole, il volto stravolto dal dolore, ma comunque straordinario sotto ogni suo aspetto.

Senza programmarlo, allungo una mano per prendere la sua. Lui la accoglie, donandomi un sorriso che sa più che altro di rassicurazione.

“Vedrai che non è nulla di grave”.

Lo dice più a se stesso che a me, ma la sua voce ha il potente effetto di tranquillizzarmi in qualsiasi situazione, ed è per questo che non credo di poterlo lasciare andare, è per questo che pensare ad una vita senza di lui fa così maledettamente male.

Annuisco sorridendo anche io.

“Ne sono sicura”.

“Credo che noi due dovremo parlare”.

“Lo credo anche io”.

“Ti amo, Elena. E proprio perchè ti amo non avrei mai potuto farti una cosa del genere”.

Nei suoi occhi leggo solo sincerità, quella stessa sincerità che ci leggevo da bambina, quando lui mi prometteva che mi sarebbe stato vicino sempre, quando mi diceva che nessuno mi avrebbe mai fatto male, perchè a proteggermi ci sarebbe stato lui. Ed io gli credevo e gli credo anche adesso.

“Lo so. Ti credo, Damon”.

Una scintilla gli attraversa il viso per un attimo.

“Quindi mi perdoni?”.

Annuisco, certo che lo perdono, come potrei non farlo dopo tutto quello che lui ha perdonato a me, dopo i miei egoismi, le mie incertezze, i miei errori?

“Non avevi bisogno del mio perdono”.

“Posso tornare a casa?”.

“L'hai pagata anche tu, ricordi?”.

“Elena, quella casa mi appartiene solo se tu sei lì con me”.

Socchiudo gli occhi, permettendo al mio cuore di battere sfrenato. Fa male sapere che non potrà essere così, fa male sapere che da domani lui non farà più parte di me, di noi.

“Damon, io...”.

Mi prende il viso tra le mani, ingannandomi con il suo sguardo, con la meraviglia dei suoi occhi che mi fanno perdere il filo di tutto ciò che vorrei dire.

“Io ti amo, Elena. Sono disposto a tutto, pur di non perderti”.

“Ti amo anche io, Damon. Ma tra noi non potrà mai funzionare”.

Scuote la testa incredulo, incapace di dare un senso alle mie parole.

“No, no. Perchè dici questo? E' per la storia di Stefan? Elena, io non avrei voluto mentirti, davvero...”.

“No, Damon, non è per quello. Cioè, è anche per quello, ma non solo. Noi due non siamo fatti per stare insieme, siamo autodistruttivi. Una coppia dovrebbe essere in grado di saltare i piccoli ostacoli, noi li travolgiamo, facendoci spesso troppo male”.

“No, era un periodo, abbiamo vissuto momenti difficili, ma questo non vuol dire che la situazione non possa cambiare, non vuol dire che non possiamo continuare ad amarci”.

“E' vero, noi non possiamo smettere di amarci. Ma forse dovremmo prenderci il nostro tempo, cercare in noi quelle risposte che possono aiutarci a non farci più male. Io ti amo troppo per lasciarti andare, ma non voglio che il mio carattere mandi a monte quello che potrebbe essere il nostro amore. E non voglio neanche che tu, un giorno, possa guardarti indietro e scoprire che avresti voluto vivere la tua vita, girare il mondo, realizzare i tuoi sogni, fare qualsiasi cosa che ti avrebbe reso felice”.

“Tu mi rendi felice, Elena”.

“Etu rendi felice me. Per questo non posso permettere che roviniamo tutto. Ti sto chiedendo solo un po' di tempo, il tempo che mi serve per maturare, per diventare una donna migliore, una donna degna di stare al tuo fianco. Voglio che tu faccia quello che ti eri sempre immaginato e voglio vederti tornare, un giorno, con la voglia di ricominciare, questa volta senza niente che ci impedisca di guardare avanti”.

“E se dovesse succedere qualcosa? Se questo tempo dovesse cambiarci in qualche modo?”.

“Beh, allora vorrà dire che abbiamo fatto bene a lasciarci andare. Non voglio tenerti incollato a me, senza sapere che è con te che io voglio vivere la mia vita”.

Il suo sguardo si spezza, così come si spezza il mio cuore. Ma è la verità. Oggi lo amo e lo amo con tutta me stessa, ma ha ragione Stefan, lui lo ha sempre fatto di più, donando a me tutta la sua vita. Io non ne sono mai stata in grado, ho sempre messo me stessa al primo posto e non posso pretendere di tenerlo legato a me per sempre, se io stessa non sono stata capace di dare un senso a questo per sempre.

“Questo fa male”.

“Fa più male a me, te lo assicuro”.

“No, non può farti così male. A quanto pare vogliamo cose diverse, abbiamo sempre voluto cose diverse”.

“Damon, ho vent'anni. So cosa voglio oggi e di sicuro voglio te, ma domani? Cosa succederà se domani mi accorgessi che non è più così? Non voglio fare con te lo stesso errore che ho fatto con Stefan, non voglio darti false speranze, per poi scoprire un giorno che non mi basti più”.

Adesso quasi urlo, sotto lo sguardo ferito e arrabbiato di Damon, sotto quello sconvolto e dispiaciuto dei miei amici. No, non lo avevo previsto neanche io, prima di oggi non avevo pensato neanche per un attimo alla mia vita senza Damon. Ma io sono così, irrazionale, impetuosa, capricciosa. Io lo ferisco, metto in discussione il suo amore, la sua fiducia, io metto me stessa prima di qualsiasi altra cosa e no, l'amore non è questo. L'amore è volere il bene dell'altro più di qualsiasi altra cosa al mondo, e pensare prima a lui e poi a tutto il resto, è desiderare di soffrire fino allo sfinimento, purchè a soffrire non sia lui. Ed io non sono ancora pronta, non sono pronta a mettermi da parte, ad impedire a lui di mettere da parte se stesso, a dare alla mia vita il valore del per sempre.

“Quindi è finita?”.

“Non è finita, Damon. Ho solo bisogno di tempo per capire”.

“Io non ho tutto questo tempo da darti. Ho già sofferto troppo in questi anni, per una volta, è giusto che anche io pensi a me stesso”.

Rimango impietrita di fronte alla sua durezza, questa volta è stato lui a concludere con me. E forse non ero pronta, forse avrei voluto urlare ancora, avrei voluto prendermela con lui per essere colpevole di cercare ancora una soluzione, avrei voluto che mi convincesse a non darmi per vinta, a cercare dentro di me quella risposta che forse già è presente. Io ti amo, Damon. E non voglio perderti, ma oggi sei stato tu a voler perdere me.

“Io non voglio una donna che non conosce i suoi sentimenti, Elena. Pensavo di averti dato tutto, pensavo che avessimo già fatto progetti per il nostro futuro, pensavo che dentro di te fossimo già più forti di tutto, ma mi sbagliavo. Se non sei in grado di amarmi come ti amo io, beh, forse hai ragione tu, è meglio finirla qui”.

Senza darmi possibilità di ribattere si alza, lasciandomi sola, con il mio disgusto verso me stessa, con la rabbia per le mie stesse parole, con la consapevole realtà che lui, adesso, non è più mio.

 

 

 

 

 

 

 

L'amore senza una completa fiducia diventa una triste oscurità densa di errori e incomprensioni”.

L'ho scritto prima di iniziare questo capitolo e lo ribadisco qui, alla sua conclusione.

So che molte di voi mi vorranno uccidere, altre ancora non riusciranno a credere ai proprio occhi, altre ancora penseranno che io sia completamente impazzita. E forse è così per davvero, chi lo sa. Questo capitolo è un mio tributo a Damon, un Damon che ho costruito con molti scrupoli e di cui mi sono innamorata follemente. Ho imparato ad amarlo capitolo dopo capitolo, ho amato il suo carattere, i suoi eccessi, ho amato anche il suo incondizionato amore nei confronti di questa donna. Parallelamente ho iniziato ad odiare l'Elena che io stessa ho creato, ho odiato le sue insicurezza, le sue paure, la sua totale mancanza di fiducia verso l'uomo che l'amata più di ogni altra cosa al mondo.

Dunque, un giorno, mentre scrivevo uno degli ultimi capitoli, mi sono chiesta: ma è giusto concedere loro un lieto fine? È giusto concedere a Damon un amore così immaturo e altalenante? Allora mi sono risposta: no. Non è giusto perchè lui merita di più, merita una persona che lo ami sopra ogni altra cosa, che metta prima lui di qualsiasi altra cosa al mondo. E in questo capitolo Elena lo ha fatto, non nel modo in cui avreste sperato voi, ma ha voluto concedere a Damon la possibilità di smettere di soffrire. Elena ha solo vent'anni e, in alcune situazioni, vent'anni sono troppo pochi per amare, per vedere un vero futuro davanti a sé. Ma quando dall'altra parte c'è chi ci crede davvero in questo futuro, forse gli si deve rispetto ed Elena ha preso la decisione giusta, lo ha lasciato andare prima che fosse troppo tardi.

Vi chiedo ancora scusa per questo finale inaspettato, ma mi sembrava giusto che la storia si concludesse così.

Con questo vi ricordo che Elena è assolutamente innamorata di Damon, tutto quello che c'è stato non era finzione, ma, semplicemente, non è sicura che sia davvero lui quello con cui condividere il resto della sua vita.

Il prossimo capitolo sarà l'epilogo, spero di trovarvi ancora numerose, nonostante i vostri istinti omicidi nei miei confronti.

Perdonatemi!!!! Anna

 

 

P.s. No, non è stato un buco narrativo, non ero così totalmente assorbita da Damon, da essermi dimenticato di Matt e del motivo per cui ha chiesto l'aiuto dei medici, ma ho deciso di lasciare la prognosi all'epilogo.

 

Un bacione e un grosso grazie a tutte voi che mi seguite numerose.

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: nuccetta