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Autore: Saralasse    08/07/2008    2 recensioni
Una misteriosa demone irrompe dal passato. Che legami avrà con Inuyasha? E con Sesshomaru?
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hi si allontanò decisa dalle montagne, nonostante le lacrime che le offuscavano la vista; sentiva di amare profondamente Sesshomaru, ma non era certa che i sentimenti del demone fossero sinceri: lo conosceva troppo bene per non temere che il suo amore rinato non fosse dovuto esclusivamente alla scoperta di Himaru. ‘Himaru…potrai mai perdonarmi cucciolo mio? Non posso darti la famiglia che ti avevo promesso’.
Dopo aver camminato per tutta la notte, sentì l’odore di Sesshomaru seguirla da poco distante, perciò pensò di assumere le sembianze canine per allontanarsi abbastanza da fargli perdere le proprie tracce. Una luce accecante la avvolse prima di lasciare il posto al cane dorato; Hi annusò l’aria avvertendo un cambiamento nell’aria: qualcosa di negativo proveniva dalla direzione in cui si era allontanato Inuyasha e i sensi più sviluppati da cane le permisero di sentirlo anche da quella distanza. Si voltò un istante per verificare se Sesshomaru la stesse ancora seguendo e vide un lampo d’argento superarla per poi fermarsi a sua volta. Il demone, anch’egli in forma demoniaca la fissò come in attesa di una sua iniziativa e Hi si mise a correre, insieme a lui, verso il luogo dove si trovava Himaru.
In realtà il nemico era più vicino di quanto credessero; non avevano percorso che pochi chilometri quando raggiunsero Inuyasha che lottava contro uno strano essere, apparentemente un demone composto di fiamme. Tornarono alle sembianze umane mentre dalla parte opposta sopraggiungevano Kagome e gli altri, evidentemente guidati dalle percezioni della miko. Himaru se ne stava da una parte, al sicuro dentro una barriera, ma visibilmente spaventato.
Hi sfoderò immediatamente i sai, lanciandosi nella lotta al fianco di Inuyasha, presto imitata da Sesshomaru; mentre correvano verso il demone, questi scagliò una potente vampata contro Inuyasha, scaraventandolo contro Hi e gettandoli entrambi a terra. La reazione di Sesshomaru non si fece attendere e sfoderando Tokijin il Principe dell’Ovest attaccò il demone, che non tentò nemmeno di schivare il colpo: dopo essere stato tagliato in due dalla spada, tornò integro come se la lama non l’avesse nemmeno sfiorato. Hi, ancora a terra, lo guardò sbalordita: non riteneva possibile che il suo compagno avesse sbagliato l’attacco, eppure non riusciva a spiegarsi come il demone potesse essere illeso. Inuyasha si rialzò pronto a tornare a combattere e la yasha lo afferrò per un braccio.
“Aspetta Inuyasha”, disse.
“Lasciami andare madre Hi, non vedi che Sesshomaru si sta prendendo tutta la gloria?”.
“Stupido!”, esclamò Hi colpendolo sulla testa col pugno chiuso.
“Ahi! Ma che ti è preso?”.
“Come puoi pensare alla gloria quando non sappiamo come sconfiggerlo?! Piuttosto, ti ha detto qualcosa prima che arrivassimo noi?”.
“Si”, disse Inuyasha. “Ha detto qualcosa sul fatto che lui è il potente Faia, che un misero mezzodemone come me non aveva speranze e via dicendo, le solite cose”.
“Hai detto Faia?!”, esclamò Hi.
“Si, mi pare si chiami così”, disse l’hanyou. “Perché lo conosci?”.
“Beh no, o almeno non personalmente”, disse Hi. “So chi è. O meglio che cosa è”.
“E sai anche come sconfiggerlo?”.
“No, però forse…”.
“Non c’è tempo per i ma e per i forse. Se non lo attacchiamo non sapremo mai come distruggerlo. Gli farò assaggiare la Cicatrice del Vento!”.
Così dicendo, Inuyasha si era scagliato contro Faia sguainando Tessaiga, mentre Hi tentava inutilmente di trattenerlo. “Inuyasha, no aspetta!”.
 
Il combattimento infuriava ormai da diversi minuti, senza che Sesshomaru o Inuyasha riuscissero a procurare il minimo danno al loro avversario. Kagome, Miroku e Sango si erano avvicinati a Hi, anche loro completamente impotenti davanti all’apparente invulnerabilità del demone; il monaco aveva anche pensato di ricorrere al Vortice del Vento, ma la yasha lo aveva dissuaso, chiedendo di non utilizzarlo se non come estrema risorsa.
“Nobile Hi, voi sapete cosa sia quel demone?”, chiese Miroku.
“Si”, disse Hi. “Quel demone si è formato dal dolore di coloro i quali sono morti a causa di un incendio: ogni volta che qualcuno perde la vita in quel modo orribile, Faia si fortifica e accresce il suo rancore verso i viventi. È quantomeno insolito come demone: le armi normali non gli provocano alcun male e il potere elementale a malapena lo trattiene; soltanto il potere spirituale sembra fermarlo per qualche tempo, ma lo tiene solo lontano. Perché possa ucciderlo deve essere enorme, pari almeno a quello di Kikyo”.
“Kagome, prova a lanciare una freccia sacra”, disse Sango. “Tu sei la reincarnazione di Kikyo e sappiamo che a volte i tuoi poteri si risvegliano, mostrandosi al massimo delle loro capacità. Forse tu potresti ucciderlo”.
“Non so se sono in grado”, disse Kagome titubante; ma proprio in quel momento, Inuyasha fu scagliato lontano dall’ennesima fiammata, a pochi metri da loro. “Inuyasha!”, esclamò la miko correndogli accanto. L’hanyou si rialzò, spingendo via Kagome e tornò a combattere. “Inuyasha aspetta!”, provò a chiamarlo la ragazza, senza risultato. “E va bene! Lancerò una freccia!”.
“No aspetta Kagome!”.
“Perché Hi?”.
“Dovete mettervi al riparo quei due stanno scagliando i loro colpi più potenti!”, esclamò la yasha trascinando Kagome accanto a Miroku e Sango ed alzando una barriera di ghiaccio davanti a loro. “Non muovetevi di qui!”.
I due fratelli avevano scagliato Bakuryhua e Sohoryhua contemporaneamente, ma Faia non sembrava minimamente preoccupato: in qualche modo aveva fatto sì di fungere da bersaglio per gli attacchi che  in questo modo seguivano i suoi spostamenti, fino a trovarsi esattamente in mezzo a Inuyasha e Sesshomaru. Le due onde d’energia sembravano averlo colpito in pieno, ma in realtà lo attraversarono, passando oltre, così che i due fratelli furono investiti ognuno dal colpo dell’altro e caddero al suolo pesantemente feriti, mentre un gran polverone si sollevava sul campo di battaglia.
Hi che aveva assistito inorridita alla scena, sapeva dove fosse Faia grazie al suo fiuto e ricorse a tutto il suo potere per riuscire a scagliargli contro una raffica di freddo che lo congelasse, seppure per qualche istante. Anche se non era molto tempo, bastò perché il polverone si diradasse e potessero vedere dove si trovavano Inuyasha e Sesshomaru: l’hanyou era stato fortunatamente spinto vicino a loro, così lo portarono al sicuro e Hi fece ricorso al suo potere per guarire le sue ferite.
“Dannazione!”, esclamò Hi. “Sesshomaru è il solito esagerato, se non ci fossi stata io per guarirlo, mio figlio sarebbe morto”.
“A proposito”, disse Kagome, “dov’è Sesshomaru?”.
Hi sussultò a quelle parole: possibile che Sesshomaru fosse anch’egli ferito? Nonostante il timore per le sue sorti, continuò a curare Inuyasha e solo quando sentì che l’hanyou si stava risvegliando, si rialzò per cercare il suo compagno.
 
Sesshomaru, sebbene Faia fosse stato molto scaltro, aveva visto arrivare la Cicatrice del Vento e un mezzo sorriso di scherno gli aveva attraversato il viso. ‘Che stupido. Crede davvero di eliminarmi con questo patetico trucchetto?’. Stava per schivare il colpo saltando lontano, quando una voce lo fermò.
“Padre!”. Il piccolo Himaru si trovava esattamente dietro di lui, circondato dalla barriera, ma Sesshomaru temeva che questa non fosse sufficiente a proteggerlo dalla Cicatrice del Vento di Inuyasha.
“Himaru, vattene di qui!”, esclamò il demone voltandosi verso suo figlio.
Il cucciolo aveva subito abbassato la barriera e si era messo a correre lontano verso la foresta, ma non era abbastanza veloce per evitare l’attacco.
‘Se la Cicatrice del Vento dovesse colpirlo per Himaru sarebbe la fine!’. Sesshomaru prese a correre dietro a suo figlio e fece appena in tempo a prenderlo fra le braccia prima di sentire il colpo prenderlo in piena schiena e la pelle e i muscoli lacerarsi sotto la potenza di Tessaiga. Colpirono violentemente il terreno, ma il demone era riuscito a proteggere Himaru che si rialzò subito, scrutando il viso del padre con gli occhi argentei pieni di terrore.
“Padre!”, esclamò. “Padre come stai?”.
“Tu stai bene Himaru?”, chiese Sesshomaru mettendosi seduto.
“Si!”, disse il piccolo tutto impettito, nel tentativo di non mostrare quanto fosse spaventato.
“Allora anch’io sto bene”, disse il demone rialzandosi a fatica con l’aiuto della spada.
“Vieni con me padre”, disse Himaru stringendogli una mano. “Mia madre può guarirti”.
Himaru stava trascinando con sé Sesshomaru quando videro Hi correre verso di loro, ignara del fatto che Faia era praticamente libero dal ghiaccio. Sesshomaru, invece aveva capito tutto e proprio come quella volta nel territorio dei demoni gatto, sentì il terrore attanagliargli il cuore vedendo la sua compagna in pericolo.
“Attenta alle spalle Hi!”, urlò nel tentativo di salvarla.
Purtroppo Faia aveva già scagliato il suo attacco e un turbine di fiamme avvolse Hi che si ritrovò immobile a bruciare dentro quel terribile gorgo senza poter fare altro che urlare di dolore. Sesshomaru stringeva i pugni, completamente impotente, quando sentì Tenseiga pulsare; la spada stava chiedendo a gran voce di essere estratta dal fodero e decidendo di darle retta per una volta, con le ultime energie rimaste il demone la usò per attaccare. La creatura di fuoco svanì e con essa il vortice che teneva prigioniera Hi, la quale crollò fra le braccia di Sesshomaru; il demone sedeva sul terreno reggendola fra le braccia e la fissava senza sapere cosa fare. Hi aprì appena gli occhi e gli sorrise: sollevò una mano che posò sulla guancia di Sesshomaru, un tocco leggero come una farfalla su un fiore.
“Sesshomaru…”, biascicò, mentre un rivolo di sangue cominciava a uscire dalla sua bocca. “Avevi… avevi ragione tu… io… io ti… amo…”.
Pronunciando queste parole, Hi chiuse di nuovo gli occhi, mentre la mano che teneva sul viso del demone ricadeva inerte lungo il suo corpo, ormai completamente abbandonato al sostegno di Sesshomaru; questi la scosse tentando di risvegliarla, ma senza risultato.
“No”, sussurrò accarezzandole il viso. “No… Hi resisti, non mi lasciare proprio adesso”.
  
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