Pettegolezzi

SUZUSHIRO HARUKA & KIKUKAWA YUKINO

Ormai era diventata un’ossessione, c’era poco da fare. Proprio non riusciva a capire, Yukino, per quale ottuso motivo la sua amica continuasse ad incaponirsi così sulla questione: che male c’era nel riconoscere i propri limiti? Sospirò nel lanciare uno sguardo di sottecchi alla giunonica ragazza che l’affiancava e la cui espressione era nera, nerissima. Se non fosse stato per il rumore del traffico e per il chiacchiericcio della fiumana di persone che le circondavano, Yukino avrebbe giurato di averla persino sentita ringhiare, ad un certo punto.

   «Proprio non mi capacito.» Eccola che ricominciava. «Quella maledetta se ne sta sempre a bighellonare, se la prende comoda in ogni cosa, come al solito… e poi? Arriva puntualmente prima a tutti gli esami. Tutti! E non c’è verso che qualcuno la superi, nemmeno iniziando a studiare i libri di testo prima ancora che comincino i corsi! E’… impressionante!» concluse, non riuscendo a trovare parola diversa per definirla.

   «Da come ne parli, sembra che tu l’ammiri molto» azzardò l’altra, stringendo la calda sciarpa attorno al collo. A causa del raffreddore, Yukino aveva preferito non andare a scuola; ma non appena Haruka l’aveva saputo, non aveva voluto sentire ragioni: il Direttore Esecutivo del Consiglio Studentesco del Fuuka Gakuen non poteva permettersi di ammalarsi. Era così andata a casa della ragazza e l’aveva scortata fino al più vicino ambulatorio medico affinché le venissero prescritte le medicine e le cure ricostituenti necessarie.

   La bionda fermò di colpo il passo, tanto che un vecchietto che camminava dietro di loro, fra la folla, andò a cozzarle contro. «Non essere sciocca, Yukino» ribatté con fare stizzito Haruka, dopo che lei ed l’anziano signore si erano scusati a vicenda. «Come posso ammirare una persona corrosa come Fujino?!»

   «Ehm…» osò timidamente l’amica, tirandosi su gli occhiali scivolati sul naso. «Forse volevi dire “corrotta”, Haruka-chan.»

   «Beh, sì, quello che è» tagliò corto lei, spazzolando via la questione con un gesto seccato della mano e riprendendo a camminare lungo il viale che le avrebbe portate nuovamente verso casa Kikukawa. «E’ inammissibile che una pazza del genere finga di essere così intelligente.»

   Yukino cercò di camuffare una risatina in un paio di colpi di tosse: come si faceva a fingersi intelligenti? Ma Haruka era fatta così, troppo orgogliosa per ammettere apertamente la superiorità, in ambito scolastico ed universitario, di quella che aveva eletto a propria “rivale”.

   «Ah, ma vedrai, Yukino: giovedì c’è l’esame di lingua inglese, e lì non mi farò battere da quella sporca bubuzuke.» Sul suo viso si disegnò la più determinata delle espressioni, mentre lei prendeva l’agendina dalla borsa. «Guarda, è tutto il semestre che mi preparo, tanto che mi sono persino adattata a prendere appunti in inglese anziché nella nostra lingua» annunciò, mostrando il proprio lavoro con sommo orgoglio.

   Yukino prese in mano l’agenda e lesse. Le sue sopracciglia castane si corrucciarono all’istante per via di qualcosa che le pareva non quadrare; quindi, realizzato cosa, sbiancò, fermandosi all’improvviso così come aveva fatto poco prima la sua amica – gesto che diede non poca noia al vecchietto dietro di loro, stanco di prendere nasate.

   «Haruka-chan!» proruppe Yukino, una mano davanti alla bocca come volesse trattenere un urlo, mentre la gente si voltava a guardarla per quell’esclamazione a voce alta. «L’esame è oggi!»

   L’ex-Direttore Esecutivo del Fuuka Gakuen fissò stranita il suo successore. «Che dici, Yukino? Sono sicura che sia giovedì: il professore aveva scritto “Tuesday” alla lavagna.»

   «Appunto!» saltò su la ragazza con gli occhiali, mostrandole l’appunto con fare esagitato. «Tu però l’hai annotato a giovedì, che invece si dice “Thursday”!»

   «Cos…?!» annaspò Haruka, sentendo mancare un battito al cuore, gli occhi violetti diventati grossi quasi quanto i due palloni areostati che aveva sul petto. Scippò l’agendina dalle mani dell’amica e sussultò, imprecando. «L’esame è alle undici! Forse faccio ancora in tempo!» ululò, partendo di corsa con uno scatto da centometrista verso la facoltà e lasciando Yukino da sola, come un’ebete. «Tu fila subito a casa e non prendere freddo! Intese?!» trovò comunque il tempo di preoccuparsi per lei.

   «In bocca al lupo, Haruka-chan!» le augurò l’altra, sforzando la gola irritata più di quanto avrebbe dovuto. E, un attimo dopo, si domandò se non fosse stato invece più appropriato dirle: “In bocca a Fujino”.