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Autore: JeanneValois    03/04/2014    2 recensioni
Pan e Bra hanno sempre vissuto nel mito dei Saiyan, di quei guerrieri di cui loro sono le più giovani eredi.
Che cosa potrebbe accadere se le due ragazzine decidessero di fare tornare in vita la squadra del Principe Vegeta?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Un po' tutti, Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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- In vino veritas-

 


Finalmente l'atteso brindisi fu fatto. Chi impugnando il calice colmo di vino, chi con il calice pieno di un analcolico colorato, tutti bevvero alla salute dell'inventore delle celebri Capsule Hoi-Poi e di un'infinità di altri utili e stravaganti marchingegni che avevano rivoluzionato la vita di molti abitanti della Terra.
Ospiti e proprietari si misero poi tranquillamente seduti, ognuno riempiendosi il piatto di quelle squisite cibarie che attendevano solamente di essere gustate.

Goku osservò felice il suo piatto, adesso colmo di dolci squisitezze pronte a soddisfare il suo palato e, soprattutto, a riempire la sua ingorda pancia saiyan. In quel momento un'idea malandrina gli passò per la testa e dette una lieve gomitata a Radish, guardandolo di sottecchi. Con un sorriso birbante impugnò la forchetta e la mosse davanti allo sguardo del fratello che, poco a poco, sembrava cominciare a comprendere cosa intendesse dire Goku con quel gesto.
«Gara a chi mangia di più?» propose Goku con un ampio sorriso, gli occhi che brillavano di gioia e di emozione, ricevendo immediatamente dal fratello un sorriso furbo ed un'occhiata accondiscendente.
«Ma non se ne parla nemmeno!» li redarguì irritata Chichi. «Siamo alla cena di compleanno del Dottor Brief, non ad una fiera di zoticoni!»
A tale rimprovero, Goku abbassò le spalle e guardò la moglie con occhi imploranti e tristi.

«No.» ribadì severa Chichi.

«Dai, Chichi, non essere così dura con il povero Goku.» le disse il Dottor Brief «Se lui e Radish vogliono fare una gara a chi mangia di più, io non ho nulla contro. Anzi, sono anche curioso di vedere chi vincerà!» commentò l'anziano scienziato con una risata, mostrandosi parecchio interessato all'esito della gara.
Chichi lo osservò un po' incredula, ed anche dispiaciuta al pensiero che tutto il lavoro che era stato impiegato per preparare la cena sarebbe andato sprecato e sbafato in pochi minuti.

La donna tirò un sospiro arrendevole e fece un gesto indifferente con la mano. «E va bene, fate come vi pare.»

Goku e Radish si guardarono, sorridendo e alzando le sopracciglia in un gesto d'intesa, felici come due bambini a cui era appena stato concesso di giocare fino a tardi.
«Ehy, ma solamente voi due?» domandò quasi offeso Goten. «Noi dovremmo forse rimanere a guardare?»
Il padre fece un gesto negativo col capo. «Chiunque voglia partecipare alla sfida è il benvenuto!» commentò Goku con voce solenne, guardando il secondogenito, per poi posare gli occhi su Vegeta, per fargli capire che avrebbe avuto il piacere di misurarsi anche con lui.
Il Principe dei Saiyan lo guardò con occhi sornioni e gli lanciò un sorriso di sfida, impugando a sua volta la forchetta verso il saiyan che un tempo era stato il suo odiato nemico. Così fecero anche Trunks, Nappa e addirittura Gohan, dimenticandosi per una sera di essere uno studioso ed uno scienziato modello, desideroso di buttarsi anche lui nella mischia.
«Ehy, anch'io voglio partecipare! Non sarà mica una gara tutta maschile, vero?» gridò impaziente la piccola Pan, che si era messa in piedi sulla sedia, forchetta e coltello già in mano, per farsi così vedere e sentire meglio.
«Certo che no. Ho detto chiunque voglia partecipare alla sfida è il benvenuto.» ripetè allegro Goku, fiero dello spirito gareggiante della sua nipotina, anche se Videl e Chichi si erano messe una mano davanti agli occhi per non ricordarsi quanto maschiaccio fosse la ragazzina.
Pan gli regalò un grosso sorriso, felicissima di avere un nonno come lui. Si girò poi verso Bra, puntandole la forchetta contro.
«Dai, Bra, questa volta non puoi deludermi. Sfida all'ultimo piatto! Dai!» la esortò la nipote di Goku, gli occhi brillanti all'idea di tale competizione culinaria.

Bra osservò la sua amica con la stessa espressione che tenne la sera della cena a casa dei Son. Come poteva solo lontanamente immaginare che lei si sarebbe abbassata a simili competizioni da scimmioni?
In fin dei conti Bra era una signorina, una principessa. Vestiva all'ultima moda, i capelli sempre in ordine, le unghie perfettamente curate.
Suo padre era sì il Principe dei Saiyan e non un guerriero di basso rango, ma le erano bastate le storielline di Celosia per portare Vegeta allo stesso livello di uno sporco zoticone qualsiasi. Non si era infatti impressionata quando l'aveva visto accettare la sfida, e neanche quando Nappa e gli altri saiyan mezzosangue si erano uniti alla gara.
In fin dei conti, erano uomini.
Lei era invece la figlia di una delle donne più belle ed intelligenti del pianeta Terra, e cugina di una saiyan tra le più forti e affascinanti.
Quest'ultima era infatti diventata in quelle settimane il suo nuovo modello di riferimento: Celosia si mostrava essere una donna distinta, sfoggiava uno stile ed una classe da modella, nonché un'eleganza da première dame. Tutto in lei era armonia ed eleganza agli occhi della giovane figlia del Principe.
Bra sarebbe voluta diventare proprio come lei, una valida guerriera ed una donna di classe.
Poteva dunque la sua regale figura portarsi allo stesso livello dei partecipanti di una gara di ignoranti bifolchi?
«No, Pan, io non partecipo.» rispose Bra con tono altezzoso. «Ricordati che le vere donne non fanno simili competizioni da trogloditi.» commentò con un sorrisetto compiaciuto sul volto, per poi voltarsi fiera verso il suo modello di vita «Non è così, mia cara Celosia?» le chiese con occhi briosi, facendole un radioso sorriso.
Il bel sorriso però sparì fugacemente dalle labbra di Bra quando vide la sua guru con il tovagliolo al collo e le posate strette nei pugni, gli occhi infiammati dall'ingordigia e la lingua che avidamente passava sulle rosse labbra, con la stessa espressione sul volto di un famelico coyote che aveva visto un succulento struzzo davanti ai suoi predatori occhi.
La saiyan la sentì appena, tanto che non riuscì neanche a degnarla di una appropriata risposta.
«Datevi una mossa a decidere i partecipanti. Io ho fame.» sentenziò avida la Principessa dei Saiyan.
Radish, quando la sentì, alzò le mani al cielo a mò di imprecazione. Sapeva che, con lei in gara, sarebbe stato molto arduo mantenere il titolo di ingordo mangiatore saiyan.

La gara ebbe inizio, e per tutto il tempo la giovane Bra non riuscì più a richiudere la bocca, da quando le si era spalancata, assieme agli occhi, vedendo la sua elegante e distinta figura di riferimento abbassarsi così disgustosamente allo stesso livello di quei grotteschi scimmioni.

La vide lanciarsi affamata sul cibo, aprendo avidamente la bocca, raschiando con i denti gli ossi, succhiando voracemente la polpa, producendo rumori di avida masticazione e ringhi sommessi di soddisfazione.
Bra restò a lungo ad ascoltarla mangiare. Non poteva credere che quella famelica figura, così simile ad una insaziabile e truce leonessa intenta a sbranare una indifesa gazzella, potesse essere la stessa soave fanciulla con cui Bra amava passare le sue tranquille giornate estive.
Vedendola sbranare con ferocia un sanguinolento quarto di montone, per un'impercettibile frazione di secondo Bra vide davanti ai suoi occhi una guerriera con indosso non più un elegante e sofisticato abito da sera terrestre, ma la tradizionale tuta da combattimento saiyan, mentre con aggressiva ferocia straziava i suoi avversari, sbranava con le unghie i corpi dei suoi nemici, divorando loro il cuore e forando i loro cranei, per poi trascinare i loro cadaveri nella polvere di un campo, dove il rosso del sangue ed il nero della morte invadevano qualsiasi cosa.
Con smania la guerriera addentava la carne succulenta, cieca agli sguardi della giovane pupilla su di lei.
Bra rimase pietrificata quando vide Celosia che, con un balzo felino, scagliò il palmo di una mano sul volto di Radish, per darsi così la spinta ed afferrare in tal modo uno stinco di cervo, decisa a sbranarlo lei e non lasciare niente agli altri.
Bra non fece neanche caso ai vari partecipanti che, uno ad uno, si ritiravano sazi dalla gara, con i pantaloni che cominciavano a stringere.

«Maledetto! Questo non vale!» gridò Radish al fratello, avendo notato quest'ultimo mentre si toglieva la cintura blu intorno alla vecchia e logora tuta arancione, per permettere al suo stomaco di dilatarsi ulteriormente. Il primogenito di Bardack osservò con odio il fratello, ed anche il suo principe, perché entrambi erano venuti a cena con indosso una comoda tuta elasticizzata.
Lui, con quello stupido abito terrestre, sentiva le cuciture diventare sempre più strette ad ogni morso.
Con un rapido gesto si slacciò la cintura e si levò l'odiosa cravatta, sbottonandosi poi la camicia, facendo saltare anche qualche bottone per terra.

Delle iene. Delle folli, voraci iene che divoravano ciecamente tutto ciò che era loro attorno.

Nappa si stava odiando per aver fatto un irrisorio spuntino a metà pomeriggio, strafogandosi di una ventina di panini da un chilo farciti di ogni cosa. L'allenamento giornaliero non era stato sufficiente a smaltire lo spuntino, e adesso Nappa si doveva dichiarare sconfitto e lasciare così la tavola ai suoi principi ed ai due saiyan di terza classe.
Si augurò, vedendo i bastardini saiyan precocemente mollare l'osso, che la loro minore ingordigia rispetto ad un saiyan purosangue corrispondesse anche ad una loro minore forza rispetto a loro, essendo saiyan solo per metà. Ma il saiyan d'élite, ancora incapace a percepire le auree, non continuò a ragionarvi a lungo, essendo troppo pieno anche solo per pensare.

I due principi si guardavano di sottecchi, mentre i due fratelli si osteggiavano prepotentemente a gomitate.
Vegeta passò ad osservare guardingo il suo eterno rivale, proibendosi di mostrarsi secondo a lui in tale sfida.
Doveva agire con la maggior sagacia possibile, riempiendo i piatti con gli alimenti che meno lo avrebbero appesantito per poterne mangiare di più e di più.
Nel mentre che ingoiava una cucchiaiata di carote, il Principe dei Saiyan si liberò della sua armatura che, nonostante fosse abbastanza deformabile, la sua presenza lo infastidiva e gli premeva sul petto.

Celosia continuava a mangiare come se non avesse toccato cibo dal giorno prima, cosa, per altro, accaduta veramente. Fu quasi contenta dell'agitazione di stomaco mattutina e dell'attività fisica fatta con Trunks nel pomeriggio, anche se al momento l'aveva odiata.

Tutto ciò aveva contribuito a farle venire una gran fame.

L'unica cosa che la infastidiva e la limitiva nei movimenti era l'attillato e provocante abito da sera, che la stava fasciando e condizionando nella scelta dei cibi.
Celosia diventava incredibilmente competitiva quando si trattava di sfide, e poco le sarebbe importanto se il vestito si sarebbe strappato lasciandola completamente nuda.
Tanto, si diceva, aveva un corpo perfetto, e la saiyan sorrise pensando che, se ciò fosse accaduto, quelle sciocche umane avrebbero così avuto modo di capire che cos'era veramente la bellezza.
Osservò compiaciuta il suo principe, lanciandogli un'occhiata di sfida mentre succhiava la polpa bianca e arancio di un'aragosta, mischiando tranquillamente selvaggina, pesce e crostacei nello stesso piatto.

Un rutto mal celato si udì e Goku dovette annunciare la resa, prima di ricevere uno scappellotto dalla moglie, rossa in volto dalla vergogna.
I tre saiyan rimasti continuarono a riempirsi i piatti, anche se con più lentezza rispetto all'inizio, cominciando a sentirsi soffocare tanto erano pieni.
Vegeta osservava intimorito la saiyan di fronte a lui, che non si permetteva di darsi per vinta e continuava a ficcarsi il cibo in bocca.
Fin dall'adolescenza, Celosia era stata più famelica di lui. Vegeta pensò che, siccome lei era diventata più alta di lui, il suo stomaco avesse allora potuto contenere più cibo rispetto ad un tempo.
Ma quella sera Celosia aveva più fame del solito.
Vegeta mise le posate sul tavolo e la fissò mentre mangiava, ritirandosi silenziosamente dalla competizione.

Rimasero in gara Radish e Celosia, lievemente sorridendo per essere arrivati in finale, troppo attenti ad ingozzarsi per deridere gli sconfitti.
Il saiyan di terza classe rallentò il suo trangugiare e si voltò verso Celosia. Attese che lei lo guardasse con la coda dell'occhio ed in quel momento il saiyan le fece vedere un involtino di alghe di mare mentre insolentemente se lo infilava in bocca.
Non le avrebbe reso la vittoria tanto facile.

Continuarono a riempirsi i piatti senza tregua, indifferenti agli sguardi increduli e ansiosi dei convitati. Radish proseguì nel riempirsi il piatto di involtini di alghe e sushi, cercando di pulirsi il palato con delle fredde bibite gassate. Era talmente preso dalla foga del momento che quasi si era stravaccato sulla tavola, si allungava per afferrare con le mani dell'altro pesce e con la camicia sbottonata ripuliva il piatto, unto di ogni sorta di sugo. Apriva le fauci ed ingurgitava, deglutiva e poi si riempiva nuovamente la bocca di altro pesce, ficcandosi due dita in bocca se sentiva che gli rimanevano delle lische in gola.

Vegeta non lo degnò di uno sguardo, ma osservava la sua principessa mentre arrotolava un filetto di carne e lo buttava giù con un sorso d'acqua naturale, riconoscendo in lei la fredda calma di chi conosce già l'esito di una battaglia.
Accanto a lei, il saiyan di terza classe aveva infatti cominciato a sudare freddo. La pancia aveva iniziato a dargli dei fastidiosi e preoccupanti strizzotti e Radish sperò di non dover fuggire in bagno proprio alla fine.
Con rammarico, il guerriero dovette però posare le posate sulla tavola, portandosi le mani sulla pancia, piegandosi in due dal dolore. Anche se era un potente guerriero, aveva imparato che certi dolori si sentivano come se il suo corpo fosse appartenuto ad un debole esserino, e non ad un valoroso saiyan.
Durante un dolorosissimo strizzotto, si ricordò di quando disgraziatamente accadeva che una parte del suo corpo veniva afferrata o premuta con troppa forza, procurandogli un dolore pari, se non peggiore, di quando la sua coda veniva tirata.

Celosia fieramente posò coltello e forchetta sul piatto e con estrema delicatezza ed educazione si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo che, durante la gara, le era caduto sulle ginocchia, sorridendo compiaciuta agli altri e a se stessa.
«Mi chiedo perché vogliate fare simili gare quando ci sono io. Dovrebbe essere abbastanza chiaro che io sono la migliore in tutto.»

Celosia si adagiò contenta sulla sedia, la felicità impressa sul giovane volto, massaggiandosi lo stomaco gonfio, per poi portarsi una mano davanti alla bocca, soffocando un lieve singhiozzo.

Nessuno ebbe coraggio di dire nulla di fronte a tale macello.

«Beh... Vedo che avete fatto onore alla tavola!» disse allegra la signora Brief dopo un lungo silenzio.
La grande tavolata, strabordante di ogni sorta di cibo fino a pochi minuti prima, era adesso la desolante vestigia dell'abbondante ricchezza che era stata.
I terrestri furono felici di aver fatto almeno in tempo a riempirsi i loro piatti prima della devastazione saiyan a tavola così non erano rimasti a stomaco vuoto, anche se per molti vedere tale grottesco spettacolo aveva fatto passare loro la fame.

Celosia avrebbe voluto bere un sorso d'acqua, ma era talmente piena che non riusciva più a muoversi. Aveva tentato ad allungarsi, ma un fievole rumore che le ricordava quello di una stoffa strappata la dissuase dall'assetarsi.
Rimase immobile al suo posto, in trance davanti al piatto sporco di fronte a lei. Si voltò fiaccamente verso Radish, il quale, chiuso in un mutismo completo, era piegato in due dalle coliche. Lentamente Celosia si inclinò dal suo lato, poggiando la fronte sulla sua spalla.
«Non dire niente. Morirò prima io.» le sussurrò sofferente Radish, anticipandola nella lamentela.

«Devo camminare.» fece un dolorante Goku alzandosi fiaccamente dalla sedia, troppo rimpinzato per poter respirare normalmente.
Il plurisalvatore della Terra si allontanò debolmente da tavola, e così fecero molti degli altri partecipanti e dei convitati, nauseati dalla gara che li aveva stremati e distrutti.
Bra fu una delle prime ad alzarsi da tavola, quasi schizzando via, con la testa che formicolava per strani pensieri e inquietudini. Possibile che non potesse mai fare una cena di gruppo tranquilla?

«Bene! Direi che per la torta è meglio aspettare.» commentò divertito il dottor Brief, forse uno dei pochi ad aver preso con allegria la tragicomica sfida tra saiyan, per poi alzarsi da tavola e fumarsi spensierato una sigaretta.

Se ne andarono quasi tutti e a tavola rimasero ben pochi convitati.
Mr Satan e Majin Bu cercarono qualche residuo di cibo sulla tavola. Quest'ultimo avrebbe voluto gareggiare, ma il suo amico l'aveva dissuaso perché altrimenti non sarebbe rimasto veramente un briciolo di cibo per gli altri. L'aveva convinto che a casa la cuoca stava preparando uno spuntino della mezzanotte apposta per lui, perciò decise, per quella volta, di trattenersi.
Giumaho rimase a bere ancora un po' di vino, a chiacchiera con Muten. Goten invitò Marron a fare due passi, invitando anche l'amico d'infanzia ad unirsi a loro, ma Trunks decise di rimanere a tavola ancora per un po', dicendo loro che non ce la faceva ancora a camminare.

Trunks restò immobile al suo posto ad osservare, molti posti distanti dal suo, Radish e Celosia rannicchiati insieme, cercando di capire che cosa si stessero sussurrando, sentendo dentro di lui un bruciore che non era causato dal troppo cibo.
Si riempì il bicchiere di un costosissimo vino rosso e, sorseggiandolo, scrutò con avida attenzione i due ex commilitoni.
Chissà quali paroline romantiche si stavano sussurrando, immaginò Trunks mentre si riempiva il bicchiere di altro vino. Del resto, erano stati assenti per un bel po' di tempo prima di mettersi a tavola e raggiungere gli altri. Chissà dov'erano stati, i due vecchi amici, dove si erano rintanati e a dirsi chissà cosa.

Trunks svuotò il bicchiere tutto d'un fiato, e lo riempì d'altro vino rosso.

A dirsi chissà cosa. Semmai, a fare chissà cosa!
Trunks pensò a quanto distante era stata Celosia con lui quel pomeriggio, quando erano a letto insieme.

Il figlio di Vegeta bevve un altro sorso di vino. Se la saiyan avesse avuto la coscienza pulita, di certo non si sarebbe mostrata così fredda con il suo ragazzo, a meno che...

Trunks cercò un'altra bottiglia, avendo svuotato la sua.

A meno che... Non avesse qualcun altro per la testa! Altrimenti una donna non avrebbe avuto motivo di comportarsi così freddamente con il suo uomo.

Il ragazzo bevve tutto d'un fiato un bicchiere di birra, neanche preoccupandosi che stesse mescolando.

Aveva furia di trovarsi con lui. Ecco perché in giardino l'aveva trattato così!
Trunks stava bruciando dalla gelosia. Quasi non ci vedeva più dalla rabbia, non riusciva neanche più a ragionare.
Perché gli stava facendo questo? Se le interessava qualcun altro, bastava che glielo dicesse, avrebbe capito, seppur con dispiacere. Ma quel presumibile doppio gioco della saiyan lo stava consumando. Il solo pensiero che, prima o dopo di lui, lei era stata con l'altro gli divorava la ragione.

Trunks vide che c'era del cognac in tavola e ne bevve mezzo bicchiere.

Perché stare con lui allora? Gli venne in mente che la Principessa lo stesse semplicemente usando, magari per qualche suo giochetto o per sua ingordigia. Del resto, lei arrivava subito al sodo. Allungava una mano nei suoi pantaloni e gli faceva capire le sue intenzioni.
Se l'amava, o se anche solo ci tenesse un poco a lui, si sarebbe limitata solamente a questo?

Trunks vide che c'era del rum in tavola, e lo bevve.

L'aveva sempre scusata che era passionale così, che si faceva prendere dalla foga del momento, o che il vero motivo per cui, dopo aver finito, lei se ne andava subito via era perché lei avesse paura che, se si fossero intrattenuti troppo a lungo, sarebbe aumentato il rischio di venire scoperti.
Tutte delle stupide scuse. Le ragazze che aveva avuto avevano cercato tutte, chi più chi meno, un minimo di romanticheria, qualcosa in più dell'atto in sè. Lei no.

Trunks si riempì il bicchiere di un vino frizzante.

E ci credo! pensò rabbioso il figlio di Vegeta. Aveva l'altro che la intratteneva a dovere, e le dava ciò che lei non cercava da lui. Era già appagata abbastanza, Trunks era solo quel più per levarsi lo sfizio.

Trunks aprì un'altra bottiglia di birra.

Che poi, a guardarla bene, Celosia non era neanche così tanto bella. Troppo magra. Troppo alta. Era quasi androgina! E quegli zigomi che lui ogni tanto si dilettava a mordicchiare quando erano in intimità, quella sera gli ricordavano invece gli zigomi di una strega cattiva.

Trunks sorseggiò dell'altro rum.

Certo che quelle gambe erano qualcosa di fenomenale. Le gambe più belle che avesse mai visto.

Trunks finì il rum tutto d'un sorso.

Insomma. Forse erano troppo lunghe e troppo muscolose. Parevano quelle di uno stambecco!

Trunks si riempì il bicchiere di altra birra.

Chissà di cosa stavano parlando in quel momento quei due. Magari si compiacevano di loro stessi, di quanto l'uno era stato bravo con l'altra, o magari lo stavano deridendo, perché credevano che il giovane figlio di Vegeta non si fosse accorto del loro giochetto. Chissà quali dolci frasi lei diceva all'altro, e non a lui.

«Stupide alghe, sono state loro!» si crucciò il saiyan di terza classe.
«Ho una sete che muoio.» gemette la saiyan accanto a lui.

 
***

«Principe goloso!»
«Sei ubriaca?»

Vegeta si allontanò leggermente dalla moglie che stava ciondolando attorno a lui, barcollando con un bicchiere di vino rosso in una mano ed una bottiglia semivuota nell'altra.
«Mi dai un bacio?» fece lei, avvicinandosi traballante alle labbra del marito.
Vegeta la afferrò per le braccia e la allontanò pacatamente da lui.
Che vizio che aveva quella donna! Non solo fumava, ma alle feste non perdeva mai l'occasione di alzare il gomito. Non che gli dessero noia i suoi vizi in quanto tali, ma quando sua moglie esagerava con il vino, diventava fin troppo audace per i suoi gusti, fin troppo sfrontata per le tendenze riservate e discrete del marito saiyan.

«C'è gente.»
«Timidone!» ridacchiò allegra Bulma al rifiuto del marito.

Vegeta roteò gli occhi e si voltò verso la grande tavolata, avendo premura di non farsi notare.
Quei due. Sempre i soliti anche dopo trent'anni.
Vedendoli, Vegeta poteva ben immaginare cosa si stessero sussurrando così accovacciati vicini. Si lamentavano perché avevano mangiato troppo, che non avrebbero dovuto esagerare, che chi gliel'aveva fatto fare di mangiare così tanto!
Li conosceva fin troppo bene quei due, Vegeta non si poteva sbagliare.
Con un sorriso nostalgico li raggiunse, lasciando la moglie a bere in allegria con gli altri ospiti.

«Vedete di non morire proprio durante la festa di mio suocero.» proruppe ironico il Principe dei Saiyan, afferrando la sedia della figlia e mettendovisi comodamente seduto.
Guardandoli, un sorriso bieco gli si formò sulle labbra. «Due imbecilli.»
Celosia gemette udendo la sua voce. «Taci. E dammi un bicchier d'acqua.»
Vegeta allargò il suo sorriso. «Hai mangiato troppo che non riesci neanche più ad allungarti fino alla bottiglia?» le disse tra l'ironico ed il sornione, riempiendole il bicchiere d'acqua fresca.
La saiyan si fece leva su Radish per darsi la spinta. «No. Mi si è semplicemente rotto il vestito.» gli rispose brevemente, agguantando assetata il bicchiere fra le sue mani.
All'inizio Celosia aveva pensato che sarebbe stato esilarante mostrare fiera il suo corpo a quelle sciocche terrestri, ma adesso, appesantita dal troppo cibo e con il ventre un po' troppo gonfio, capì che non sarebbe stato così tanto entusiasmante. Inoltre si era accorta che quella biondina dagli occhi di ghiaccio, anche se si mascherava da donna matura, poteva essere una degna rivale in quanto a fisico.
Che donna strana che era la moglie di Crilin. Celosia non capiva se fosse una bambola o una morta. Non riusciva a individuare la sua aurea, anche se da quel corpo si percepiva potere e distruzione.
Vegeta scoppiò a ridere. «Non capisci mai quand'è il momento di farla finita.»
Celosia lo guardò di sottecchi. «Perché, tu forse sì?» lo rimbeccò, ricordandosi i tempi degli allenamenti e delle battaglie in cui Vegeta, al limite delle forze, non si dava per vinto e continuava a combattere imperterrito.
La saiyan gli porse davanti al naso il bicchiere vuoto, pretendendo che fosse riempito, mentre con l'altra mano si reggeva il vestito che, movimento dopo movimento, finiva di lacerarsi.

Il sorriso ironico di Vegeta sparì per lasciare il posto all'amarezza.

«Ti avevo chiesto di comportarti bene stasera. Avevamo fatto un patto.» la rimproverò severo l'ex compagno.
«Difatti ho mantenuto la parola data.» gli rispose calma la guerriera «Quando era presente il Dottor Brief sono stata un angelo. Non mi sono neanche spostata dalla sua traiettora così che mi potesse vedere i seni.» commentò sarcastica la donna, avendo intuito che il vecchio scienziato, in fin dei conti, non era molto diverso da tanti altri uomini. «Gli ho fatto pure il regalo di compleanno così. Non sono stata brava?»
Vegeta si passò esausto una mano sul volto. «Dicevo con mia moglie.»
Celosia alzò le spalle, totalmente indifferente a tale reclamo. «E starmene così zitta mentre lei mi dava dell'idiota? Oh Vegeta, si sarebbe insospettita!» gli disse falsamente commossa la saiyan, facendogli un tenero sorriso. «La tirerai su di morale tu stanotte. Sempre se stanotte quella donna sarà in grado di fare qualcosa se non russare.» commentò sarcastica la guerriera, mentre si voltava ad osservare Bulma, decisamente alticcia, che cercava di ballare con Piccolo, non più verde ma viola in volto per la vergogna.
«Come diavolo hai fatto a sposare una donna così?» le sfuggì detto in un fievole sussurro, il tono malinconico nella voce.
Vegeta la guardò incredulo, perplesso d'aver sentito quelle parole uscire proprio dalla bocca della sua vittima.
«Celosia, hai un bellissimo sedere, ma vestiti.» li interruppe Radish, rimasto a soffrire in silenzio fino a quel momento di fianco a lei, ma incredibilmente ripresosi in quel frangente, tanto da avere la forza di comporre una frase di senso compiuto, anzichè una serie di gemiti e lamenti. «Il vestito ti si è squarciato fino in fondo. Vedo perfettamente tutto

 
***

Goten mise prepotentemente una mano davanti alla bocca dell'amico.
«Sta' zitto, non fare idiozie di cui domani potresti pentirtene.»

Trunks era andato su tutte le furie quando aveva visto Celosia entrare in casa assieme a Radish, lui dietro di lei, così vicino che sembrava quasi glielo stesse poggiando sul fondoschiena.
Non aveva neanche fatto caso che Vegeta li aveva seguiti un attimo dopo.

Marron e Goten avevano appena fatto in tempo a tornare dalla loro passeggiata che avevano visto il loro amico alzarsi barcollante dalla sedia, una bottiglia quasi vuota di whisky in mano ed un'espressione sul volto che non gli apparteneva.
I tratti del suo viso, sempre così belli e gentili, erano adesso segnati dall'orrida abiezione portata da un consumo eccessivo di alcool.

Non capivano che cosa si fossero persi mentre erano andati via. Avevano lasciato il loro amico seduto a tavola, serio ma tranquillo, e l'avevano trovato completamente ubriaco e furibondo, ad un passo dall'essere violento. Non avevano mai visto il loro amico in quelle condizioni. Se Trunks si ubriacava, in genere diventava molto più allegro, o al limite più audace, ma mai l'avevano visto diventare così aggressivo e malato di rabbia.
Marron credeva che fosse tutto basato sull'indole di una persona. Chi aveva una personalità buona e tranquilla diventava più allegro, chi invece di base aveva un carattere irascibile diventava ancora più violento. Oppure, pensava, fosse tutto influenzato dall'umore o dallo stato d'animo in cui si trovava in quel momento una persona. Ma Marron non aveva mai preso una sbornia in vita sua, ed i suoi amici difficilmente si riducevano in quello stato, perciò non riusciva a comprendere come potesse in quel momento il suo amico risultare una tale deformazione di se stesso. E, soprattutto, non l'aveva mai sentito pronunciare così tante parolacce ed insulti da quando lo conosceva.
La ragazza aveva inoltre fino a quel momento creduto che Trunks avesse mangiato abbastanza a cena e si chiese quanto avesse allora potuto bere l'amico per ubriacarsi in tale maniera, o se avesse, invece, toccato cibo o meno.

«Stai calmo, ma si può sapere che ti prende?» gli chiese preoccupata l'amica.
Trunks lottò per liberarsi dalla presa di Goten, ma era troppo ubriaco per rendere le sue mosse efficaci.
«E' tutta una farsa! Lei mi sta ingannando!» ringhiò rabbioso il figlio di Vegeta, riuscito a liberare almeno la bocca dalla mano di Goten.
«Ma cosa dici?» gli chiese interdetto l'amico, che faticava a tenerlo fermo.
«Quella stronza! Mi tradisce! Mi usa e basta!» inveì furioso il ragazzo.
Goten fece una faccia perplessa a sentirlo parlare. «Ok, quale delle tue ex l'alcool ti ha riportato alla memoria?» gli chiese, ricordandosi le ultime esperienze poco felici che Trunks aveva avuto con l'altro sesso. Tra quelle che lo cercavano per il cognome e per i soldi, e quelle che si volevano divertire perché, oggettivamente, Trunks era un bel ragazzo, Goten non riusciva ad individuare a quale delle ex il giovane rampollo delle Capsule Corporation si stesse riferendo.
«A quella che Radish si sta adesso sbattendo.»
Goten e Marron spalancarono gli occhi. Trunks che parlava in quel modo, e con quel tono aggressivo della voce, era difficile sentirlo perfino durante le battaglie contro qualche pericoloso nemico.
Goten gli agguantò il viso tra le mani, guardandolo negli occhi che non sembravano neanche più i suoi. Anzichè di quell'azzurro limpido, sembravano gli occhi spiritati di un folle.
«Ma sei sempre tu?» gli chiese seriamente preoccupato l'amico di una vita.

 
***

Celosia fece cadere a terra quel che rimaneva dello splendido e sofisticato vestito da sera, senza neanche curarsi di raccoglierlo dal pavimento. Sorrise ripensando ai primi giorni in cui era tornata in vita, quando Bulma aveva cercato di vestirla con dei suoi vecchi abiti, ma che, uno dopo l'altro, si squarciavano sul corpo tonico della saiyan.

«Puoi anche guardarmi. Non sono cambiata molto dall'ultima volta che mi hai vista nuda.»

La saiyan sorrise vedendo il suo ex compagno che pudicamente si era voltato, così da darle le spalle, quando la guerriera si era liberata di quegli stracci terrestri.
Vegeta l'aveva seguita fino in camera sua non appena Radish aveva voltato l'angolo per rinchiudersi in bagno, imprecando contro quelle maledette alghe che aveva mangiato, e capendo solo dopo perché tutti le avevano scartate, a causa dello strano colore e del pessimo odore che emanavano. Non aveva voluto dare retta ai suoi sensi, e adesso ne stava pagando le conseguenze.
Il Principe dei Saiyan non si mosse, rimanendo in un riguardoso silenzio, mentre la saiyan si muoveva dietro di lui per prendere la propria camicia da notte e la vestaglia, disinteressata dall'indossare altri abiti eleganti per la festa che non era ancora terminata.

Le aveva fatto curioso che Vegeta l'avesse seguita fino in camera da letto, per poi rimanere da solo con lei. Si chiese se veramente quel raffinato vestito era riuscito a ridestare l'interesse nel suo Promesso, dato che, da quando lui l'aveva vista con quell'abito indosso, il suo tono e le sue maniere nei propri riguardi si erano di molto addolciti.
Che bizzarri scherzi che faceva a volte il destino! Era stato forse il vestito scelto proprio dalla figlia del suo Promesso a rianimare in Vegeta la passione per la sua ex compagna, portandolo così a tradire, non solo mentalmente ma anche fisicamente, la moglie e la madre dei suoi figli?

Celosia pensò amaramente a Radish, rendendosi nuovamente conto che il saiyan di terza classe aveva ragione su di lei: Celosia aveva bisogno di prendersi al più presto una pausa dal piano.
Si accorse che, se Vegeta avesse deciso di saltarle addosso quella sera, lei non si sarebbe tirata indietro.
Erano da soli, nella sua camera da letto, e tutti gli ospiti erano indaffarati a bere e a ballare alla grande festa di compleanno del Dottor Brief. Se fossero stati discreti, nessuno si sarebbe mai accorto di niente.
Celosia non riusciva a distogliere lo sguardo dalla schiena perfettamente dritta del suo uomo, dalle sue spalle rigide, da quel sedere che lei infinite volte aveva giocosamente morsicchiato.
Del resto, avevano un conto in sospeso. L'ultima volta che erano stati insieme, lei con lui non aveva terminato nulla.
In quel momento la saiyan si ricordò che non sapeva se con lei Vegeta avesse terminato o meno. Non poteva saperlo, dato che proprio lui le aveva precocemente spezzato il filo della vita, facendola smettere di esistere.

«Presumo che, se mi hai accompagnata fin qui, tu abbia qualcosa di infinitamente importante da dirmi.» gli riferì Celosia da dietro le spalle, il tono fiero e sicuro nella voce «Puoi anche voltarti adesso, sono vestita, ipocrita
Vegeta tirò giù un grumo di saliva. Si sentiva agitato, anche se dalla sua figura traspariva solo sicurezza e padronanza di sè.
Il Principe dei Saiyan si era deciso. Era giunta l'ora di parlare. Non era nè il momento nè il luogo adatto, ma ormai aveva deciso: si era fatto finalmente coraggio e non si sarebbe lasciato scappare quella carica di impavidità che gli era entrata in corpo.
Sapeva che Celosia non avrebbe reagito bene, ed il valoroso Principe dei Saiyan quasi era sollevato dal fatto che lei non lo potesse danneggiare fisicamente. Si ricordava con che forza la saiyan reagiva alla rabbia, tanto che a volte gli aveva fatto anche male durante i loro frequenti litigi. Vegeta pensò di aver ricevuto veramente la grazia in quegli anni, perché Celosia non si era mai trasformata in super saiyan nonostante la rabbia che le regnava in corpo. Adesso non ci sarebbero stati rischi, Vegeta era diventato molto più potente di lei, ma all'epoca, se veramente la sua Promessa fosse riuscita a trasformarsi, Vegeta non era sicuro che sarebbe riuscito a sopravvivere durante un loro eventuale scontro.
Vegeta si trovò a ripensare a quanto l'aveva odiata negli anni per avergli fatto provare quelle emozioni che, inevitabilmente, aveva poi provato con Bulma. L'aveva colpevolizzata, accusata in ogni modo. Aveva più volte cercato di allontanarla da lui perché, a causa sua, lui non era più lui, non era più il saiyan libero di un tempo.
Era diventata ormai una prassi, la sua, quella di allontanarla, il più delle volte brutalmente, quando si accorgeva dell'influenza che stava avendo sul suo cuore e sulla sua mente la giovane saiyan. Ma, ineluttabilmente, ad ogni allontanamento seguiva un riavvicinarsi, un ritorno ad essere ciò per cui erano nati. E così, dopo più di trent'anni, lei era tornata e, ciò che più temeva Vegeta, il cerchio che era stato precocemente spezzato si sarebbe potuto ricongiungere.
Ma Vegeta aveva purtroppo combinato qualcosa di infinitamente grave e meschino, e adesso che aveva fatto pace con i suoi rancori, aveva capito che ne avrebbe dovuto pagare le conseguenze.
Non sapeva se la situazione fosse rimasta proprio come lui l'aveva diabolicamente interrotta trentaquattro anni prima, ma la sua Promessa aveva comunque il diritto di sapere, almeno per metterla al corrente e prendere così provvedimenti meno scorretti.

Quando però Vegeta si voltò verso di lei, le parole non riuscirono ad uscirgli di bocca. Gli mancarono improvvisamente le forze e la determinatezza quando la vide seduta in fondo al letto, con indosso una succinta camicia da notte rosata ed una vestaglia di raso del medesimo colore tenuta semi aperta, le braccia tese dietro alla schiena e le belle gambe accavallate, facendo percepire fortemente la sicurezza e la fermezza del suo essere, ma non perfettamente simulati come quelli di Vegeta, bensì autentici.

Un sorriso di trionfo si delineò sulle labbra della saiyan.
Per la seconda volta in quella sera, Vegeta le aveva involontariamente dimostrato che era tuttora sensibile al suo fascino.
Che avesse deciso di saltarle addosso o meno, a Celosia non importava. Quel saiyan, il suo Promesso, le faceva semplicemente schifo.
Se il drago Shenron gliel'avesse permesso, pensò Celosia in caso di un eventuale tentativo di violenza da parte di Vegeta, avrebbe tirato una ginocchiata talmente potente nei genitali del suo Promesso che il suo pene si sarebbe ritirato fino ad anno nuovo. Altrimenti, se l'autodifesa non era stata contemplata tra i sortilegi del drago, la saiyan l'avrebbe persuaso nelle sue azioni, soddisfacendolo nei suoi bisogni e nei suoi desideri, ma avrebbe urlato di piacere talmente forte che tutti, nessuno escluso, avrebbero sentito cosa stavano facendo in quella camera da letto.
Non ci sarebbe stata mano davanti alla bocca che non avrebbe permesso alla sua voce di uscire potente ed implacabile, e di raggiungere spietatamente le orecchie di Bulma e dei suoi figli, e di tutti i convitati che avrebbero fatto da testimoni alla viltà e alla spregevolezza di Vegeta.

Celosia non riusciva neanche a concepire nelle fantasie più recondite che Vegeta fosse venuto fin lì per parlarle e non per secondi fini.
Non riusciva più a fidarsi di lui, a credergli. Pensava che ogni sua azione fosse mossa da fini malvagi o volti a danneggiarla, non riusciva a vedere davanti a lei un saiyan in grado di agire per il bene di qualcuno, capace di mettere da parte l'affezionato orgoglio che da sempre l'aveva accompagnato.

«Ti debbo parlare.» cercò di dirle con la voce più risoluta che poteva.
«Bene, ti ascolto.» gli ammiccò la saiyan, disaccavallando le gambe e mettendosi più comoda sul suo letto.









Note dell'Autrice

Mai più dirò "Ho tempo!", perché poi mi ritrovo con un capitolo praticamente pronto e a non avere quei trenta minuti di fila per sistemarlo e pubblicarlo.
E lasciatemi dire una cosa: Trenitaliamerda!
Bene, dopo questo sfogo da universitaria pendolare esaurita, prima di tutto vi saluto e vi ringrazio per la pazienza che avete nel leggere questa infinita storia, aggiornata a ritmi un po' ballerini (mi dispiace!), e poi vi informo che in  quei tanti momenti in cui ero sola e abbandonata ad una triste stazione ad attendere un ritardatario e spesso soppresso treno regionale (o sopra uno di questi, ma ferma in un campo in mezzo al nulla, che gioia), ho pensato ad un paio di dettagli da aggiungere al già lungo capitolo, facendolo perciò diventare interminabile, e quindi ho nuovamente dovuto dividerlo in un'altra metà (capitoli composti da tre metà, siamo messi bene!). Volevo fare la ganza che con il trentesimo capitolo chiudevo una parte del racconto, o per lo meno la lunghissima giornata della festa di compleanno del dottor Brief, e invece la prolissità ha avuto la meglio e questo è il risultato. Perdonatemi e sopportatemi.
Come sempre, vi invito a farmi sapere come vi è sembrato il capitolo, sperando che vi sia piaciuto e che vi abbia divertiti.
Un bacio!


P.S. = Siccome ho il cervello in pappa, vi faccio vedere un'immagine che, quando l'ho vista, mi ha fatto ridere per una mezz'ora buona. Tanto per rimanere in tema di saiyan e studio...






















 
...Voglio fuggire anch'io!     
   
 
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