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Autore: Dreamerina    08/07/2008    6 recensioni
E' il compleanno di Hermione. Harry e gli altri le organizzano una festa a sorpresa, ma in un giorno come questo lei non può fare altro che tornare indietro con la mente ai giorni in cui la vita ad Hogwarts era resa più piacevole da qualcuno che adesso non è più con lei. Ma i regali di compleanno sono sempre una sorpresa e questo sarà sicuramente il più gradito.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che cosa si prova ad amare un Serpente?

Tempo fa me lo domandavo anche io…Si, arriva per tutti il momento in cui ci si domanda “Ma ho mai veramente provato qualcosa che fosse più di un semplice affetto per una persona?”

Qualche anno fa esattamente non avrei potuto dire altro che un si…falso, forse, ma sempre un si…in fondo, credevo veramente di amare Harry. Ma poi mi sono accorta di quanta distanza ci sia tra il pensare di essere innamorati di qualcuno ed esserlo veramente.

Era una fredda giornata di fine novembre quando tutto accadde.

 

-Harry, starai scherzando, vero? Non ho nessuna intenzione di venire con te al campo di Quidditch a vedere dei pivellini fare a gara per entrare nella squadra! Fa freddo, preferisco chiudermi in biblioteca e andare avanti con i compiti, i nostri, visto che io mi do da fare anche per te e per Ron!” il bambino sopravvissuto la guardò con un sorrisino beffardo sul volto. La sua ex ragazza, da poco, ritornata ad essere la sua migliore amica non poteva comportarsi diversamente. In tanti anni che aveva avuto modo di conoscerla ricordava non fosse cambiata per niente caratterialmente, a parte l’essere cresciuta e maturata.

 

-E dai, Herm! Non ti sto chiedendo chissà quale favore! Ron è in giro con non so chi, e a dir la verità per adesso non mi interessa visto che stasera mi racconterà tutti i dettagli, e io non voglio andare al campo solo con il rischio di dover incontrare e sorbirmi quella serpe di Malfoy e company!- Hermione Jane Granger stava iniziando seriamente a perdere la pazienza e a pensare al modo più veloce per svignarsela dal suo migliore amico.

 

-A maggior ragione non voglio venire con te! Prima già non ero ben disposta, figurati  adesso che ho avuto la splendida notizia che potremmo incontrare il principino viziato. Ehi, sia chiaro. Non ho nessuna intenzione di litigare di nuovo con lui. Mi sono scocciata di questa storia.-

 

-E dai, Herm! Si tratta di poco, davvero. Non voglio andarci solo. Lo sai che mi annoio.- Harry la guardò come fosse l’ultima richiesta della sua vita. A quello sguardo la ragazza non potè più sottrarsi.

 

-D’accordo. Un’ora. Un’ora soltanto, hai capito, Harry? Dopo me ne andrò per fatti miei. E se vorrai continuare a stare al campo, beh, affari tuoi.- sbuffò. Quando era imbronciata, pensò Harry, era anche più bella del solito. Chissà chi l’avrebbe sostituito nel suo cuore. Chissà se Hermione sarebbe stata abbastanza fortunata da trovare qualcuno che avesse meno problemi di lui e che avesse potuto amarla molto più di quanto già lui non avesse fatto.

 

Sapevo di non dover accompagnare Harry quel giorno. Uno strano sesto senso mi diceva che qualcosa sarebbe cambiato. Sai quando improvvisamente ti si contrae lo stomaco e inizi a capire che di lì a poco, quasi come un avvertimento, qualcosa di bello o brutto accadrà? Beh, io provai la stessa dolorosa sensazione. Ma ormai era tardi. La scusa dello stare male di certo non mi avrebbe sottratto alla parola data al mio migliore amico. Dovevo accompagnarlo al campo. In fondo, cosa c’era di nuovo? Di certo non si trattava della prima volta, ma soprattutto cosa sarebbe mai potuto accadere lì, all’interno delle mura della possente Hogwarts, sotto la vigila attenzione del preside Silente?

 

-Dai, Herm, che in fondo sei contenta anche tu. Stando con me quest’ora, ti sei allontanata un po’ dai libri, cosa che ti serve molto devo dire!- Harry sorrideva a più non posso. Si stava divertendo e lei non riusciva di certo a sottrarsi alle risate.

-Harry, vuoi smetterla? Vedi che se continui a prendermi in giro da oggi i compiti li fai anche tu!- prese la prima cosa a portata di mano e gliela gettò contro, nella speranza di fargli almeno un po’ di male, ma ottenendo solo l’effetto di far sorridere di più Harry.

-Ok, mesaggio ricevuto! Inizio a fare il bravo. Ma lo sai, non posso smetterla! Adesso che siamo in pace, come faccio a non approfittarne?-

 

Aveva proprio ragione. Da quando aveva sconfitto Lord Voldemort, il mago meno umano e più temibile degli ultimi cinquanta anni, Harry rideva veramente, libero per una volta dalle mille responsabilità che si era accollato e lei non poteva che esserne felice. Lo avevo aiutato e condivideoa con lui ogni emozione e sensazione. Non eravamo più insieme, ma tra noi era rimasto un forte affetto, lo stesso che con gli anni è andato intensificandosi, lo stesso che ci unisce ancora oggi.

 

-Harry.- Hermione aveva smesso improvvisamente di sorridere.

-Guarda lì.- aveva puntato il dito in direzione di una scia rossa.

-Herm, è uno schiantesimo.- Harry era allarmato. Prese la bacchetta e iniziò ad avvicinarsi al campo.

-No, forse è più di uno Schiantesimo. Su, andiamo a dare un’occhiata.- anche la ragazza impugnò quell’aggeggio che la rendeva a tutti gli effetti una strega.

In poco tempo giounsero al campo di Quidditch, o meglio a quel che restava del campo.

-Oddio, Harry.- Hermione si portò le mani in volto. –Non dirmi che è ricominciata, per favore. Non dirmelo.- Harry la avvicinò a sé e, abbracciandola, cercò di negarle quella verità che era sopraggiunta come un grosso macigno anche nella sua testa.

-Sh, andiamo a chiamare aiuto.- cercò di portarla via, nella speranza di poter avvisare al più presto il preside. Il campo si era ridotto ad un cumulo di macerie e sembrava un luogo di battaglia. Il Marchio Nero aleggiava ancora una volta sulle loro teste.

Hermione si fece trascinare a forza da Harry. Le lacrime scendevano copiose. Gli occhi puntati a quel disastro, a quei tanti cadaveri che infestavano quel campo che aveva sempre rappresentato un divertimento. Non erano tanti per fortuna, ma avevano perso la vita anche loro, anche dopo quella pace per la quale si era tanto lottato.

Improvvisamente notò qualcuno muoversi tra le macerie. Subito si liberò dalla stretta di Harry e raggiunse il luogo da dove era provenuta la voce. Qualcuno era ancora vivo.

-Harry, vai a chiamare i professori. Io intanto cerco di vedere di chi si tratta.-

-Herm, non ti lascio sola.-

-Vai, per favore. Posso benissimo cavarmela sola!- lo esortò anche con la mano, finchè il ragazzo non si diresse al castello.

Intanto Hermione si diede da fare. Cercò di utilizzare tutti gli incantesimi che conosceva per poter far spazio tra quelle macerie. Non potè non notare che a dimenarsi era una testa bionda. Si avvicinò di più e liberò quel corpo ancora vivo, seppur sofferente. Era Draco Malfoy.

 

Le settimane e poi i mesi trascorsero tranquilli dopo quell’evento. Il preside scoprì che la colpa era stata di vecchi Mangiamorte che con l’aiuto di infiltrati al Ministero erano riusciti ad entrare ad Hogwarts. Draco Malfoy, dei sette ragazzi colpiti a morte, era l’unico sopravvissuto. Tutti lo avevano creduto uno di loro, tutti avevano pensato che combattesse con loro, per loro. Malfoy, invece, per quanto codardo potesse sembrare, aiutava Silente. Era anche lui dalla parte degli Auror.

 

-Mezzosangue?- Hermione camminava tranquilla per i corridoi della scuola. Erano gli ultimi giorni. Dopo quella volta loro due non si erano più calcolati. La ragazza aveva chiesto sempre in giro di come stesse, soprattutto all’amico Blaise, l’unico “buono” in quel covo di serpi, ma non aveva mai parlato direttamente con lui.

-Si?- si girò, riluttante.

-Io, beh volevo ringraziarti. Ma noi non saremo mai amici. Mai.- Hermione scoppiò in una risata isterica.

-Cosa credi, che volessi questo? Non mi importa nulla, Malfoy. Sia chiaro, ho fatto quello che avrei fatto con chiunque altro. Ho fatto il mio dovere. Punto. Fine della questione.- fece per andarsene.

-Però hai chiesto di me a Blaise.-

-Certo, volevo assicurarmi di averti salvato la vita.-

-Volevi che ti ringraziassi allora.-

-No, volevo solo sapere come stessi.-

-Perché mi hai salvato, mezzosangue?-

-Perché non lascio morire la gente.-

-Perché hai salvato proprio me, mezzosangue?-

 

Perché l’ho fatto? Non lo sapevo neanche io. Ricordo solo di averlo voluto fare. Eppure lo credevo un nemico. Perché non lasciarlo morire? Ma io non sono come i Mangiamorte. Sono un essere umano e come tale credo che tutti abbiano diritto alla vita, buoni o cattivi che siano. E lui all’epoca era un cattivo, convertito al bene.  

 

L’ultimo anno fu il migliore e allo stesso tempo il peggiore dei miei sette anni da studentessa. Ci preoccupammo di annientare del tutto gli ultimi Mangiamorte rimasti. Fu molto difficile, dati gli infiltrati, coloro che come il professor Piton rischiavano ogni giorno e che noi avevamo creduto “cattivi”, e tutti quelli che combattevano per la fine di una lunga epoca di atrocità.

Io, Harry e Ron fummo constretti a collaborare con Malfoy e Blaise. E’ strano come ancora oggi io non riesca a chiamarlo con il suo nome di battesimo, Draco.

 

-Mezzosangue, torna dentro. Fa freddo.- Hermione cercava di scaldarsi le mani alla meglio, coperta già da un pesante cappotto nonostante fosse ancora ottobre.

-A te che importa, Malfoy?- il ragazzo le si sedette accanto e si accese una sigaretta con fare non curante.

-Se ti ammali, non lavori. Se non lavori, non uccidiamo Mangiamorte. Se non uccidiamo Mangiamorte, non finiamo questa assurda collaborazione nostra con voi, tu, lo Sfregiato e Lenticchia.-aspirò una boccata di fumo, prima di spegnere la sigaretta per pigrizia.

-Se ti facciamo tanto schifo, puoi anche dirlo a Silente. Sicuramente saprà risolvere la questione.- il ragazzo la guardò intensamente.

-Ci fosse, l’avrei già fatto.- scacciò lontano col piede una minuscola pietra. La ragazza non lo degnò di risposta. Rimasero in silenzio per qualche minuto.

-Mi dici una cosa?- Hermione si voltò verso di lui. Non rispose, ma le diede silenziosamente il permesso di parlare.

-Ma perché ce l’hai tanto con noi? Noi non ti abbiamo fatto niente. Ci insulti dal primo momento in cui ci hai visti, ci dici di tutto eppure non ti provochiamo. Di noi tre rivolgi la parola solo a me, a mala pena anche. Non ti dico che tu mi debba essere riconoscente di qualcosa, ma lottiamo per la stessa causa. Non ti sembra sia arrivata l’ora di deporre l’ascia di guerra e iniziare un nuovo capitolo?- lo sentì ridere istericamente.

-Ma che dici, mezzosangue. Questo non potrà mai accadere. Non siamo fatti per essere amici, noi. Siamo cresciuti con mentalità diverse, in famiglie diverse. Sai perché vi disprezzo tanto? Voi dite di essere “sfortunati”, ma la realtà è che voi siete i più fortunati in questo mondo. Date e ricevete affetto, sapete vivere. E mi fate schifo perché state sempre a fare le vittime quando chi lo è davvero non lo fa.- fece per andarsene. Aveva parlato anche troppo.

-Tu sei uno di quelli, non è vero?- fu la goccia che fece traboccare il vaso. La guardò come non aveva mai fatto prima. Lì, con le mani in mezzo alle gambe e gli occhi bassi, con le labbra rosse per il freddo, non sembrava la ragazza forte di sempre. Sembrava…indifesa. E bella.

 

Come posso dimenticare? Come? Neanche due giorni dopo accadde l’imprevedibile. In quelle ore era cambiato, me ne ero accorta. Non facevo che trovarmelo da tutte le parti, ovunque andassi, e non faceva che provocarmi.

 

-Malfoy, adesso mi sono rotta. Basta. Levati di mezzo, io devo passare.- Hermione mise il broncio. Non solo l’aveva pedinata tutto il giorno, ma adesso non la faceva neppure avvicinare al suo dormitorio. Questo era davvero troppo. Contando il fatto che era Halloween e tutti erano rientrati dalle loro famiglie eccetto lei, Harry, Ron e Malfoy e Blaise, beh, la situazione si complicava. In giro non c’era davvero nessuno.

-E se non volessi?-

-Ma non importa che vuoi fare. Devo andare a farmi una doccia, quindi, se non l’hai ancora capito, togliti!- cercò di passare, invano.

-Non ci siamo capiti, tu non scappi.-

-Non sto scappando, Malfoy. Ma che vuoi?- lo guardò, quasi a volerlo sfidare.

-Te.- una parola. Bastò una parola perché rimanesse colpita e…tutto cambiasse.

-Ah si? E sentiamo, questo perché non vuoi passare tre giorni di fila in bianco in attesa che le tue amiche oche tornino? Ma fammi il piacere.- cercò ancora una volta di andarsene, ma lui la bloccò con il braccio.

-Si, hai ragione. In fondo, una che è stata con Potter non può certo stare con me. E poi perché perder tempo con te, quando posso avere chi voglio?-

-Appunto.- di nuovo provò a oltrepassarlo. Ma li fu più rapido. La incastrò tra lui e il muro. E la baciò. Fu il primo di tanti baci che le avrebbe concesso da allora.

 

In fondo non era la prima volta che baciavo un ragazzo. Cosa era cambiato? Mi ero sentita diversa per una volta e lui mi era sembrato non più il Malfoy che tutti conoscevano, ma solo un ragazzo semplice e in realtà solo. Iniziammo a vederci da allora. Di nascosto, certo, ma ben presto capii di non poter fare a meno di lui.

 

-Stanotte dormo da te.- Hermione dovette bere un bicchiere d’acqua prima di affogarsi con il sandwich che aveva in mano. Quattro parole sussurrate all’orecchio.

-Stai scherzando, spero.- cercò di riprendere un contegno. In fondo era come se non stessero comunicando tra loro. Lui, a due metri da lei, faceva finta di studiare, mentre lei si godeva il suo meritato pranzo al tavolo accanto.

-Non sono mai stato così serio, mezzosangue.- il suo poco dare interesse ad ogni cosa la innervosiva.

-Neanche io nel dirti che non se ne parla proprio.-

-Fa freddo giù ai dormitori. Tu hai la tua stanza personale ed un camino grande quanto la mia stanza.-

-E tu come lo sai?-

-Lavanda.-

-L’ammazzo la prossima volta. Come ammazzo te se ti presenti alla mia porta stasera.-

-No, non mi presento, tranquilla. Mi ci trovi già dentro ad aspettarti.-

 

Fu davvero così. E fu la nostra prima volta. Non credo ancora sia passato così tanto. Non posso crederci, e forse non voglio. Voglio piuttosto tenermi stretti i miei ricordi, quelli belli davvero. Con lui ho scoperto l’amore, quello vero, quello che leggevo nei libri e che credevo impossibile. Ma ho scoperto anche la difficoltà della separazione, quella che alla fine della scuola avviene spesse volte.

 

-Dobbiamo parlare.- Hermione stava parlando con Harry e Ron quando Draco le passo di fianco e la trascinò via con sé. Non ebbe nemmeno il tempo di replicare. Uscirono fuori in giardino, lì dove la prima volta si erano rivolti seriamente la parola.

-Immagino sia una cosa seria, vero?- Hermione abbassò gli occhi.

-Credo.-

-Te ne vai, vero? Mi lasci.- un’affermazione, netta.

-Si.- una parola, una sillaba e un mondo crollato in un istante.

-Devo spiegarti però.- le lacrime faticavano per non scendere. Lei non ce la faceva davvero più.

-Non fa niente, ho capito tutto.-

-No, Hermione, non hai capito nulla.- fece per raggiungerla, prendendole la mano. Lei si allontanò.

-Non fa niente, davvero. Non c’è niente che tu debba spiegarmi, tranquillo. Addio, Malfoy.- si voltò di spalle e iniziò ad andarsene.

-Una cosa la devi sapere però.- la raggiunse e la fece voltare. Come poteva lasciarla, come? Doveva. Aveva una cosa importante da fare, prima di tornare da lei. La guardò. Gli occhi lucidi e la voglia di non far scendere quelle lacrime. Ancora orgoglio e forza. Quello che lui non aveva. Era un codardo.

-Tornerò. Vado via per un po’. Devo fare una cosa importante. Ne va di noi due. Non so quanto starò via, ma tornerò.-

-Io non ci sarò ad aspettarti.- quelle parole lo ferirono più dell’addio. Hermione riuscì a liberarsi e a correre via. Quando molti metri erano ormai tra loro, ebbe la forza di guardarlo per un ultima volta. E di leggere il suo labiale: le aveva detto ti amo, con una mano sul cuore.

 

Si dice che del passato non si debbano avere né rimpianti né rimorsi. Beh, io uno ce l’ho. Non gli ho mai detto che quel “ti amo” dovevo dirlo io molto tempo prima di lui. Non gli ho mai fatto capire quanto importante fosse davvero per me. E adesso, a più di tre mesi di distanza, non faccio ancora che pensare a lui. Mi sveglio  la notte, lo sogno, non passa giorno che aspetto il suo ritorno.

Non l’ho voluto ancoltare quel giorno. E’ andato via per risolvere una questione in sospeso con i suoi. Come biasimarlo? Ma io gli ho detto che non l’avrei aspettato, quando la cosa che vorrei più di tutte adesso è vederlo varcare quella soglia e abbracciarlo.

 

-Herm, sei pronta?- Harry non è cambiato per niente. La scuola è finita e lui è sempre uguale. Vuole intraprendere la carriera di Auror, proprio come me, mentre Ron è stato preso come portiere in un’importante squadra di Quidditch.

Ah, dimenticavo.

Oggi è il mio compleanno. Compio 19 anni. E per quanto i miei amici abbiamo tentato di tenermelo nascosto, beh, so che mi hanno organizzato una festa a sorpresa. Meno male che ci sono loro. Sono la mia fonte quotidiana. Senza di loro non ce la farei.

-Arrivo. Devo truccarmi.- una linea di matita. Mi guardo allo specchio. Non sono poi così grande ancora.

-Dai, sei bellissima lo stesso. Su, ci aspettano.-

-Come andiamo da Ron?-

-Con la scopa.-lo guardo imbronciata. Lo sa che odio volare, anche se ormai ci ho fatto l’abitudine. Scuoto la testa e lui ride.

Mezz’ora tentando di rimanere in vita e siamo lì. Ci sono proprio tutti oggi a festeggiarmi. Tutti tranne uno. Ormai non spero più in un suo ritorno.

La festa prosegue fino a tardi. Sono le due e mezza e oltre ai miei vecchi amici che sono a dir poco brilli o ubriachi, non trovo più niente di divertente in questa festa. Harry mi si avvicina e mi da’ un bacio sui capelli. Sta andando via. La mattina dopo deve alzarsi presto.

-Grazie. Di tutto.- lo abbraccio. Sa che sono sincera.

-Ti voglio bene. Torna a casa. C’è ancora una sorpresa.- lo guardò stranita. Ho ricevuto i regali di tutti. So che il mi miglior amico è imprevedibile. Saluto tutti e mi Smaterializzo all’ingresso della mia casa. Nessun pericolo, perché ho messo vari incantesimi di protezione. Riesco a trovare le chiavi e ad aprire la borsa. E’ tutto buio, ma una strana luce viene dal soggiorno. Inizio ad avvicinarmi guardinga, con la paura che qualcuno sia entrato a casa mia. Trovo un tavolo apparecchiato e una candela accesa. Faccio qualche passo in più e delle mani mi coprono gli occhi.

Come non riconoscerle? Quelle mani mi conoscono meglio di me. No, è un sogno, mi dico. Non posso e non voglio crederci.

-Auguri di buon compleanno, mezzosangue.-  Non capisco più niente. Mi volto e me lo trovo davanti. E’ davvero tornato da me. Non ho parole da dire, non ho pensieri da pensare. Mi lascio abbracciare e lo bacio, forse come non ho mai fatto prima.

-Ehi, che accoglienza. Sono tornato per restare. Pensavo davvero non mi avresti aspettato.-

-Ti aspetterei tutta la vita.-

-Ti amo, te l’ho detto già.-

-Ti amo, io te lo dico solo adesso.-

-L’ho sempre saputo, mezzosangue.-

-Sei presuntuoso, Malfoy. Eppure sei il mio miglior regalo di compleanno.-

  
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