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Autore: oneisnone    04/04/2014    3 recensioni
Ship: Kurt/Sebastian
Rating: Verde
Summary: La vita e le convinzioni di Kurt vengono stravolte da Sebastian Smythe, che lo ha invitato ad un appuntamento al Lima Bean. Quello che il povero Kurt ancora non sa è che, per uno sfortunato o fortunato incidente, una volta aperta la porta della caffetteria nulla sarà più come prima. Perché non sai mai dove una porta può portarti, almeno fino a quando non ti ci trovi.
Warnings: dosi ingenti di stupidità e tenerezza a vagonate
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Doors
oneisnone

 
Il destino, quando apre una porta, ne chiude un’altra.
Dati certi passi avanti, non è possibile tornare indietro.

Victor Hugo

____________________________________________

 Capitolo 4

 

Kurt riusciva ancora a sentire le labbra di Sebastian premute sulle proprie, come se fosse ancora lì, caldo e forte contro di lui. Ma Sebastian non c’era, e quasi come a volerlo rincuorare, una fresca folata di vento gli accarezzò la pelle accaldata. Kurt era scalzo, i piedi immersi nella morbida e calda sabbia, il rumore delle onde che si infrangevano sulla battigia e l’urlo di qualche gabbiano a riempire il silenzio rilassante di quel piccolo paradiso. Si perse qualche minuto ad ammirare l’immensa distesa di acqua davanti a sé, fissando quella linea sottile in lontananza e immaginando le mille storie che avrebbe potuto raccontargli un posto del genere.

Dietro di lui, dando le spalle all’oceano, Kurt vide una bellissima casa a pochi metri dalla battigia. Sembrava silenziosa, disabitata da qualche tempo ma comunque magnifica, e anche se non era sicuro di cosa esattamente dovesse fare, decise di avvicinarsi per guardarla da vicino. Sentiva un dolce calore espandersi al centro del petto, guardandola. Come se qualcosa, una strana consapevolezza lo stesse spingendo in quella direzione. Sembrava una casa vissuta, amata. Sembrava qualcosa che Kurt avrebbe sicuramente amato, che avrebbe fatto sua. I piedi affondarono per l’ultima volta nella sabbia bianchissima, prima di salire le poche scale che portavano al piccolo portico e poi fino alla porta in legno scuro. Kurt l’aprì senza nemmeno pensarci, senza nemmeno chiedersi se fosse la cosa giusta da fare. Voleva vedere quella casa perché nel profondo sapeva che era qualcosa di molto importante, qualcosa che, in caso contrario, avrebbe rimpianto per il resto della propria vita.

Alle pareti, colorate con colori dolci e rilassanti, erano appese cornici di ogni grandezza; una mostra infinita di fotografie raffiguranti una famiglia felice, allegra, vera. Si avvicinò lentamente a una di queste, accarezzando la cornice nera impolverata e poi il vetro che la riparava; c’erano due bambini sorridenti che, Kurt ne era sicuro, non aveva mai visto, anche se sapeva di conoscerli. I due si abbracciavano, le guance paffute premute insieme mentre guardavano dritto verso l’obbiettivo. Un momento immortalato per sempre, qualcosa da poter raccontare negli anni, e Kurt desiderava veramente poter sapere la causa di quei due bellissimi sorrisi, la storia dietro quella fotografia. Voleva sapere la storia dietro ad ognuna di esse.

Un rumore improvviso proveniente dal piano superiore lo riscosse da quei pensieri. Salì le scale e seguì quel leggero rumore, camminando lungo il corridoio illuminato da una grande vetrata e guardando nelle stanze con le porte aperte. Si avvicinò ad una porta socchiusa e riuscì a distinguerla con chiarezza; una risata, forte e sincera. Ancora una volta sentì un’ondata di calore esplodergli nel petto e, stranamente, si ritrovò a sorridere felice, senza alcun motivo. Aprì lentamente la porta, mostrando ai propri occhi un’enorme camera da letto, senza nessuno all’interno. Solo i vecchi mobili impolverati e l’amore a impregnare l’aria. I suoi occhi finirono velocemente verso la grande porta-finestra, incantati ancora una volta dal maestoso tappeto di acqua, dall’Oceano e dalla spiaggia, prima di tornare attenti e vigili nella stanza. Le pareti bianche erano sommerse ancora una volta da fotografie. Questa volta, notò Kurt, non solo raffiguranti bambini, ma anche due uomini: mentre si abbracciano, si baciano, sorridono verso l’obbiettivo e si amano. Perché Kurt riesce quasi a sentire l’amore sulla propria pelle, uscire da quelle piccole fotografie e sfiorargli il cuore come in una leggera carezza. Kurt può vivere la vita dei due uomini attraverso le foto presenti in ogni angolo di quella casa, ma sa di poterla vivere ancora meglio; diventando quell’uomo. Perché Kurt lo sa, sa chi sono quelle due persone, le riconosce anche se la loro pelle non è più bella e liscia come una volta, anche se i loro capelli sono ormai bianchi e gli occhi luminosi contornati dalle rughe. Riconosce il verde brillante degli occhi di Sebastian, e il proprio, azzurro e profondo come sempre. È come vedere la propria vita scorrere e avanzare lentamente, anno dopo anno in ogni fotografia. Accarezza quasi inconsciamente quella che raffigura il loro matrimonio; Sebastian fasciato in quell’elegante abito nero e Kurt che lo tiene stretto a sé, mentre si scambiano un bacio dolce, le mani unite.

Questa volta non c’è nessun Sebastian ad attenderlo e accompagnarlo in questo folle viaggio. Kurt è da solo, non c’è nessuno con lui, ma è come se questa casa impolverata potesse parlargli, raccontargli di tutto ciò che è stato, delle persone che ha amato. E Kurt se ne rende conto, una vita con Sebastian non fa poi così tanta paura. Kurt lo ammette a se stesso, Sebastian non è così male come sembra. Sebastian è la persona che sente in quella casa, che vede nelle foto e nelle note scribacchiate frettolosamente su qualche pezzo di carta e poi abbandonato lì. Sebastian, pensa Kurt, potrebbe piacergli veramente. E forse già gli piace. Aveva bisogno di una spinta, qualcosa che gli aprisse gli occhi, che lo facesse svegliare per fargli vedere veramente ciò che ha davanti.

È come se avesse questo ricordo fisso nella mente, che gratta fastidiosamente la parete della sua testa, sforzandosi di uscire perché Kurt non riesce ad afferrarlo. E più Kurt ci prova, più questo gratta forte.

Ma è felice, lo sente anche nelle ossa e nel largo sorriso che sembra non avere intenzione di lasciare più le proprie labbra. Anche se la casa sembra lasciata a se stessa da molto tempo, anche se è fredda e silenziosa, Kurt la ama. Come potrebbe amare Sebastian, un giorno.

È un sentimento che è ancora nascosto nel proprio cuore, ma è qualcosa di reale, che aspetta solo di essere liberato e vissuto. Qualcosa che, in futuro, Kurt non avrebbe problemi ad accettare. Il fatto è che Kurt ha già iniziato ad accettare Sebastian nella propria vita, ha già iniziato molto tempo prima. Anche solo quando ha accettato quell’appuntamento al Lima Bean, Kurt ha aperto una delle prime porte per invitare Sebastian a mettere radice nella sua vita, nel suo cuore.

Kurt si diresse di nuovo sulla spiaggia con gli occhi rivolti verso l’Oceano, come se non riuscisse a distogliere lo sguardo da quello spettacolo naturale. Il sole era ormai basso nel cielo, pronto a lasciare spazio alla sera. Era ancora intento a contemplare la luminosa sfera sparire oltre la linea dell’Oceano, quando l’improvvisa sensazione di aver appena ricevuto in faccia una secchiata di acqua fredda lo colpì, togliendogli il fiato per una manciata di secondi. Si toccò la faccia, asciutta.

Poi di nuovo; il dolore alla testa, il sedere indolenzito e il silenzio. Riuscì a lanciare un ultimo fugace sguardo alla casa, come se volesse memorizzarla perfettamente nella propria testa prima che il buio calasse sui suoi occhi, oscurando il mondo intero. Di nuovo.

Era quasi come svegliarsi dopo un lungo sonno, come se avesse dormito per anni interi e la sua mente e il suo corpo non fossero più in grado di funzionare correttamente dopo così tanto tempo. Fece fatica ad aprire gli occhi, e quando ci riuscì la luce era davvero troppo forte, tanto che lo costrinse a richiuderli velocemente. Sentì una voce chiamarlo, sembrava lontana anni luce, poi una mano stringergli forte il braccio, rassicurandolo.

Kurt non ricordava molto, solo di essere andato al Lima Bean per l’appuntamento con quell’idiota di Sebastian, poi il buio assoluto.  Più ci provava, più non riusciva a ricordare cosa era accaduto dopo. Sapeva di essere disteso sul pavimento, sentiva le fredde mattonelle premere contro il proprio corpo. La testa gli faceva male e il sedere pulsava in modo doloroso, doveva esserci caduto sopra. Provò di nuovo ad aprire gli occhi e, finalmente, riuscì nell’intento. Il soffitto del Lima Bean non era il miglior bentornato del mondo, ma era qualcosa sicuramente migliore del buio assoluto. Si tirò su lentamente, appoggiandosi prima sui gomiti e poi seduto, le gambe distese davanti a sé. C’era una mano, premuta con decisione sulla propria schiena, che lo aveva accompagnato in tutta la manovra per rialzarsi. Non aveva la minima idea di chi fosse il proprietario ma voleva davvero voltarsi per ringraziarlo. Non sapeva perché, ma era convinto che fosse la stessa persona che, qualche minuto prima, lo rassicurava.

Sul pavimento, proprio accanto a sé, c’era un bicchiere vuoto di vetro, e quasi come se avesse ripreso la sensibilità del proprio corpo solo in quel momento esatto, si rese conto di avere la faccia completamente bagnata. Evidentemente qualcuno aveva ben pensato di tirargli dell’acqua gelata addosso, perché ora sentiva freddo e non riusciva a smettere di tremare.  

«Kurt, come ti senti?» domandò qualcuno dietro di sé.

Kurt quasi non fece caso al fatto che quel qualcuno sembrava conoscerlo, quasi non si rese conto del fatto che conosceva quella persona. E sorrise ebete, perché quella voce sembrava quasi l’antibiotico per le sue ferite, una carezza leggera sulla pelle.

«Kurt?» domandò nuovamente il ragazzo, la mano ancora premuta alla base della schiena di Hummel.

E questa volta Kurt si girò, sorridendogli educatamente e con riconoscenza. E non fu uno shock come immaginava, quando si ritrovò a pochi centimetri da Sebastian, inginocchiato al suo fianco con un’espressione preoccupata dipinta sul volto.

Kurt si sentì come se vedesse Sebastian Smythe per la prima volta nella sua vita, come se non avesse mai guardato veramente in tutto quel tempo trascorso. Non sapeva spiegarsi il motivo dell’improvvisa esplosione di calore nel proprio petto, o l’imbarazzante e radioso sorriso che si allargava sempre di più sulle proprie labbra. Non sapeva spiegarsi molte cose, Kurt, come quella strana e urgente sensazione di dover ricordare qualcosa, senza però riuscirci. Qualcosa di davvero importante, un ricordo lontano. Ma Sebastian continuava a guardarlo in quel modo, e Kurt non poteva perdersi nei propri pensieri, perché era ancora davanti alla porta del locale, seduto sul pavimento del Lima Bean con la faccia completamente bagnata e un gruppo di clienti a fare da spettatori.

«Ciao Sebastian.» sussurrò Kurt, massaggiandosi lentamente la nuca indolenzita.

Sebastian alzò gli occhi al cielo e lo aiutò ad alzarsi, afferrandolo saldamente con le proprie braccia e trascinandolo ad uno dei tavoli liberi più vicini. Kurt si sedette, facendo attenzione ad appoggiare il sedere sulla sedia. Doveva aver fatto una di quelle cadute senza precedenti.

Sebastian lo guardò con attenzione per qualche secondo, alla ricerca di ferite visibili sul corpo, prima di scusarsi e allontanarsi il secondo dopo, mormorando qualcosa velocemente. Tornò due minuti dopo, un asciugamano in una mano e una tazza di caffè caldo nell’altra.

Sebastian gli porse la tazza di caffè, che Kurt afferrò con un sospiro di sollievo e gratitudine. Sorrise di nuovo all’indirizzo di Smythe, felice e rilassato rispetto a qualche momento prima. Il ragazzo prese una sedia, la trascinò al fianco di Kurt e si sedette, si guardarono qualche secondo negli occhi prima di sorridere.

Passarono qualche minuto così, in silenzio; Sebastian occupato ad asciugare il volto e i capelli di Kurt, mentre quest’ultimo si perdeva nei propri pensieri, ancora alla ricerca di quel ricordo importante che non riusciva ad afferrare. Era frustrante perché sapeva con certezza di dover ricordare, come se da quel ricordo dipendesse tutta la sua vita. Come un sogno che sfugge dalle tue mani una volta aperti gli occhi. E più provi a ridisegnare i contorni, più questi diventano sbiaditi e confusi.

«Sei un idiota.» disse Sebastian dopo che ebbe terminato.

Kurt sbuffò e chiuse gli occhi, massaggiandosi di nuovo la nuca.

«Sei caduto come un idiota,» continuò Sebastian, «Come cavolo hai fatto a non vedere il cartello che avvertiva del pavimento bagnato?»

«Io non-» Kurt provò a rispondere ma Sebastian lo interruppe immediatamente. A dire la verità, lui, il cartello che avvertiva del pavimento bagnato e pericoloso, non l’aveva nemmeno notato.

«Sei un idiota.» ripeté per l’ennesima volta, Sebastian. Kurt non ne poteva più, non era lì per sentirsi dire di essere un totale idiota senza speranze, che era caduto come un coglione, che aveva sbattuto la testa ed era svenuto. Non era questo di cui aveva bisogno ora. Aveva solo voglia di chiudere gli occhi e concentrarsi sul ricordo del sogno che aveva fatto mentre era privo di sensi. Voleva solo ricordare.

«Beh,» sospirò Kurt, «Ti ringrazio, Sebastian.»

«E mi hai fatto preoccupare a morte.» sussurrò Sebastian con un filo di voce, come se si vergognasse delle sue stesse parole. Kurt avvertì chiaramente qualcosa cambiare nell’aria, non aveva idea di cosa fosse ma era piacevole.

«Mi dispiace.» Kurt rispose sinceramente. Allungò una mano sul tavolino e strinse quella di Sebastian, che ricambiò la stretta e sorrise, meno cattivo.

«Ma rimani comunque un idiota.» si riprese velocemente, strinse la mano di Kurt un’ultima volta e poi la lasciò andare, alzandosi. «Andiamo principessa, ti porto a casa.»

«Ma-» provò a protestare, Kurt, inutilmente.

«Nessun ma, Kurt, non voglio sentire nemmeno una parola. Non ti lascerò guidare in queste condizioni, non riesci nemmeno a camminare.» Sebastian afferrò Kurt per un braccio e lo aiutò ad alzarsi, trascinandolo poi fuori dal locale.

«Te l’ho mai detto che sei uno stronzo prepotente e nessuno ti sopporta?» domandò Kurt, sbuffando.

«Sì,» annuì questo, un sorriso sincero sulle labbra e gli occhi luminosi, «Ma ricordo che uno strano tizio, quando avevo circa cinque anni, mi disse che ero un bambino meraviglioso e che se i bambini del parco non volevano stare con me, allora erano loro a perderci.»

Kurt rimase in silenzio, curioso.

Sebastian allora rise, scuotendo leggermente la testa, ritornando a quel ricordo appartenente ad un passato lontano. «Pensa che ero convinto fosse un angelo.» rise di nuovo, «Ricordo di essere corso da mia madre, urlando di aver conosciuto questo bellissimo angelo, e che un giorno sarebbe tornato da me, perché lui me lo aveva promesso.»

Hummel lo guardò con gli occhi grandi come piattini. «Scherzi, vero?»

Sebastian aprì la portiera della macchina e aiutò Kurt a salire. Fece velocemente il giro della macchina e salì, mettendo subito in moto l’automobile.

Kurt gli tirò una gomitata nelle costole, «Allora? Sputa il rospo!»

Sebastian alzò gli occhi al cielo e rise, uscendo dal parcheggio del Lima Bean. «Ero un bambino, Kurt» si giustificò, «Questo tizio è sbucato all’improvviso dalla casa per i bambini; sai quelle piccole, di plastica, tutte colorate e minuscole-»

«Sì sì, vai avanti.» lo incitò curioso.

«E non ricordo che aspetto avesse, non ricordo nulla di lui. Ma so con certezza di aver pensato che fosse un angelo, il più bello che avessi mai visto… Ed era lì, per me, era venuto a giocare con me.»

Sebastian fermò l’auto al semaforo, aspettando il verde. «Quel giorno ho pensato di essere il bambino più fortunato del mondo.» Si voltò verso Kurt, sorridendogli con una strana scintilla negli occhi.

«Lo sono anche adesso.»

Notes:______________________________________
E quindi finisce così, con Kurt che non ricorda nulla e Sebastian che invece ricorda un certo angelo. Questi “viaggi nel tempo” potrebbero essere accaduti veramente, o magari potrebbero essere stati solo un folle sogno di un Kurt privo di sensi, e noi non lo sapremo mai.
Spero davvero che questa brevissima storia vi sia piaciuta, che vi abbia lasciato almeno un sorriso. Vi ringrazio per aver letto e recensito, vi ringrazio per tutto perché siete fantastici e mi fate sorridere ogni volta.
A presto, magari con altre storie - ah, quasi dimenticavo, se magari ve le siete perse siete imperdonabili e siete interessati vi sto obbligando, ho pubblicato due nuove OS, le trovate qui sul profilo quindi andate a leggerle ORA. Su su, correte!

   
 
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