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Autore: Simonne Lightwood    04/04/2014    2 recensioni
PRESUNTA PRIMA PARTE DI COHF, incentrata sul ritorno dei Malec. Una riappacificazione che però avverrà nel più inatteso dei modi.
Un pericolo incombe sui figli di Lilith, minacciando la vita di Magnus. E se neanche i suoi poteri gli fossero d'aiuto questa volta? E se Alec , il suo ormai ex fidanzato, fosse l'unico in grado di salvarlo dalla crudeltà di Sebastian?
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alec era seduto al grande tavolo rotondo, in cucina, e stava girando da ormai cinque minuti il cucchiaino nella sua tazza di caffèlatte ancora piena.
Aveva fatto uno strano sogno, quella notte, e stava ancora cercando di capirne il significato. 

Si trovava in cielo, in mezzo a decine di angeli dalle ali dorate. Attorno a se vedeva gli imponenti castelli abitati dai simili di Raziel, che si innalzavano in tutta la loro maestosità nel cielo sconfinato. Sembravano i castelli delle fiabe che i mondani raccontavano ai loro bambini, aveva pensato Alec, ma erano fatti di adamas. Fiumi di fuoco celeste, simile a lava azzurra, serpeggiavano tra i castelli, estendendosi all'infinito. 
Il ragazzo si era guardato attorno, nel tentativo di riconoscere qualche volto familiare e, quando finalmente aveva trovato la sua famiglia e i suoi amici, nessuno di loro sembrava accorgersi della sua presenza. Jace e Clary ridevano e ballavano al ritmo di una melodia che sembrava provenire dal nulla. Entrambi avevano un paio d'ali, come quelle degli altri angeli, che spuntavano dalle scapole. Alec chiamò più volte Jace, cercando di attirare la sua attenzione, ma i suoi occhi sembravano vedere solo Clary, sentire solo la sua voce, avvertire solo la sua presenza. Poco più in là vide Isabelle, con le stesse ali angeliche, ballare con Simon, che invece le ali non le aveva, ma sembrava comunque felice e spensierato in compagnia della ragazza. C'erano pure Jordan e Maia, che si rincorrevano zigzagando tra i castelli, ridendo come dei bambini. Nessuno lo aveva degnato di uno sguardo. Alec abbassò lo sguardo e gli mancò il fiato nel vedere i grattacieli di New York dall'alto. Più in la c'era Brooklyn, rappresentata dal suo magnifico ponte. Lo sguardo del ragazzo si soffermò su un edificio di mattoni rossi, che aveva un aria così familiare.. Alec si accorse di provare l'assurdo desiderio di tornare sulla terra e ciò che più lo preoccupava era il fatto di non sapere il perchè. Era in paradiso, tra magnifici angeli danzanti, lontano dai demoni contro i quali aveva combattuto tutta la vita, dal sangue, dalle guerre, da ogni forma di dolore. Eppure non era felice, lassù. Sentiva che gli mancava qualcosa, che una parte di lui era rimasta sulla terra e che non poteva fare a meno di essa. Era come se un'enorme mano invisibile stesse cercando di trascinarlo giù, verso il basso..
 
-Alexander! - Il Nephilim alzò lo sguardo dal caffèlatte che si ormai raffreddato e si accorse dei due sguardi puntati su di lui, che sembravano attendere una risposta. -È la terza volta che ti chiamo - Maryse era in piedi davanti ai fornelli, con i capelli raccolti in uno chignon ordinato e un piatto di pancake fumanti in una mano -Vuoi degnarmi almeno di una risposta? - 
Sentì Jace ridacchiare, mentre addentava il terzo pancake che aveva nel piatto. 
-Scusa, mamma. Stavo pensando ad una cosa e.. non ho sentito ciò che hai detto. - si scusò Alec, arrossendo leggermente.
Maryse alzò gli occhi al cielo -Ultimamente sei sempre immerso nei tuoi pensieri. Sono proprio curiosa di sapere cosa frulla nella tua testa. - 
Alec abbassò nuovamente lo sguardo sulla sua tazza -Beh, ecco.. in realtà io.. - 
-Non importa, lascia perdere. - Disse sua madre, rassegnata -Comunque, ti ho chiesto se volevi un pancake. Ultimamente mangi poco e niente, sto iniziando a preoccuparmi. Sei per caso malato? Devo chiamare i Fratelli a venire a farti una visita o.. -
-Mamma - la interruppe il figlio -sto bene. Non ho fame, ma stai tranquilla. Non sono malato, non devi preoccuparti. -
-Se Alec non ha fame, lo mangio io il suo pancake - propose Jace, entusiasta. 
Alec abbozzò un sorriso divertito. A volte si dimenticava del fatto che suo fratello poteva mangiare come un maiale, senza mettere su un grammo.
Dopo un attimo di esitazione, Maryse staccò gli occhi dal figlio. -E va bene. Ma finita la colazione, dovete aiutarmi a sparecchiare. - Disse la donna, mettendo il pancake nel piatto del biondo. 
-A proposito, dov'è Izzy? - chiese Jace, parlando mentre masticava.
-Probabilmente è ancora a letto. - Rispose il moro -Era stanca, ieri sera. Dopo l'appuntamento col vampiro si è imbattuta in un demone Fame e l'ha fatto a pezzi. -
Il suo parabatai fece una smorfia di disgusto. -Luride creature, i Fame. Inghiottono tutto ciò che incontrano sul loro cammino. -
Mentre Alec stava per replicare, la porta della cucina si aprì ed entrò Isabelle, seguita da una ragazza minuta, bionda, con due grandi occhi viola. Se non gli piacessero i ragazzi, Alec pensò che probabilmente l'avrebbe trovata carina. 
Ma chi era quella sconosciuta? E cosa ci faceva a casa loro di sabato mattina? Jace e Maryse si voltarono verso di lei, con uno sguardo interrogativo.
-Vedo che abbiamo un'ospite - disse la madre dei tre fratelli, con un sorriso cortese sulle labbra.
Vedendo che Taylor stava leggermente tremando, Isabelle le appoggiò una mano sulla spalla, in segno d'incoraggiamento. 
-Salve, signora Lightwood. Mi chiamo Taylor - disse la bionda, dopo aver preso il coraggio di parlare -Taylor Lightwood. Vi chiedo di ospitarmi qui, all'Istituto, per un certo periodo. Non ho nessun altro posto dove andare. - 

Venti minuti dopo..

-Mamma? Mamma, stai bene? - Isabelle era inginocchiata di fronte alla madre, seduta su uno sgabello in cucina. 
Man mano che Taylor andava avanti con il suo racconto, la donna era diventata sempre più pallida, fino ad assumere l'espressione di chi ha visto un fantasma.
-No, non sto bene. Non sto affatto bene - la donna si coprì il volto con le mani, come per cercare di nascondere ai suoi figli la sua angoscia.
Jace e Alec, scioccati, spostavano lo sguardo dalla madre alla nuova arrivata e poi viceversa. Taylor se ne stava in un angolino, giocherellando nervosamente con l'anello che portava al dito. Forse era stato tutto uno sbaglio. Forse non sarebbe mai dovuta andare a New York a cercare di farsi accogliere all'Istituto da persone che la odiavano ancor prima di averla conosciuta. Ma cos'altro avrebbe potuto fare, nella situazione in cui si trovava?
-Ti senti male? - chiese la figlia, in tono allarmato. -Vuoi che vada a prendere la cassetta con le medicine? Se vuoi posso..-
-Isabelle, sto bene.. fisicamente. - la interruppe Maryse, spazientita.  -Non posso credere a ciò che ho appena sentito. Non posso credere che mio marito abbia avuto una figlia con quella.. - si morse la lingua, lasciando la frase in sospeso. Non voleva dire parolacce davanti ai suoi figli. Lei avrebbe dovuto essere un esempio per loro.
-Perchè non ce l'hai mai detto? Perchè non ci hai mai detto che Robert ti ha tradita?- chiese Jace, alzandosi dallo sgabello -Io e Izzy abbiamo sedici anni, Alec ne ha diciotto. Non pensi che siamo abbastanza grandi per saperlo? - 
Alec spostò lo sguardo sulla sorella, che sembrava particolarmente interessata alle proprie pantofole e, vedendo che lei era l'unica a non sembrare sconvolta da quella notizia, si alzò bruscamente dallo sgabello. 
-Isabelle! Tu lo sapevi. Tu sapevi che papà ha tradito mamma e non ci hai mai detto niente! Come hai potuto?! - 
-Sentite, mi dispiace. - Disse infine Isabelle -La mamma mi aveva chiesto di non dirvi niente, e non volevo disubbidirle. E anche se ve lo avessi detto, cosa sarebbe cambiato? Avrebbe solo peggiorato le cose. -
-E tu pensavi che la verità non sarebbe venuta a galla prima poi? - Chiese Jace, alzando la voce.
-Basta così. - Il tono di Maryse non accettava repliche. -Se non ve l'ho mai detto era solo per il vostro bene.Non volevo causarvi ulteriori preoccupazioni. -
-Sentite, ho capito di non essere gradita qui. - Disse infine Taylor, che si era evidentemente stancata di quella discussione. -Ora prendo le mie cose e me ne vado. Non era mia intenzione farvi litigare, vi porgo le mie scuse. Volevo solo avere un posto in cui essere ospitata finchè non avrei trovato un altro alloggio e sono venuta qui perchè desideravo conoscere i miei fratelli. Ma non importa, ora me ne vado. - la bionda si incamminò verso l'attaccapanni, per prendere il suo cappotto. 
-Aspetta - la fermò Maryse, facendola voltare verso di lei -non posso semplicemente cacciarti via da qui. Per legge, l'Istituto deve offrire asilo a tutti i Nephilim in difficoltà o che non hanno un posto dove andare. -
-Vuoi dire che rimane qui, con noi? - Alec guardava sua madre come se fosse pazza. 
-Siamo tenuti ad ospitarla, Alexander. Non abbiamo altra scelta. Avere problemi con il Conclave, in questo momento, è l'ultimo dei miei desideri. -
Per qualche secondo, nella cucina calò un silenzio imbarazzante. Fu Taylor a parlare per prima. 
-Non voglio essere un peso per voi, e vi prometto che non lo sarò. In cambio della vostra ospitalità vi offro il mio aiuto. So che vi state preparando per affrontare Jonathan Morgenstern. Io ero presente, quella notte, nella pianura di Brocelind, quando Valentine ha mandato il suo esercito di demoni contro i gli Shadowhunters. Ho ucciso una decina di demoni in quella battaglia, ma non sono riuscita a salvare mia madre. - la voce di Taylor si spezzò, nel pronunciare le ultime parole. 
I Lightwood ora erano tutti in piedi e la stavano guardando in attesa che proseguisse.
-So che il figlio di Valentine è molto simile a lui. Forse non ha lo stesso obiettivo, ma è altrettanto determinato e spietato.Lasciate che vi aiuti contro di lui.-
Jace rise. -Pensi davvero di esserci d'aiuto? Per tua informazione, biondina, io sono uno dei migliori Shadowhunters sulla faccia della terra. Isabelle è altrettanto brava e in più abbiamo a disposizione tutti i membri del Conclave..-
-Non essere sgarbato, Jace. Non ci si rivolge così a una ragazza, dovresti saperlo. -Disse Maryse, più per educazione che per altro.
-Io non metterei in dubbio le mie capacità senza ancora aver visto ciò che so fare, Jace Herondale. - Taylor stava guardando il biondo con espressione di sfida. L'imbarazzo che colmava i suoi occhi fino a pochi minuti prima sembrava sparito e le sue labbra erano atteggiate in un sorriso malizioso. 
Alec e Isabelle, intanto, stavano osservando la scena con interesse. 
-Mi stai per caso sfidando, biondina? - Jace era sorpreso e divertito allo stesso tempo. Nessuna ragazza, a parte Clary, gli aveva mai parlato in quel modo. Di solito si limitavano fissarlo con adorazione, spesso senza nemmeno avere il coraggio di avvicinarlo. 
-Si, ti sto sfidando a un duello. Prendi la tua spada e andiamo nella sala degli allenamenti. -
-Oh, per l'Angelo - borbottò Maryse. 
-Se riesco a disarmarti per prima, mi lascerete venire con voi in battaglia ogni volta che lo vorrò. - propose Taylor.
-E se dovessi essere io a disarmarti per prima -cosa che molto probabilmente accadrà - cosa succederà? - Chiese Jace, avvicinandosi alla ragazza con una movimento aggraziato.
-In quel caso.. ammetterò che non sono una combattente in gamba come credevo e non insisterò per combattere insieme a voi. - 
-Ci sto - rispose semplicemente Jace -andiamo in armeria a prendere le spade. - 

Qualche ora dopo..

-Ventitre secondi. - ripetè Jace, stuzzicando con la forchetta la crepe alla nutella che aveva nel piatto. 
-Lo hai già detto tre volte, Jace, possiamo cambiare argomento, ora? - chiese Clary, abbassando lo sguardo sulla sua tazzina di caffè quasi vuota.
Quel pomeriggio si erano messi d'accordo per incontrarsi da Taki. Clary aveva voglia di vedere il suo ragazzo, ma era sottinteso che Jace non fosse il benvenuto a casa sua. Dopo quello che Lilith aveva fatto a Jace, circa un mese prima, Joselyn aveva proibito a Clary di continuare a vederlo, dicendole: ''Non ho alcuna intenzione di permettere a mia figlia di frequentare un ragazzo posseduto dal demonio!''.
In realtà Joselyn sapeva bene che ciò che era successo non era colpa di Jace. Clary era convinta che sua madre usasse questa scusa perchè il Nephilim non le era mai piaciuto, in quanto figlio di Valentine. 
-Ma è assurdo! Lei è solo una ragazzina, e in più è venti centimetri più bassa di me, è impensabile.. - 
-Jace - Clary posò la propria mano su quella del ragazzo -Non vuoi proprio accettare una sconfitta da parte di una ragazza, eh? - la Cacciatrice rise, e Jace intrecciò le loro dita.
-È strano pensare a lei come a un nuovo membro della famiglia. - Disse lui, cambiando argomento. - Voglio dire, tre mesi fa abbiamo perso Max ed ora veniamo a scoprire che Alec e Izzy hanno una sorellastra.-
Jace aveva raccontato a Clary ciò che era successo, quella mattina. Le aveva parlato dell'arrivo improvviso di quella ragazzina timida, ma allo stesso tempo determinata, della sua rivelazione, della reazione di Maryse, del duello tra i due. Le aveva anche raccontato del fatto che Taylor lo avesse disarmato dopo soli ventitre secondi, lasciando a bocca aperta non solo lui, ma anche il resto della famiglia. Ma non le aveva detto che Alec e Isabelle, dopo aver assistito alla scena, lo avevano preso in giro per il resto della mattinata, sotto lo sguardo divertito di Taylor. 
-È assurdo, lo so. Ora però mi hai fatto incuriosire, vorrei conoscerla. -
-Abbiamo fatto un patto io e lei, prima del duello. Se lei fosse riuscita a disarmarmi le avremmo concesso di venire a caccia con noi e seguirci in battaglia ogni volta che lo avesse desiderato. Quindi, sta tranquilla, la conoscerai presto. -
-Sai per quanto tempo resterà all'Istituto? - chiese Clary, giocherellando con l'anello dei Morgenstern, appeso alla catenina che portava al collo.
-No, non si sa ancora. Probabilmente fino al momento in cui troverà un altro posto dove stare. È Robert il colpevole di questo casino, e sarà lui ad occuparsi di sua figlia. - 
-Stasera torna a casa, giusto? Gli verrà un bel colpo nel vedere voi, insieme a Taylor,  ad aspettarlo tutti insieme a tavola. - disse Clary, in tono sarcastico. 
Jace rise. -Non vedo l'ora di vedere la sua faccia. Maryse farà una scenata memorabile. -

Mezz'ora dopo, Jace era sulla metropolitana, diretto all'Istituto. Avrebbe voluto restare con Clary, ma proprio non poteva. Il mattino seguente sarebbe arrivato il Conclave per l'assemblea e Maryse aveva ordinato ai ragazzi di aiutarla con le pulizie. Sapeva quanto sua madre tenesse ad avere la casa pulita. 

Quella sera..

Jace, Alec, Isabelle, Taylor e Maryse erano seduti a tavola. Nella cucina si era diffuso lo squisito aroma della pasta al ragù e Jace sentiva il suo stomaco brontolare. Le due donne stavano conversando tra di loro, Alec era silenzioso e stava masticando lo stesso grissino da cinque minuti. In momenti come quello, Jace avrebbe proprio voluto sapere a cosa stesse pensando. Il moro aveva chiesto a sua madre a che ora sarebbe arrivato il Conclave già tre volte, quella mattina. Sembrava che non vedesse l'ora di affrontare l'argomento Sebastian.
Taylor era seduta di fronte a lui, visibilmente a disagio. Jace non poteva biasimarla, tra poco sarebbe arrivato suo padre, che di certo non si sarebbe aspettato di trovarla lì.
 Jace sentì il suono di una chiave che veniva girata nella serratura, il cigolio della porta che si apriva, il familiare rumore di passi del suo padre adottivo e il miagolio di Church, che aveva riconosciuto il suo padrone. Poi la porta della cucina si aprì e Robert fece il suo ingresso. 
Maryse, che teneva un calice di vino in una mano, fu la prima a parlare. -Bentornato, mio caro. Ti stavamo aspettando. - 

ANGOLINO DELL'AUTRICE:
Non ci sono i Malec, lo so. Ma vi prometto che rimedierò nei prossimi capitoli, in particolare nel settimo o nell'ottavo.. :)
-Simo
  
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