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Autore: Alue    04/04/2014    2 recensioni
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXX
 
-Come sta? –domandò mia madre a qualcuno che non avevo capito chi fosse al telefono- Capisco… beh, spero che non gli abbia fatto troppo male. Jonghyun è stato troppo impulsivo, si capisce, ma credo che si sia spaventato. Credeva che Kibum le potesse fare qualcosa… non prendertela più di tanto con lui, Feffe, non sapeva come stavano le cose e nemmeno Ilaria. Avremmo dovuto dirlo almeno a lei che non era passata a Kibum-, la sentii rammaricarsi.
Mi ero nascosta dietro al muro, seduta sulle scale ad ascoltare la conversazione, confermando le frettolose ipotesi che avevo formulato la sera prima: mia madre aveva sempre saputo tutto, anche più di Federica.
-Certo, non credo che si farà problemi a parlargli. Se era ubriaco, Jong saprà perdonarlo… ciò che mi preoccupa è se passerà facilmente sul fatto di non aver detto nulla sui suoi sentimenti per Ilaria. Conoscendo Jong, magari l'avrabbe aiutato essendo suo amico -la sentii continuare a parlare- … povero Kibum, mi fa tanta pena. Ho sempre voluto un mondo di bene a quel ragazzo… in questi ultimi tempi è stato come un altro figlio per me-.
Mia madre sospirò profondamente affranta: -E i genitori? –domandò poco dopo- Ah… l’hanno consolato. Meno male. L’abbiamo aiutato così tanto anche con loro… avrei voluto veramente che Ilaria s’innamorasse di Kibum come lui con lei, ma non potevo costringerla. Non possiamo negare che tuo fratello abbia il suo fascino, posso immaginare perché abbia scelto lui –cercò di sdrammatizzare- Va bene… a che ora pensi di poter venire? Alle quattro? Sì,  non ci sono problemi. I ragazzi sono a casa, perciò potrete venire quando volete- fece una pausa per ascoltare e rispose- Sì, nessun problema, porta anche lui. Si sentirà uno straccio sapendo quello che ha combinato ieri. –osservò triste- Mio marito ed io saremo a lavoro e Nanà dalla baby sitter, non preoccuparti non disturbate. A presto, Feffe, e salutami tanto Kibum-, disse mia madre riattaccando.
Restai per un momento sulle scale a pensare: Federica sarebbe venuta quel pomeriggio insieme ad Hongki per far riconciliare Kibum con Jonghyun, ma come mi sarei comportata? Non potevo distruggerlo ancora di più con la mia presenza. Forse sarebbe stato meglio se per molto tempo Kibum ed io non ci fossimo più parlati. Se fossimo restati lontani per un po’ le cose sarebbero andate meglio?
“Sarebbe stato tutto più semplice se non fossi mai esistita”, pensai alzandomi dalle scale e sentendo la porta della camera di Jong aprirsi.
Entrai in cucina e trovai mia madre intenta a giocherellare con il telefono, che subito mi guardò, ma non rimase troppo sorpresa dal mio viso senza espressine. Mi sentivo vuota, come se mi fossi auto-anestetizzata.
-Ciao, bocciolo… sta mattina hai un faccino così sbattuto-, mormorò alzandosi e prendendomi fra le sue braccia.
-Mamma… perché non mi hai detto dall’inizio che Kibum…-, mormorai posando la testa sulla sua spalla.
-Gli avevo promesso di non dirtelo, ma se avessi saputo dall’inizio che il tuo cuore appartenava già a Hyun Joong, non l’avrei mai sostenuto così tanto -rispose accarezzandomi i capelli- mi dispiace così tanto, tesoro-, disse dispiaciuta. Sciolsi l’abbraccio e mi sedetti a tavola con l’aria ancora sofferente, così mia madre pensò bene di prepararmi una tisana rilassante: in quei momenti mi faceva sempre bene.
-Mi chiedo come dovrò comportarmi adesso –dissi prendendo la tazza di tirana che cominciò subito a farmi sudare per il caldo di giugno, e vedendo mia madre sedersi accanto a me- se cerco di consolarlo dicendogli che non fa niente, gli farei comunque del male, ma se gli sto lontano forse potrebbe…-.
-Lo feriresti comunque –mi fermò mia madre- perché sei sempre stata sua amica e perderti da un giorno all’altro, con la consapevolezza di aver sbagliato, gli farebbe ancora più male-, mormorò saggiamente.
-Ma se continuo a stargli accanto come amica, Jong si arrabbierebbe con me per non averlo lasciato in pace. Mamma, Kibum è il suo migliore amico, e per quanto ce la possa avere con lui, sicuramente ce l’ha più con me, dato che gli ho nascosto sia di lui, che di Hyun Joong!-, dissi agitandomi.
Alle mie spalle sentii i passi lenti di Jong scendere le scale e sospirai, ma mamma mi sorrise spostandomi una ciocca di capelli ondulati dietro le orecchie, per poi alzarsi: -Vi lascio soli-, sussurrò.
Sorseggiai la tisana e guardai Jong prepararsi una tazza di latte con la coda dell’occhio. Si sedette di fronte a me con il bicchiere colmo di latte e dei biscotti, ma non fiatò, così rimasi in silenzio fin quando non fui arcistufa della colonna di ghiaccio che c’era fra noi due.
-Jong, io…-, provai a dire alzando gli occhi.
-Ho sentito te e zia parlare… -mi fermò, ma senza guardarmi- non ce l’ho con voi. Non ce l’ho con nessuno, né con te, né con Kibum, né tanto meno con zia o con Federica, anche se mi sono arrabbiato con lei ieri sera –mormorò alzando gli occhi su di me. Sembrava dispiaciuto- Kibum è il mio migliore amico e tu sei mia sorella: mi sarei dovuto accorgere da solo che qualcosa era cambiato. Ti voglio bene, sorellina, e mi dispiace di aver contribuito alla scenata di ieri sera. Sono arrivato quanto ti è saltato addosso per baciarti e non ci ho visto più. Avrei dovuto calmarlo, e invece… ho rovinato la serata ancora di più-, commentò in un sospiro.
Jonghyun sembrava triste quanto me dell’accaduto e per la prima volta mi sentii rasserenata dalle sue parole. Avevo temuto il peggio, ma a quanto sembrava la notte gli aveva portato consiglio e l’aveva fatto ragionare prima che tutti noi potessimo parlargli. In quell’ultimo mese, a cominciare dalla scoperta di Federica e Hyun Joong, mio fratello era maturato incredibilmente e ciò mi faceva piacere.
Allungai una mano per prendere la sua e sorrisi: -Scusami tu… ho avuto fin troppi segreti con te, ma sono felice che tu non sia arrabbiato-, mormorai. Jong sorrise a sua volta e strinse leggermente la mia mano, ma la ritrassi sentendo un leggero fastidio.
-Ti fa male?-, domandò preoccupato.
-Un po’…-, ammisi massaggiandola nel punto in cui sentivo dolore.
-Aigoo… Kibum doveva essere proprio sconvolto ieri sera-, commentò.
Lo guardai concordando con lui e continuai a sorseggiare la mia tisana. Una volta finito di mangiare, lasciai la tazza nel lavandino insieme a Jonghyun e salii per andare in camera mia. Qualche minuto dopo mia madre era pronta ad andare a lavoro e con lei anche Nanà. La salutammo e Jong ed io ci rintanammo nella nostre camere.
Accesi il mio pc ed entrai in un social-network: davanti al contatto di Kibum mi domandai se scrivergli, essendo il linea, ma poi mi sfilò davanti una foto di Hyun Joong in un pub con degli amici che si era fatto a Londra e mi domandai come l’avrebbe presa, se avesse saputo. Sospirai distogliendo il pensiero cattivo che si stava insinuando nella mai testa e nel tentativo di spegnere il pc, sentii il suono di una notifica da chat: “Kibum…”, pensai.
 
Yaya… Ci sei? :(
Si…
Ah…

Senti, riguardo ieri sera…
Ne parliamo dopo, Key, va bene? Ho sentito mamma parlare con Federica. So già che verrete qui.
Sì, ma… volevo parlare prima con te… non liquidarmi così! Sono pur sempre Kim Kibum!
No, Key… ti prego. Se proprio voglia mo parlare, facciamolo faccia a faccia.
Va bene… allora cerca di ritagliarti cinque minuti se puoi… e se vuoi :(
D’accordo. A dopo
 
Chiusi la chat e spensi il pc senza aggiungere altro. Non volevo parlare con lui, perché in qualche modo, dopo il bacio della sera prima, sentivo che nella nostra amicizia qualcosa, seppur impercettibile, si era incrinata pericolosamente. Quando si era confessato la prima volta, Hyun Joong no nera entrato completamente nella mia vita, perciò la rivelazione di Kibum mi aveva sconvolto fino ad un certo punto, anche perché era stata meno irrunte, ma il giorno prima…  il bacio di Key era stato un miscuglio di amore, odio, odore di alcool e prepotenza. Mi aveva scosso tremendamente e lo sentivo ancora sulle mie labbra. Nello stesso tempo mi sentivo in colpa nei confronti di Hyun Joong, anche se non avevo fatto niente. Volevo che sapesse, ma una parte di me mi urlava di rimanere nel silenzio, per non creare ulteriori liti. Sì, forse sarebbe stato meglio non dirgli nulla finché le acque non si fossero acquitate e non fosse ritornato da Londra: doveva rimanere tranquillo, anche perché con il padre aveva già la sua gatta da pelare.
Volevo bene a Kibum, ma davvero non sapevo che cosa fare. Sentivo di aver paura anche solo a parlargli  e a guardarlo negli occhi, ma avevo proposto io stessa di affrontarci in carne ed ossa.
Avrei dovuto aspettare quel pomeriggio, parlare con lui insieme agil altri e poi dedicargli un po’ di tempo per sapere cosa volesse dirmi. Potevo farcela. Kibum non era un mostro!
“Fighting!”, pensai facendomi forza.
 
Kibum e Federica arrivarono in perfetto orario, ma scesi leggermente più tardi, dovendo finire di scrivere una e-mail da parte di papà alla donna che avrebbe ospitato Jong e gli altri nella sua casa a Barcellona: avevamo scelto di non farli andare a soggiornare in un hotel per i costi, ma soprattutto perché in una casa avrebbero potuto fare come gli sarebbe più piaciuto, tornando a casa senza preoccuparsi dell’orario di chiusura delle reception e provvedendo al cibo da soli (anche se noi tutti sapevamo che ai fornelli ci sarebbe stato solo Kibum).
Finito di scrivere scesi in salone, dove sentii i ragazzi aver cominciato a parlare: -Jong… ti giuro che… non lo so farei qualsiasi cosa pur di non fare ciò che ho fatto ieri. Non ricordo assolutamente niente, ma sono sicuro che…-.
-…che non l’avresti fatto se non fossi stato ubriaco-, concluse Jong.
-Sì-, ammise Key.
-Non preoccuparti, Key, non ce l’ho con nessuno di voi, sia per il bacio, sia per avermi tenuto all’oscuro di tutto. Riconosco che non hai potuto dati i miei comportamenti troppo asfissianti-, aggiunse Jong.
Mi fermai sulle scale e ascoltai, poiché sembravano molto presi: -Davvero non ce l’hai con nessuno?-, chiese Federica incredula.
-Sì –confermò mio fratello- sono stato uno stupido, per quanto sia dura ammetterlo-.
-Jong, ti senti bene?-, domandò Federica quasi sconvolta.
-Sto bene –disse Jong fermo- smettila di guardarmi come se fossi un alieno! Ogni tanto dimostro di essere anch’io intelligente-, sbottò sdrammatizzando.
Scossi la testa sorridendendo e scesi del tutto le scale, entrando in salotto. Kibum alzo gli occhi su di me, o quel che ne restava dato che ne aveva uno nero per colpa di Jong, e mi sentii tremendamente in colpa.
“Vorrei sapere che diavolo ci trovano di così bello me –pensai sorridendogli appena- che così che li attira così tanto?! Non sono bellissima, né tanto meno bella! Possibile che un adone come Kibum… Hyun Joong… abbiano perso la testa per uno scorfano come me!?”.
-Ciao ragazzi-, li salutai sedendomi accanto a Jong. Federica e Kibum erano seduti sul divano di fronte a noi.
-Ciao Yaya…-, mormorò Kibum.   Quell’aria da cane bastonato non si addiceva proprio al Kibum che tutti noi conoscevamo, orgoglioso ed egocentrico, e mi dispiaceva da morire vederlo in quelle condizion     i.
-Vi ho sentito parlare –sorrisi cercando di fargli capire con gli occhi che stavo bene- sembra che non ci siano rancori fra voi due. Sono contenta-, dissi guardandoli e Federica annuì sorridendo, accarezzando la chioma bionda di Kibum con il suo fare da mamma chioccia.
-Già, anch’io-, ammise Kibum cercando di sorridere, ma contraendo il viso in una smorfia di dolore. Jonghyun se ne accorse: -Mi dispiace per il pugno-, mormorò.
-Già, non avresti dovuto, Jong-, lo ammonì ancora una volta Federica, che la sera prima l’aveva quasi ucciso con lo sguardo quando aveva alzato da terra Kibum.
-Dispiace anche a me –commetò Kibum- hai rovinato il mio bellissimo viso-, sdrammatizzò guardando male Jong e tornando il solito Kibum.
“Hai capito che non devi preoccuparti per me, eh? Dovresti pensare di più a te stesso come prima, Key! Non ti fa bene continuare a venirmi dietro. Ti rivoglio come prima: la solita diva!”, pensai sorridenfogli.
-Yah, tu…-, cominciò Jong, ma Kibum lo rimbeccò subito: -Io? Come ti permetti?! Sei il mio migliore amico, avresti dovuto controllarti!-, urlò in un acuto che quasi mi assordò, fingendosi arrabbiato.
-Anche tu avresti potuto-, borbottò Jong.
-Ero ubriaco –ribadì Kibum con aria da diva- lo sai che non mi controllo mai in quello stato. Ricordi a Roma?-, domandò. Mi domandai perché avesse nominato Roma per qualche secondo, ma la risposta mi venne data da Federica che schifata si allontanò da Key, abbandonandosi sul divano: -Oddio, ti prego evita di ricordarmi certe scene-.
-Perché? Che è successo a Roma?-, domandai curiosa. Ricordavo che la notte in cui mi ero ubriacata in gita e Hyun Joong mi aveva riaccompagnata, avevo cominciato a bere tanto perché l’euforia di Jong e Kibum mi aveva trascinato con sé, portansi dietro anche Taemin, ma non avevo mai saputo bene cosa fosse successo a loro.
-Cos’è successo?! –chiese scettica Federica, scattando seduta- Cosa NON è successo! Tuo fratello non ovviamente non ricorda niente, perché stava peggio della spugna qui presente –sbottò indicando Kibum col pollice- ma io ricordo tutto! Tu sarai stata baciata, ma ti ha risparmiato il vederlo completamente nudo!-, disse sconvolta.
-Oh, sì, ora ricordo! –disse Jong sorridendo come un ebete- me l’avevate raccontato!-, rise.
-Già! Ti preoccupi tanto di tua sorella, ma se la tua ragazza viene traumatizzata a vita non te ne frega niente!-, ringhiò Federica.
-Come osi?! Traumatizzata? Guarda, cara, che sono il miglior partito che tu potessi vedere! Anche meglio di Jong!-, commentò Kibum gonfiandosi come un pavone.
-YHA! –urlò Federica incenerendolo, senza dare il tempo a mio fratello di replicare- Se non ci fosse stato Onew a coprirmi gli occhi al momento giusto, non mi avresti risparmito nemmeno di vedere i tuoi “gioielli di famiglia”!-.
-Beh, allora non sei poi così traumatizzata-, osservò Kibum con indifferenza, tornando a guardarmi. Mentre loro bisticciavano ero scoppiata repentinamente a ridere e non riuscivo più a smettere, ma l’occhiataccia di Federica mi costrinse a smettere.
-Potevi alemeno evitare di toglierti le mutande… -borbottò infine Feffe, per poi cambiare discorso- va bene, se le cose si sono risolte tra voi, possiamo passare a pensare ad altro: avete chiesto se c’è posto per Amber nella casa di Barcellona?-, domandò.
-Dovrebbe, in fondo la casa è grande-, rispose Jong.
-Ma almeno avete mandato una e-mail per chiedere?-, chiese Kibum per niente convinto da Jong.
-Sì, l’ho spedita prima di scendere. Penso che in serata la signora risponderà-, risposi sorridendo.
-Speriamo –commentò Feffe- mi dispiacerebbe se Amber non potesse venire, mi è simpatica quella ragazza-, sorrise.
-Già, almeno non è come Tiffany-, commentai rabbrividendo per l’orrore di rivedere Minho e Tiffany scambiarsi saliva a scuola.
“Che schifo”, pensai.
-Ormai è Jongsuk quello a cui tieni, eh sorellina-, sorrise Jong dandomi una leggera comitata s’un braccio.
-Gne-gne-gne-, commentai, lanciando poi un occhiata preoccupata a Kibum: da quanto mi aveva detto la sera prima, Jongsuk non gli piaceva affatto.
-Jong, andiamo a controllare al pc se Amber è ancora disposta a venire con noi? Non vorrei che la casa fosse libera e lei non venisse più-, disse all’improvviso Federica, notando Kibum e me.
-Perché? Aveva detto che sarebbe venuta a tutti i costi-, borbottò Jong, mentre Feffe lo prendeva per un braccio e lo portava in camera sua.
-No, a me ha detto il contrario-, replicò lei cominciando a salire le scale.
-Yha! Non tirarmi così il braccio!-, sbottò Jong in cima all’ultimo gradino.
Trattenni una risata guardandoli andare via e tornai a Kibum, che mi sorrise: -Facciamo due passi?-, domandò. Annuii e poco dopo ci ritrovammo a camminare non lontano da casa.
Per un lungo tratto non parlammo, sentendo solo un grande imbarazzo e immaginai che Kibum stesse cercando le parole giuste, ma poi quando arrivammo al solito parco vicino casa ci sedemmo e cercò di rompere il ghiaccio: -Yaya… -cominciò guardando a terra per poi guardarmi dispiaciuto- non so come farmi perdonare, ma ti giuro che ieri non volevo… davvero non so cosa io abbia detto ieri sera, perché non ricordo niente, ma non volevo ferirti. Qualsiasi cosa abbia detto, non volevo farti del male –si scusò, per poi continuare- Federica non vuole dirmi nulla di ciò che ho detto, perché pensa che starei il doppio del male, perciò ti chiedo: almeno tu puoi dirmi che cos’è uscito dalla mia bocca prima di quel maledetto bacio? Non farmi sconti e sii brutale. Voglio sapere quello che ti ho detto-, disse disperato, implorando perdono con gli occhi.
Lo sguardo di Kibum mi trafisse. La spensieratezza di poco prima in casa, aveva di nuovo lasciato il posto alla sua tristezza, ma in fondo ero quasi felice che esternasse quella parte di sé di fronte a me, perché almeno non si teneva tutto dentro. Sospirai e guardai a terra, tornando a guardarlo di sottecchi: -Hai detto che mi ami ancora, Key…-, mormorai.
Kibum chiuse gli occhi quasi aspettandoselo: -Va avanti-.
-Hai urlato che hai fatto di tutto pur di starmi vicino anche come amico, anche se io non ti ho mai accettato nemmeno così. Eri arrabbiato con Jongsuk per il suo ridardo… con me perché pensi che preferisca tutti gli altri tranne te, e… che non riesci a spiegarti perché io abbia scelto Hyun Joong, nonostante non mi abbia trattata bene-, conclusi tristemente.
Kibum inspirò profondamente ed espirò, guardando a terra: -Immagino che non sia stato così delicato nel dirtelo-, commentò.
-Non fa niente-, lo scusai. Ebbi la tentazione di accarezzargli un braccio, ma lasciai stare quell’idea ricordandomi la promessa di non essergli troppo vicina.
-No, nessun “non fa niente”. Sono stato un’idiota a bere così tanto!-, si rimproverò stringendo i pugni.
-Key, eri sconvolto! Sarebbe successo comunque prima o poi! –lo ammonii- Perché non mi hai detto niente?-, dissi arrabbiandomi,  costringendolo con una mano a guardarmi negli occhi. Perché non me l’aveva detto? Era stato uno stupido! E doppiamente stupido a innamorarsi di una come me!
Si sorprese quando la mia mano sfirò la sua guancia e la ritrassi subito. Kibum sorrise amareggiato: -Sarebbe cambiato qualcosa?-, domandò scettico.
Sospirai: -No, ma…-.
-Ma niente. Tu ami Hyun Joong e questo è quanto. Se tu sei felice, lo sono anch’io-, m’interruppe fermo e convinto.
-E tu lo odi! Perché continui a non ammetterlo di fronte a me?!-, domandai irritandomi. Kibum non rispose e mi concessi di studiare il suo viso, mentre mi guardava. Distolse lo sguardo.
-Tu non sei il Kibum che conosco io. Lui non avrebbe mai messo un’altra persona di fronte a sé, perché è lui che è sempre al primo posto di fronte agli altri-, osservai spostandogli metà frangia dalla fronte.
Sorrise ironico e mi guardò: -Qual’era il tuo cartone animato disney preferito da piccola?-, domandò.
-Hercules… -risposi di getto, ma poi scossi la testa- Key, questa domanda non ha senso-, commentai incrociando le braccia al petto.
-”Le persone fanno sempre cose pazze quando sono innamorate”-, continuò ignorandomi. Sbuffai sonoramente a quella citazione e volsi lo sguardo altrove cercando di calmarmi, ma la solita domanda “Perché io?” mi ronzava intorno come una mosca fastidiosa.
Alla fine mi decisi e lo guardai fulminandolo: -Sei innamorato di me –dissi facendo una piccola pausa in modo che mi guardasse- Perché?-, chiedi calacando quell’ultima parola.
-Bella domanda del cavolo –sorrise- non lo so nemmeno io. Forse perché non sei forzata e mi diverto a a vederti brontolare per qualunque carineria cerco di fare per te, a cominciare dal vestirti di rosa. Forse perché sei carina e non bellissima, o forse perché sei una persona sincera… non lo so, ma resta il fatto che ti amo-, ammise prendendo una mia mano. Afferrò quella ancora dolorante e gemetti, facendolo spaventare.
-Ti fa male?-, domandò ansioso, ma scossi meccanicamente la testa mentendo e ritrendo la mano. Kibum non me lo permise e la strinse delicatamente, cercando di non farmi male: -Sono stato io?-, chiese cercando il nervo che mi doleva.
-Key…-, mormorai cercando di liberarmi, ma trovò il punto giusto e cominciò a massaggiarlo dolcemente.
-Sì, sono stato io-, concluse davanti alla mia reazione. Rimase in silenzio massaggiando la mano: all’inizio sentii più dolore, ma poco dopo cominciò a diventare piacevole.
“Come al solito abbatti facilmente le barriere che voglio mettere fra me e te, eh Key? Ti detesto quando fai così”, pensai guardandolo dolcemente.
-Grazie-, dissi quando ebbe finito.
-Di niente, è il minimo che possa fare dopo ieri. Da una parte Jong ha fatto bene a scazzottarmi, almeno ti ha ripagato per la mano-, disse ironico.
-Certo, come no -commentai scettica e gli accarezzai i capelli, cercando di non pensare al suo occhio nero- Key, non sono arrabbiata con te, perciò non affliggerti troppo per questa storia. Non avere sensi di colpa per nessun motivo, capito? E cercati un’altra ragazza che possa amarti. Qualcuna che ti meriti-, dissi sistemandogli dei ciuffi. A pensarci bene, in quel momento mi accorsi che Kibum non aveva mai fatto toccare i suoi cpaelli a nessuno a parte me. Mi sentii onorata.
-Lo farò, te lo prometto, ma tu non dire niente a Hyun Joong di tutta questa storia. Non voglio che torni ad odiarmi proprio ora che si fida di me-, disse prendendo nuovamente la mia mano e giocherellandoci.
-Va bene, ma dovremmo avvertire anche gli altri-, sorrisi e lui annuì.
-Pace?-, chiesi allungando un mignolo come i bambini.
Kibum scoppiò in una risata e strinse il mio dito con il suo: -Pace-, ripetè.
Ci alzammo dalla panchina e mi guardò per un attimo, per poi chiedermi dolcemente con una faccia da cucciolo: -Posso chiederti un’abbraccio?-.
-Key… l’ultima volta che mi hai detto così non è cambiato niente, non credi che per un po’ non dovremmo vederci?-, domandai perplessa.
-Hai ragione –confermò, ma poi sorrise in modo molto inquietante- però l’abbraccio lo voglio lo stesso-, disse afferrandomi una spalla e attrendomi a sé. Mi sorpresi irrigidendomi quando mi ritrovai con la faccia spiaccicata sul suo petto e sentii sussurrarmi nell’orecchio: -Ottengo sempre quello che voglio. Sono Kim Kibum, ricordi? Se non posso avere il tuo cuore, voglio continuare ad avere la tua amicizia. Niente scorciatoie. Devo riuscire a dimenticarti anche continuando a vederti come sempre, capito?-.
Sorrisi e lo strinsi a me: -Va bene, ma lasciati aiutare da Federica almeno. Non voglio… anzi non vogliamo che ti tenga tutto ancora dentro, anche se ormai sarebbe impossibile-, dissi sentendo arrivare il suo adore di dopobarba dolciastro e diverso da quello di Hyun Joong. A quel pensierio sciolsi l’abbraccio e cominciai ad incamminarmi verso casa, ma non lo sentii subito dietro di me, così mi girai e lo sorpresi a guardarmi, mentre sorrideva.
-Che c’è? Non vieni?-, domandai. Kibum annuì e mi affiancò subito.
Camminammo per un lungo tratto di strada e prendemmo la via più affolata di negozi, solo perché a Kibum serviva un po’ di svago e di sano shopping. Lo accompagnai volentieri e fu tranquillo fin quando, uscendo da uno dei negozi, Kibum non fu investito da una ragazza che stava entrando spedita come il vento e lo fece cadere a terra con lei: -Stai un po’ più attenta!-, sbottò irritato.
-Chesong-inmida, sumbae-, si affrettò a dire lei, mentre raccoglieva i fogli che le erano scivolati dalla cartellina che portava in mano. Kibum l’aiuto a raccoglierli e mi abbassai per aiutarli, quando lo vidi soffermarsi a vedere interessato cosa fossero: a quanto sembrava la ragazza dai lunghi capelli castani era un apprendista stilista  coreana, che studiava nella scuola accanto alla nostra. I suoi disegni erano meravigliosamente belli, perché erano vestiti semplici come piacevano a me, ma c’era qualcosa, un tocco che mi ricordava nei colori Kibum, pieni di rosa e di rosso.
-Grazie-, mormorò ancora mortificata, mentre prendeva i fogli che gli stavamo porgendo.
Kibum sorrise e si rabbonì, vedendola dispiaciuta: -Ti perdono solo perché sai disegnare dei vestiti così belli-, disse ammiccandole. La ragazza arrossì e sorrise ringraziandolo e Kibum tornò a passeggiare con me, che cercai di continuare a stargli dietro.
Dopo un po’, tornando a casa, misi le mani dentro le tasche del giacchetto e lo guardai, per poi guardare avanti sorridendo: -Ti voglio bene, Key. Ricordalo sempre che ti voglio bene come se fossi un secondo fratello, per me sei importante tanto quanto Jonghyun. Adesso ti sembrerà quasi forzato che io lo dica, ma sono sincera. Cerca di ricordalo anche quando avrai trovato una nuova ragazza-, dissi e sentii i suoi occhi posarsi su di me.
-Lo ricorderò, ma cerca di ricordalo anche tu che ti voglio bene-, commentò e tornammo a guardare la strada.
“Non lo dimenticherò mai, Key. Te lo prometto”, pensai sentendo nel cuore che le cose fra me e lui si erano ormai aggiustate da sole. Ora spettava solo al tempo sanare le sue ferite.
 
***
Da quel giorno il tempo passò molto più in fretta di quanto noi tutti ci potessimo aspettare. L’estate, che ormai ci aveva dato il benvenuto nella stagione estiva da un pezzo, ultimò i preparativi per la vacanza a Barcellona degli Shinee&co, facendoli partire in una giornata particolarmente calda per la Corea del sud. Amber trovò il suo posto fra loro e insieme a Federica e Sara si devertì fin da subito, vedendo i battibecchi fra Federica e Jonghyun scoppiare ancor prima di salire in aereo: sarebbero stati via per un’intera settimana e sperai che si divertissero come non avevano mai fatto, specialmente Kibum.
Rimasi a Seoul per tutta quella settimana, ma mi diedi da fare aiutandi i Super Junior all’orfanotrofio, dove avevamo già ultimato ben tre stanze anche se in numero erano ben poche rispetto a quella che ci mancavano. Jongsuk mi affiancò e mi fece compagnia in quel lavoro, ma non fu l’unico ad andare in soccorso all’orfanotrofio, perché non appena Hongki fu messo al corrente da mio padre su come passavo il tempo, si offrì subito di dare una mano insieme agli amici FTIsland. Ci divertimmo molto e in svariate occasioni, dopo essere uscita dal lavoro, portai ai ragazzi tante cose buone da mangiare per ricaricare le loro energie.
Donghae dopo il disguido a lavoro si era rivelato un bravo ragazzo e mi aiutò a modificare alcuni bozzetti che avevo portato a far vedere a tutti, essendo molto bravo a disegnare, infatti mi stupii e rimasi quasi a bocca aperta quando mi mostrò i disegni che anche lui aveva preparato.
-Sei davvero bravo-, avevo ammesso senza neanche pensarci.
Donghae mi sorrise e gonfiandosi come un pavone, mi rispose: -Grazie, anche i tuoi sono niente male-.
Per il resto rimanemmo comunque a debita distanza, anche perché lasciavo a Jongsuk spazio sufficiente per ammirarlo da lontano.
“Chissà come deve soffrire le sue pene d’amore anche lui?”, pensai guardandolo mentre dipingevo la coda di una tigre nella camera di alcuni bambini molto pestiferi.
-Yha… -disse Jongsuk sorprendendomi a guardarlo- perché mi fissi così?-, domandò.
-Niente, pensavo, tutto qui-, risposi tornando al mio lavoro. Di tutta risposta Jongsuk fece spallucce non capendo e anche lui si rimise a dipingere.
“Ah… magari trovassi anche tu l’amore, Sukkie!”, pensai.
Avevamo tirato su una bella squadra di lavoro per quell’orfanotrofio e tutti, grandi e piccini, collaboravano. Ai bambini venne chiesto di dipingere insieme a noi la stanza dei giochi, così a Donghae venne in mente di usare le loro tante manine come stampini per la parete più grande: li aiutammo a immergere le mani nel colore e a non sporcare molto, ma il risultato fu che ci ritrovammo più sporchi di pittura di loro! Fu talmente divertente che per una settimana mi dimenticai anche della mancanza di Hyun Joong. Non mi sentivo fuori posto o in soggezione in mezzo a tutti quei ragazzi, dato che ero rimasta sola come unica ragazza, piuttosto mi sentivo a mio agio. Riuscivo a comportarmi meglio che con le ragazze e forse anche per quello il mio migliore amico era diventato Jongsuk, una sorta d’ibrido fra i due sessi.
-Unnie… -azzardò un giorno una bambina che stavo aiutando a disegnare una farlalla- tu e Sukkie oppa state insieme, vero?-, domandò guardandomi con due occhioni sinceri.
Rimasi sorpresa a quella domanda, ma non mi scomposi più di tanto: forse la bambina aveva notato lo strano attaccamento fra me e lui.
-No, Rinrin-ah, non stiamo insieme. Jongsuk oppa non è il mio fidanzato. Siamo solo due buoni amici-, le sorrisi pulendole una guancia da una goccia di tempera blu.
-Allora perché stai sempre con lui e ogni volta che lo vedi sorridi sempre?-, domandò ancora. Mi ricordò la schiettezza di mia sorella Nanà e scoppiai a ridere, abbracciandola.
-Perché lui è il mio migliore amico, ma… posso rivelarti un segreto?-, chiesi guardandomi intorno, fingendomi diffidente a orecchie indiscrete.
-Certo-, mi sorrise.
-Jongsuk è un oppa un po’ speciale, per questo siamo così affiatati-, le confessai facendole l’occhiolino. La bimba fu onorata di poter condividere quel segreto e felice tornò al suo disegno, mentre io pensai che forse era giunto il momento di passare più tempo con mia sorella. Era sempre a casa e da quando Hyun Joong era partito non l’avevo più presa in considerazione, lasciandola ai miei genitori e alla baby-sitter, così decisi di comiinciare a portarla con me in modo tale da farla divertire con gli altri bambini. Lei fu contenta di quella mia scelta ed essendo la sua sorella preferita, passare del tempo con me e rivedere Hongki, la rese ancora più felice. Al ritorno degli Shinee avevamo completato altre tre stanze.
I ragazzi e le ragazze erano euforici quando tornarono: ci riportarono molti regali, tantissimi ricordi come le foto e i video divertenti che avevano scattato e girato, ma ad attendermi non ci furono solo belle sorprese, perché i miei occhi si sgranarono non appena vidi apparire mio fratello fuori l’aeroporto.
-Oddio…-, mormorai gurdandolo e dietro di lui apparve Federica con una faccia esausta e rassegnata. Sara ed Amber sembravano allegre.
Jonghyun si era tinto i capelli, ma non con qualcosa di ordinario, bensì aveva scelto un tono di biondo che rasentava il platino, o addirittura il bianco! Inorridii a quella scena, mentre mia sorella gli saltava addosso per abbracciarlo: -Sei bellissimo con questi capelli, oppa! Mi sei mancato!-, esclamò stringendogli il collo.
-Mi sei mancata anche tu, fiorellino-, sorrise Jong lanciandomi uno sguardo divertito.
Ero allibita e come me anche mio padre che ci aveva accompagnate: -Santo Cielo, figliolo! Sei caduto in una vasca pieno di camomilla e ci sei svenuto dentro? Che cos’hai fatto ai capelli?!-.
-Ti piaccio, papà?-, sorrise Jonghyun ironicamente divertito.
-Che schifo…-, commentai traumatizzata.
-Ho provato a fermarlo, ma non ci sono state speranze. Key ha avuto la meglio-, borbottò Federica affiancandomi e solo in quel momento vidi spuntare dietro Jong la chioma multicolor di Kibum.
-Oh santo…-, mormorò papà.
-Kim Kibum! –sbottai stroncando la frase di mio padre- Come hai potuto trasformare mio fratello in pulcino ambulante!?-.
-Io? E’ lui che ha iniziato volendosi tingere i capelli! Io gli ho solo consigliato il colore-, dissi con aria soddisfatta.
-Appunto!-, urlai.
-Oh, quanto la fai lunga! Sembri Federica all’inizio!-, commentò Kibum seccato. Spostai lo sguardo su Federica non capendo e lei mi restituì l’occhiata: -Non sta poi tanto male quando ci fai l’occhio-.
Alzai gli occhi al cielo e guardai Minho che si era solo tagliato i capelli dandogli un tocco più elegante e Onew che li aveva schiariti raggiungendo un castano chiaro molto carino; Taemin era quello che aveva scelto il tono migliore di tutti, anche lui sul castano, ma leggermente più scuro di Onew, con un taglio di capelli che lo faceva sembrare più grande.
-Almeno Taemin ha scelto qualcosa che lo fa essere più figo di prima-, commentai guardando male il biondo innaturale e arlecchino.
-Grazie!-, disse Taemin orgoglioso di se stesso, mentre ricevevo un’occhiataccia da Sara. Mi domandai che cos’avesse quella donna da squadrarmi sempre con aria da killer se solo mi avvicinavo in sua presenza a Taemin.
“Che c’è? Ha paura che gli freghi il ragazzo? Se non ricordo male non molto tempo fa Taemin era il componente Shinee che amavo di meno! Solo perché mi ha aiutato con Federica e Jonghyun al tempo che fu e ora siamo diventati amici, non significa che lo voglia come marito!”, pensai acida cercando d’ignorarla.
Salutai gli Shinee e le ragazze non appena le acque si calmarono, portandomi via Jonghyun con il quale battibeccai per tutto il tragitto, mentre mio padre aveva seri istinti suicidi per il solo fatto di essere tornato a sentirci urlare.
Le settimane seguenti furono davvero calde e Jong sparì nella sua stanza al gelo del condizionatore nelle giornate più torride, tanto che andai ad arricurarmi insieme a Nanà che fosse ancora vivo: lo trovammo quasi sempre a torso nudo che giocava alla playstation, perciò stava davvero bene.
Il tempo volava, ma riuscivo sempre a trovare del tempo per vedermi anche con i SS501 con cui avevo ormai stretto un grande rapporto d’amicizia. Venni a sapere da Kyu Jong che Jung Min aveva presentato IU ai suoi genitori e che stavano organizzando qualche giorno di vacanza in una capitale europea per passare un po’ di tempo insieme, mentre di Hyung Jun conobbi la sua nuova ragazza: era più grande di lui di un anno, ma sembrava molto più piccola essendo più bassa di statura. Era la sua noona, ma lei preferiva sempre chiamarlo oppa in pubblico e lo faceva in un modo talmente delizioso che quasi mi venne voglia di tornare a chiamare Jonghyun con quel soprannome comune in Corea. Non c’erano dubbi: Han Ga In mi piaceva tantissimo per Hyung Jun, così come mi era subito piaciuta Amber per Minho.
Hyung Jun però non era l’unico ad essere alle prese con nuove fiamme amorose, perché venni a scoprire ben presto che Kibum finalmente stava uscendo con una ragazza, e non una comune, perché era la stessa ragazza che lo aveva investito e che aiutammo a raccogliere i fogli dell’album da disegno. Si chiamava Baek Ah Yoen, aveva la mia stessa età, e in vita mia non avevo mai visto dei capelli più belli dei suoi: erano lunghi e fluenti, proprio come li ricordavo, e quasi sembravano una cascata di cioccolato quando li muoveva; Kibum si era interessato dei suoi vestiti da subito e l’aveva rincontrata per caso nello stesso negozio. Mi raccontò che l’aveva salutata riconoscendola e questa gli aveva sorriso e parlando di vestiti, così Kibum aveva finito per invitarla a cena per poter continuare a parlare del suo talento. Avevano preso a uscire insieme, ma Kibum non volle farmi sapere niente di ufficiale neanche via Federica, fin quando alla fine di luglio non me lo ritrovai davanti al “Paradise caffè” con la sua lei in un uscita amichevole.
-Ciao Key!-, gli sorrisi facendolo subito accomodare ad un tavolo.
-Ciao, Yaya -mi sorrise per niente imbarazzato dalla situazione- lei è Baek Ah Yoen-, disse presentandomi la fanciulla.
-Sì, lo so –dissi allungando una mano verso di lei- io sono Ilaria, ma puoi chiamarmi Yaya come fanno tutti-, le sorrisi stringendogli la mano.
-Piacere-, disse sorridendomi.
-Che cosa posso portarvi?-, domandai guardandoli con il cuore pieno di gioia come un ovetto.
-Per me un gelato al cioccolato e alla banana-, mi disse Ah Yoen e appuntai l’ordine sul taccuino.
-E per me un frappè alla fragola-, finì Kibum con un sorriso.
-Va bene, arrivo subito-, dissi prendendo i menù e portandoli via. Cinque minuti dopo ero da loro a porgergli le ordinazioni: -Ecco a voi-, dissi posando il vassoio sul tavolo.
-Grazie-, disse Ah Yeon e con lei Kibum al seguito.
-Spero vi piacciano-, dissi allontanandomi per lasciarli soli.
Servii gli altri clienti per un po’, ma li osservai con la coda dell’occhio, fin quando non finirono di mangiare e restarno a parlare del più e del meno al loro tavolo. Quando furono stufi di rimanere lì, vidi Kibum alzarsi con un sorriso raggiante per venire a pagare il conto, ma un ragazzo ad un altro tavolo che conosceva lo fermò per parlare, così porse il portafogli a Ah Yoen e lei arrivò al bancone al posto suo. Gli feci un rapido conto di ciò che avevano chiesto e gli porsi lo scontrino aspettando.
-Ecco-, disse tirando fuori una banconota dal suo portafogli e non da quello di Kibum.
Sorrisi a quel gesto e presi i soldi, cambiandoli con il resto: -Key si accorgerà che non hai pagato con i suoi soldi-.
-Come fai a saperlo?-, domandò Ah Yeon mentre le porgevo il resto.
-Kibum sa sempre tutto e scommetto che se n’è già accorto. Farà di tutto pur di restituirteli-, risposi sorridendole.
-Sembra che tu lo conosca meglio delle tue tasche-, osservò ricambiando il mio sorriso. Scrollai le spalle e guardai Kibum, per poi tornare a lei: -No, ma conosco Key da molto tempo-.
-Capisco-, si limitò a commentare.
La vidi guardare Kibum da lontano, e lancinadole uno sguardo di sottecchi, mentre lui era ancora impegnato con il suo amico, le chiesi: -Posso farti una domanda un po’ indiscreta?-.
Ah Yoen mi guardò sorpresa, ma poi annuì dolcemente: -Certo-.
-Ti piace Kibum?-, domandai su due piedi.
La ragazza arrossì e abbassò lo sguardo a terra, rispondendo però sinceramente: -Sì… si nota così tanto?-.
-No, ma volevo essere sicura delle mie supposizioni-, risposi asciugando un bicchiere.
-Beh, visto che lo conosci bene, tu credi che gli piaccia?-, domandò sorprendendo me questa volta.
Rimasi a fissarla per qualche secondo non sapendole cosa rispondere. Conoscevo Kibum, ma non fino a quel punto, in genere certe domande era meglio rivolgerle a Federica, ma chissà se quella ragazza la conosceva.
-Beh, ecco…-, mormorai spostando lo sguardo su Kibum e al pensiero che potesse interessarsi di qualcun’altra quasi mi sentii gelosa. Kibum mi sembrava molto preso da quella ragazza e anche se era passato poco tempo da quando avevamo parlato, qualcosa mi diceva che forse era quella giusta per dimenticarmi. Sorrisi e distolsi quella sensazione, pensando soltanto che come gli altri dovevo aiutarlo. Ci aveva messo troppo tempo con me, perciò l’unica cosa che dovevo fare, era affrettare i suoi tempi troppo lunghi.
-No, vero?-, chise lei richiamandomi fuori dai miei pensieri.
-Credo di sì -risposi di getto, guardandola- non conosco Kibum come la sua migliore amica, ma detto fra di noi, Kibum ed io abbiamo precedenti che possono farmi dire per certo che è interessato a te-, le sorrisi.
-Davvero?-, esclamò illumandosi.
-Te lo assicuro-, confermai e in quello stesso istante Kibum ci raggiunse.
-Di che parlavate?-, domandò.
-Oh, niente… cappelli, sciarpe, vestiti. Cose da ragazze-, risposi senza pensarci. Kibum mi sguadrò non credendomi: -Tu che parli di queste cose? Non ci credo nemmeno se lo sentissi con le mie stesse orecchie!-, disse con aria da diva.
-Allora puoi chiedere a lei se proprio non mi credi-, sbuffai.
Ah Yoen mi tenne il gioco, così che Kibum si convinse: -Va bene, allora continuiamo a parlarne noi due di queste cose –disse sorridendo alla ragazza- ci vediamo Yaya-, mi sorrise.
-Ci vediamo ragazzi-, ricambiai il saluto vedendoli uscire.
L’estate sembrava aver rivegliato in ritardo gli ormoni primaverili di tutti, perché il giorno dopo un’altra sorpresa di tipo amoroso piombò in casa mia alle cinque del pomeriggio. Jongsuk mi aveva contattato in chat un’ora prima, più eccitato che mai all’idea di darmi una bellissima notizia per lui e per il suo cuoricino, così l’avevo invitato a casa e non appena andai ad aprirgli, non ebbi il tempo di spalancare la porta che entrò a razzo in casa, andando a sedersi sul divano.
 -E ciao anche a te-, dissi al vuoto, mentre richiudevo la porta.
-Yaya!-, urlò scattando nella mia direzone.
-Jongsuk!-, dissi fingendo il suo stesso entusiasmo.
-Tu non puoi capire che cosa mi è successo!-, continuò fuori di testa.
-No, mi spiace, noi poveri plebei non possiamo capire. Ma a giudicare dalla tua euforia posso solo dedurre che Donghae abbia cambiato il suo orientamento sessuale-, commentai sedendomi sul bracciolo del divano di fronte a lui, incrociando le braccia.
-No, simpaticona –mi fulminò- Donghae ormai è il passato. Seo In Gook ora è il mio futuro-, continuò guardandomi come se fossi un bignè da mangare.
-Chi?-, domandai non capendo.
-Federica ha incontrato un uomo bellissimo e l’ha riportato come souvenir al sottoscritto! L’uomo della mia vita, capisci?-, disse con occhi sognanti.
-Addirittura-, commentai scettica.
-Smettila di fare quella faccia. Mi stai rovinando l’umore-, borbottò.
-Perché? Io sono felice per te. Solo che… mi chiedo se almeno con lui ci sono speranze-, dissi seria e un po’ preoccupata. Non volevo che soffrisse ancora per uno che non poteva ricambiarlo.
-Certo che ci sono speranze! Yaya, lui è come me! Non molto alto, ma che vuoi farci? Posso compensare io per lui! E poi è coreano come noi e non ci sono problemi con la lingua!-, disse prendendomi le mani fuori di sé.
-Ah, se lo cose stanno così allora… l’hai già incontrato?-, dissi cominciando ad avere la sua stessa malizia negli occhi.
-No, Feffe mi ha mandato soltanto una sua foto, ma ha detto che presto me lo farà conoscere e ha anche aggiunto che, vedendomi, Gookie ha detto che sono davvero carino-, rispose felice.
-Carino? Sukkie, tu sei più che “carino”! Siamo sicuri che questo tipo ci veda bene?-, dissi scherzando.
-Non ne ho idea, ma non vedo l’ora di conoscerlo-, disse abbandonandosi a braccia aperte sul divano per fissare il soffitto come se vedesse la sua nuava fiamma. Risi e mi trascinò subito in camera mia con lui per mostrarmi il “megafusto” della situazione.
“Mh, niente male”, pensai guardando la foto, ma continuai comunque a preferire il mio migliore amico.
Mia madre quando rientrò finì come al solito d’invitarlo a cena. Jongsuk ormai era diventato uno di famiglia ed ogni volta faceva sempre piacere a tutti che restasse.
Luglio era ormai passato ed agosto ci salutò con la stessa facilità del suo fratello precedente, fra risate, pic-nic, gite di gruppo al mare e in montagna e tanti altri nuovi amori che sbocciarono pian piano. Per tutto quel tempo sentii Hyun Joong al telefono almeno un giorno a settimana e andai a trovare Kyu Jong molto spesso: eravamo diventati buoni amici, anche più che con Jung Min. Lui era sempre stato il pacifista del gruppo e a differenza degli altri che non sentivano il loro leader spesso quanto lui e per questo mi dicevano solo di aspettarlo con pazienza, Kyu Jong m’informava sempre su ciò che faceva quando non riuscivo a sentirlo. Quel ragazzo aveva la sana capacità di tranquillizzarmi se per caso mi saltavano in testa strani pensieri sulla fedeltà di Hyun Joong, e in casa sua mi sentivo bene, perché i modi di fare della sua mamma, mi ricordavano quelli di mio padre con Jong.
Quando avevo tempo mi ritrovai ad andare a trovare la madre di Hyun Joong, che come sempre mi accoglieva con calore e un giorno le venne in mente l’idea di mostrarmi album fotografici di Hyun Joong per passare del tempo: vidi molte foto di Hyun Joong sorridere insieme a suo padre, ma più cresceva, più le foto con suo padre diventavano rare e il suo sorriso spariva, fino ad arrivare ad una foto che la mamma aveva scattato prima che mi conoscesse. Mi soffermai a guardarla a lungo, mentre lei spegneva il caffè e lo serviva, pensando che all’inizio avevo sbagliato a giudicare male il mio ragazzo.
-Ah.. quella foto. Hyun Joong l’ha sempre odiata e in un certo senso anch’io-, disse la mamma posando il vassoio con le tazzine di caffè sul tavolinetto di fronte al divano.
-Perché?-, domandai curiosa.
-Dice che non era lui in quei momenti. Non si piaceva, eppure continuava a comportarsi nel modo che odiava-, rispose la mamma girando la pagina del book e trovandone una in cui Hyun Joong sorrideva all’obbiettivo, abbracciando la mamma da dietro. Rispetto a lei era immenso.
-Ama questa foto-, disse la donna sfiorando il volto del figlio nella foto.
-Le manca molto-, affermai guardandola.
-Troppo… e come te ho paura che non torni. Che il padre possa trovargli una sistemazione adeguata a Londra; il mio ex marito sa come prenderlo, nonostante Hyun Joong lo odi in questo momento. E’ sempre stato più bravo di me con suo figlio, anche se ora appare come il mostro della nostra famiglia. Può sembrarti che lo giustifichi, ma è un uomo che ha saputo amare suo figlio con cura, nonostante abbia sbagliato con Federica-, disse sincera.
La fissai a fondo, ma non dissi nulla. Capivo perché quella donna fosse in pena per suo figlio e riuscivo a capire anche perché non odiasse suo marito, ma all’improvviso mi domandai se lei avesse sempre saputo. Mi guardò e come se mi avesse sentita, mi sorrise: -Non abbiamo mai saputo niente su quella ragazza. Sapevo che mio marito aveva avuto una scappatella, ma non abbiamo mai saputo che quella donna fosse rimasta incinta, fin quando un giorno non mi venne un dubbio che gli confessai subito. Sai… io credo che se solo mio marito lo avesse saputo, avrebbe cresciuto i suoi figli con la stessa intensità –mi prese una ciocca di capelli e la spostò dietro ad un orecchio- A volte sembra cattivo e freddo, proprio come ora che ci ha portato via Hyun Joong, ma lo fa per lui, per il suo futuro e per cercare di nuovo di ristabilire un rapporto. Avrebbe voluto che Federica andasse con loro, ma lei non ha voluto e la comprendo: la sua famiglia non siamo noi, perciò mio marito può solo tentare di essergli il più amichevole possibile-, disse dolcemente.
-Per fortuna Hyun Joong l’ha amata fin da subito-, sorrisi al ricordo.
-Sì, lui ha sempre desiderato un fratello o una sorella e quando ha scoperto di averla, si è arrabbiato, sì, ma ha anche desiderato di conoscerla con tutto se stesso-.
-Perché vi siete separati? Lei vuole ancora molto bene a suo marito da ciò che mi dice-, chiesi guardandola.
-Sì, gli voglio bene. E’ il padre di mio figlio, ma il nostro amore si è esaurito quando scoprii della madre di Federica. Rimasi con lui per Hyun Joong, ma quando lui venne a sapere di tutto, decidemmo che la cosa migliore da fare, fosse dirci addio-, spiegò tranquillamente.
Da quel giorno riuscii a capire più a fondo il modo in cui Hyun Joong era cresciuto: aveva avuto un’infanzia magnifica, ma la sua adolescenza era stata piuttosto tormentata. Il mio arrivo nella sua vita all’inizio era stato l’apice della sua infelicità, proprio come gli Shinee, ma dopo si era trasformato tutto in gioia.
“Per questo i SS501 e sua madre mi vigliono così bene”, pensai salutando la signora Kim e uscendo di casa.
 
All’inizio della scuola Ah Yoen si era ormai dichiarata a Kibum e questo le aveva chiesto un po’ di tempo per decidersi; tempo che utilizzai per spingerlo fra le braccia di quella ragazza ogni volta che ne avevo la possibilità. Così mentre Federica s’improvvisava Cupido per Jongsuk, io lo facevo con Kibum. Tornare fra i banchi di scuola fu uno strazio: all’inizio pensai che la lontananza con Hyun Joong l’avrei superata pensando che ormai avrebbe dovuto comunque cambiare scuola, ma quando mio padre ci riferì che la nostra scuola era diventata complesso superiore e universitario per via di una nuova riforma, mi sentii crollare. L’università sarebbe stata nell’ala destra dell’istituto, mentre a noi studenti superiori sarebbe rimasta l’ala sinistra; il problema si poneva solo con il giardino che rimaneva unico. Non l’avrei rivisto ancora per molto tempo. A parte Jongsuk rimanevo sola durante gli intervalli, perché gli Shinee e SS501 solo di rado si vedevano a causa dei corsi diversi e degli orario diversi. In estate avevo avuto tanti motivi per distrarmi, a cominciare dall’orfanotrofio ormai ultimato e tutti i bambini; per non parlare delle volte che mi ero potuta svagare con Joyan portandolo a spasso, notando come cresceva in fretta.
A scuola era diverso: ogni pensiero si accavallava solo sul desiderio di poterlo riabbracciare; potermi nuovamente arrabbiare con lui se non riuscivamo a capirci al volo; di riavere le sue labbra posate sulle mie; di potermi perdere dentro alla notte senza luna dei suoi occhi scuri.
Mi davo da fare nello studio ed ero sempre puntuale con i compiti come non lo ero mai stata, ma mi mancava terribilmente. Mi mancavano persino i pomeriggi in cui mi aveva aiutata a studiare. Ero stanca di aspettare, eppure dovevo farcela.
Un giorno di scuola, uno come tanti, dopo aver preso i libri che mi sarebbero serviti a casa, sbattei violentemente la porta dell’armadietto provocando un boato da far spavento ai presenti e mi avviai all’uscita sovrappensiero con le cuffie all’orecchie. Ero di pessimo umore, perché Jongsuk, che ormai si era fidanzato con In Gook, mi aveva allegramente dato buca e sarei dovuta tornare a casa in una brutta giornata di pioggia e per giunta senza ombrello.
“Se non fosse che sei così carino quando ti scusi, ti avrei già ucciso, Sukkie! Non ho preso il motorino sta mattina sapendo che mi avresti riaccompagnato tu, stupido! E Jong è a lezione con Federica! Fortuna tua che sai sempre come farti perdonare, altrimenti io ti…!”, pensai con l’ira che stava per esplodere, scendendo nel viale diretta al cancello come un toro.
All’improvviso però il mio passo spedito fu bloccato pesantemente da qualcuno a cui andai a sbattere contro e che portai giù con me.
-Allora è proprio un vizio!-, esclamò una voce familiare ridendo, mentre cercavo di capire se ero ancora tutta intera.
-Il mio povero naso…-, mi lamentai raccogliendo i libri e una mano mi porse dei fogli che mi erano scivolati. Alzai gli occhi sul ragazzo che avevo bruscamente scaraventato a terra e riconobbi il sorriso schietto di Hyung Jun.
-Dove vai con un passo così convinto?-, domandò Hyung Jun aiutandomi ad alzare.
-Ah, Jun… sei tu -dissi senza sorprendermi- Che ci fai qui?-, domandai curiosa di sapere perché fosse nella sezione superiori della scuola.
-Stavo andando in segreteria, ancora non è divisa, perché devo chiedere un favore per i corsi di lingue-, spiegò- Ma tu non mi hai ancora detto dove stavi andando-, disse infine.
-A casa, prima che debba costruirmi una zattera-, dissi dando un’occhiata alle nuvole.
-Il motorino?-, domandò non capendo.
-Lasciamo stare. Mi avrebbe dovuto riaccompagnare Jongsuk, ma il suo amore l’ha chiamato e l’ha invita a casa sua, così è uscito prima. Odio Gookie quando fa così. Lo sapeva che oggi Sukkie sarebbe stato mio!-, borbottai arrabbiata.
-E’ Jongsuk che ha accettato, ma comprendilo, è finalmente innamorato di qualcuno che lo ricambia-, sorrise Hyung Jun.
-Già… a proposito, come va con la tua noona? Ga In sta bene?-, domandai sorridendogli e dimenticandomi per un attimo del mio malumore.
-Non c’è male. Andiamo molto d’accordo-, rispose passandosi una mano sul collo.
-Meno male, sono contenta per voi –sorrisi- adesso siete tutti felice e contenti, a parte…-, commentai ma mi fermai con un po’ di nostalgia nel cuore, guardando a terra. Ero stata al centro dall’attenzione per così tanto tempo che tornare ad essere un’ombra invisibile fra gli altri mi dava quasi fastidio.
-A parte te?-, chiese Hyung Jun alzandomi il viso con una delicatezza della mano piuttosto familiare.
-Già…-, dissi tristemente.
Hyung Jun sospirò, guardandomi per un attimo, e quando incontrai i suoi occhi colsi un velo d’indecisione: -Che succede?-, domadai.
-Senti, non dovrei dirtelo, visto che l’ho promesso anche agli altri, ma vedendoti così triste…-, cominciò grattansosi la testa.
-Cosa?-, chiesi ancora.
-Abbiamo sentito Hyun Joong pochi giorni fa e ci ha detto che tornerà presto. Più presto di quanto tu possa immaginare. Ha detto che ha già prenotato i biglietti di ritorno-, sorrise confessandomi quel segreto.
I miei occhi s’illuminarono: -Davvero?!-, cinguettai.
-Sì-, sorrise vedendomi così felice.
-Oh, Jun sono così felice che tu me l’abbia detto! Pensavo che non sarebbe più tornato! Non mi dice mai niente nella poche volte che lo sento! –dissi gettandogli le braccia al collo per poi sciogliere l’abbraccio- e quando torna?-, domandai allìimprovviso allegra e pimpante.
-Questo deve restare un segreto. Ho già detto troppo-, rispose sorridendo.
-Va bene-, dissi placandomi un poco, ma mantenendo il sorriso.
-Ti accompagno a casa se vuoi. Oggi ho la macchina-, propose prendendomi i libri di mano.
-Va bene, se per te non è un problema-, dissi saltellando al suo fianco, mentre c’incamminavamo. Di fronte la macchina entrai subito, sentendo alcune gocce di pioggia cominciare a cadermi sui vestiti.
-Grazie, Hyung Jun-, dissi, sentendo la macchina cominciare a rombare.
-Figurati. Non sopportavo prima di vederti triste e non lo sopporto neanche ora-, disse partendo.
Guardai fuori dal finestrino e cominciai a canticchiare “In your smile” dei SS501 che aveva fatto partire allo stereo: “Aah! Hyung Jun, sei un angelo sceso dal cielo oggi! Mi hai reso così felice! Sapere che tornerà i breve, fa essere l’attesa meno frustrante. Non vedo l’ora di riabbracciarti, amore mio! Mi sembra che anche il cielo si stia aprendo! Ti aspetto. Torna presto, Hyun Joong!”.
*°*°*°*
Erano passati sei mesi. Sei mesi da quando i miei occhi si erano posati su di lei per l’ultima volta. Mi mancava e mi era mancata da morire, tanto che avevo cominciato a vederla ovunque: per strada, in casa, al college. Mi sentivo vuoto senza di lei e come se non bastasse la presenza di mio padre ogni volta che lo vedevo non rallegrava per niente il mio umore. Quei mesi erano passati in agonia uno dopo l’altro, ma fortunatamente quando la sentivo al telefono potevo tornare di nuovo a respirare per qualche ora.
Nonostante tutto, anche non standole accanto, cercai di contribuire con gli altri da Londra per l’organizzazione del suo compleanno, cercando delle idee da proporre a Federica. Sapevo che avevano fatto un bel lavoro e immaginai la faccia di Ilaria quando era arrivata al ristonte, divertendomi a pensare cosa avesse pensato e quale fossero state le sue reazioni. Qualche giorni dopo chiamai Federica e fui felice di sentila, anche perché mi raccontò tutto ciò che avevano fatto e come passavano il tempo, raccontandomi anche dell’imminente vacanza a Barcellona, ma la sentii molto tesa. Mi nascondeva qualcosa e le chiesi cosa fosse, così forzatamente mi rispose: -Hyun Joong… senti io volevo dirtelo anche prima, ma… non voglio che tu e Kibum litighiate per…-.
-Kibum? Che stai dicendo? Perché parli così?-, domandai allarmato fermando la passeggiata che stavo facendo per la stanza.
-Perché… non so come dirtelo!-, esclamò nel panico.
-Yha, smettila di farneticare e rilassati! Mi stai facendo innervosire. Si può sapere che è successo?!-, domandai preoccupato.
-Kibum…-, cominciò esitante.
-Kibum, cosa?-, sottolineai la domanda.
-…ha baciato Ilaria-, finì togliendosi un peso di dosso.
-KIBUM HA FATTO COSA!?-, urlai con quanto fiato avevo in gola e sentendo il sangue ribollirmi nelle vene anche a chilometri di distanza. Se ce l’avessi avuto fra le mani  l’avrei strozzato.
“E io che ormai lo credevo mio amico!”, pensai iroso.
-E-era ubriaco, Hyun Joong, non l’ha fatto apposta. N-non sapeva quel che faceva!-, lo difece e ciò mi mandò ancora di più in bestia.
-E lo difendi pure! Immagino che Jonghyun non abbia mosso minimante un dito, no!?! Quando serve non c’è mai, è ovvio!! Figurati se difende sua sorella dal suo migliore amico! Anzi, magari ha organizzato lui tutto!-, cominciai a dare i numeri per telefono e nella stanza accanto sentii mio padre rimproverarmi di fare silenzio. Lanciai un cazzotto al muro con il risultato che il giorno dopo mi ritrovai una mano gonfia, anche se in quell’istante immaginai solo di riempire di pugni Kibum.
La sentii sospirare affranta: -No, Hyun Joong… Jong gli ha fatto un occhio nero appena lo ha visto-, mormorò mia sorella dall’altro capo del mondo, dispiaciuta.
-Cosa…?-, sussurrai incredulo.
-E’ così. L’ha difesa, Hyun Joong, ma non vado fiera del suo comportamento e nemmeno del tuo in questo momento-, mi ammonì.
-E che cosa dovrei fare? Lasciare che me la porti via?! No, io domani prendo il primo volo per la Corea e…-.
-Tu non vai da nessuna parte, Hyun Joong –mi fermò decisa- Abbiamo già parlato con lui ed è sinceramente dispiaciuto. Non avrebbe mai voluto e persino Jong ha capito che non voleva. E’ diventato tuo amico, Hyun Joong, non l’avrebbe mai fatto-, mi rassicurò.
-Oppure è diventato mio amico per fregarmi la ragazza!-, insistetti.
-Smettila, non è così –mi rimproverò ancora- Ti fidi di me?-, domandò.
Sospirai e di controvoglia risposi, avvertendo uno strano bruciore alla mano: -Sì…-.
-Allora fidati anche di Kibum, fratellino-, disse dolcemente.
Sbuffai e cercai di calmarmi, sentendola continuare: -E non fare parola con Ilaria di ciò che ti ho detto. Avrebbe preferito dirtelo quando saresti tornato-.
-Perché?-, domandai.
-Non vuole che tu abbia altri pensieri oltre a nostro padre-, si limitò a dire.
A quel punto non potevo contrariarla ancora e nei giorni successivi cercai di dimenticarmi dell’accaduto, evitando di farne parola con Ilaria quando la sentivo.
Passarono tanti, troppo giorni che passai la maggior parte delle volte al college con i miei compagni a giocare a calcio, a nuoto, correndo, mentre il tempo che mi rimaneva lo utilizzavo per studiare.
Mio padre cercava di ristabilire un rapporto consigliandomi sui corsi e cercando di aprire diverse conversazioni, senza però avere troppo successo. Sapevo che voleva tornare ad aver il rapporto di un tempo, ma non ero ancora pronto, non all’inizio almeno. Con lo scorrere dei giorni riuscii ad aprirmi con lui fino ad arrivare a finire una conversazione in modo decente e non con una frase gelida e da una parte fui felice, perché almeno così potevo riuscire a fare da mediatore fra lui e mia sorella, dato che lei non aveva intenzione di essere troppo amichevole.
Luglio e agosto li passai in giornate piovose e umide come il mio umore, alternate ad alcune di sole cocente. Quando cominciò ad arrivare settembre il tempo mutò d’un tratto e si fece più freddo.
Ilaria e gli altri avevano ricominciato scuola e a quanto avevo capito la nostra scuola era diventata per metà università. La notizia mi rese felice, perché almeno quando sarei tornato sarei potuto stare con lei negli intervalli scolastici. La sentivo spesso e ogni volta era un tuffo al cuore risentire la sua voce, ma nonostante questo continuavo a vederla dappertutto e la notte era uno strazio chiudere gli occhi. Non facevo altro che sognare di tornare a casa e riabbracciarla. Lei, mia sorella e i miei amici.
L’apice della mia pazzia arrivò quando pensai di vederla in un negozio: entrai e la cercai con lo sguardo, ma quando si girò, scoprii che era solo una ragazza che le assomigliava terribilmente.
Era una giornata di fine ottobre quando mi accorsi che solo un anno prima mi stavo preparando per andare al ballo di Halloween solo per poterla importunare e riuscire a farla innamorare di me: quella era stata la prima serata in cui feci qualcosa di buono per lei, salvandola dalle grinfie del Sumbae-nim ubriaco.
Sorrisi a quel ricordo, mentre mi aggiustavo il colletto della camicia che avevo indossato per una cena con i colleghi di lavoro di mio padre. Uscii con lui non appena fui pronto e trascorremmo una piacevole serata.
Quanto tornammo, mi spogliai e mi feci una doccia per rilassarmi e quando uscii dal bagno, munito di asciugamano intorno al collo e alla vita, trovai mio padre ad aspettarmi nella mia camera con una foto che avevo scattato insieme a Federica e un’altra insime ad Ilaria.
Alzò lo sguardo su di me e mi sorpresi nel constatare che sorrideva fra sé: -Ciao, Hyun Joong-.
Non risposi e rimasi sulla porta a guardarlo, mentre tornava a fissare quelle due foto: -Quanto sono importanti per te queste due donne?-, domandò bonariamente, pietrificandomi.
-A-abeoji…-, farfugliai chiamandolo in modo formale. Avevo smesso da tempo di chiamarlo “appa”.
-Non ti ho portato con me per allontanarti da loro, Hyun Joong. Volevo solo riaprire un rapporto tra padre e figlio-, mormorò sospirando. Non fiatai.
-Immagino che tu voglia ritornare il più presto possibile da loro, no?-, mi chiese tornando a guardarmi. Annuii e andai a sedermi accanto a lui. Una volta tanto volevo capire perché mi avesse trascinato con lui, a parte lo studio all’estero. Mi porse le due foto e le presi dalle sue mani, sfiorando con i porpastrelli i visi delle due donne più importanti della mia vita dopo la donna che mi aveva messo al mondo.
-So che ce l’hai con me e che non potrai mai perdonarmi per ciò che ho fatto –cominciò e lo guardai sempre più sorpreso- ma se vuoi sapere perché ti ho portato con me, ti rispondo perché volevo riavere almeno in parte l’affetto di mio figlio. Non sono stato un buon padre negli ultimi anni e mi dispiace, perché non potrò mai riavere indietro il tempo che ho perduto con il lavoro e le liti che ci sono state…-.
Lo ascoltai serio, guardandolo negli occhi come non avevo mai fatto, e lo lasciai continuare: -…capisco che mi odi e che non vorresti più niente a che fare con me. Mi vergogno di ciò che ho fatto in passato e se avessi saputo di avere un’altra figlia, ti giuro che non l’avrei mai lasciata da sola. Ho cresciuto te e così avrei cresciuto anche lei, ma… lei non vuole vedermi, lo sai e so che non potrò mai essere la sua famiglia per davvero. Ha i suoi genitori adottivi e suo fratello adottivo… e ha te, che sei la cosa migliore che abbia fatto in vita mia con tua madre-.
-Dove vuoi arrivare?-, domandai stroncando il suo discorso strappalacrime.
-Da nessuna parte, figliolo. Non voglio costringere nessuno, per questo faccio finta di niente in sua presenza. Forse per lei è meglio così-, rispose tristemente.
-Tu vuoi che le parli, non è così?-, domandai scettico, sorridendo amaro.
-Vorrei… ma prima di tutto devo pensare a te. Te l’ho già detto: lei ha la sua famiglia, ma tu hai solo me e tua madre –rispose per poi accennare alla foto- so che vuoi rivederle. Ti sento parlare nel sonno la notte e ti lamenti in continuazione, ma quando sei sveglio nascondi questa parte di te a i miei occhi. Sono tuo padre, Hyun Joong, e ti conosco molto bene, perciò non farlo-, disse alzandosi e mettendosi le mani in tasca.
-Se l’avessi capito subito quanto tenevi a loro, specialmente alla tua ragazza, avrei firmato il contratto scolastico del college solo per tre mesi, ma purtroppo dovrai frequentare i corsi ancora fino all’inizio di dicembre-, disse guardandomi.
-Non era fino a Natale?-, domandai confuso, incrociando le braccia.
-Lo era, ma sono riuscito a cambiare i mesi solo fino alla fine di novembre-, confessò dispiaciuto.
-Perché lo fai?-, domandai di sottecchi.
-Perché ti vogli bene, Hyun Joong, e vorrei che smettessi di guardami come se fossi il peggiodere dei tuoi incubi. E’ triste per un padre essere visti dal figlio in questo modo-, rispose sincero e mi sentii quasi in colpa.
-Hai i biglietti di ritorno prenotati per il primo dicembre. Partirai alle undici di sera e starai a casa presto. Manca poco e le riabbraccerai-, disse sorridendo, per poi uscire dalla camera.
Rimasi lì a fissare il vuoto non potendo credere alle mie orecchie per qualche minuto, pensando che forse era solo un sogno, finché non mi destai dai pensieri e mi alzai per raggiungerlo.
-Abeo… -lo chiamai, ma cambiai idea- Appa…-, lo richiamai e si girò sorpreso da quella parola.
-Appa… –ripetei esitando- grazie-, sorrisi avvicinandomi.
Mio padre restò immobile. Davanti a lui e a quel gesto mi ero sentito di nuovo piccolo e insicuro, ma quando lo abbracciai, mi aprii in un sorriso. Tante volte avevo visto discutere Jonghyun e il padre quando mi ero fermato a cena da loro, ma la volta in cui discussero in modo più acceso, subito dopo aver cenato li avevo visti scherzare e prendersi in giro come se non fosse successo niente. Ilaria aveva ragione: la famiglia era un punto fermo importante nella vita di ognuno di noi e anche se la mia era ormai un disastro, poteva continuare ad essere bella anche così in un modo o nell’altro. Bastava solo riallacciare i rapporti e mettere da parte un po’ di orgoglio.
-I-io…-, fafugliò mio padre.
-Scusami, papà. Sono stato duro anch’io con te, perché avevo paura ed ero insicuro -dissi sciogliendo l’abbraccio- ma il tuo gesto mi ha fatto capire tante cose. Grazie-.
Cercò di parlare ma dalla sua bocca non uscì una parola per lo stupore, così gli sorrisi tranquillamente, come se non fosse successo nulla: -Mi dispiace, papà, ma grazie ancora. Pochi minuti fa, quando mi hai detto dei biglietti, mi hai tolto un peso dal cuore. Pensavo che venendo con te non sarei più potuto tornare indietro, ma…-.
-…lascia stare. Facciamo finta che non sia successo nulla e ricominciamo da capo-, disse sorridendomi bonariamente. Annuii, abbozzando un sorriso e mi grattai i capelli che avevo ormai tagliato da un pezzo.
-Vado a dormire-, annunciai tornando in camera.
-Va bene. Buonanotte-, mi sorrise, mentre richiudevo la porta.
Il giorno dopo chiamai subito i SS501 per dargli la bella notizia e mi avvertirono del cattivo umore di Ilaria da quando era ricominciata la scuola. Si sentirono in dovere di poterglielo riferire, ma lo bloccai sul nascere, facendo promettere a tutti loro di non dire niente. Volevo che vedendomi arrivare in anticipo, fosse per lei una sorpresa e promisero. Mi raccontarono che Hyung Jun si era fidanzato, che Kyu Jong e Young Saeng non avevano ancora trovato l’amore, ma che uscivano spesso con delle ragazze che avevno conosciuto all’università e che Jung Min era partito in estate per una mini vacanza con IU. Sembrava che tutti avessero riacquistato un po’ di pace e mi raccontarono anche di Kibum che nel frattempo aveva incontrato acnhe lui un’altra ragazza. Mi rasserenai a quella notizia e lo perdonai per il bacio: in fondo avevo rubato la ragazza su cui aveva messo gli occhi prima di me, insime a Hyung Jun.
Il giorno del ritorno arrivò subito dopo la notizia di mio padre, perché cominciai a vedere scorrerei giorni più velocemente, così preparai le valige, mettendo dentro anche i souvenir che avevo comprato per tutti, e cercando di non dicarmi niente, guardai la foto mia e di Ilaria, e strinsi il disegno che mi aveva regalato.
Stavo tornando e nel viaggio verso l’aereoporto non riuscivo a stare nelle pelle di rivederli tutti. Fu lungo e da solo per tutte quelle ore in aereo mi annoiai parecchio, ma riuscii a cavarmela dormendo per la maggior parte del tempo.
Scesi dall’aereo e respirai l’aria di Seoul, per quando non fosse il massimo della purezza, con un sorriso che mi faceva il giro della faccia. Mi avviai al check-out e non appena ebbi le mie valige, mi diressi all’uscita.
Non ci credevo, era lì, di nuovo davanti ai miei occhi come in tutti i sogni che mi avevano tormentato in quei mesi. Mi sentii leggero come una nuvola e credetti di volare, mentre la raggiungevo.
Era sorpresa di vedermi, e sgranò gli occhi non appena mi vede arrivare fra la folla che man mano affluiva fuori. La fissai per un istante che mi sembrò interminabile e lasciai andare le valige per terra.
Sentivo che il cuore mi sarebbe potuto schizzare fuori dal petto per l’emozione e in pochi secondi azzerai la distanza fra di noi, avvolgendola in un abbraccio, sotto gli occhi di tutti quelli che mi erano venuti a prendere: i SS501, gli Shinee, le loro ragazze e la famiglia di Ilaria, comprese Nanà e mia madre.
-Sei tornato finalmente-, mi sussurrò nelle orecchie.
-Sì, e non ti lascerò mai più-, dissi assaporando il suo odore di cioccolato inconfondibile.
-Mi sei mancato da morire-.
-Non sai quanto mi sei mancata tu-, replicai prendendole il viso fra le mani e baciandola con passione. Quelle labbra, morbide, fine, che mi avevano sempre invitato a baciarle con prepotenza, ora erano di nuovo mie. Mie e di nessun altro, perché nessuno l’avrebbe più toccata senza il suo e il mio permesso.
Le accarezzai una guancia e le sorrisi, vedendola osservare con il naso arricciato il mio nuovo taglio: -I tuoi capelli…-, mormorò passando una mano dietro al collo che mi fece rabbrividire.
-Non ti piacciono, eh?-, dissi guardando la sua faccia per niente convinta.
-Ho avuto traumi peggiori-, commentò ironica e solo in quel momento vidi tutti i i nuovi look dei sui amici, compreso Jonghyun che lasciò senza parole anche me.
I SS501 mi saltarono addosso non appena videro che avevo finito di salutare la mia ragazza, con Jung Min che quasi mi fece cadere atterra. Erano felici di rivedere il loro leader ed io loro. Mi salutarono i genitori di Ilaria e poi la piccola, gettandomi le braccia al collo come un koala e urlandomi nelle orecchie: -Oppa! Sei mancato tanto anche a me!-.
Risi a quell’affermazione e la lasciai fra le braccia di Kyu Jong quando la vidi dimenarsi nella sua direzione, per poi posare gli occhi su Federica. Mi abbracciò dolcemente e la strinsi forte.
-Bentornato, fratellino-, sussurrò e alle sue spalle vidi mia madre che ci guardava dolcemente.
Ci capiva e in quel momento mi domandai da dove avesse sempre preso la forza di sostenere la situazione della mia famiglia e di andare avanti senza che nulla fosse. L’amavo più di ogni altra cosa al mondo e quando fu davanti a me, non appena la sua mano sfirò una mia guancia teneramente e i suoi occhi mi guardarono dolcemente, l’abbracciai sovrastandola con la mia altezza.
“Sono a casa finalmente”, pensai stringendola.
 

{Spazio Alue! :D}
Ciao a tutti! ^^ Come va? Piaciuto il capitolo? Dai alla fine sono stata buona e ho fatto ricongungere i due piccioncini ** E poi ho dato un lieto fine anche a tutti quei poverelli che sono andati dietro alla protagonista come cagnolini! *coff coff* Tipo Kibum... *coff coff* o Hyung Jun... *sorride* Ma non tutto è finito! Ebbene si! Per tutti quelli che speravano che questa lunghissima FF fosse finalmente finita, riponete le vostre false speranze e disperatevi ancora un po'! :D Per tutti quelli che mi hanno seguito divertendosi e piangendo insieme a me per tutte le varie peripezie, non è ancora finita... perciò CONSOLATEVI! ^^ Come è mio solito, ho scritto anche un epilogo di questa FF! ^^ (e che epilogo! *perv*), perciò pazientate ancora una piccolissima settimana, perché ne sarete VERAMENTE  ripagati! ^^
Ora una piccolissima ultima cosa: ringrazio
TANTISSIMO chi mi ha seguito fin qui e soprattutto ringrazio CALOROSAMENTE chi mi ha sempre recensito! ^^ anche se avete saltato alcune volte, ve ne sono comunque infinitamente grata! (Mi avete fatto divertire tantissimo! XD) E state tranquilli, non me la sono presa u.u (non è vero! *punta il fucile* vi ucciderò tutti! è.é <3 XD), anch'io a volte dimentico di recensire :3 
In particolare ringrazio:
-
Hyumi, per le sue recensioni chilometriche e divertenti :D;
-
Falling Star, per le sue recensioni sempre costruttive! ^^;
-E in un ultima, ma non meno importante,
Feilin! Che mi ha sopportato mentre scrivevo e mi ha sempre sostenuto in questi due anni di dura lotta per finire questa FF! E che mi ha convinto (a beneficio di tutti coloro che si sono divertiti con me) a pubblicarla qui! ^^ Love U <3

Lasciate un commentino se volete e grazie per la visita! :D Un kiss a tutti e alla prossima! 

 
  
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