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Autore: angelo_nero    04/04/2014    6 recensioni
Family Brief: Vegeta, Bulma, Trunks e Bra. Momenti della vita di tutti i giorni come una comune famiglia.
dal primo capitolo:
Dopo una buona ora e mezza finalmente l'intera tavolata aveva finito di mangiare, c'era ancora chi restava seduto a bersi un bicchiere di vino, mentre altri si intrattenevano chiacchierando o, come i piccoli Saiyan mezzo sangue, si sgranchiva i muscoli tirando quattro pugni. Vegeta era rimasto seduto a tavola ad osservarsi intorno, il suo sguardo passava dalla moglie che chiacchierava con C-18 e la moglie dell'eroe, al figlio che giocava con Goten. Come lui, seduto ancora al tavolo, c'era il suo amico/nemico, forse l'unico, che sorseggiava un bicchiere d'acqua a pasto ormai ultimato. Goku si sentiva troppo spossato per alzarsi da quella sedia diventata improvvisamente troppo comoda: anche l'eroe teneva d'occhio la propria famiglia per assicurasi che nessuno si facesse male o che il Genio non si avvicinasse eccessivamente alla moglie.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10: Fun and first friendship.

 

Il sole di mezzogiorno scottava sulla propria pelle nivea,alto nel cielo brillava sopra le teste dei bagnanti che si riparavano all'ombra dei propri ombrelloni per sfuggirvi o si riempivano di crema per non rischiare di diventare gamberi. Lei invece continuava tranquillamente a riempirsi di sabbia, stando seduta sulla riva, ammassava una su l'altra manciate di sabbia bagnata formando una montagna che ricadeva ogni volta, essendo instabile. L'acqua del mare lambiva i suoi piccoli piedi provocandole un leggero solletico, ridacchiava ogni qual volta le onde la toccavano mentre con le piccole manine cercava di creare una montagna come quella che il fratello aveva costruito poco più in là, dove la sabbia non era completamente bagnata e neanche bollente.

Purtroppo sul punto dove lei era seduta la sabbia era decisamente troppo bagnata e, non appena presa in mano, si scioglieva. Nonostante ciò, come degna figlia dei due genitori, era imperterrita a continuare la sua opera non badando al resto, tanto che quando il fratello aveva cercato di spostarla aveva cominciato ad urlare.

***

Se ne stava sdraiato al sole, con le braccia dietro la testa, rilassato. Quanto tempo era che non si godeva una vacanza? Due, forse tre anni che, per un motivo o per un altro, non erano mai riusciti a passare un po' di tempo tranquilli senza che la loro quiete fosse minacciata. Stava veramente bene in quel momento, con la mente vuota: niente allenamenti massacranti, niente nemici da distruggere, niente sete di vendetta a rodergli il fegato, niente urla spacca timpani, solo il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia. Con gli occhi chiusi si godeva l'ebbrezza marina mentre si crogiolava sotto i raggi solari, lasciò uscire l'aria in un soffio, sospirando pesantemente. Anche lui però aveva i propri doveri: quello di padre e marito erano i più pressanti, molto più di quello di principe di una razza guerriera ormai estinta, quello ormai non gli interessava quasi più, tutto ciò che veniva al di fuori della propria famiglia non contava. Seguiva ogni movimento dei due bambini che, volente o nolente, aveva generato, concentrandosi sulle loro forze spirituali, non perdendosi un attimo della loro vita, al contrario di ciò che esternamente potrebbe sembrare.

Sbarrò gli occhi di colpo, un picco di energia proveniente dalla bambina lo aveva allarmato; si alzò di scatto mettendosi seduto sul lettino, sotto lo sguardo sorpreso della compagna.
-Tutto bene?- gli chiese.
L'altro si accigliò pronto a scattare
-No. Bra ha di colpo alzato l'aura.- Allor che la donna cominciò a preoccuparsi essendo a conoscenza del mancato controllo dei poteri della figlia.

Un urlo furioso fece allarmare i coniugi che, dopo essersi scambiata un occhiata, scattarono verso la riva della spiaggia.

Bra aveva rilasciato una grande quantità della propria energia, distruggendo le costruzioni di sabbia fatte dai coetanei nell'arco di decine di metri. Gli occhioni azzurri, furiosi, si erano riempiti di lacrime, per quanto piccola potesse essere, non sopportava non riuscire in qualcosa e, ogni volta, si arrabbiava. Questa volta però era furiosa. Una folata di vento e si ritrovò tra le braccia paterne. Fissò con gli occhioni azzurri quelli neri del genitore
-Bra! Si può sapere che ti è preso?! Non puoi distruggere tutto così.- la sgridava come se potesse veramente capirlo, ma aveva solo sei mesi non poteva rendersi conto di ciò che aveva combinato.
Anche quando girò la testa verso la riva si aprì in un enorme sorriso gioioso, battendo le manine felice. Non si era resa conto di aver combinato un disastro: alcuni ombrelloni erano stati spazzati via, così come le sdraio e i lettini, un capanno del bar era stato scoperchiato, aveva quasi provocato uno tsunami e un tornado di sabbia, un paio di bambini erano stati spinti a qualche metro dalla riva. Nessun danno a cui non potessero rimediare, per fortuna.

 

***

 

È incredibile come negli anni una persona possa cambiare così radicalmente, passare da un estremo all'altro senza neanche rendersene conto. Tutto ciò che negli anni antecedenti aveva sempre eseguito, ordini sputati a destra e a manca, viaggi interminabili, come una noiosa routin quotidiana adesso non erano nient'altro che un ricordo. Gli sbagli fatti, convinto di essere nel giusto, era una cosa a cui ormai non pensava più, ciò che è stato fatto è fatto, non si può tornare indietro. Non voleva tornare indietro.

-Cosa ci trovi di interessante nel soffitto?-
Girò la testa osservandola: bella come sempre, se ne stava in piedi davanti al letto, con Bra in braccio che si succhiava il pollice. Riportò lo sguardo sul soffitto mentre la consorte si sedeva sul letto e attaccava la bimba al seno. Succhiava voracemente, affamata.
-Ehi, piano! Non te lo ruba nessuno!- rise la donna. Si fece catturare un dito dalla manina della figlia che con gli occhioni azzurri la fissava intensamente.
-Non è un po' troppo grande?-
-I medici consigliano l'allattamento fino al primo anno, se non oltre*. Trunks ha rifiutato il mio latte non appena mise i primi dentini, se Bra gradisce non vedo il motivo per cui dovei privarla.- spiegò continuando a prestare attenzione alla bimba. Le guance paffute si erano arrossate per lo sforzo e aveva cominciato a scalciare.

Non era la prima volta che osservava quella scena, sia con Bra che con il primogenito aveva assistito ai pasti dei neonati, ma ogni volta rimaneva incantato, non c'era nulla di più naturale di una madre che allatta il proprio bambino. Lui era stato strappato dalle braccia materne a quattro anni per essere sbattuto sul campo di combattimento, non aveva avuto modo di instaurare un legame con la genitrice in quanto il padre fosse contrario. Un motivo in più per odiarlo.

Bra aveva spostato lo sguardo azzurro sul padre, cercando di sorridere nonostante avesse la bocca occupata ed aveva preso a muovere le gambine più velocemente, scalciando. Era inutile negarlo: quella bambina aveva una vera e propria venerazione per il padre.

La codina della bimba gli si era attorcigliata intorno al polso, in queste situazioni non sapeva mai come comportarsi, si sentiva impacciato. La bambina gli stava palesemente dimostrando che lo amava e lui non sapeva come comportarsi, avrebbe preferito dieci mila volte affrontare la squadra Ginew al completo, almeno in quella situazione avrebbe saputo cosa fare. La fissò negli occhi azzurri quando, ormai sazia, si staccò dal seno materno e incominciò a ridere felice.
-Ti dispiace tenerla un attimo, mentre io mi sistemo? Tanto tra pochi minuti si addormenta.- gli chiese Bulma porgendogli la bambina. Vegeta la prese in braccio tenendola sotto le braccia.
-Guarda che non morde!- scherzò lei.
Lanciò un'occhiataccia alla donna che ridacchiava. Il Saiyan riportò la propria attenzione sulla bimba che teneva in braccio e la posizionò meglio tra le proprie braccia, più vicina a sé. Bra osservò il volto paterno, scrutandolo con i suoi grandi occhioni azzurri e incatenò il proprio sguardo a quello severo del genitore, ed ancora una volta le barriere, che il guerriero aveva eretto attorno al suo cuore, si sgretolarono davanti allo sguardo limpido di quella creatura innocente.

Quanti ne hai uccisi nella tua vita? 
Ecco, la sua coscienza come al solito doveva fare la sua comparsa, perché per una volta non si stava zitta!? 
A centinaia? Migliaia forse.
Quello era il passato ormai e se non si poteva dimenticare o cancellare, si poteva voltare pagina ed accantonarlo da una parte, sperando che non faccia più ritorno. 
Sei un assassino, Vegeta. Con che faccia tosta adesso tieni in braccio quella creatura quando ne hai uccise tante simili? 
Era vero, ma quella bambina era diversa. Era la sua bambina, concepita insieme a quella donna petulante quanto bella. Non le avrebbe fatto mai del male.
Non farmi ridere! Pensi veramente che questo cambi le cose? Illuso. 
Fottutissima coscienza, o qualunque cosa fosse, perché ti fai viva adesso!? Niente cambierà quello che è stato, ciò che è fatto è fatto, nessuno può cancellarlo. 
Quella bambina che adesso tu tieni tra le braccia, frutto di una scopata andata male, credi veramente ti ami? 
Non è stata solo una fottutissima questione fisica.
Si accigliò, accorgendosi di star litigando con se stesso. Era come se ci fossero due personalità contrastanti, una delle quali voleva rinfacciargli, senza pietà, tutto ciò che aveva fatto negli anni precedenti l'atterraggio sulla Terra. Aveva passato i primi sei anni di vita del figlio a rodersi il fegato su questa questione, era giunto alla conclusione che si può solo andare avanti, accettare ciò che la vita ci offre. Se veramente esiste il Karma, allora con lui era stato piuttosto magnanimo: per tutto il male che aveva fatto e procurato, sia alla gente per cui non provava neanche pietà sia all'unica donna che lo avesse mai amato, avrebbe dovuto marcire all'inferno come minimo. Invece, l'unica “punizione”, se così si può definire, che il Karma gli aveva dato era quella di restare incatenato a quel pianeta azzurro per il resto della propria esistenza, con accanto una donna che lo ama e due figli che lo venerano neanche fosse un Dio.

Allora, assassino, come credi che ti chiamerà mai quella bambina? 
-Pa..pà. Papà!- E la voce nella sua testa scomparve.
Bra aveva pronunciato la sola parola che potesse veramente rappresentarlo, la sola cosa che voleva essere: un padre. Scostò un ciuffo che le era caduto sul visino, con una delicatezza che neanche lui sapeva di avere. La bimba si mise il pollice in bocca e chiuse gli occhietti, si addormentò così, tra le braccia del padre.

-Che carina. Si è addormentata.- Si voltò verso la donna e la vide sedersi al proprio fianco
-Non mi dispiace.-
Bulma lo guardò interrogativa. -Cosa non ti dispiace?-
-Essere un padre. - disse piatto continuando ad osservare la bimba tra le proprie braccia.

 

***

 

Bussò un paio di volte alla porta della stanza e la porta gli fu aperta.
-Ciao Trunks!- lo salutò
-Ciao Evelyn. Ciao Keiko.- rispose il ragazzino.
Da dietro la castana spuntò una bambina con due grandi occhi verdi e capelli castano scuro.
-Ciao!- salutò allegra la bambina.
-Dov'è tua madre? Avrei una proposta da farvi.-
Il glicine guardò all'interno della stanza. -Aspetta te la chiamo.-
La donna annuì. Sentì il ragazzino urlare il nome della madre seguito poi dall'urlo di quest'ultima che gli diceva di non urlava perché ci sentiva. Certo che era proprio una famiglia strana.

-Oh, ciao Evelyn! Come mai qui?- chiese l'azzurra.
-Stavo pensando di andare a fare un giro per Roma con Marco e Keiko, volete venire?- propose.
L'azzurra ci pensò su -Intendo girare per la città eterna come se ci vivessimo, visitare i posti che le guide turistiche non ti fanno mai vedere.- disse strizzando l'occhio all'amica.
Ciò bastò a convincere Bulma, adorava le avventure e visitare una città sconosciuta fin nei meandri l'allettava non poco.
-Va bene. Ci vediamo tra dieci minuti nell'atrio, ok?- disse.
-Ok, a dopo!- disse l'altra tornando nella propria stanza.

***

Con un pulman arrivarono in centro alla città, dopo un paio d'ore di viaggio in mezzo alla peggior gente (per la gioia di Vegeta): tra coatti, truzzi, ragazzini scapestrati e qualche straniero.

Scesero proprio davanti al Colosseo
-Bene, da qui possiamo accedere dovunque! Sia con i mezzi pubblici sia a piedi.-
-Se volete evitare di sentire la puzza di sudore di gente che non sa ancora cosa sia il sapone sulla metro, ci conviene andare a piedi.- Marco mise subito le cose in chiaro avvertendoli dei pro e dei contro di viaggiare in metro.
-No grazie, preferisco camminare.- disse prendendo sotto braccio l'amica che euforica decise per tutti
-Allora è deciso, si va a fette! - cominciò a camminare in una direzione casuale, seguita dai due uomini che (cominciarono a chiedersi se avesse battuto la testa) non fiatarono e dai bambini.

Durante tutto il tragitto dal Colosseo a Piazza di Spagna, Evelyn non fece altro che cantare cori da stadio, inni alla città di Roma e tre volte l'inno d'Italia. -Sto seriamente pensando di tirare qualcosa ad Evelyn per farla stare zitta- disse Marco provocando l'ilarità dei due bambini.

-Roma, Roma, Roma, Roma! Core de 'sta città! Unico grande amore, de tanta e tanta gente, che fai sospirà!!! Oh siamo arrivati.- per la gioia delle orecchie dei presenti la donna smise di cantare e cominciò a spiegare dove si trovavano. -Questa è Piazza di Spagna! Chiamata così perché... perché... perché?-
-Deve il suo nome al palazzo di Spagna, sede dell'ambasciata dello stato iberico presso la Santa Sede.- terminò Marco.
-Si, giusto! Adesso, a meno che non volete farvi delle stupide foto tipo i turisti Tedeschi, possiamo proseguire e raggiungere Piazza del Popolo.- disse Evelyn.
Il gruppetto si incamminò nuovamente raggiungendo Piazza del Popolo, Piazza Venezia, la Fontana di Trevi, Piazza Barberini, Via del Corso, Villa Borghese, il Pincio (situato sopra piazza del popolo per chi non lo sapesse), passarono per il Gianicolo, ove Marco raccontò loro che quel cannone spara a mezzogiorno ogni giorno. Proseguirono il loro tragitto passando per Via dei Condotti, Via Cavour, Via Nazionale. Si ritrovarono davanti alla Stazione Termini
-È la stazione centrale di Roma, ce ne sono molte altre come Tiburtina, Tuscolana, Prenestina ed altre che adesso non ricordo.- disse Evelyn. -Mi sento una guida turistica!-

Quando i bambini si cominciarono a lamentare della fame erano ormai le sei del pomeriggio inoltrate. Si fermarono in un fast food per rifocillarsi. Si avvicinarono un paio di turisti italiani, chiesero indicazioni per arrivare all'hotel più vicino. Evelyn non fece in tempo a rispondere che Vegeta la precedette
-Dovete andare dritto per questa strada, girare a destra al semaforo e poi sempre dritto. Saranno circa un paio di kilometri.- aveva parlato in un italiano perfetto, con un leggero accento straniero che rendeva il tutto più sexy.

-Da quando in qua tu sai l'italiano? Non lo parlo io così bene che ci vivo da undici anni!- disse Evelyn offesa: lì era il suo mondo, la sua patria, e spettava a lei parlare nella lingua ufficiale perfettamente.
-Mi è bastato ascoltare la vostra pronuncia e qualche parola per un po'. Apprendo molto facilmente.- spiegò l'uomo. Evelyn rimase un po' interdetta
-Ti ricordo che non siamo comuni esseri umani. Anche a me è bastato ascoltare ciò che dicevi per imparare.-
La donna, dopo aver osservato tutti i presenti, si alzò di colpo facendoli sobbalzare. - basta. La pausa è finita. Annamo su! C'è ancora tanto da vedere.- detto ciò afferrò la povera Keiko da un braccio.

 

Alle nove meno dieci si trovavano davanti l'albergo, stanchi morti dato che la loro “guida” gli aveva fatto fare i peggio giri.
-Usciamo stasera?- propose l'azzurra agli altri tre.
-Hai ancora energie per uscire? Io la prima volta che ho fatto un giro simile non mi sono più alzato dal letto.- disse Marco stupito.
-Ho fatto di peggio: prova tu ad affrontare un viaggio interminabile su una navicella spaziale per poi ritrovarti su un pianeta alieno minacciato da un tiranno intergalattico.- disse la donna con tranquillità
-Già, mi ero dimenticata dei viaggi che avevi affrontato.- disse Evelyn -Va bene allora, stasera si esce. Vi porto in un posto che vi piacerà sicuramente. Ci vediamo alle nove nell'atrio.- detto ciò trascinò marito e figlia all'interno.

Bulma osservò il punto in cui l'amica era scomparsa chiedendosi se fosse così di natura o se avesse battuto la testa durante i suoi viaggi.
-Mamma entriamo? Sono quasi le nove ed io ho fame!- si lamentò il bambino.
La donna gli sorrise prendendo poi Bra dalle braccia del compagno, il quale l'aveva portata per tutto il pomeriggio.

 

Anche quella sera il tavolo del buffet era pieno di pietanze squisite provenienti da tutta Italia, compresi i vini più costosi. Essendo sabato sera le persone erano decisamente di meno, anche se comunque in gran numero.

Trunks si aggirava per il tavolo cercando di vedere ciò che vi era, essendo un bambino gli adulti gli si paravano davanti non facendolo passare, come ad altri bambini.
-Scusi, mi fa passare?- chiese Keiko tirando i pantaloni a un omuccolo anziano davanti a lei.
Il signore borbottò qualcosa in francese e tornò a interessarsi del tavolo. La bimba gonfiò le guance infastidita quando si sentì chiamare.
-Keiko!- sussurrava il suo nuovo amico -Ho un idea! Seguimi.- detto ciò si avviò dalla parte opposta della sala.
Keiko, se pur titubante, seguì il bambino più grande fuori dalla stanza. Passarono per un lungo corridoio. 
-Conosco una scorciatoia per evitare quegli snob.- detto ciò si infilò in una stanza su cui vi era scritto “Riservato al personale”.
La piccola lo seguì incuriosita, correndogli dietro a pochi passi di distanza.
-Aspettami, Trunks! Dove stiamo andando?- chiese.
Il glicine si voltò facendole cenno di stare zitta. -Abbassa la voce o ci scopriranno.- si abbassò e, a carponi, aprì la porta osservandovi all'interno: i cuochi e i camerieri erano intenti ad urlare frasi in dialetto e ad eseguire il proprio lavoro.

Trunks si voltò verso l'amica facendole cenno di seguirlo: entrarono nella cucina, nascondendosi dove potevano, raggiunsero la porta che dava sulla sala da pranzo.
-Eccola!- disse la bambina.
-Da qui in poi non ci sono altri nascondigli, dobbiamo fare uno scatto veloce e raggiungere la porta, afferra il mio braccio e tieniti forte. Pronta?-
Keiko annuì convinta e afferrò l'arto dell'amico saldamente. Il Saiyan usò la propria velocità aliena per arrivare all'uscita senza che nessuno li vedesse. Sorpassata la porta si ritrovarono davanti il tavolo imbandito
-Adesso passiamo sotto il tavolo e sorpassiamo tutti questi cafoni.- esclamò la bambina intuendo il piano dell'amico.
A carponi passarono sotto il tavolo e sbucarono proprio davanti la marmaglia che spingeva, presero ciò che volevano e tornarono al tavolo.

 

***

 

Osservava la scenetta rilassato, con un bicchiere di vino rosso in mano. Sorseggiò la bevanda all'interno senza staccare gli occhi dalle persone al proprio fianco: Bulma imboccava Bra, dandole modo, a volte, di prendere il cucchiaio e mangiare da sola la propria pappa.

La sua attenzione fu catturata dalla figura del figlio che tornava al tavolo con due piatti colmi. Alzò un sopracciglio constatando il poco tempo che vi aveva impiegato considerata la fila
-Eccoti, dove eri finito?- sentì dire dalla compagna. Il ragazzino si sedette al proprio posto posando i piatti
-Qui, in giro.- rispose semplice.
-Come hai fatto ad impiegarci così poco tempo?- chiese la donna sospettosa.
-Ho i miei metodi.- rispose continuando a mangiare.
Bulma incrociò le braccia non soddisfatta della risposta del figlio. -Quali metodi?-
-Ehm mamma, forse è meglio se presti attenzione a Bra. Si è rovesciata l'intero piatto sulla testa.- disse indicando la bimba completamente coperta di passato di verdure che rideva felice continuando a giocare con quella restante sul vassoio del seggiolone.
-Bra!- disse la donna voltandosi. -E' mai possibile che non posso distrarmi un attimo che combini casini?-
Le tolse il piatto dalle mani e tolse anche il biberon pieno d'acqua dal seggiolone, in modo che non possa impiastricciarsi di più. La tirò fuori e la prese in braccio cercando di pulirla con il tovagliolo.
-Ha bisogno di essere cambiata.- sentenziò l'uomo seduto.
-Bene! Pensaci tu!- disse mettendogli la bambina impiastricciata tra le braccia.
Vegeta fulminò la moglie con lo sguardo che lo sostenne risoluta. Sbuffando si alzò con la bambina in braccio
-Ma tu, più pulita no, è?- disse alla bimba.
Bra guardava il padre con due occhioni azzurri così innocenti da far invidia a un angelo mentre teneva un ditino appiccicoso in bocca.
-Papà..- disse.
L'uomo alzò gli occhi al cielo e si diresse in camera.

 

***

 

Osservò l'orologio da polso che portava per l'ennesima volta nell'arco di dieci minuti, era irrequieta conosceva bene l'amica.
-Calmati Evelyn, sono passati solo cinque minuti! Dagli il tempo di lasciare i bambini al mini-club!- disse Marco.
Ma lei non lo ascoltò continuava a muovere il piede in modo nervoso.
-Evelyn, ti vedo molto irrequieta.-
La castana si girò osservando l'amica camminare verso di lei seguita dal marito.
-Ah, siete qui. Sono irrequieta perché ti conosco e so dei tuoi enormi ritardi.- disse incrociando le braccia.
Evelyn portava un paio di short con attaccatto un foular fucsia a mo di cintura e un top nero con un paio di sandali con tacco neri. Bulma indossava una gonna blu elettrico di velo, lunga dietro e corta davanti, una canotta bianca con su disegnate delle rose nere e un paio di sandali col tacco argento con i lustrini, sexy senza essere volgare.
L'azzurra rise non prendendo le parole dell'amica come una sgridata ma come un semplice appunto di chi si conosce da tempo. Guardò oltre l'amica e salutò Marco che le sorrise cordiale, quell'uomo dagli occhi verdi le ricordava decisamente il marito. Indossava un paio di jeans chiari, una polo nera e un paio di Vans.
-Allora, andiamo?- chiese.
Bulma annuì tornando ad osservare l'amica -Però questa volta niente mezzi pubblici né stremanti camminate. Si fà a modo mio.-
Evelyn guardò l'amica confusa: cosa aveva in mente? Osservò Vegeta che se ne stava in disparte a sghignazzare: l'uomo portava un paio di jeans blue denim, una camicia bianca e un giacca nera con un paio di Snekers All Star ai piedi, decisamente sexy.

Vide la donna osservare l'orologio
-Tre, due, uno..-
Il suono di un clacson li invitò ad uscire dall'edificio. Davanti l'entrata si distingueva, tra le vari macchine economiche, una lunga limousine nera lucida, con tanto di autista che teneva aperto lo sportello.
-Wow, ti piacciono le cose in grande- disse stupita la castana osservando l'uomo alto sulla quarantina che teneva aperta la porta della lussuosa auto.
Bulma la sorpassò -Dovresti saperlo che i soldi non mi mancano. Posso permettermi qualsiasi cosa in qualunque posto io voglia.- entrò nell'auto seguita dal marito.
L'autista fece il giro dell'auto e invitò Evelyn a entrare
-Msr. Marcus- disse solo l'autista.
Evelyn non se lo fece ripetere due volte entrando nello sportello aperto seguita da Marco che, leggermente confuso, si guardava intorno stupito.

-Dove vi porto, signori?- chiese cordiale l'uomo alla guida.
Bulma guardò Evelyn sedutale di fronte invitandola a dare le indicazioni necessarie
-Al Night Lovable- disse.
Come risposta vide l'autista accendere il motore e partire.
-Come mai questa pazzia?- chiese rivolta all'amica.
L'azzurra accavallò le lunghe gambe
-Perchè avevo voglia di far viaggiare bene la mia amica, non si può?- disse sorridendo.
L'altra sorrise di rimando -Certo!-

Il viaggio non durò molto, si ritrovarono presto davanti un locale la cui fila per entrare raggiungeva la fine della strada. Persone di tutte le età sostavano davanti alle luci al neon che riportavano il nome del locale.

Scesero dalla limousine e si osservarono intorno
-Quanta gente.- disse Marco
-E' il locale più rinomato della città. È sempre pieno di gente e, a meno che non si abbia un pass speciale, si deve fare almeno due ore di fila prima di entrare.- spiegò Evelyn.
Bulma osservò l'amica spostando il peso sul piede destro e mettendo la mano sul fianco
-E scommetto che tu lo hai. Giusto?-
La castana sorrise e tirò fuori dalla pochette un tesserino.
-Posso far entrare fino a dieci persone. Basta che faccio vedere il pass al buttafuori e possiamo entrare.-
Si avvicinarono all'entrata e fecero vedere il tesserino all'omone a guardia della porta, il quale sganciò la corda rossa che impediva il passaggio.

All'interno il locale era enorme, con un alternarsi di luci azzurre, fucsia, verdi e rosse. C'era un sacco di gente e il dj di turno era posto su una piattaforma rialzata così come i giganteschi altoparlanti sparsi per il locale. Evelyn indicò un tavolino vuoto un po' in disparte -Sediamoci li, ordiniamo qualcosa.- si accomodarono sui comodi divanetti posti al posto delle classiche sedie ed attesero l'arrivo del cameriere per ordinare.

 

La musica pompava nelle casse, la gente in pista si scatenava, le coppie poste sui divani a bordo pista si scambiavano effusioni e al bar gli uomini bevevano, mentre alcuni approfittavano delle cameriere poco vestite per assestare un bel ceffone sui glutei.

Avevano cominciato a movere testa e piedi al ritmo della musica, ma non avevano il coraggio di buttarsi in pista. Finito l'ultimo sorso del proprio drink Bulma si alzò in piedi
-Andiamo.-
-Dove?- chiese Evelyn.
-In pista. Lo so che muori dalla voglia di ballare come me.- la incoraggiò.
L'altra ci pensò un po',poi si alzò convinta e, presa per mano l'amica, si precipitarono in pista insieme.

Sulle note di una musica reggaetton cominciarono a muoversi sensualmente, facendosi trascinare semplicemente dalla musica. La canzone cambiò di botto per la gioia di tutte che dopo le prime note scoppiarono in urlo di ovazione He is a hustler, he's no a good at all. He's a loser, he's a bum, bum, bum. He lies, he bluffes, he's unreliable. He is a sucker whit a gun, gun, gun, gun. *

Le note della canzone riecheggiavano nel locale, come le voci delle cantanti improvvisate che cercavano si seguire la tonalità della cantante.

 

***

 

Nonostante il fatto che fosse circondata da ragazzini con gli ormoni a mille e da uomini arrapati che le sbavavano dietro, gli piaceva vederla ballare. Era decisamente brava.

* And he's got my name tatooed on his arm, his lucky charm, so I guess its ok, he's with me. And I hear people talk triyn to make remarks, keep us apart. But I don't ever hear, I don't care. *

-Mi ritrovo in questa canzone.-
Il Saiyan si voltò verso l'interlocutore. Marco osservava il proprio bicchiere soprappensiero, forse non stava neanche parlando con lui.
-Anche io sono stato un pezzo di merda in passato.- continuò sorridendo amaramente.
Non aveva idea se stesse parlando da solo o con lui, ma il discorso che stava intraprendendo lo interessava non poco; si sentiva simile a quel terrestre.
-Sono finito in carcere minorile due volte da ragazzo e sono uscito ed entrato in prigione non so quante volte in due anni.-
-Cosa hai mai fatto per finire in carcere?- gli chiese, più per curiosità che per tirarlo su, sorseggiando il proprio drink.
L'altro alzò gli occhi sul soffitto malinconico -Da ragazzo ho scassinato non so quanti appartamenti e rapinato tre o quattro banche. Da adulto ho ucciso un'intera gang.. tutto per procurarmi i soldi per l'eroina.-
Vegeta rimase in silenzio aspettando che l'altro continuasse.
-Non ho avuto una vita facile: ragazza madre alcolizzata, padre sconosciuto e io finito in strada tra la peggior feccia. Era inevitabile che finissi dentro prima o poi.- disse alzando le spalle.
Riportò lo sguardo sulla pista osservando la gente che si scatena
-Se ti racconto quello che ho fatto io in trent'anni di vita, tutto ciò che hai fatto tu ti sembrerà una ragazzata.- disse.
Marco si girò a guardarlo osservandolo per la prima volta da vicino.
-Perchè, che hai fatto?- chiese.
Vegeta si mise a ridere malignamente prima di rispondere -Ho sterminato interi pianeti per poi venderli al miglior acquirente o semplicemente per rabbia.-
Alzò le spalle aspettando una reazione dall'uomo. Ma non avvenne: Marco continuava semplicemente a guardarlo, senza espressione alcuna.
-Beh, ognuno ha i propri scheletri nell'armadio. Basta solamente andare avanti e non pensarci, non credi?- gli disse piatto.
Niente sorrisi, niente espressioni schifate o spaventate, niente compassione, niente di tutto ciò che ci si poteva aspettare da un comune essere umano. Semplicemente una mano tesa, in segno d'amicizia. Per la prima volta in vita sua strinse la mano ad un terrestre, l'unico che, oltre Bulma, sembra veramente capirlo.
-Penso di si.-
Quella forse sarebbe stata la prima ed unica amicizia che avrebbe mai stretto.

 




*questa cosa è vera. Mia madre ci lavora con i neonati LoL

 

Angolo dell'autrice:

Ed ho finalmente terminato il decimo capitolo yeeeh :D (noooo! Nd Veggy). Come avrete notato ho menzionato ancora una volta la mia amatissima Roma *-* facendola girare tuuuuutta a piedi ai nostri poveri personaggi :3 Ho scelto posti che conoscevo e ne ho inventati alcuni (il locale e l'albergo sono di mia invenzione lol) per dare più enfasi alla storia.

Adesso che la rileggo però mi sono accorta di comportarmi un po' malignamente nei confronti della famiglia Prince/Brief xD ahahah

 

shadowkiss16: Bene, bene, bene u_u mi fa piacere sapere che hai gradito la mia storia e soprattutto la descrizione dell'abbigliamento di Vegeta (che a dir la verità ha fatto sbavare anche me. Perchè non posso avere un uomo così!? T__T)

Beh quale frase migliore di quella per descrivere un bastardo principe senza patria? :D Come mi vengono? Lo sai che neanche io lo so? Bisognerebbe chiederlo al criceto che corre sulla ruota nella mia testa @__@ Spero di non averti fatto attendere molto. Aspetto una tua recensione anche su questo capitolo ehhh!!

kiss angelo_nero

 

Aral89: Purtroppo la scuola mi porta via tempo ed energie (e denaro dato che lo hanno usato per appendere delle locandine del film The Amazing Spiderman 2 all'interno dell'edificio -.- *inizio momento schlero* Dovrebbero comprarci computer nuovi non appendere le locandine!!!! *fine momento schlero * u.u)specialmente adesso che siamo agli sgoccioli :(

Roma è sempre Roma u.u quale città più amata dai turisti Giapponesi? :D

L'hai lettooooooo??? O.O io lo amo quel libro *-* adesso che stanno facendo anche il film poi! * ç * quali strane associazioni? LoL

kiss angelo_nero

 

StarDoll95: Si per loro sono arrivate prima (e io qui a studiare T__T) mentre da noi il tempo è ancora instabile .-. mi chiedo se almeno a giugno farà una temperatura decente. Coooomunque sono d'accordo con te: i Giapponesi si girano mezzo mondo e noi Italiani non sappiamo neanche quali sono i capo-luoghi *un enorme cartello con su scritto “ecco un esempio” le lampeggia supra la testa *

Il libro si chiama Fifthy Shades of Grey (Cinquanta sfumature di grigio) di E.L. James :3 Leggilo è bellissimo!

Veggy è Veggy non ci si può far niente u.u se è sexy con sex appeal da far girar la testa bisogna rappresentarlo come tale u.u Bulma lo ama nonostante sia unfottutissimo stronzo, bastardo, crudele, spietato principe senza patria.

Bra è dolce quanto (malvagia nd Trunks) bella *-* da piccola è un amore da adolescente è identica alla madre con un pizzico di sadicità del padre ;D

Aspetto una tua recensione anche per questo capitolo :) Alla prossima!

Kiss angelo_nero

  
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