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Autore: Morgana le fay    04/04/2014    5 recensioni
Ispirata al telefilm "le streghe dell'East End".
...
Heather Beauchamp è una strega. Si è trasferita nella remota Wawanakwa per scappare dal passato con le sue due figlie adolescenti. Ma sa che il passato torna sempre a chiedere il conto e che forse la sua maledizione non è la cosa più pericolosa nella sua famiglia.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Dawn, Gwen, Heather, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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CAPITOLO DUE: L’inganno.

 

Il disegno mi appartiene (l’ho messo per sfizio!).U_U

 

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Dawn Medrek prese un profondo respiro, la stanza che le era stata assegnata d Heather non era esattamente la migliore della casa, essendo nella mansarda, ma non poteva biasimarla per questo.

Dopo quello che aveva fatto.. Dea, stava ancora male.

Forse la sua punizione non avrebbe mai avuto fine, ma almeno ora poteva ripagare il suo debito.

La stanza era spoglia con un letto singolo, un armadio vicino la porta e una scrivania accanto alla finestra. Le pareti tinte di chiaro e i mobili in legno sbiancato però rendevano la stanza adatta a lei.

Tutto quel bianco, era rassicurante.

Il contrario della sua infanzia così buia e spaventosa, dove tutto era così sporco e crudele.

Dawn si ritrovò a ridere da sola scuotendo il capo e facendo ondeggiare i capelli chiari, doveva davvero smettere di comportarsi in modo così melanconico.

Aveva modo di porre fine alla maledizione di famiglia finalmente e doveva sfruttare la situazione.

Chiunque minacciasse Heather e le sue figlie doveva essere molto potente, i rituali così avanzati erano poco usati, in quanto pochi erano capaci di tale livello.

A parte lei ed Heather c’erano solo loro.

I Burromuerto.

Ma non avrebbe avuto poco senso, se non nessuno!

Loro avevano dovuto subire la stessa punizione per ciò che avevano compiuto, per quel passato che aveva condannato due famiglie, e non servirebbe a nulla questa punizione.

Tanto più che le ragazze erano..

“Hai deciso di degnarti di darmi una risposta o stai lì a fissare fuori dalla finestra? E’ spaventoso che tu continui a farlo!”

Dawn sobbalzò. “Heather! Scusa, non ti avevo sentita.”

La corvina alzò gli occhi al cielo scocciata. “Volevo dirti che vado. Le ragazze tornano tardi, quindi se vuoi..” ci fu una pausa e Heather si sforzò di continuare “..prendere confidenza con la casa, fa’ pure.”

“Certo, grazie”

“Io sono a lavoro, ho lasciato il mio numero di cellulare sul tavolo in cucina. Chiamami per tutto.”

La bionda annuì sorridendo.

Heather la fissò ancora un po’, guardinga, finché Dubh le scivolò tra le gambe della padrona per balzare elegantemente sul letto e farsi accarezzare da Dawn.

“Staremo bene.”

“A dopo.” E chiuse la porta dietro di sé.

Dawn si sedette sul letto con un sospiro, erano ancora difficoltosi i loro rapporti, ma li avrebbe sanati. Accarezzava la testa della gatta distrattamente, non notando che un enorme corvo si era posato sulla finestra, finché Dubh non scattò soffiando e scacciando il corvo.

Dawn aprì la finestra elo vide volteggiare sulla casa, strinse il suo cristallo con brividi freddi lungo la schiena.

I corvi bianchi non girano liberamente per i cieli lì attorno senza che ci sia un cadavere a cui beccare il cuore.

 

 

 

 

Courtney camminava per i corridoi lanciando annoiati sguardi alle persone che le passavano accanto, quasi tutti avrebbero dovuto venir ripresi per ciò che facevano, ma non aveva la forza di farlo.

La riunione si sarebbe protratta anche troppo a lungo e lei e Dakota non avevano tutto questo tempo libero.

L’ultimo anno di liceo andava sfruttato per altro. Fin lì lei e la Milton erano d’accordo.

Il fatto che lei intendesse per studiare per entrare in un buon college e Dakota per dare gli ultimi festini più sensazionali della zona era puramente un caso.

A volte si chiedeva come potessero essere amiche due persone così diverse.

Non avevano poi tanti interessi in comune, eppure avevano un’ottima sintonia.

“Allora cosa ne pensi?”

“Di cosa?”

“Oh Courtney, ma è ovvio. Dell’aggressione ai nostri compagni di scuola!”

“Direi che è una brutta cosa.”

“Oh, ma è ovvio, però volevo sapere se avevi qualche.. Sensazione in proposito..”

Rabbrividì.

Cosa intendeva?

Che sapesse?

“Non credo finirà bene..” dissi prendendo tempo.

“Già pure io penso che quel maniaco finirà male, appena lo prenderanno.”

“Io non intendevo per lui…” ma Dakota non la ascoltava più.

 

 

 

Gwen amava l’oscurità, la calma e la musica. Anche non in questo ordine.

In questo momento però aveva paura di tutte e tre.

Era tutto cominciato qualche ora prima, quando Zoey aveva sussurrato a lei e Leshawna che voleva mostrare loro una cosa.

Le aveva portate nel bagno inutilizzato all’ultimo piano e aveva tirato fuori un libro.

“Ci hai portato qui, fatto saltare una lezione, pensare a chissà quale fosse il problema per un libro? Qual è il tuo problema, fiorellino?”

“Ma non è un libro qualunque, è un libro di magia.”

“Pff e chi ci crede, fiorellino!”

Gwen sentì improvvisamente una tentazione irresistibile verso quel libro.

Doveva toccarlo!

“E dove l’hai preso?”

“Ehm, nella biblioteca della scuola..”

“Che? Oh certo e ora insegnano anche magia in questa scuola!” Leshawna era stanca della cosa. Poi quel libro non le piaceva nulla. Aveva qualcosa.. Non capiva, ma voleva bruciarlo.

“Ma è vero!” si difese Zoey.

“Si, non è un falso.” Si scoprì a dire Gwen.

Da dove le usciva questa certezza?

“Si, insomma, sembra vero. Poi sarà una cretinata.” Cercò di salvarsi all’ultimo con del finto menefreghismo.

“Vedi! Avevo ragione!” rivolse uno sguardo a Gwen “E lei se ne intende.”

“Non proprio..” tentò Gwen, ma venne ignorata.

“Proviamo un incantesimo!!” squittì di gioia Zoey.

“Mhm..” Leshawna non era convinta.

“Suuu!” le sorrise Zoey.

“E va bene, non resisto al tuo dolce faccino fiorellino, ma non credo sia una buona idea ora.”

“No, dopo scuola. A fine lezioni ci troviamo qui!”

“Gwen?”

Dovevo andarmene da quella stanza, quel libro aveva uno strano fascino su di me.

“Oh si si, ci sarò.”

Ed è così che Gwen, poche ore dopo, si trovò nel bagno in disuso dove era pieno di candele e un pentacolo era seduto su una delle punte del pentacolo tenendo le mani a Leshawna e Zoey.

In quel istante però nel bagno lercio la gelida calma che pareva pervadere tutti e l’oscurità che appariva spaventosa, Gwen voleva fuggire e al tempo stesso sapeva cosa stava facendo.

Com’era possibile?

La litania che stavano pronunciando la conosceva, come fosse la sua canzone preferita.

Come se le parole le avesse scritta lei stessa.

Ma non poteva. Non aveva senso.

Cosa le stava tornando in mente..?

 

Courtney le si avvicinò silenziosa come sempre e Gwen si ritrovò a sorridere alla sorella al riflesso dello specchio.

“Allora sei pronta?”

“No, ancora un momento, devo finire di truccarmi.”

Passò un rossetto dal colore scuro come era solita fare e si sistemò il corpetto.

“Detesto arrivare tardi, lo sai Gwen. Poi siamo pure state invitate ad un tale ricevimento. E la mamma ci ha dato il permesso di andarci!”

“Lo so, non me lo aspettavo. Per fortuna c’è zia Dawn.”

“Si è l’unica che sa come convincere la mamma che non siamo delle bambine.”

Mi colpì la spalla con un ventaglio color turchese e Gwen lo prese.

Alzandosi l’abito morbido e le numerose sottogonne ondeggiarono con lei.

“Andiamo!”

 

Gwen balzò in piedi. Perché aveva appena visto sé e la sorella in abiti d’altri tempi? Eppure pareva così vivido il ricordo, come se fosse davvero accaduto.

A niente servirono i richiami delle sue amiche perché Gwen correva a perdifiato senza meta.

Uscì dalla scuola e attraversò il parcheggio fino all’auto di Courtney.

Accanto alla macchina c’erano sua sorella e Duncan che parlavano. Da quando si conoscevano?

Duncan si accorse della sua presenza e le sorrise.

“Hei! Che faccia! Hai visto un fantasma?”

“Gwen! Cosa è successo? E’ da un bel po’ che ti aspetto!”

La corvina continuò a spostare lo sguardo tra i due, ma niente aveva senso quel giorno. Scosse il capo e salì in auto.

“E dov’è il tuo zaino? Sappi che dopo non ti riporto qua a prenderlo!”

“E’ qui!” Zoey sorrise a Courtney. “L’avevi lasciato poco fa.”

Doveva averla seguita perché vedeva da lontano anche Leshawna col fiatone che borbottava qualcosa sul fatto che quella non era una cosa adatta a lei.

Zoey le porse lo zaino e le sussurrò “Scusa.”

Gwen la guardò dubbiosa. Ovviamente era riferito a quell’incantesimo-scherzo di prima.

Stava diventando una credulona.

Ora vedeva anche cose che non esistevano.

“Andiamo.” Disse alla sorella che la stava ancora guardando male e sbuffava per la sua maleducazione.

Courtney salì in auto e accese, lanciò ancora uno sguardo a Duncan e partì per la via di casa.

 

 

 

Heather era appena rientrata e aveva trovato Dawn presa a cucinare qualcuno dei suoi piatti vegetariani. Trattenne a stento uno sbuffo.

Ora erano costrette a convivere e lo faceva per le sue figlie.

Lo faceva per loro!

Ok, poteva farcela senza tentare di ucciderla.

Non era difficile, no? Semplice gestione della rabbia.

“Oh ciao, Heather.” Le sorrise la bionda.

“Dawn.”

“C’è una cosa che devo dirti..”

La corvina alzò gli occhi al cielo. Cominciamo bene. Non vorrà già iniziare della scadente terapia familiare?!

“Mamma! Siamo qui!”

Ed ecco il suo secondo problema: spiegare dell’esistenza di una zia.

“Courtney, Gwen! Venite in cucina, ora.”

Tanto valeva togliersi il problema dai piedi prima di complicare ancora la situazione.

Courtney entrò seguita da Gwen ed entrambe rimasero sbalordite dalla presenza della bionda.

“Ragazze, vi presento Dawn Medrek, vostra zia. Si fermerà da noi” le rivolse uno sguardo significativo “solo il minimo indispensabile.”

Lei sorrise nervosamente, Heather si era proprio meritata quell’appellativo di gioventù: era la regina cattiva.

“Salve ragazze. Heather mi ha tanto parlato di voi.”

“Oh noi invece non..”  Courtney pareva in difficoltà, ma si riprese. “Io sono Courtney e lei è Gwen, piacere.”

Dawn la fissava stranita e con una strana luce negli occhi e la castana le strinse la mano non più del dovuto e si voltò verso la sorella minore che fissava, bianca come un lenzuolo, la loro nuova zia.

“Gwen, è un piacere conoscerti.”

La corvina annuì. “Si, è un piacere.” Le tese la mano e gliela strinse.

Prima che a Heather venisse il latte alle ginocchia per riunione familiare che più temeva al mondo qualcuno ebbe la buona idea di suonare alla porta.

Heather andò ad aprire, stupita da chi c’era alla porta.

“Sceriffo Nelson?”

 

 

La figura si mosse silenziosa, la stanza era buia e il solo suono era il ritmico bip-bip delle macchine attaccate a Lindsay. Scosse il capo sorridendo: era così facile.

Si sedette sul letto accanto alla bionda e le accarezzo i capelli.

Lindsay aprì lentamente gli occhi e mise a fuoco.

Chi era?

Le figura le accarezzò il viso e fece scivolare la mano lungo il collo della ragazza e un piccolo lampo di luce illuminò per l’ultima volta la stanza.

Lindsay vide il volto della figura. Dio, aveva sbagliato non era lei!

Poi chiuse gli occhi e non li riaprì più.

 

 

 

Gwen sentì la voce di sua madre farsi più imperiosa, come capitava quando era furiosa. Provò l’impulso di andare a vedere, anche se le piaceva la compagnia della zia.

“Mamma, tutto bene?”

“Gwen, va’ nell’altra stanza.”

“Ma vorremmo solo farle qualche domanda, signora Beauchamp.”

“Per chi mi prende, sceriffo? Sono un avvocato, mica la prima degli idioti!”

“Signora Beauchamp non complichi le cose, faremo solo un paio di domande a Gwen su ieri sera.”

“Era a casa, lo testimonio io, quindi ora se ne vada.

Lo sceriffo Nelson fece un cenno ad un altro poliziotto con lui che entrò in casa.

“Hei! Ma come..?”

“Qui c’è il mandato.”

Entrarono altri agenti.

“Ooh ma bene e cosa le fa credere che mia figlia sia coinvolta nell’aggressione di ieri?”

Gwen seguiva la discussione in uno strato di trance.

“Ora è diventato omicidio, signora.”

Di cosa parlavano?

L’agente le sfilò lo zaino dalla spalla, mentre sentiva la madre litigare col padre di Duncan, la sorella che si univa alla madre e la mano della zia sulla spalla.

“Signora, la prego. Una testimone ha raccontato che sua figlia era lì ieri sera, se si rivelasse falso la cosa si risolverà senza problemi.”

“Solo perché lei..”

“Sceriffo.” Uno degli agenti lo richiamò.

Aveva in mano lo zaino di Gwen da cui estraeva un’oggetto che fece rabbrividire la corvina.

“Credo questo sia importante.”

E mostrò ai presenti un lungo coltello insanguinato.

Gwen si ritrovò a pensare di nuovo che quella giornata doveva essere un sogno.

 

 

 

 

 

 

Bene, c’è poco da dire su questo capitolo.

Per qualunque domanda o dubbio, scrivetemi. Però niente spoiler su come continua, sorry.

Ringrazio calorosamente tutti i lettori e coloro che seguono e hanno tra preferiti la storia.

Davvero grazie!

Non me lo aspettavo!

 

Un bacio,

Momo

  
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