Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Sariel    09/07/2008    4 recensioni
La mano dello sconosciuto aveva lasciato la sua e si era spostata sul suo fianco. La accompagnò ad ogni movimento, mentre l’altra si posava sull’altro fianco.
"Ma chissenefrega”, pensò lei prima di allungare le braccia verso il suo collo e di ondeggiare sempre più vicina alla figura dello sconosciuto.
Quando finì anche quella canzone, e un’altra ancora, e un’altra ancora, lo sconosciuto la prese nuovamente per mano e la trascinò con sé, fuori dall’ammasso di gente.
Fiction scritta per il concorso "Quotation Fest" del "Mischief Fangirl"
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daphne Greengrass, George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note autrice: nuova one-shot per il concorso ‘Quotation Fest’ indetto dall’ http://georgeandpansy.forumfree.net.
La storia è ambientata durante il sesto anno ad Hogwarts, anno in cui i gemelli non erano a scuola ma mi sono presa la libertà di far apparire George u.u dopotutto chi può animare una festa se non un gemello Weasley?
Ultimamente sto scrivendo solo per concorsi °-°
Comunque aggiornerò al più presto Madeleine, come promesso.
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito le mie fiction su The Host, siete davvero gentili. Spero davvero che vi piaccia anche questa, anche se il genere è diverso.
Primo tentativo Pansy/George anche se mi piace anche la Pansy/Harry.

Dedicata a Val <3
Commenti e consigli come sempre graditi.

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
 
rendez-vous~
-WHOEVER YOU WANT ME TO BE-
 
 
- Mi auguro tu stia scherzando!- esclamò, irritata, mentre l’amica seduta di fronte a lei le rivolgeva un sorriso malizioso.
Si rigirò il pezzo di pergamena tra le dita, sperando fosse uno scherzo. E se lo era, era di pessimo gusto.
Sprofondò nella poltrona di velluto verde su cui era seduta.
Studenti e studentesse di Hogwarts, recitava l’annuncio, o meglio gridava, con le sue lettere cubitali e fluorescenti, siete tutti invitati a partecipare alla festa organizzata appositamente per il sesto e settimo anno nella Stanza delle Necessità al settimo piano.
Rilesse le istruzioni per entrare nella Stanza e sbuffò. Passò velocemente a rileggere le regole della serata ma la situazione non migliorò.
Che cosa patetica.
Ne avete abbastanza delle solite feste tra studenti?
Perfetto, allora venite alla serata ‘blind date’!
Ci sono poche e semplici regole da rispettare.
1- ogni partecipante non deve comunicare con gli altri durante la festa.
2- non sarà possibile usare l’incantesimo Lumos, pena essere cacciati dalla festa.
3- rivelare la propria identità prima della fine della festa. La propria identità si può svelare se uscirete dalla Stanza.
Alzò gli occhi e lanciò un’occhiata di fuoco a Daphne, che continuava a fissarla senza proferire una parola.
- Io non ci vengo.- affermò decisa, prima di lanciare la pergamena alla Serpeverde.
- Oh, andiamo, Pansy.- iniziò la bionda, alzandosi e sedendosi sul bracciolo della poltrona, vicino a Pansy. - Devi venire!-
- E perché? E’ una serata idiota, per gente idiota che non ha nient’altro da fare il sabato sera. I ragazzi di Hogwarts non riescono più a cuccare come una volta?- alzò un sopracciglio, fissando un gruppo maschile di Serpi appena entrato nella sala comune.
- Non è una serata idiota. Possiamo conoscere qualcuno. Qualcuno di nuovo.-
- Conosciamo tutti quelli del sesto e settimo anno, sai che bellezza.- replicò Pansy con tono ironico.
- Dai, vieni e non fare storie.-
- Non capisco perché insisti tanto.-
- Non posso andarci da sola.-
- Chiedi a qualcun altro, io non sono disponibile.- fece per alzarsi ma Daphne la trattenne.
La bionda lanciò un’occhiata verso il fondo della sala comune delle serpi, dove le ragazze meno attraenti di tutto il castello, la Bulstrode compresa, erano impegnate in una fitta conversazione.
- Le più brutte le abbiamo noi, eh?- constatò Pansy.
- Pensa alla figuraccia che farei se andassi con loro.- mugolò Daphne in protesta.
- E’ una festa ridicola. E poi, a quanto ho letto, nessuno potrà capire con chi andrai alla festa. Blind date, no?- guardò l’invito stretto nelle mani di Daphne con riluttanza. - Non fa per me.-
- Pansy non fare la guastafeste!.-
- Non ci vengo.-
- E invece sì.-
- E invece no.-
- Sì!-
- No!-
- Tu ci vieni, fine della discussione.- disse decisa e si alzò, lasciando l’amica sulla poltrona di velluto verde.
Sbuffò, fissandola mentre spariva nel dormitorio delle ragazze.
Di sicuro sarebbe stata una serata indimenticabile. Se in bene o in male era ancora da vedere.
 
•••
 
- Eccoci qua.- annunciò Daphne, con il sorriso sulle labbra.
Si trovavano di fronte alla striscia di muro libera di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo- forse la peggior opera d’arte in tutto il castello- come da invito.
Passare tre volte davanti alla parete, concentrandovi sul vostro obiettivo.
Pensate, ‘Vogliamo andare alla festa’.
L’accesso è vietato se non siete del sesto e settimo anno.
Non tentate di imbrogliare, il passaggio è protetto da un incantesimo.
Le parole dell’invito le tornarono in mente. Seguì Daphne avanti e indietro per tre volte, facendo bruscamente dietrofront alla fine della parete vuota.
Quando finirono osservarono la parete, che non era cambiata per niente.
- Questo è un segno, dobbiamo andarcene.- esclamò Pansy, augurandosi che qualcosa succedesse in suo favore. Il mal funzionamento della porta per esempio. Ottimo inizio.
- Non dire sciocchezze.-  replicò Daphne, concentrata. - Rifacciamo da capo.-
Ripeterono il procedimento ma, mentre Daphne faceva dietrofront per la seconda volta e Pansy era a metà della parete, la bionda si fermò, fissandola. O meglio, fulminandola.
- Che c’è?- chiese la nera, fissando l’amica.
- Non lo stai facendo bene.-
- Cosa?-
- Non ti stai impegnando.-
- Daphne, andiamocene. -
L’amica la fissò esasperata.
- Da quando ti sei lasciata con Draco sei diventata acida e noiosa.- si lamentò, tornando a guardare la porta.
Pansy aprì la bocca per ribattere ma Daphne la anticipò.
- Niente storie, concentrati.-
Sbuffò e ripetè il procedimento per la terza volta. Chiuse gli occhi, ‘concentrandosi’.
“Vogliamo andare alla festa”
Non era assolutamente vero.
“Vogliamo andare alla festa”
‘Fa’ che non appaia’.
“Vogliamo andare alla festa”
-Sì!-
L’urlo della Serpeverde le distrusse l’ultimo barlume di speranza. Una porta lucidissima era apparsa sulla parete. La guardò con diffidenza ma Daphne si era già precipitata per aprirla.
- Dai, entriamo.- la prese per mano e la trascinò con sé all’interno della stanza.
Buio. Un leggero alone di luce proveniva dal pavimento ma il suo raggio non era in grado di illuminare i loro volti. Serviva solo per indicare agli ospiti dov’era il pavimento.
Una leggera melodia divenne più forte man mano che entravano nella stanza, che poteva contenerli benissimo data la grandezza.
Daphne trascinò ancora per un pezzo Pansy, portandola nel mezzo della folla. Sembrava che la stanza respirasse ma era solo per via dei tanti respiri dei presenti.
Mentre tentavano di superare la folla che ballava, il loro unico contatto si ruppe.
Agitò la mano davanti a sé, a vuoto, cercando di riprendere l’amica.
- Daphne.- la chiamò piano, tentando di parlare a bassa voce per non infrangere il regolamento della festa.
Avanzò lentamente, tenendo lo sguardo fisso a terra.
Dannazione.” Continuò a camminare, con la mano protesa in avanti, sperando di ritrovare Daphne.
La agitò nuovamente e incontrò una mano sconosciuta, grande e calda che accolse la sua e la strinse a sé.
Con un sussulto venne trascinata in avanti, tra le braccia dello sconosciuto.
Si morse un labbro, per evitare di parlare.
Cominciò a muoversi timorosa, davanti a quell’ombra che incombeva davanti a lei. La musica cambiò, divenne più forte e più veloce, e decise di lasciarsi andare.
La mano dello sconosciuto aveva lasciato la sua e si era spostata sul suo fianco. La accompagnò ad ogni movimento, mentre l’altra si posava sull’altro fianco.
"Ma chissenefrega”, pensò lei prima di allungare le braccia verso il suo collo e di ondeggiare sempre più vicina alla figura dello sconosciuto.
Quando finì anche quella canzone, e un’altra ancora, e un’altra ancora, lo sconosciuto la prese nuovamente per mano e la trascinò con sé, fuori dall’ammasso di gente.
Si fermarono poco lontano, in una parte della stanza adibita da sala da ballo quasi deserta.
La mano grande e calda si spostò dal fianco sinistro e salì piano, fino al suo viso. Le tracciò il suo profilo e le accarezzò leggermente le guance. Sfiorò piano le labbra, seguendo il loro contorno.
E lei fece lo stesso, ormai totalmente presa da quell’incontro. Alzò piano la sua mano e fece lo stesso, soffermandosi sul suo labbro inferiore.
- Chi sei?- sussurrò, sapendo di violare il regolamento della festa.
- Chiunque tu vuoi che io sia.(*)- rispose il suo cavaliere sconosciuto. La sua voce calda la colpì, mentre la certezza di averla già sentita fece capolino nella sua mente.
- Non essere sciocco. Dimmi chi sei.- bisbigliò, mentre la mano di lui si era spostata dal fianco destro e ora le percorreva la schiena lasciata scoperta dall’apertura posteriore della maglia. Quel tocco la fece sussultare. - Per favore.- sospirò.
Lo sentì premere piano sulla sua schiena per avvicinarla a sé. Potè sentire il calore del suo respiro sulla sua guancia talmente le era vicino.
Lo voleva vedere, voleva sapere chi era, anche se quel dannato regolamento vietava tutto questo.
Al diavolo il regolamento”. Tirò fuori piano la bacchetta dalla tasca posteriore della mini gonna in jeans, mentre lui si abbassava verso di lei, sfiorandole le labbra.
- Lumos.- sussurrò, puntando la bacchetta davanti a sé, nel misero spazio lasciato tra i loro corpi.
Il fascio di luce li colpì in pieno, illuminando i loro volti. Lo sconosciuto si allontanò di qualche centimetro, e si coprì gli occhi, per proteggerli dalla luce.
Pansy socchiuse leggermente gli occhi e continuò a fissare davanti a sé. Non appena la vista si abituò, sgranò gli occhi, senza sapere cosa dire.
Il suo sguardo andava dalle lentiggini sui suoi zigomi alla ciocca di capelli rossi che gli ricadeva sul viso.
Lui si tolse la mano dal viso e la guardò.
- Parkinson.- constatò, atono.
Pansy rimase a fissarlo, incredula.
- Cos’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?-
- Che diavolo ci fai qui?- chiese, trovando finalmente le parole.
- La festa è opera mia. Mia e di Fred.- spiegò. - Nostra.-
- E chi altro poteva avere un’idea tanto stupida, se non i gemelli Weasley?- domandò, sarcastica.
- Poco fa non sembrava dispiacerti.- alzò un sopracciglio.
- Vaffanculo, Weasley.- si voltò e fece per allontanarsi.
La sua mano la fermò, afferrandola per il braccio. La fece girare e la avvicinò a sé.
- Gentile come sempre, Parkinson.- disse, trascinandola via.
- Dove diamine mi porti?-
- Hai infranto le regole, ti sbatto fuori.-
- Anche tu hai parlato.- protestò, mentre passavano accanto alla folla che continuava a ballare.
- Io posso, le regole le ho stabilite io.-
- E naturalmente hai un dono naturale nell’infrangerle.-
Si bloccò, facendola finire contro la sua schiena.
- Smettila di lamentarti e spegni la bacchetta.-
Lo guardò di sbieco prima di sussurrare Nox. Si lasciò portare fino alla porta.
Uscirono, lasciandosi alle spalle il casino della festa e finirono nel corridoio deserto del settimo piano, illuminato leggermente dalla luce della luna.
Pansy si liberò dalla sua presa e gli lanciò un’occhiataccia, aspettando che se ne andasse.
- Bene, Parkinson.- cominciò, guardandosi attorno. - Non mi aspettavo proprio di trovarti alla festa.-
Lo fulminò di nuovo mentre lui fissava l’arazzo di fronte al luogo in cui fino a poco prima c’era la porta lucida.
- Dio, questo arazzo è da bruciare.- si voltò verso di lei, sorridendo. - L’ho sempre odiato.-
La ragazza lo fissò, alzando un sopracciglio. - Che vuoi, Weasley?-
- Parlare. Almeno non infrangi nessuna regola.- avanzò di un passo.
- Da dove arriva tutta questa tua voglia di parlare, Weasley?-
- George.- precisò, avanzando di un altro passo.
Pansy sbuffò. - Da dove arriva tutta questa tua voglia di parlare, George?-
Si avvicinò ancora, senza smettere di sorridere.
- Mi hai davvero stupito questa sera, Parkinson.- sussurrò.
- Com’è che io ti devo chiamare per nome mentre tu con- .-
- Anche se quel vestito da troietta potevi evitarlo.- disse, squadrandola e scoppiando a ridere.
- Vaffanculo, stronzo.- si girò, ancora una volta pronta ad andarsene.
E, ancora una volta, venne fermata dalla sua mano che gli afferrò il braccio.
- Hai intenzione di staccarmelo?- gridò, liberandosi nuovamente dalla sua stretta.
Si voltò, furiosa, e lo guardò.
Le afferrò l’altro braccio, avvicinandola a sé. - Come siamo nervosette.-
- E lasciami.- gli ordinò, tentando di liberarsi.
- Fino a cinque minuti fa non ti dispiaceva starmi avvinghiata.- disse, a pochi centimetri dal suo viso.
- Fino a cinque minuti fa non sapevo di stare avvinghiata ad un cretino come te. - precisò.
Le sorrise, ignorando la sua ostinazione nell’insultarlo.
Si avvicinò ancora, fino a sfiorarle nuovamente le labbra.
- Che fai?- gli chiese, mentre i loro respiri si fondevano.
- Finisco quello che hai rovinato prima.- le spiegò, prima di appoggiare le labbra alle sue.
Pansy trattenne il respiro non appena lui le chiese gentilmente il permesso di entrare tra le sue labbra, un permesso che non venne negato.
Lentamente e dolcemente la sua lingua le esplorò la bocca, mentre la mano di lei si infilava tra i suoi capelli rossi e lo avvicinava ancora di più a sé.
Quando si separarono, mentre i loro respiri veloci si fondevano nuovamente insieme, lui le afferrò i polsi e la allontanò leggermente da sé. Le sorrise.
- Au revoir, Pansy.- sussurrò, prima di posarle un bacio sulla fronte e di ritornare alla festa.
Rimase ferma ad osservarlo, intontita e stupita da quanto era successo.
La porta della stanza si riaprì dopo qualche minuto e apparve Daphne, sconvolta.
- Andiamocene!- esclamò, prendendo l’amica per mano e iniziando a correre.
Si fermarono dopo aver lasciato tre piani di distanza tra loro e la festa, ansimanti.
- Che diavolo è successo?- chiese Pansy, piegata in due dalla fatica.
- Lasciamo perdere. Un cavaliere alquanto appiccicoso.- buttò lì, a mò di scusa.
- L’idea è stata tua.- disse Pansy, lanciando un’occhiata all’amica.
- Hai trovato qualcuno?- chiese lei, curiosa.
- Nemmeno te lo immagini.-
- Chi?- domandò, avvicinandosi a lei.
Pansy rise.
- Lo conosco?-
Non le rispose e sorrise, mentre si dirigeva verso la sala comune di Serpeverde, con la certezza che la serata era stata indimenticabile.
E per una volta, in bene.

Fin

 
* citazione tratta da The Oc.
 
Note di fine fiction: se siete arrivati fino a qui…bè grazie. Come ho detto è il mio primo tentativo su questa coppia, spero davvero vi sia piaciuto.
Se vi è piaciuta e volete votare la mia fiction tra poco inserirò qui il link del sondaggio del contest al quale la fiction partecipa.
Grazie di nuovo,
Sara.

Se volete votarla, potete andare qui: -> http://georgeandpansy.forumfree.net/?t=29926988&view

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sariel