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Autore: Raya_Cap_Fee    05/04/2014    5 recensioni
• Sequel di "Alla fine non hai scelta"• Dopo la morte di Turno per mano di Dubhe, Cormia si ritrova da sola nelle mura della Gilda. La sua vita è cambiata, è stata nuovamente stravolta da un ciclone. Sa di aspettare un figlio e sa di non poterlo partorire senza che nessuno se ne accorga. La Gilda è stata la sua casa per tredici anni ma ormai, per lei, non rappresenta più nulla. Inseguita da un sogno ricorrente in cui il suo compagno le grida di uccidere qualcuno, la nostra protagonista affronterà nuove prove, farà nuovi e vecchi incontri e infine affronterà la sfida più grande: essere madre.
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Ebbene sì, eccomi qui che ho deciso di torturarvi con un sequel ahahahaah. Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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YOU LEFT ME IN THE DARK




 
CAPITOLO UNDICI: Stay with me

Ilona si avvicinava sempre di più e Cormia chinò lo sguardo su Erowyn dolorante e sdraiato a terra. Come si sarebbe giustificata adesso?
“Non farla entrare” mormorò Erowyn cercando di rimettersi seduto mantenendosi il braccio “Non farle vedere….lei” continuò. Cormia fissò in silenzio il ragazzo poi annuì. Era sicura di essere sporca del sangue di Eleint. Si alzò in piedi e scavalcò Erowyn per andare incontro a Ilona, ansante “Cos’è successo, Cormia? Erowyn!”

“C’è stata una visita..sgradita. Erowyn vuole che non entri in casa” disse la ragazza guardando il volto paonazzo dell’altra donna. Gli occhi slavati di Ilona si allargarono appena, sorpresi “Devo aiutare mio figlio, se permetti” sibilò poi scansandola. Cormia non la fermò.

Non le importava d’altronde che vedesse il cadavere di Eleint.

Si voltò appena e vide Ilona chinarsi su Erowyn, seduto e con la schiena poggiata  allo stipite della porta spalancata. Si concesse un sospiro rassegnato e poi volse lo sguardo verso il mare di fronte a lei, socchiuse gli occhi.

La Gilda era riuscita  a rintracciarla prima del previsto ed Eleint non poteva non aver avvertito della sua posizione, doveva andarsene. Nelle sue condizioni, tuttavia, in una gravidanza avanzata aveva bisogno di aiuto per spostarsi. Cormia sentì l’urlo spaventato di Ilona. Si era trovata bene lì, ma non poteva restare.

“Cormia!”

La ragazza si volse nuovamente e vide Ilona ferma sull’uscio, sporca del sangue di suo figlio.

“Cormia, ho bisogno d’aiuto”. Il tono era diffidente. Probabilmente aveva capito che lei non era una profuga di guerra. Cormia fece un cenno del capo e  la seguì all’interno. Eleint era stata prontamente coperta dal mantello che Ilona aveva indossato per andare al mercato.


 
Seguì Ilona nella stanza di Erowyn e incrociò proprio lo sguardo del soldato “Stai bene, Cormia?” chiese. La ragazza trattenne appena il respiro. Nonostante fosse ferito di preoccupava per lei, nonostante avesse ammazzato una donna davanti ai suoi occhi lui di preoccupava.

“Sì” sussurrò.

“Dobbiamo togliere il coltello. Prepara dell’acqua calda e delle bende per fasciarlo…”

“Sarebbe meglio preparare anche un antidoto” disse Cormia “Potrebbe aver messo del veleno sulla lama”.

Ilona sgranò appena gli occhi “Chi è quella donna? E tu chi sei?” domandò poi quasi con un filo di voce.

“Madre, lasciala stare” intervenne Erowyn.

 
Insieme, le due donne,  si occuparono della ferita di Erowyn. Il momento più difficile fu l’estrazione del piccolo pugnale. La pelle intorno era arrossata, quasi violacea, nonostante fosse passato poco tempo “Vado a preparare l’impacco di erbe” disse Ilona, preoccupata. Cormia rimase così sola con il soldato. Prese una sedia, si accomodò al lato del letto e prese a ripulire la ferita dal sangue incrostato.

“Ti hanno trovata” disse Erowyn, gli occhi scuri fissi sul suo volto.

“La Gilda non molla mai” replicò lei con calma ripulendo il sangue dalla spalla. Avevano dovuto strappare la casacca per poter fare meglio il tutto perciò ora il soldato giaceva a dorso nudo, rivelando così, il fisico asciutto di chi, come lui si allenava giornalmente. Cormia non ne era imbarazzata essendo stata abituata alla nudità comune nelle terme della Casa, ma Erowyn sembrava invece a disagio.

“Che cosa vuol dire?”

“Vuol dire che non posso rimanere ancora qui” si spiegò lei con un mezzo sospiro immergendo la pezzuola nell’acqua calda.

“Non puoi andartene ora”

“Non lo farò infatti. Aspetterò di sapere che tu sia salvo. Dopotutto, mi hai offerto una possibilità di salvezza e sono in debito con te”

Erowyn la guardò per un lungo momento “Non m’importa” disse. Cormia sollevò lo sguardo, sorpresa da quella risposta secca.

“Non m’importa se la Gilda ti cerca. Tu resterai qui fin quando non nascerà il bambino. Vi proteggerò io” continuò il soldato. La ragazza deglutì e chinò il capo. Si era accorta degli sguardi accorati che lui le lanciava, della gentilezza con cui la trattava nonostante fosse a conoscenza del suo passato. Cormia sentiva di non meritare tutto quello. Aveva pensato bene di servirsi di lui per poi ucciderlo, non era degna di Erowyn.

“E come? Non ti sei avvicinato nemmeno e lei è riuscita a ferirti. Se non ti fossi scansato in tempo ti avrebbe ucciso senz’altro” rispose lei, tentando di essere tagliente.

“Tu rimarrai qui, Cormia, o io ti seguirò ovunque tu vada”.

Cormia fece per replicare ma fu interrotta dall’entrata brusca di Ilona nella stanza.


 
 
Verso sera Cormia e Ilona riuscirono a trascinare fuori Eleint e a gettarla giù dalla scogliera. L’acqua avrebbe inghiottito il suo corpo  e se mai l’avesse restituito nessuno avrebbe potuto dire da chi fosse stata uccisa.
 Cormia si occupò poi di ripulire il sangue nella cucina mentre Ilona preparava la cena. Nessuna delle due si era rivolta la parola ma lei sapeva che la madre di Erowyn premeva di sapere la verità sul suo conto.

“Porto la cena a Erowyn. Tu puoi mangiare qui” disse Ilona in tono freddo. Cormia annuì e, stanca e con la schiena dolorante, mangiò in silenzio e in solitudine la zuppa di farro. Dalla camera del ragazzo proveniva un basso mormorio ed era sicura che il soldato stesse spiegando alla madre la sua situazione. Non poteva tacere ormai.
 
Quando Ilona uscì dalla camera del figlio le rivolse uno sguardo tagliente “Io vado a dormire, stai tu con lui”. Cormia sbattè le palpebre, meravigliata, e la osservò chiudersi alle spalle la porta della propria camera. Si alzò e entrò in camera di Erowyn. Aveva le guancie appena arrossate e lo sguardo rivolto a terra. Era seduto sul letto con la schiena appoggiata alla parte.

“Cosa le è preso?” domandò con un filo di voce la ragazza andando a sedersi sulla sedia.

“Le ho detto…ho dovuto dirle chi sei e non ne è stata contenta. Si sente tradita”

“Tanto tradita da non voler vegliare su di te lasciandoti nelle mani di un'assassina?”

Erowyn aveva lo sguardo lucido per la stanchezza e un accenno di febbre “Mia madre non accetta le bugie”. Cormia sospirò.

“Tu dovresti riposarti invece”

Cormia accennò un sorriso “Tu sei ferito eppure continui a preoccuparti. Sdraiti e dormi. Smettila di pensare a me come un’invalida” cercò di essere affabile. Erowyn obbedì e una volta sdraiato lei gli sfiorò la fronte con le dita. Scottava appena.
Evidentemente la lama era stata lievemente avvelenata. Non voleva che quel ragazzo morisse. Prese dell’acqua fredda e gli bagnò la fronte con una pezzuola pulita “Cormia?”

“Umh?”

“Rimani con me”.

 
Cormia rimase seduta sulla sedia fin quando Erowyn non si addormentò. Passò il tempo a intingere la pezzuola nell’acqua fredda e a bagnare la fronte, il collo e il volto del ragazzo. La febbre non era eccessiva per cui non c’era preoccuparsi sul serio ma la remota possibilità che Erowyn potesse comunque morire per colpa sua la turbò.
 
Verso l’alba il sonno del soldato sembrò farsi più tranquillo e lei si rilassò. Poggiò le braccia incrociate sul letto e vi poggiò il capo nel tentativo  di riposarsi un po’.


 
Angolo Autrice
Capitolo undici! Oh yeah. Non è che succeda granchè e prometto che presto ci sarà più azione! U.u sopportate un altro po’ ahahaah. Un bacione a voi che leggete e recensite! <3
Raya_Cap_Fee

 
   
 
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