“La
famiglia è un collegamento
con
il nostro passato e un
ponte
verso il futuro.”
-A.Haley-
CAPITOLO
OTTO
-Allora, ti
è tutto chiaro?- chiesi per l’ennesima
volta allo spagnolo.
-Sì,
Esmeralda, sì! Ci siamo conosciuti sul posto di
lavoro, e stiamo insieme da due mesi e mezzo. Ti piace il mare
più che la
montagna, il tuo colore preferito è il verde e ami la
stracciatella. Ci siamo
innamorati perché ho iniziato a corteggiarti e tu dopo un
po’ hai capito che ti
piacevo, il nostro primo appuntamento è stato in una
pizzeria vicino al
mare, e il
caffè ti piace con due
cucchiaini di zucchero. Ho dimenticato qualcosa?- chiese Gabriele,
quasi
sfinito da quel discorso.
-Mhm…no,
direi di no! Mi raccomando, domani sii
puntuale e vestiti bene. I miei sono i tipici genitori del Sud, dunque
viene
provvisto di tanta pazienza e buona volontà.
-Sì,
sì…ti ho detto che non ci sono problemi,
andrà
tutto alla grande. Ora, scusami ma devo andare…un esame mi
aspetta tra tre
settimane.- concluse lo spagnolo, avvicinandosi alla porta di casa mia.
Sì…Rachele,
aveva avuto la brillante idea di
organizzare con il moro delle “sedute” di
preparazione a quella pagliacciata
del far finta di essere finti fidanzati,
a casa mia. Peccato, però, che lei se la
svignava dopo nemmeno mezz’ora,
lasciando sempre una me e uno spagnolo, alquanto impacciato, ad
affrontare da
soli la situazione.
Lei mi metteva
nei guai, e lei se ne lavava le
mani…di bene, in meglio!
-D’accordo,
allora ci vediamo domani alle otto di
mattina. Ripeto: sii puntuale.
-Agli ordini!
Senti, ma…se dovessero chiederci un
b-bacio?- chiese timidamente, diventando tutto rosso.
-Beh…troveremo
una soluzione al momento. Non è che
possiamo fare tutto quello che vogliono i miei genitori…
-Bene! Allora
ciao Esmeralda… e ciao anche a te
Carota.- concluse, spingendo la maniglia della porta , seguito a ruota
da una
Carota alquanto felice della nuova conoscenza che aveva fatto.
-Beh
Carota…ti piace quello lì?- chiesi al mio cane
che prontamente abbaiò.
Sì le
piaceva! E questo era un buon segno, visto che
il mio ex non lo sopportava proprio.
***
-Quindi vi siete
preparati su tutto?-mi chiese
Rachele al telefono.
-Sì,
tranquilla! Piuttosto, che mi devo mettere?
-Mhm…io
opterei per un classic-casual. Magari una
giacca nera sopra un bel blue jeans, la t-shirt colorata che ti feci al
compleanno, con un foulard che
riprende i colori della maglietta e delle scarpe sportive.
-Va
bene…mi conosci abbastanza bene, brava!
-Lo so, lo so!-
disse pavoneggiandosi.
-Dai su, ora
muoviti…fra mezz’ora viene Gabriele,
divertitevi.-continuò.
-Eh…come
no! Piuttosto, scusami se ti ho svegliato
così presto.
-No, tranquilla,
per te questo e altro, mon amour!
Ecco
perché era la mia migliore amica…
-Grazie tesoro!
Beh…allora augurami buona fortuna e
spera che i miei ci caschino.
-Buona fortuna,
terrò le dita incrociate per te!
-Ciao bella e
grazie di tutto!
Conclusi
così la telefonata, volando, poi, subito a
prepararmi.
***
Ecco, il
citofono era suonato.
-Scendo.-
risposi allo spagnolo.
Scesi di corsa le scale con Carota a seguito, e passai dalla signora Agnese.
Non
potevo certo lasciare la mia fedele amica sola in casa, per tanto tempo!
-Oh cara, anche
di domenica, ti svegli presto?-mi
chiese la mia vicina, prendendo il collare
con Carota.
-Sì
Agnese, oggi ho un pranzo di
famiglia…sa…mia madre.
-Oh
capisco…beh allora, divertiti tesoro e salutami
quella brava donna di tua madre.
-Senz’altro
Agnese, la ringrazio per Carota, spero
non sia un disturbo.
-Certo che no,
piccola, il tuo cane è il benvenuto.
-D’accordo
signora, allora buona domenica e grazie.-
le dissi sorridendo.
Era la migliore
vicina di casa che si potesse avere.
-Altrettanto,
ciao cara.- concluse.
Così
fatto, scesi le ultime due rampe di scale, e
uscendo dal portone trovai lo spagnolo, appoggiato a una cinquecento
nuova,
rossa e tirata a lucido.
-Ciao Gabriele.
Era vestito
molto bene, con pantaloni beige, una
camicia bianca con una cravatta sottile e una giacca delle
tonalità del
pantalone con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Portava dei
braccialetti su
entrambi i polsi e i capelli con lo stesso effetto bagnato con cui lo
vidi il
primo giorno in gelateria.
-C-ciao
Esmeralda. Sono stato puntuale?
-Vediamo un
po’-dissi controllando l’orologio da
polso- sì…bravo! Bene, ora andiamo!
Lo spagnolo mi
aprì la portiera anteriore e mi
accomodai nel sedile affianco a quello del guidatore, non prima
però di aver messo nel cofano un dolce per i miei genitori.
La macchina
aveva un buon profumo di cocco
all’interno.
-Beh, allora,
dimmi…che strade devo prendere?
E fu
così che fungendogli da navigatore satellitare
il viaggio verso i miei genitori iniziò.
-Sei mai stato
nella Foresta Umbra?-gli chiesi.
-No,
è sul Gargano, giusto?
-Sì…è
lì che dobbiamo andare d’altronde! Mia mamma
l’adora, potrebbe anche chiederci di fare un giro nei
dintorni, ti dispiacerà
accettare?
-No, figurati!
-Senti,
ma…come mai hai accettato subito questa
finzione?
-Non lo
so…diciamo che non ho di meglio da fare, e
poi mi sei simpatica e voglio aiutarti.- rispose, continuando a
mantenere lo
sguardo fisso sulla strada.
-Mhm, va bene!
Beh allora credo che debba dirti…grazie?!
-Se ti sembra
giusto farlo, sì! Ma non c’è bisogno
di ringraziarmi…lo faccio volentieri.
Gentilezza e
cortesia. Ecco quello che traspirava da
questo giovane uomo.
-E invece io,
posso chiederti chi è quel giovanotto
che incontrammo in pizzeria?
E anche
curiosità…sì…
-Un verme, ecco
chi era! Uno sciagurato, sciocco,
stolto, caprone e chi più ne ha ne metta.- risposi,
sfogandomi.
-Ah…capisco!-
rispose piegando le labbra in un mezzo
sorriso.
-E chi
è quella ragazza lì?- chiesi indicando una
foto inserita in una piccola cornice appeso ad un filo legato sullo
specchietto
retrovisore.
-Oh…ancora
ce l’ho? Ecco cosa succede ad usare più
la moto che la macchina!Dovrei buttarla, anzi puoi farmi un favore?
-Se posso,
sì.
-Prendi quella
foto, toglila dalla cornice,
accartocciala e appena vedi un bidone buttala.
Uh…chissà
chi era!
-D’accordo.
Feci quello che
mi aveva chiesto e misi la foto in
borsa. Arrivata a casa, l’avrei buttata.
Ad un semaforo
rosso, poi, mi mostrò dal cellulare
un’altra foto.
-Chi
è lei?
-Mia sorella,
Luz…la bimba con cui giorni fa parlai
al telefono.
Era bellissima, ma bella, bella, bella.
Era
una bimba dai lunghi capelli neri, lisci come i capelli di un'indiana.
Gli occhi grandi e scuri e un sorriso dolcissimo. Si assomigliava a
Gabriele.
-Wow…è
stupenda veramente. Devi avere dei genitori
bellissimi.
-Oh
gracias…beh sì…in effetti sia mia
mamma che il
mio papà sono molto belli, mia mamma soprattutto. Ma a
quanto pare, solo io non
ho preso da loro.
Cosa? Ma era pazzo? …Si aspettava forse che gli dicessi il contrario? Certo era tutto, fuorché brutto, ma Esmeralda De Angelis non faceva complimenti ai ragazzi.
-Beh assomigli a tua sorella!
Poteva
bastare questo, poi a buon intenditore poche parole.
-Alla prossima
gira a sinistra. Fra circa due ore
dovremmo essere arrivati.
-Okay. Ma, sbaglio o era un modo per dirmi che sono carino?
Sì era un buon intenditore!
-Beh
...vedi un po' tu!
Dopo un
po’, nell’abitacolo della macchina
riecheggiò “Ordinary love” degli U2, mia
suoneria.
-Pronto?
-Tesoro della
mamma, stai arrivando?
-Sì
mamma, sì!
-E devi portare
anche il misterioso fidanzato di cui
mi hai parlato, solo ieri?
-Sì,
mamma, porterò
il mio ragazzo.
-Oh amore della
mamma, ma che bello, finalmente ti
sei trovato un altro ragazzo! E io che ti volevo far conoscere Gaetano,
il
figlio della signora Susanna.
-Susanna? Non mi
dire che è quella che aveva il figlio
con il viso pieno di acne?
Intanto al mio
fianco, lo spagnolo se la stava
ridendo.
-Sì,
ma adesso è proprio un bel giovanotto, lo devi
vedere! Comunque come mai non mi hai avvisato che ti era fatta un
ragazzo già
tanto tempo fa?
-Ehm…per
farti una…sorpresa?!
-Ah che bella la
figlia mia! Va bene, allora non
vedo l’ora di incontrarlo. Come hai detto che si chiama?
-Gabriele,
mamma, Gabriele.
-Che dolce nome,
mi piace già.
-Bene, allora a
dopo, ciao mamy.
-Ciao tesoro.
Uh…e
anche questa era fatta.
-Il figlio della
signora Susanna, eh?
-No non ti ci
mettere anche tu, per favore! Speriamo
abbocchino all’amo, altrimenti so io cosa passerò.
-Sì
tranquilla, sarò un fidanzato provetto.
-E non vuoi
niente in cambio? Ho dimenticato di
chiedertelo.
-No,
perché dovrei?
-Perché
tutti quelli del tuo sesso chiedono qualcosa
in cambio.
-Beh allora io
sono l’eccezione.- mi rispose
distogliendo un attimo lo sguardo dalla strada, e guardandomi
sorridendo.
-E poi non
è vero che tutti lo fanno…ho un sacco di
amici che sono dei bravi ragazzi.
-Sarà…
-Piuttosto, film
preferito?
-Via
con vento.
Tuo?
-Il
cavaliere
oscuro-Il ritorno.
-Canzone
preferita?
- Creep
dei Radiohead. Tua?-chiesi, guardando fuori dal finestrino.
-What
happens tomorrow dei Duran Duran.
-Ah
bravo…ti piacciono i Duran Duran?
-Qualche canzone.
-Parlando di
musica, posso accendere la radio?
Ma prima che mi
desse una risposta, avvicinai la mia
mano alla stereo, scontrandomi con la sua che stava avendo la mia
stessa idea
di mettere canzoni.
Fu
così che mi venne in mente una scena di Twilight
che vidi con mie due cugine, quando la protagonista Bella si scontra
con la
mano di Edward, il vampiro, nel momento in cui entrambi vogliono
spegnare
l’impianto del riscaldamento.
A volte la mia
vita sembrava proprio quella di un
film.
-Scusa.- gli
dissi.
-N-No,
tranquilla. Che stazione radio preferisci?
Chissà
perché, ma quel tocco mi aveva un attimo
scosso…provavo un qualcosa di inspiegabile dentro di me.
Boh…
-Va bene una
qualsiasi, basta che non abbia canzoni
dell’Amoroso, di Justin Bieber e degli One Direction.
-Ah
Okay…ahahah!
***
-Esmeralda?
Mhm…che
stava succedendo? No…non è che mi ero
addormentata?
Aprii di scatto
gli occhi.
-Gabriele, mi
sono addormentata?
-Sì…non
volevo svegliarti, mi sembravi così
tranquilla.
-Tranquilla un
corno, dovevi svegliarmi. Ora avrò
tutto il trucco fuori posto così come i capelli.
-No, no, sei
bella come prima tranquilla.
Perché
sentii le gote riscaldarsi?
-Sì…okay,
va bene! …Allora…sei pronto?
Eravamo
arrivati…avevo dormito per circa due ore…cavoli
se avevo paura.
-Sì,
tu?
-Lo spero.
Scesi della
macchina e inforcati gli occhiali da sole, lo spagnolo si
avvicinò a me e mi prese per mano.
Cosa???
-Cosa fai, scusa?
-Siamo fidanzati
tesoruccio
mio, quindi dobbiamo tenerci per mano.- rispose.
-Uff…e
va bene, ma guai a te se mi chiami di nuovo
tesoruccio mio.
Rise.
Mi avvicinai al
cancello che permetteva l’accesso al
giardino che ci avrebbe portato in casa dei miei.
Citofonai e
subito mi fu aperto.
Uno, cinque,
sette, otto passi…eccoci qui.
Suonai il
campanello e dopo un po’ mia madre venne
ad aprirmi.
-Esmeraldaaaa,
amore mio, beato a chi ti vede.
-Ehi mamma, come
stai? Lui è Gabriele.
Mia madre si
prese due minuti buoni per squadrare da
cima a fondo il “mio ragazzo”.
-Uh come sei
bello ragazzo mio, piacere di
conoscerti. Sono Barbara, la mamma di Esme.
-Oh salve
signora, complimenti…pensavo fosse la
sorella di Esmeralda.
Ci sapeva fare
con i complimenti, non c’era che
dire!!
-Che gentile
ragazzo mio, prego accomodatevi.
Ah…
casa dolce casa. Sebbene a quella casa fossero
legati fin troppi spiacevoli episodi adolescenziali, era anche il luogo
dove
ero nata, dove avevo passato le mie prime feste di compleanno con le
mie prime
migliori amiche , dove avevo imparato a camminare, a parlare e dove
c’erano i
miei genitori, che anche se erano dei testoni, erano le persone che
più amavo
al mondo.
-Dalla cucina
proviene un buon profumo. Che stai
cucinando di buono?
-Lasagne,
cotolette e patatine fritte, va bene?
-Più
che bene, e papà?
-In veranda.
Vagli a presentare questo bel
giovanotto che ti sei fatta. Poi dopo pranzo, parliamo bene bene di voi
due,
eh?
-Sì
certo…
La parte
più dura forse doveva ancora arrivare.
-Papà?-
chiesi avvicinandomi alla veranda e tenendo
per mano lo spagnolo.
-Chi
è là? Dalla voce direi che sei la mia orsetta
che non si fa vedere da tanto tempo.
Eccolo il mio
papà! Era sempre lo stesso papà affettuoso
che avevo lasciato. Stessi occhiali a coprirgli gli occhi verdi, stessi
capelli
‘sale e pepe’ e stesso fisico asciutto e alto.
Perché
non avevo preso da lui??
-Papà,
ciaoo! Lui è Gabriele.- dissi parando davanti
a me lo spagnolo.
-Sei spagnolo,
vero?- fu la prima domanda di mio
padre.
Ma…cosa?
Che strana accoglienza…da cosa aveva capito
la sua nazionalità? Non aveva ancora parlato con lui.
-Sì
signore! Da cosa l’ha capito?
-Perché
da ragazzo avevo un amico spagnolo, e voi
spagnoli avete tutti una strana luce negli occhi.
Un strana
luce…bah…
-Oh…capisco…
-E
così sei il suo ragazzo…mi diceva prima mia
moglie…
-Sì
signore! Da circa tre mesi siamo insieme.
Erano due mesi e
mezzo, ma va beh… era un bravo
attore , in fondo.
-Bene! Allora
andiamo a tavola, poi parliamo bene.
-Certo signore.
-E non chiamarmi
signore, sono Adamo e puoi
chiamarmi così.
-Ok…Adamo.
Seduti a tavola,
inizialmente solo la tv fu a farci
compagnia.
Sulla tovaglia
bianca ricamata furono poste tante
vivande cucinate da mia madre, che da brava italiana e donna del Sud
sapeva
cucinare tante specialità.
-Spero che ti
piaccia tutto, Gabriele.
-Sarà
senz’altro così, signora.
-Che caro. Dai
su facciamo la preghiera, e rendiamo
grazie a Dio per il cibo datoci anche oggi.
La mia era una
famiglia molto religiosa, e anch’io
nel mio appartamento ero solita fare un preghiera prima dei tre pasti
della
giornata.
Dopo aver
iniziato a tagliare la lasagna, mia mamma
iniziò a guardare Gabriele.
-Di dove sei
Gabriele?
-E’
spagnolo.- rispose mio padre, ricevendo un’occhiataccia
da mia mamma.
-Di Barcellona,
signora. Ma mi sento Italiano, mio
padre è Italiano e vivo qui da circa dieci anni.
-Oh capisco! Che
bella città Barcellona…quanto
vorrei vederla.
-Beh dopo le
mostro delle foto, se le va.
-Con piacere
caro.
-E dimmi studi,
o lavori?-chiese mio padre.
-Entrambe le
cose. Studio medicina e lavoro nella
pasticceria di Esmeralda.
-Oh, anche tu
cucini dolci, figliolo?- chiese mia
madre, sorseggiando poi , del vino rosso da un bicchiere di vetro.
-No Barbara,
sono il factotum, il garzone, per farla
semplice.
-Ah…capisco!
-Hai scelto una
buona facoltà, bravo! Troverai
facilmente lavoro.- continuò mio padre.
Dopo un
po’ finalmente smisero di assillare il moro,
e il pranzo continuò in maniera abbastanza tranquilla,
all’insegna anche di una
dolce macedonia e del un dolce che avevo portato, giustamente, dalla
pasticceria
dove lavoravo.
Nel momento di
sparecchiare e di lavare i piatti,
mia madre mi trascinò in cucina, mentre mio padre
trascinò il mio povero ‘fidanzato’
in veranda.
Oh
Dio…speravo che andasse tutto bene!
-Ma che carino
che è…sapevo che avevi buon gusto
come la tua mamma, amore mio.
-Ah
sì…grazie.
-Vi siete
conosciuti in pasticceria?
-Esatto.- dissi
posando i piatti sporchi nel
lavandino.
-E’
veramente bellissimo, figlia mia…mai visto un
ragazzo così bello! Da quanto state insieme?
-Due mesi e
mezzo…l’ha detto anche prima.
Ma
perché la voce non mi usciva bella sicura?
Mannaggia alla miseria.
-Che bello,
dovevi dirmelo prima tesoro, mi avresti
evitato tanti appuntamenti per trovare il ragazzo giusto per te.
-Potevi evitarli
lo stesso mamma, ho ventitré anni,
mettitelo in testa.
-Lo so amore, ma
dopo quello che ti è successo…voglio
che tu trovi il ragazzo giusto.
-Lo so
anch’io mamma, ma sto bene, non devi
preoccuparti.
-E Adriano si
è fatto più sentire?
-Non nominare
quel nome…comunque no…è con la sua
Sabrina, non ha bisogno di me.
-E tu non hai
bisogno di lui, ora hai il tuo
Gabriele che è molto più bello di lui.
-Sì…hai
ragione!
-Che ne dici se
dopo andate un po’ alla Foresta?
-Va
bene…ma solo io e lui?
-Certo amore, io
e papà dobbiamo parlare di voi e
voi piccioncini dovete divertirvi.
-Come preferisci.
Dopo aver
caricato la lavastoviglie, andai nella mia
ex camera.
Chiusi la porta
e mi guardai attorno…wow…era tutto
come avevo lasciato…i poster delle band di quando ero
ragazzina, la scrivania
verniciata di rosa, le mie foto e persino il mio diario segreto.
Lo aprii e notai
che sulla prima pagina c’era
scritto : ESMERALDA + FILIPPO…la mia prima
cotta…non potevo crederci. Risi al
ricordo.
Dopo mi sedetti
sul mio letto e mi distesi, finché
qualcuno bussò alla mia porta.
-Posso?-era lo
spagnolo.
Era ancora vivo,
dopo aver parlato con mio padre?
Strano…
-Sì.-
dissi ricomponendomi.
-Che bella
stanza.-disse.
-No…anche
tu i Nirvana?
Guardai nella
sua direzione…si riferiva ad un poster.
-Ah
già…il poster lo regalavano con un giornalino per
teenager
e i Nirvana mi piacevano molto, poi fino al ’94 erano molto
in voga. Anche se avevo solo
tre, quattro anni, me li ricordo bene.
-Sì, io ne avevo quattro,cinque…a proposito quand'è il tuo compleanno?
-il ventotto aprile! Il tuo?
-Ventotto giugno.
Entrambi nati il ventotto.
-...Beh che ne
dici, facciamo da bravi fidanzati
una passeggiata? Così mi fai vedere la famosa Foresta Umbra.
-Se sei ancora
vivo dopo aver parlato con mio padre,
allora sì.
-Beh lo sono
come vedi.-rise- e poi è proprio un
brav’uomo tuo padre.- continuò facendomi
l’occhiolino.
-Su questo non
ci piove.- ricambiai l’occhiolino.
Così
detto aprimmo la porta della mia camera ed
andammo in salone.
-Beh mamma, noi
andiamo a fare una passeggiata.
-Sì
divertitevi.- gridò dalla cucina la mia genitrice,
seguita a ruota da mio padre.
Ora dovevano
confabulare della nuova coppia che si
era creata. Beh a quanto sembrava, il piano aveva funzionato.
-Aspettate
aspettate, potete darvi un bacio prima di
andarvene?
Ecco, avevo
cantato troppo presto vittoria.
-No,
mamma…non è il caso, non metterci a disagio.
-Dai su, voglio
farvi una foto …rendi felice la tua
vecchia madre.
-Non sei
vecchia…mamma.
-Ti pregooo,
altrimenti ti assillo.
Ma
perché la mia mamma era così, perché??
E ora? Che
cavolo doveva fare?
Guardai lo
spagnolo, che nel frattempo era diventato
rosso.
Oh
no…poteva andare tutto a rotoli.
-Dai su
baciami.- dissi sottovoce.
-Cosa?
-Ho detto
baciami.
-Come?
A quel punto mi
avvicinai velocemente a lui, e
tirandolo per la cravatta, appoggiai le mie labbra sulle sue.
TO
BE CONTINUED…
L’angolino di
Novalis
*Every night in my dreams
I see you, I feel
you
That is how I know
you
go on*
Ehm,
ehm…scusatemi e che stavo sentendo la meravigliosa canzone
di Celine Dion
mentre scrivevo l’ultima parte e non ho potuto fare a meno di
cantare con lei! xD
Ahaha
Okay
torniamo a noi…che dire…vi è piaciuto
il capitolo? L’ho scritto tra ieri e oggi
e spero tanto che sia stato di vostro gradimento.
I
due
si baciano…ohh…non so perché ma mi
piaceva l’idea dei due che si baciavano per
la prima volta in questo modo, con i genitori davanti, e con lei che lo
tira
dalla cravatta. Spero sia la stessa opinione per voi. :)
Che
dire Grazie di cuore a voi che leggete e seguite questa storia come
soprattutto
a: elev
e Sun_Rise93
per le splendide recensioni, siete grandissime!^__^
Alla
prossima, un bacioneee :*