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Autore: ElaSmoakQueen    05/04/2014    9 recensioni
Ciao a tutte :)
Eccomi, di nuovo, qui con la mia prima, o seconda, FF su Arrow e più precisamente sulla coppia: Oliver e Felicity. L'altra era una OS xD Tutto ciò, mi è venuto in mente dopo aver visto la 2x13. Ah, in caso non abbiate ancora visto la puntata.. non leggete questa OS. PERICOLO SPOILER.
Bene.. vi auguro buona lettura. Ci ribecchiamo a fine capitolo, nel mio angolino ^_^
Ela.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Sarah Lance
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il sole era già alto nel cielo quando il suo riverbero svegliò Oliver.
Il ragazzo si trovò in una posizione alquanto strana: era leggermente girato sul fianco sinistro, con le braccia strette attorno al corpo snello di Felicity e con la testa della ragazza sotto la sua. Era la prima volta, da quando era tornato dall’isola, che si svegliava così riposato e con l’assenza di incubi.
Era perso nei suoi pensieri, quando il leggero vibrare del cellulare mise in allerta tutti i suoi sensi. Allungò il braccio destro verso la tasca posteriore dei pantaloni che indossava e notò che il messaggio era di Sara.
“Problemi al Verdant. Laurel mi ha seguita.”.
 
Alzò gli occhi al cielo, proprio gli era passato dalla mente che Laurel ora sapeva e che non ci avrebbe messo molto a fare domande, ad indagare, a chiedere, a elargire il suo parere. Cosa di cui, al momento, non aveva proprio bisogno. Ma quella situazione andava risolta al più presto.
Lo scontro intrapreso con Slade gli aveva fatto capire che, non sempre, tenere lontani chi si ama era la scelta migliore. Ed anche se non sapeva proprio come comportarsi con Felicity, non aveva nessuna intenzione di perderla. O rischiare che capitasse ancora.
Si concesse il lusso di darle un leggero bacio sulla fronte, sorprendendo anche se stesso. Ma ora che la ragazza era addormentata, quel piccolo gesto sarebbe rimasto solo nella sua memoria. Poi la lasciò libera dalla sua presa e scivolò fuori dal letto, risistemandole le coperte addosso.
La Mercedes era parcheggiata sotto casa di Felicity e quando il ragazzo ci salì sopra, tutti i ricordi della sera precedente presero vita nella sua mente.
Ora che ci pensava doveva anche chiedere a Sara che ne era stato di Slade e come suo padre aveva risolto la questione. Già molte volte, per colpa di Arrow, l’agente Lance aveva passato i guai.
Il traffico era abbastanza scorrevole e in una ventina di minuti si ritrovò fuori dal suo locale, cercando di prepararsi alla discussione che lo attendeva.
Mentre si avvicinava alle porte del locale, sentì le voci di due donne scambiarsi parole ad alta voce.
- Ma vi rendete conto di cosa siete? – gridò la voce di Laurel.
Sara stava per risponderle, ancora e per l’ennesima volta, di calmarsi e ascoltare quello che aveva da dirle, ma fu interrotta da una voce possente e maschile.
- Che succede? – chiese Oliver.
Subito lo sguardo glaciale e colmo di lacrime, di Laurel, si mosse verso il ragazzo e lo inchiodò sul posto.
- Tu! Co.. come puoi convivere con te stesso, dopo tutto quello che hai fatto? Dopo tutte le vite che hai preso l’anno scorso? – disse Laurel. – Compresa quella di Tommy. – disse la bruna, dando il colpo di grazia.
- Laurel, ti prego di calmarti. Questo non è il posto giusto per parlane, nè il momento. – stava dicendo Oliver, ma Laurel non ne voleva sapere.
- Come puoi dirmi di ignorare, anche se momentaneamente, la situazione? Cosa vi è successo su quella dannata isola? Io.. io non vi riconosco più. – gridò ancora Laurel.
- Non hai la minima idea di quello che ci è successo, Laurel. E’ per questo che ti ho chiesto di ascoltarci e poi prendere le tue decisioni, o giudicarci. Qualsiasi cosa tu voglia fare. – disse Sara.
Anche se voleva bene a sua sorella, parlare dell’isola, con chiunque tra l’altro, non le era mai piaciuto. Preferiva tenere per sè quello che le era successo e quello che era diventata, perché molto spesso nemmeno lei si riconosceva più. Ma una volta conosciuta la forza, non aveva la minima intenzione di fermarsi quando sapeva di poter salvare almeno Starling City, se non il mondo intero.
- Non ne ho la minima idea perché voi non me ne avete mai parlato. Non avete mai voluto confidarvi con me. Invece, vedo che qualcuno con cui confidarvi l’avete trovato! – disse Laurel, riferendosi al resto del Team. – Ciò non toglie il fatto che avete ucciso. – continuò.
Sara sapeva benissimo che la sorella non avrebbe accettato subito e di buon grado quella scoperta, e sapeva anche che avrebbe puntato sugli omicidi per restare fedele alle sue convinzioni.
- Se non ti abbiamo detto nulla è perché, come hai visto, chi sa del nostro segreto rischia molto. Credi che sarebbe facile per tua sorella, o per me, vederti in pericolo per colpa nostra. Ecco perché ti abbiamo tenuta all’oscuro di tutto ciò. – disse Oliver.
- Se non te ne sei reso conto, c’ero anch’io ieri. Sono stata rapita anch’io da quel pazzo! Sono comunque in pericolo perchè chi sa della vostra doppia vita conosce anche chi vi è caro. – disse Laurel.
E non aveva nemmeno tutti i torti, ma quello che disse la sorella la spiazzò non poco.
- Quello che è successo ieri non capiterà mai più. Slade era l’unico a conoscenza delle nostre identità segrete e ora non potrà far più del male a nessuno. – spiegò Sara.
- E credi che questo cambi le cose? – la incalzò la sorella.
- No, Laurel, questo non cambia nulla. Tua sorella sta solo cercando di tranquillizzarti e di assicurarti che una cosa del genere non capiterà più. – disse Oliver.
Il ragazzo leggeva negli occhi della ragazza che non sarebbe rimasta lì, per molto altro tempo ancora, ad ascoltare le loro scuse e se volevano assicurarsi che rimanesse un segreto, quello che aveva scoperto, dovevano agire subito.
- Io.. non so se ho ancora voglia di ascoltare le vostre sciocchezze. – disse, ma prima di muovere un solo passo fissò il suo sguardo in quello del ragazzo.
- Laurel, so che al momento è difficile capire tutto questo. So che tutte le vite che ho strappato sono incise nella mia anima, la mia coscienza ne sa qualcosa, e un giorno so che dovrò farci i conti. Ma devi assicurarmi che quello che hai scoperto resti un segreto. Nessun altro può sapere di me e tua sorella. E di coloro che ci aiutano. – disse Oliver, cercando di posare una mano sul braccio della ragazza. Ma lei si allontanò all’istante.
- E’ di questo che vi preoccupate, vero?! Dovevo immaginarlo. Beh, non so ancora cosa farò di questa scoperta.. La mia mente deve ancora riprendersi da tutto quello che sarebbe potuto succedere ieri. – disse, solo per tenerli un po’ in bilico.
Il fatto che non le avessero detto nulla la feriva più di ogni altra cosa.
- Ieri non ti sarebbe accaduto nulla. Non eri tu il vero obiettivo, eri solo una pedina del piano di Slade. – disse Sara.
Oliver mosse rapido lo sguardo verso la bionda accanto a lui, di certo avrebbe tenuto quella informazione per sé.
- Era lei.. – disse Laurel. E solo in quel momento ricordò perfettamente tutto il discorso che Slade aveva tenuto, prima di fare la sua mossa. – Ancora una volta, il vero te esce fuori. Del resto hai sempre avuto buon gusto. – continuò, riferendosi al fatto di aver tradito ancora una volta.
Oliver non aveva la minima intenzione di permetterle di giudicare Felicity come una delle sue “conquiste” o come “una delle tante”. Certo, non aveva nemmeno lui capito cosa volesse fare in quel momento, ma sapeva che Felicity aveva un posto speciale nel suo cuore. L’aveva ammesso da un po’, sarebbe stato sciocco mentire a se stesso ancora una volta.
Laurel fece qualche passo verso il ragazzo, fino a fermarsi a pochissimi centimetri dal suo viso.
- Le hai detto di Tommy? Sa realmente che persona sei? O vede solo la facciata da eroe che cerchi di contruire attorno a te per mascherare le bugie, e la mediocrità, di cui la tua vita è piena? – disse. – Ma sappi una cosa: non mi troverai più quando avrai bisogno di me. Non commetterò lo stesso errore per il quale non potrò mai più farmi perdonare da Tommy. – continuò. Stava per andarsene quando Oliver le prese il braccio e con gentilezza la fece girare di nuovo verso di sè.
Ma quello che la ragazza vide negli occhi dell’amico, la lasciò senza fiato e spaventata.
- Ti ho amato per metà della mia vita. Ma ora ho chiuso. Non ho intenzione di stare qui a farmi coprire di colpe di cui già mi accuso io stesso. Non ho bisogno di nessuno che mi ricordi i miei errori, come quello commesso quasi un anno fa. Con te. Neanche immagini cosa provo al solo nominare o pensare a Tommy. Era come un fratello, per me. E non ti permetto di giudicare persone, o aspetti della mia vita, che non conosci. Tra di noi non c’è più nulla, inutile continuare a mentirci. Il dolore, la perdita, la menzogna e il tradimento, allontanano le persone. Siamo rotti. – disse il ragazzo, cercando di essere gentile. Ma era stanco di essere giudicato, stanco di essere considerato lo sciocco ragazzino che era naufragato su Lian Yu. – Io per te ci sarò sempre, ma solo come amico. – disse infine.
- Lasciami andare, ora. – disse Laurel. E strattonando il braccio, si liberò dalla stretta di Oliver e si allontanò verso la porta, mentre lacrime amare scivolavano via sulle sue guance.
Oliver sentì la porta chiudersi, ma non alzò lo sguardo. Tutto quello che si erano detti aleggiava ancora nella sua mente e attorno a lui, ma la mano di Sara sul suo braccio lo riportò alla realtà.
- Aveva bisogno di sentirlo e tu di dirlo. – disse Sara.
- Non avevi il diritto di dirglielo, però. – disse Oliver, guardando la ragazza accanto a lui.
Sara lo guardò con un leggero sorriso negli occhi, mentre il suo viso era serio come non mai.
- Perché? Perché così avresti avuto ancora una scusa per mentire a te stesso? Per privarti di una felicità che credi di non meritare? – disse la ragazza. – Non siamo più su quell’isola, Oliver. Non siamo più circondati dall’acqua e isolati da tutto il resto. E.. Slade è morto. – continuò.
- E cosa dovrei fare? – disse Oliver.
- Essere sincero. Con te e con lei. Te l’ho già detto, non starà ad aspettarti. – disse la ragazza. E detto ciò lo lasciò solo con i suoi pensieri e con l’indecisione che gli aleggiava dentro da quando aveva lasciato il letto di Felicity.
 
Felicity si era appena svegliata, con ancora l’impressione di essere stretta in una morsa protettiva e che l’aveva aiutata a superare quella notte, senza la minima traccia di incubi. Nonostante quello che aveva passato negli ultimi giorni fosse ancora ben visibile appena chiudeva gli occhi.
- Oliver? – chiamò. Ma il silenzio che aveva rotto, pronunciando quel nome, tornò prepotentemente a riempirle la testa. Che se lo fosse immaginato di aver dormito con lui?
Eppure la sera prima, nonostante gli antidolorifici che le aveva fatto prendere, era ancora lucida quando aveva sentito il corpo caldo e possente, di Oliver, stendersi accanto a lei.
Poco dopo, come a voler ricordare anche la sua di esistenza, Iron balzò sul letto e leccò le dita della sua padrona.
- Buongiorno a te! L’unico uomo che ritrovo sempre al mio risveglio. – sussurrò Felicity, accarezzando il suo gatto.
Decisa a riprendere in mano la sua vita, si alzò e si recò in bagno. Aprì l’acqua calda della doccia e mentre raggiungeva la giusta temperatura, sciacquò il suo viso e si guardò allo specchio.
A parte le occhiaie profonde sotto gli occhi e i vari tagli, il suo viso era abbastanza sereno. Solo quando si guardava negli occhi, poteva vedere benissimo il terrore che per giorni le aveva tenuto lo stomaco in una morsa d’acciaio e che ancora le faceva correre freddi brividi lungo la schiena.
Dopo quell’analisi del suo viso, si spogliò e si chiuse nella doccia, lasciando che l’acqua tiepida e il suo bagnoschiuma alla vaniglia, lavassero via tutti i brutti ricordi di quei giorni di prigionia.
Lavò via la paura di morire lì, in quella villa sperduta, se il Mirakuru avesse preso il sopravvento in Slade o Paul. Anche se avesse dato volentieri la sua vita pur di salvare i suoi amici, accorsi per salvarla.
Lavò via tutte le sensazioni che aveva provato per la vicinanza di Laurel Lance. Lavò via il ricordo dello schiaffo ricevuto da Paul. Lavò via tutto quello che ancora la teneva legata a quello che era successo. Ma quello che non riuscì a lavare via erano tutte le parole che Slade le aveva detto su Oliver. Erano marchiate a fuoco nella sua mente e qualcosa la spingeva a volerne sapere di più.
Ma avrebbe avuto il coraggio di affrontare quella discussione con il suo capo? Di questo non era molto sicura. Se fosse anche stato vero che, come le aveva detto Slade, Oliver le aveva solo mentito per chissà quale motivo, il ragazzo avrebbe potuto mentirle di nuovo.
Finì la sua doccia rigenerante con il pensiero di aspettare l’occasione giusta per parlargli. Non era una codarda, non avrebbe cominciato adesso.
Si stava appena allacciando il reggiseno in pizzo rosa, quando dei forti colpi alla porta la spaventarono. Così, si affacciò nel corridoio per sentire altri rumori sospetti.
- Felicity, siamo Diggle e Barry. Apri! – sentì la possente voce del suo amico.
Chiuse gli occhi e cercò di calmare il battito del suo cuore impazzito.
“Devo darmi una calmata. Slade è morto.”, pensò.
- Arrivo. Il tempo di mettermi qualcosa addosso! – gridò, facendosi sentire.
Infilò velocemente il pigiama e si recò alla porta, aprendola e accogliendo i suoi amici con un sorriso raggiante. Le erano mancati.
- Bentornata! – le disse Digg, stringendola in un caloroso abbraccio. – Scusa se ti abbiamo spaventata, ma Barry era impaziente di vederti. – le spiegò ancora l’uomo, lasciandola poi libera di salutare anche l’altro ragazzo.
- Grazie! – rispose Felicity, abbracciando Barry e ringraziando entrambi. – Mi siete mancati! -.
Li invitò, poi, ad entrare in casa e chiuse la porta, facendoli accomodare sul divano e sedendosi di fronte a loro, su una delle sedie della cucina.
- Posso offrirvi qualcosa? – chiese. Poi si rese conto di una cosa: - Anche se quello che ho qui, in casa, non credo sia sufficiente a ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me. – disse.
- Ci basta averti qui, sana e salva. – disse John, sorridendole.
- Concordo con il mio amico! – disse Barry.
La ragazza li fissò un po’ stranita, era stata via solo pochi giorni e quei due sembravano essere amici di vecchissima data.
- Io l’ho sempre apprezzato! Abbiamo solo approfondito la nostra conoscenza. – si difese Digg che aveva intuito i pensieri della ragazza.
- Oh sì, buon per lui. Non deve essere stata una passeggiata stare accanto ad Oliver, in questi giorni. – disse Felicity, ricevendo la sua risposta dagli sguardi dei due seduti davanti a lei. – A proposito, sapete dov’é? – chiese poi.
- No! – rispose Barry, troppo velocemente e abbastando subito gli occhi.
La ragazza non si bevve quella risposta e anche l’alzata di spalle di Diggle la insospettì.
- Digg, almeno tu.. Sei il suo autista/guardia del corpo/braccio destro, potresti evitare di mentirmi. – esordì Felicity. – Avanti, cosa è successo? Sta bene? O si è pentito amaramente di aver dormito con me e ha messo tra noi un centinaio di chilometri? – chiese.
Diggle e Barry si guardarono, l’informazione su dove Oliver aveva passato la notte li aveva incuriositi. Anche se l’avevano già intuito.
- Oh, no.. abbiamo solo dormito. Cosa credete? – disse Felicity, sorridendo. – Ora, però, fuori la verità! Davvero, ragazzi.. stamattina mi sono svegliata e non c’era! E’ successo qualcosa? – chiese.
- No, sta bene. Ma quando siamo usciti dal Verdant per venire qui, abbiamo visto che era al piano di sopra. Con Sara.. e Laurel. – disse Diggle.
- Abbiamo dormito lì per sicurezza! – precisò Barry.
Felicity sentì ancora una volta qualcosa dentro di lei, spezzarsi. Anche se aveva sempre pensato che Slade le stesse mentendo, una piccola parte della sua anima si era illusa.
Per un attimo abbassò gli occhi, poi si riprese e disse: - Allora, ho del vino rosso nel frigo. Lo volete? -.
I due annuirono e lei si alzò, andando verso il frigo. Prese poi tre bicchieri, li posò su un vassoio con la bottiglia e li poggiò sul tavolino di fronte il divano. Li riempì e porgendoli ai suoi due amici, brindarono alla riuscita della missione e alla loro salvezza.
- Ragazzi, scusate, Lyla mi sta chiamando. Mi allontano un attimo. – disse Diggle, uscendo dall’appartamento e fermandosi sul pianerottolo. Quello era il momento per lasciare i due ragazzi soli almeno quel poco per poter concludere un discorso fatto qualche tempo prima.
Sperava solo che il suo piano funzionasse.
- Felicity, non vorrei sembrarti inopportuno, ma c’è una cosa che ho bisogno di chiederti. – disse Barry.
- Dimmi. – rispose Felicity, che sapeva a cosa si stesse riferendo il suo amico. E avrebbe anche potuto risponderle lei stessa, ma aveva bisogno di formulare la risposta. Così lasciò che il suo amico le ponesse la fatidica domanda.
- So che non hai avuto proprio tempo per pensare a quello che ti ho già chiesto. Ma mi hanno richiamato a Central City.. la mia “vacanza/convalescenza” è terminata. Volevo chiederti se avevi deciso cosa fare. Vieni con me? Parto stasera. – chiese Barry.
La ragazza restò un attimo zitta e cercò di risultare il più gentile possibile.
- Sì, è vero, non ho avuto tempo per pensarci. Ma una risposta l’avevo già prima che Slade mi rapisse. Ed è rimasta la stessa. Resto qui. – disse. – Non posso lasciare Oliver, ha già sofferto abbastanza. E poi ho bisogno prima di mettere ordine nella mia vita per poter prendere una decisione giusta. -.
- Avevo intuito fosse questa la tua risposta. Oliver è davvero fortunato ad averti, spero se ne accorga quanto prima. – disse Barry.
La mattinata passò tranquilla, Felicity ospitò i suoi due amici a pranzo da lei e John si offrì di cucinare qualcosa. Felicity voleva mandare un messaggio ad Oliver, ma Diggle la alleggerì da quel peso. Aveva avvisato lui Oliver ma il ragazzo non poteva esserci.
Dopo il pranzo Barry aveva sistemato tutta la sua roba nel borsone. Poi avevano passato il pomeriggio tenendo compagnia a Felicity e quando l’ora della partenza era giunta, si salutarono.
- Ragazzi, davvero, posso venire insieme. – provò ancora una volta Felicity.
- No, hai bisogno di riposo. E poi Oliver mi ucciderebbe sul serio se sapesse che ti ho fatta uscire. Mi accompagna Diggle, stai tranquilla. – disse Barry.
La ragazza si convinse e, in effetti, dato il suo aspetto era meglio se restava a casa ancora qualche giorno. Così si avvicinò a Barry e lo abbracciò stretto.
- Grazie ancora. Ci teniamo in contatto. E riguardati. – disse Felicity.
- Stammi bene. – disse Barry, ricambiando l’abbraccio. – Ciao Felicity! – la salutò.
- Ciao Barry! Ciao Digg! – disse Felicity, richiudendosi la porta alle spalle.
Si sedette sul divano, quando notò un piccolo pezzo di fragola per terra. Subito lo raccolse e si alzò per gettarlo via. Ma appena i suoi occhi si posarono sul contenuto del cestino, notò la presenza di una palla di carta accartocciata che lei proprio non ricordava di aver gettato.
Così lo prese, lasciò cadere il pezzetto di fragola nel cestino e dopo essersi lavata le mani, lisciò il foglio e lesse quello che vi era scritto.

 
“Se quando ti svegli, non mi trovi, non preoccuparti. C’è stato un problema al Verdant: Laurel ha seguito Sara. Devo andare a risolvere la questione. Stai attenta e se hai bisogno di me, chiamami.
Oliver.”.
 
Rilesse quel messaggio tre volte e cominciò a chiedersi perché Oliver l’avesse gettato via. E proprio lì, poi, dove lei poteva facilmente trovarlo. Quella fu l’ennesima prova che la questione andava risolta al più presto, Oliver non aveva mai assunto questi comportamenti. Non con lei, almeno.
Così prese il telefono e stava per chiamarlo, quando qualcuno bussò alla sua porta. Si avvicinò e guardo nello spioncino: era Oliver. Aprì la porta e se lo ritrovò davanti con una busta tra le mani.
- Diggle mi ha detto che erano andati via e che eri sola. Credo che per stasera sia meglio farti compagnia. E poi ti ho portato questo. – disse, porgendole la busta.
La ragazza si spostò per farlo entrare e afferrata la busta, guardò il suo contenuto. Dentro c’era un vasetto da un chilo di gelato alla menta. Il suo preferito.
Alzò lo sguardo verso il ragazzo e parlò: - Oliver, dobbiamo parlare. -.
 
To be continued..
 
«Quella pazza dell’autrice.»
Ciao ragazze.
Eccomi qui. Sì, lo so.. non è domenica. Ma son riuscita a finirlo e non mi andava di farvi aspettare fino a domani. Quindi, l’ho postato oggi. ^_____^ Beh.. SORPRESA! xD
Questo è un capitolo di stallo, anche perché tutta la baraonda è già successa. Quindi, i prossimi capitoli non saranno molto d’azione.. ecco. O almeno, non il tipo di azione che abbiamo visto finora. xD Ahahahahahahahahah! Ora.. non so se ne scriverò un altro o altri due. Dipende da quello che verrà fuori nella scrittura del prossimo che, quinidi, forse dovrebbe essere l’ultimo. Mi viene da piangere ç_______________________ç
Ma adesso vi lascio. Ho tutti gli ingredienti per preparare la pizza (per tutta la famiglia) che mi chiamano. Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo *_____*
A mercoledì. Buona serata a tutte e buona domenica. <3
Ciao ciao, freccine mie!
∞ Ela.
   
 
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