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Autore: SusanTheGentle    06/04/2014    12 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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16. Due anni dopo (2 parte)
 
 
Il tuo volto pervade i miei sogni,
una volta piacevoli...


 
 
Fu una lunga serata, colma di racconti ed emozioni.
I Pevensie sapevano che, se Aslan li aveva richiamati a Narnia, la situazione doveva essere critica, ma non erano preparati alla verità.
“Dove stiamo andando?” chiese Peter, mentre Pennalucida guidava il gruppo attraverso il bosco.
“Alla Torre dei Gufi, Sire” rispose il grosso uccello.
“Perché non a Cair Paravel?”
Nessuno rispose. Gli animali si scambiarono sguardi incerti.
“Mastro Pennalucida, per cortesia, vorremmo essere condotti al palazzo reale di Narnia”
Ancora silenzio.
“Non potete tornare al castello” disse infine Pennalucida. “Venite, Vostre Maestà, vi spiegheremo tutto una volta al riparo della nostra Torre”
Peter, Edmund e Lucy, ricordavano la Torre dei Gufi come un antichissimo pinnacolo appartenente a un’era ancora più remota dell’Età d’Oro. Nonostante fosse abbastanza diroccata, aveva sempre avuto un’aria imponente, le mura massicce.
Quando vi arrivarono, però, ebbero una brutta sorpresa. La prima di tante.
La Torre apparì loro con un aspetto più disfatto del solito. Anche attraverso l’edera che vi cresceva intorno, si scorgevano chiaramente segni di bruciature, i laterizi anneriti.
“Che cosa è successo a questo posto?” chiese Lucy.
“C’è stato un incendio un paio d’anni fa” le rispose Pennalucida. “Sono morti tanti amici…”
“E’ terribile!”
Il gufo annuì con aria mesta, emettendo sommessi lamenti. “Davvero, mia signora, davvero. E non è tutto, uh-uh. Che gran tragedia ha colpito Narnia…”
All’interno della Torre, oltre ad altri abitanti del bosco, trovarono ad aspettarli due vecchie conoscenze: Lord Rhoop e Shira.
“Sono proprio contenta di rivedervi, Vostre Maestà” disse quest’ultima. “Vi aspettavamo con ansia”.
Si riunirono tutti in quella che una volta era stata la sala padronale, illuminata da torce appese alle pareti e da un vecchio candelabro posato al centro di un lungo tavolo, attorno al quale i tre Pevensie sedettero assieme a Miriel, Shanna, Emeth, Rhoop, Shira e Pennalucida. Vi era anche un bel fuoco che riscaldava l’ambiente.
Gli altri animali prepararono la cena; Peter, Edmund e Lucy assaggiarono qualche pietanza per non sembrare maleducati, anche se in realtà avevano appena finito di pranzare.
“Sappiamo che Narnia incorre in un grave pericolo: Aslan me l’ha mostrato in sogno” disse Peter, raccontando ogni particolare della sua visione e dell’incontro con i Grande Leone.
“Sono passati otto anni da quando siete stati qui l’ultima volta” disse Lord Rhoop. “Da allora sono accadute molte cose”
“Otto anni?!” esclamò Lucy, osservando i volti degli amici.
Sì, erano cambiati molto, ma non credeva che fosse trascorso così tanto tempo.
“Quanto è passato da voi, sulla Terra?” chiese Emeth.
“Quattro anni”
“Ti sei fata splendida in quattro anni”
Lucy arrossì e gli sorrise.
“Anch’io è moltissimo tempo che non vengo a Narnia” disse Shanna. “Fu Shira ad avvertirmi di ciò che stava avvenendo quaggiù. In seguito, Aslan mi chiamò al suo cospetto per affidarmi di nuovo l’incarico di farvi da guida”
“Hai con te le Sette Spade?” le chiese Edmund.
La Stella annuì. “Poco tempo prima che arrivasse Shira, la cupola di cristallo dentro la quale erano racchiuse le Spade, s’infranse. Io e mio padre capimmo che era giunto il momento in cui anche il settimo Amico di Narnia avrebbe fatto la sua comparsa”
“E tu, Emeth?” chiese Lucy.
“Come Shanna, anch’io manco da Narnia da diversi anni. Chiesi al Re e alla Regina di poter tornare a Calormen, per cercare i miei genitori”.
“Sul serio?” chiese Lucy, stringendogli l’avambraccio. “E li hai ritrovati?”
Lui le sorrise. “Sì, ho ritrovato mia madre. Vive ancora a Tashbaan. Mio padre le fa visita qualche volta. Ho rivisto anche lui, ma…” Il giovane posò una mano su quelle di Lucy. “Non adesso. Ti racconterò tutto più tardi, d’accordo?”
La Valorosa annuì.
Peter tamburellò con le dita sulla superficie di legno del tavolo. “Dove sono mia sorella Susan e Caspian? Perché ci troviamo in questa Torre invece che al castello?”
Miriel e gli altri si scambiarono nuove occhiate, in attesa che qualcuno si decidesse a rompere il ghiaccio.
“Dovrebbe essere Miriel a raccontare tutto” disse Shanna. “Sei quella che è sempre rimasta al fianco dei Sovrani”
La Driade giunse le mani in grembo e annuì.
Era vero: lei non aveva mai abbandonato Caspian e Susan, almeno fino a che…
Miriel iniziò a raccontare, partendo dalla sera del primo compleanno dei gemelli, quando Lord Erton tentò di avvelenare Susan ma, per errore, colpì invece Caspian; di quando, giorni dopo, Erton fuggì prima di essere arrestato e processato, sorte che toccò ai suoi scagnozzi Galvan e Ravenlock. Parlò di come, nei sei anni successivi, Narnia prosperò in armonia, gioia e giustizia; di quanto Susan e Caspian furono felici, di come crebbero i loro figli, dell’assoluto amore che legava quelle quattro anime e dell’immenso affetto che il popolo aveva per loro.
“Poi, due anni fa, Lord Erton tornò e non da solo…Riapparve a Narnia assieme ad alcuni improbabili alleati. Era risaputo a corte, che il Duca godeva dell’amicizia dell’Imperatore Tisroc da molti anni. Alcuni dicono che si sia rifugiato a Calormen durante il bando, altri pensano abbia riparato al nord. Non ho idea di come siano andate le cose, sta di fatto che Erton e Tisroc erano alleati e, un giorno come gli altri, imprevedibilmente, l’esercito di Calormen attaccò Cair Paravel. A guidare i soldati, c’era Rabadash”
I Pevensie trasalirono: Lucy si premette le mani sulla bocca, Edmund scattò in piedi, Peter ripensò immediatamente all’incendio veduto nel sogno.
“Siedi, Ed, per favore” disse il Magnifico, incredibilmente calmo. “Le domande dopo. Continua, Miriel”
E Miriel proseguì, parlando dell’assedio al palazzo reale, della sua fuga nella foresta insieme a Briscola, del rapimento dei bambini, del tentativo di Caspian e Susan di ritrovarli e allo steso tempo di liberare gli amici rimasti al castello; di come Rabadash rapì Susan e la rinchiuse in cima alla Grande Torre, del salvataggio della Regina da parte del Re e la conseguente, ennesima fuga a Prato Ballerino. Informò i Pevensie della partenza di Shira per correre a cercare Shanna, e di quella di Tara e Clipse verso Sud in cerca di Emeth... fino ad arrivare alla notte in cui bruciarono la casa di Tartufello.
“Quella fu l’ultima volta che vidi vostra sorella e il Re. E’ stato due anni fa.”
“E nessuno ha saputo più nulla di loro?”
“No, Edmund. L’unica cosa che sappiamo, è che sono insieme.”
“Miriel…” mormorò Lord Rhoop, lo sguardo fisso su di lei.
“Lo so, lo so! Un attimo solo, per favore. Io… non so come dirlo…”
Miriel strinse la mano di Peter.
“Che succede?” chiese il Re Supremo, osservandola preoccupato.
“Ci sono un paio di cose che non vi abbiamo ancora detto” riprese la Driade. “Vedete, la notte dell’assedio al castello ci fu un’eclissi di sole. Durante questo fenomeno, accadde qualcosa: Rabadash – non sappiamo come, probabilmente con l’aiuto di Tash – lanciò una maledizione sul Re e sulla Regina, un sortilegio che li avrebbe divisi per sempre”
“Ma…” balbettò Lucy, gli occhi spalancati dal terrore, “hai detto che sono insieme”
“E’ così: non si lasciano mai, ma non possono parlarsi, né vedersi”
La voce di Miriel venne meno.
Emeth le venne in aiuto. “E’ un cosa che non si può spiegare, Lucy. Dovrete vederla con i vostri occhi. A dirla tutta, nemmeno io e Shanna abbiamo ancora osservato da vicino questa maledizione, ma Miriel continua a sostenere che Caspian e Susan stanno bene”
I Pevensie puntarono lo sguardo sulla Driade, che annuì.
C’era un profondo dolore nei suoi occhi acquamarina, ma era sincera.
Edmund e Lucy, e soprattutto Peter, si fidavano di lei: non aveva mai mentito da che la conoscevano.
“Rabadash seguitò a dare la caccia a Susan e Caspian” proseguì Miriel a fatica, “dando ordine di bruciare qualsiasi possibile luogo nel quale avrebbero potuto nascondersi: uno di questi fu la Torre dei Gufi, come avete visto. Morirono molti amici del bosco. Altri, come Tartufello, persero la casa e tutti i loro averi. Non c’era possibilità per noi di combattere contro Calormen, eravamo rimasti tropo in pochi. Così, infine, Caspian e Susan decisero di lasciare Narnia: per proteggerci, per evitare che altri morissero e, ovviamente, per cercare Rilian e Myra. Caspian nutriva poche speranze, Susan invece non si è mai data per vinta”
“E nessuno di voi sa dove siano ora?” chiese Peter.
“Abbiamo provato a cercarli, ma hanno fatto perdere ogni loro traccia e noi non…”
Miriel prese un profondo respiro, le spalle sussultarono.
“Va bene così, per ora” disse il Re Supremo, portandosi la mano della Driade alle labbra, dolcemente.
“Qual è l’altra cosa che non ci avete detto?” chiese Edmund, voltandosi verso Shanna.
La ragazza, seduta accanto a lui, esitò un momento.
“Ecco…si tratta del dottor Cornelius. Si trova in esilio…per sua volontà”
“Che significa?” chiese Peter, la fronte aggrottata.
“Significa che ha tradito il Re!” esclamò Shira, agitando le lai.
“Shira!” la rimproverò Shanna.
“E’ vero, lo ha tradito, ci ha traditi tutti! Se non fosse per lui, ora tutte quelle creature di Narnia non sarebbero morte, le case non sarebbero state distrutte, e Caspian e Susan sarebbero ancora qui!”
“Calmati, adesso”
“E’ vero, uhu!” intervenne Pennalucida. “E come se non bastasse, oltre ad aver rivelato il nascondiglio delle Loro Maestà, il professore è anche fuggito!”
I Pevensie si scambiarono sguardi turbati.
“Non posso credere che proprio il dottor Cornelius abbia tradito Caspian!” disse Lucy con enfasi “E’ come un figlio per lui!”
“Purtroppo è vero, Vostra Maestà” riconfermò Lord Rhoop, il quale, durante tutto il racconto, era rimasto in competo silenzio, infilzando ripetutamente la punta di un pugnale sulla superficie del tavolo, creando simboli astratti.
“Il buon cuore di Cornelius lo portò a tradire il Re la Regina, ma dobbiamo capire le circostanze. Chiunque di noi avrebbe potuto cedere in una situazione simile”
“Io no!”
“Davvero, Shira? Nemmeno dopo aver rivisto Lord Ravenlock spezzare tutte e quattro le zampe di Tempestoso?”
“Oh!” esclamò Lucy inorridita.
“Non siate così rude! Uhu!” gracchiò Pennalucida.
Lord Rhoop chinò il capo in segno di scusa, rivolgendosi soprattutto a Lucy e alle altre ragazze.
Edmund mise un braccio attorno alle spalle di Shanna con fare protettivo, sentendola tremare. Lei gli prese la mano e la strinse.
“Cornelius non l’ha fatto di proposito” rincarò Lucy.
“Certo che no, mia Regina” assicurò Rhoop.
“E Caspian come ha reagito?” chiese Edmund preoccupato.
“Ah, non bene, come potete immaginare. Prima della partenza di Re Caspian e della Regina Susan, tra il nostro Sovrano e il suo precettore sono corse cattive parole”
Per lunghi secondi, il crepitio del fuoco fu l’unica fonte di rumore nella stanza.
“Che cosa ne è stato degli altri amici?” domandò infine Peter.
A rispondere fu ancora Miriel.
“Briscola è rimasto con Tartufello. Lasciarono Prato Ballerino insieme ad altre creature. Hanno riparato sui Monti dell’Ovest, come ha fatto anche la famiglia di Tempestoso. Lui rimase gravemente ferito, come vi abbiamo detto. Erton lo imprigionò insieme e Drinian, usandoli entrambi per indurre Cornelius ha denunciare il Sovrani. Il Duca promise di lasciarli andare solo se il dottore avesse parlato. Così fece, ma non erano in buone condizioni. Lord Drinian se né andò poco dopo la partenza del Re e della Regina, in cerca di sua moglie. Non so dove si trovi adesso”
“Lady Lora. Mi ricordo di lei”
“Sì, Lucy. Sembra scomparsa nel nulla, proprio come Rilian e Myra”
“E Tara e Clipse?”
“Si trovano sulle Isole Solitarie” rispose Emeth. “Caspian le mandò a cercare me, a Tashbaan. Quando tornammo verso Narnia, le ragazze si resero conto di non potersi arrischiare a rientrare nel regno. Ormai erano ricercate, come tutti noi che siamo fedeli alla corona. Così, decisero di provare a rifugiarsi su Doorn, dal padre di Tara. Le accompagnai io. Le ho lasciate da Lord Bern: le nasconde entrambe”
“E i cavalieri?” chiese Edmund. “I cavalieri dell’Ordine del Leone che fine hanno fatto?”
“Sono tutti in carcere” rispose Shanna. “L’Ordine del Leone non esiste più. E’ stato sciolto, i cavalieri sono stati rimpiazzati dalle guardie di Rabadash. I nobili e i cittadini di Cair Paravel hanno provato a ribellarsi più volte, ma tutto ciò che ottengono è quello di finire in galera… o peggio, sulla forca”
“Il passatempo preferito di Erton” commentò Rhoop, la voce piena di disgusto.
“Le creature magiche sono sottoposte a ferree leggi e coprifuochi” continuò Pennalucida. “Se non vengono rispettate, possono portare addirittura alla condanna a morte per tradimento. Sorgono spesso piccole rivolte, ma non servono a nulla: Rabadash tiene Narnia sotto dittatura e il popolo ha paura. Molti sperano in un ritorno dei Sovrani ma, dopo due anni, le speranze iniziano a diminuire”
Le parole del gufo furono le ultime.
Il fuoco nel camino scoppiettò, facendo trasalire Miriel, silenziosa accanto a Peter.
Lord Rhoop si alzò per riattizzarlo.
Il Re Supremo cercava di rimettere insieme i pezzi del racconto, per capitolare e decidere come muoversi.
Edmund si abbandonò contro lo schienale della sedia, esausto pur non avendo fatto nulla.
Shanna, il braccio di lui ancora attorno alle spalle, teneva Shira nel grembo, e di tanto in tanto le lisciava le penne delle ali.
Pennalucida sbatté ripetutamente le palpebre, arruffando le penne una sola volta.
Emeth stringeva la mano di Lucy, accarezzandone il dorso con il pollice. La Valorosa si mordeva le labbra per non scoppiare in lacrime.
La sua Narnia... Susan, la sua adorata sorella... e Caspian, i bambini, C.P.A e tutti gli altri…Cair Paravel in mano a Rabadash…era troppo per lei.
Il silenzio fu interrotto bruscamente quando lo scoiattolo Zampalesta entrò nella stanza, provocando un gran fracasso, saltando sul tavolo e facendo tintinnare le stoviglie.
“Presto! presto! Spegnete tutte le luci!”
“Dico! E’ il modo di comportarsi?” fece Shira.
“Zitta, signorina, e fate come vi dico! Sono di ronda i soldati, stanotte”
“Di che state parlando?” chiese Lucy, mentre tutti si alzavano.
“Ogni tre giorni, i soldati di Rabadash attraversano le foreste in cerca di noi, dei fuggiaschi, insomma” spiegò in fretta lo scoiattolo. “C’è una taglia su ognuna delle nostre teste, sapete?”
“Accidenti…” fece Edmund, aiutando Lord Rhoop a spegnere le fiamme nel camino.
“Senza contare il coprifuoco” ricordò Shanna. “Se vedono anche solo un lume acceso dopo l’ora stabilita, sono guai”
Edmund e la Stella si scambiarono uno sguardo.
“Ho quasi pensato che scherzassi, prima, quando l’hai detto” disse lui.
Shanna gli rimandò un’occhiata dolente. “Magari lo fosse...”
“Zampalesta” chiamò Pennalucida a bassa voce. “Porta le Loro Maestà al piano di sopra. Non fate rumore e parlate piano finché non se ne andranno”
Lo scoiatolo aprì la strada ai Pevensie, Miriel, Emeth e Shanna. I sei ragazzi si arrampicarono per una rampa di scale di legno che girava attorno alla Torre.
“Ecco” bisbigliò Zampalesta, fermandosi sul pianerottolo del primo piano. “Queste tre camere sono per voi. Sono le migliori della Torre”
“Vanno benissimo, grazie” assicurò Lucy, aprendo la porta della prima camera.
Edmund fece lo stesso con la seconda, Peter con la terza.
Tutte e tre erano fornite di un vecchio letto in ferro battuto, una toilette, un piccolo armadio, e un comodino di legno a fianco al letto.
“Le abbiamo sistemate alla bell’e meglio” spiegò Miriel
“Non sono le vostre stanze, vero?” chiese Peter “Tua, di Shanna e di Emeth?”
La Driade sorrise. “In realtà sì. Ma non importa”
“Allora non possiamo accettare di dormire qui” disse Edmund. “Non sarebbe giusto”
“Noi dormiremo al piano di sopra” disse Shanna. “No preoccupatevi, ci sono altre stanze. Ora silenzio: i soldati faranno un paio di giri attorno alla Torre, poi se ne andranno, è questione di pochi minuti”
Si udivano voci all’esterno, prima lontane, poi sempre più vicine. I soldati di Calormen girovagavano qua e là per Bosco Gufo, cercando qualche incauto animale rimasto fuori dalla tana, con la speranza di scovarne qualcuno e divertirsi un pò. Per loro sfortuna, i narniani non erano così sciocchi, ormai sapevano cosa rischiavano. Tuttavia, questi ultimi non resistevano all’idea di giocare qualche scherzetto ai calormeniani, stando attenti a non farsi vedere. Quella notte non fecero eccezione.
Superstiziosi per natura, i soldati lasciarono Bosco Gufo molto prima del previsto.
Peter si avvicinò alla finestrella che si apriva sulla radura di sotto e sbirciò nell’oscurità. L’aria fredda della notte lo fece rabbrividire. Si era tolto il cappotto ma aveva tenuto il maglione. Gli abiti terrestri lo riparavano dal freddo, ma sarebbero serviti abiti narniani per iniziare la nuova missione che si prospettava all’orizzonte: comodi, pratici e durevoli. Quelli che indossava ora non lo erano abbastanza.
Presto sarebbero partiti alla ricerca di Caspian e Susan, dei gemelli, e di chissà cos’altro. Anche Lucy e Edmund avrebbero dovuto cambiare i loro indumenti; inoltre, ognuno di loro necessitava di un’arma. Peter aveva bisogno di Rhindon, la sua spada.
Dopo qualche minuto, udì un sommesso bussare.
Ancora affacciato alla finestra, accostò le vecchie persiane gonfie d’umidità e si voltò.
“Si?”
La porta si aprì e apparve Miriel, la quale reggeva tra le mani ciò di cui Peter aveva bisogno.
La Driade portava con sé un involto che comprendeva un mantello da viaggio, calzoni di tela, una camicia di lino, una tunica di lana, un mantello, stivali, una cintura e una sacca di cuoio. Sopra il tutto, coperta dalla sua guaina scarlatta, c’era Rhindon: l’elsa d’oro raffigurante il muso di Aslan scintillava al riverbero della candela posata sul comodino.
“Mi leggi nel pensiero” disse Peter, afferrando subito la sua spada.
Miriel entrò nella stanza, posando il resto sul materasso. “Recuperai Rhindon dall’Antica Casa del Tesoro, insieme al cordiale di Lucy”
“Siete stati molto previdenti” disse il ragazzo compiaiciuto, chiudendo la porta.
“Te l’ho detto: vi aspettavamo”
Rimasero a fissarsi a lungo nella penombra.
Peter posò la spada e le si accostò, passandole una mano sul viso.
“Sarai tu a decidere quando partire, Peter” disse la Driade a bassa voce. “Prenditi pure tutto il tempo che vuoi”
“Vorrei farlo al più presto. Voglio cercare mia sorella e tutta la sua famiglia. Se Aslan ci ha chiamati qui, è perché hanno bisogno di noi”
Miriel gli passò le braccia attorno alla vita, stringendosi a lui. “Mi dispiace così tanto. Mi dispiace di non essere stata in grado di proteggerli. Abbiamo tentato, ma…”
“Non hai alcuna colpa”. Il Re Supremo le posò un bacio sul capo.
L’allontanò da sé per guardarla e si ritrovò il viso a un centimetro da quello di lei. Senza pensare, le cinse la vita e si chinò sulle sue labbra.
Lei rispose al bacio senza indugio.
Peter infilò le dita tra i capelli di lei, mentre Miriel gli accarezzava la schiena.
“Peter, ti amo tanto”
Lui si fermò e la guardò negli occhi. “Dormi con me”
Miriel si specchiò nei suoi occhi azzurri, avvampando per quell’improvvisa richiesta.
“Ma…che diranno gli altri?”
“Chiederemo gentilmente loro di non disturbare” ammiccò Peter.
Lei sorrise e gli accarezzò il viso. Lui si fece serio.
“Ti ho sognata ogni notte, solo tu.”
Le loro voci erano un sussurro.
Miriel chiuse gli occhi e si lasciò baciare ogni centimetro del viso.
“Anche tu eri nei miei sogni, Peter, sempre”
Gli allacciò le braccia attorno al collo, cercando il contatto con il corpo di lui.
Peter la baciò ancora e ancora, mai sazio di quelle labbra morbide e delicate, inebriandosi del suo profumo di fiori.
“Sei ancora più bella di come ti ricordavo”
“Anche tu sei cambiato”. Miriel si scostò un poco, sfiorando con i polpastrelli le guance del giovane, osservando alla luce della candela la leggera ombra di barba sul viso del Re Supremo.
Peter era un uomo, adesso.
“Spero che, nel frattempo, tu non abbia incontrato un giovane cavaliere più affascinante di me” scherzò ancora lui.
Lei rise piano. “Nessuno sarà mai come te” assicurò, cercando nuovamente le sue labbra.
“Ti amo” mormorò lui, prendendole il viso tra le mani, approfondendo il bacio e rubandole un sospiro più profondo.
“Ho desiderato questo momento ogni istante. Rimani con me stanotte”
“Peter Pevensie…” mormorò il suo nome, lasciando che lui la trasportasse gentilmente tra le coperte. 
Un piacevole e familiare calore si propagò in tutto il corpo, come un fuoco ardente. 
Miriel si perse tra le sue carezze, mentre le sue labbra s’infuocavano al contatto con quella di lui.
Peter l’attirò tra le sue braccia, reclamando i suoi baci, audacemente, mentre il cuore scoppiava d’emozione. Il calore del corpo di lei defluì nella sua anima.
Avevano desiderato disperatamente quel momento per lungo tempo.
Troppo tempo…
Rimasero insieme fino al mattino, stretti l’uno all’altra, beandosi della sensazione del risveglio, il percepire il calore dell’altro accanto a sé.
Stretta a lui, una mano sul suo ampio petto, Miriel ascoltava il respiro regolare di Peter.
Poco dopo, lui si destò.
Nonostante fosse consapevole che anche lei fosse ormai sveglia, il giovane non si mosse di un millimetro, continuando a tenerla stretta, tenendo gli occhi chiusi. Quando li riaprì per guardarla, vide che anche Miriel teneva le palpebre serrate.
Dopo un attimo, come richiamata dal suo sguardo, la ragazza aprì a sua volta gli occhi, alzando il viso e sorridendogli teneramente.
“Buongiorno, amore mio” sussurrò il Re Supremo.
“Buongiorno”
Peter si specchiò in quegli occhi verde mare, allungandosi un poco per baciarla sulla fronte, sulla tempia, sulle labbra.
“Peter, ci sei?” fece una voce fuori dalla porta, alla quale bussarono una sola volta.
Il Magnifico e la Driade si separarono subito, cercando di coprirsi con le lenzuola.
“No, Ed, non entra…”
Troppo tardi.
Edmund rimase qualche secondo a fissare il fratello e Miriel con un’espressione disgustata sul volto. Poi esclamò: “Ah, no! Non ricominciamo!”
 
 
 
~·~
 
 
 
Non appena sveglio, Eustace diede in tre starnuti consecutivi.
Lui e Jill avevano dormito in una grotta, rannicchiati vicino a un fuocherello improvvisato dal ragazzo.
Lei era rimasta davvero ammirata dalle doti nascoste dell’amico. Non avrebbe mai ceduto che quello schizzinoso di Eustace Clarence sapesse accendere un fuoco da bivacco.
“Ho imparato a farlo osservando i marinai del Veliero dell’Alba, quando ci accampavamo sulla spiaggia” spiegò lui.
“Ma non odiavi il campeggio?”
“Un volta, sì... bè, era prima di venire a Narnia”
Nonostante si fossero avvolti ben bene nei cappotti, e a dispetto del fuoco, la notte era stata comunque molto fredda.
Eustace si alzò a sedere, strofinandosi il naso. Guardò alla sua destra Jill dormire ancora della grossa.
“Pole, è ora di svegliarsi, avanti”
La scosse per la spalla, ma la ragazza si voltò dall’altra parte.
“Mmm…dai, mamma, ancora un attimo…non è nemmeno suonata la sveglia…”
“Quanto sei cretina, Pole. Non sono tu madre, sono Eustace!”
“Cosa?” fece lei, smarrita, scattando a sedere, i capelli biondi spettinati.
Per un attimo non capì dove si trovava, poi rammentò ogni cosa: la porta del cortile, la montagna, Aslan, Narnia…
Si guardò attorno: le braci spente, la debole luce de sole che filtrava all’interno attraverso l’apertura della grotta.
“Allora non ho sognato”
“No, è tutto vero” disse Eustace alzandosi in pedi, dandosi da fare per smantellare il falò.
“Che cosa fai?”
“Cancello ogni traccia della nostra presenza qui. Se i soldati di Rabadash dovessero per caso trovare tracce di un fuoco da campo, si insospettiranno. Mio cugino Edmund diceva sempre che non bisogna mai lasciare nulla dietro di sé quando si è inseguiti da qualcuno”
“Ma nessuno ci sta inseguendo, Scrubb”
“Non ancora, ma succederà, ormai è inevitabile”
Jill guardò automaticamente fuori, attraverso gli alberi, rabbrividendo per un momento al pensiero della strega e del lupo…
Checché ne dicesse Eustace – il quale sosteneva che le streghe non vanno in giro per Narnia a briglia sciolta – Jill restava della sua idea: la donna incontrata la sera precedente era una strega, maga, o comunque la si volesse chiamare.
Ripresero il discorso quel mattino, quando lasciarono la grotta e si addentrarono nel bosco per cercare aiuto dalle creature di Narnia. Eustace era sciuro che prima o dopo avrebbero incontrato qualcuno.
“Le streghe non sono abitanti di Narnia, Pole, come te lo devi dire?”
“E va bene: non aveva la scopa e nemmeno il naso bitorzoluto, ma…”
“Tu stai parlando delle megere”
Jill sbatté le palpebre, perplessa. “Me-megere? E cosa sono?”
“Quelle che hai appena descritto: le megere sono brutte, ma brutte davvero, e non hanno un famiglio, fanno tutto da sole. Le streghe invece – come le maghe – di tanto in tanto, portano con sé qualche sorta di animale notturno, e non sono necessariamente brutte”
“Allora poteva essere una maga”
“Mmm…no so. Si dice che le maghe siano buone e le streghe no, ma secondo me non c’è da fidarsi né delle une né delle altre”
Jill lo fissava ammirata. “Dove le hai imparate tutte queste cose?”
“Me le ha insegnate mia cugina Lucy”.
Jill avrebbe voluto chiedere ancora tante cose, scoprire di più su Narnia, ma il discorso cadde quando arrivarono a un bivio.
Eustace studiò attentamente entrambe i sentieri. Non sapeva decidersi.
Jill gli scoccò un’occhiata dubbiosa. “Tu stai dove stiamo andando, vero Scrubb?”
Eustace le rivolse uno sguardo incerto. “Io…”
“Non lo sai…” sospirò lei, lasciando ricadere mollemente le spalle.
“No, non lo so, va bene?!” sbottò Eustace. “Una volta i miei cugini mi hanno portato a vistare la Casa di Aslan, ed è là che vorrei andare. Però non ricordo la strada, accidenti!”
“Perché non siamo andati ugualmente al castello? Avevi detto che tua cugina Susan e suo marito abitavano là”
“E’ Rabadash, ora, ad essere il padrone del castello. Non ricordi cosa dicevano quelle persone al porto? Lo acclamavano come fosse lui il re. Non credo proprio che Susan e Caspian siano a Cair Paravel con Rabadash in giro, a meno che non li abbia rinchiusi nelle segrete. Oh, porca misera!”
Eustace si portò una mano alla testa, dove la ferita sulla fronte era ormai rimarginata.
“Ti fa ancora molto male?” chiese Jill.
“No, solo ogni tanto…dai, vieni, per di qua”
Eustace prese il sentiero che scendeva verso sud e l’amica lo seguì.
“Ricordo che la Casa di Asan si trova a sud-ovest di Cair Paravel. Se troviamo il letto del Grande Fiume e lo seguiamo, sono sicuro che ci porterà laggiù”
“Ne sei sicuro?”
“Ho un eccezionale senso dell’orientamento” si vantò il ragazzo, sporgendo il petto in avanti.
Jill rise. “Dovrò fidarmi…”
Camminarono su una strada circondata da pochi alberi, esposta al sole che riscaldava le membra ancora intirizzite. Il percorso declinò e risalì un paio di volte. Poi, finalmente incontrarono alcuni animali parlanti e qualche fauno.
Jill rimase letteralmente a bocca aperta, con un mezzo sorriso sulle labbra, gli occhi sbarrati: un fauno vero, animali parlanti veri! Fino ad allora ne aveva solo letto nei racconti fantastici, o nel libro di Eustace, ma vederli di persona fu più emozionante di quanto pensava.
Gli animali e i fauni dissero loro di tornare indietro e prendere il sentiero a nord, vero Bosco Gufo. Se volevano sapere qualcosa di concreto sull’attuale situazione di Narnia, era là che dovevano recarsi. La Casa di Aslan era il primo posto in cui Rabadash aveva cercato i Sovrani, e solo grazie all’intervento di Aslan non era stata bruciata come era invece toccato a molti altri luoghi.
“Aslan fece piovere per settimane finché Rabadash e Lord Erton rinunciarono ad attaccare quel luogo” spiegò il fauno più anziano. “Ma non è comunque prudente andarci. Raggiungete il Parlamento dei Gufi. Incontrerete Pennalucida, lui vi dirà tutto”
Prima di salutarsi, i fauni si tolsero i pesanti mantelli che portavano e li posero sulle spalle dei due ragazzi. Non appena li indossarono (dopo aver ringraziato) Eustace e Jill sentirono di aver già meno freddo.
“Buona fortuna Lord Eustace, e buon fortuna a voi damigella. Che Aslan vi protegga”
Le creature di Narnia si allontanarono e Eustace e Jill proseguirono per la loro strada.
I due amici rifecero all’inverso il tragitto appena percorso, accorgendosi d’un tratto di avere molta fame.
Eustace propose di addentrarsi un poco nella foresta per cercare qualche frutto commestibile. Purtroppo, tutto ciò che trovarono furono noci e nocciole. Non avevano nulla con cui rompere i gusci, così dovettero rinunciare.
“Chiediamo agli scoiattoli lassù” fece Jill.
“Non sono animali parlanti, quelli” rispose Eustace dispiaciuto. “Credo proprio che…”
In quel momento, voci umane e rumore di zoccoli arrivarono fino a loro.
Eustace imprecò a bassa voce, trascinando Jill dietro un altro albero, un altro e un altro ancora, appiattendosi poi a terra tra le felci.
“Chi sono quelli?!” sibilò lei.
“Soldati di Calormen”
“E l’uomo che sta in testa a tutti? Non sembra uno di loro”
I due ragazzi osservarono da dietro il tronco gli uomini in tenuta bianca e rossa, tipica del guerrieri del Deserto.
Eustace aguzzò la vista. “Credo si chiami Lord Galvan…no, Ravenlock. Sì, un certo Ravenlock. Spostiamoci di qui, prima che ci vedano”
Il sibilo di molte frecce arrivò loro alle spalle. Jill gridò e si portò le mani sulla testa.
“C’è qualcuno laggiù, mio signore” disse una voce, la cui eco risuonò tra gli alberi.
“Andate a controllare”
Eustace e Jill cercarono di acquattarsi ancor più tra i cespugli, indietreggiando carponi.
D’un tratto, un uccello si alzò in volo e l’attenzione dei ragazzi- e fortunatamente anche dei soldati- si concentrò su di esso.
Uno degli uomini alzò la balestra ma Lord Ravenlock lo fermò.
“No, non ucciderlo. Non vedi di che uccello si tratta? E’ un falco: il principe Rabadash ha espressamente ordinato di non toccarli neppure”
“Dimenticavo. Perdonatemi milord” si scusò il soldato abbassando l’arma.
Attraverso il fogliame, Eustace e Jill osservarono Lord Ravenlock scrutare tra gli alberi. Poi, ordinando ai suoi di seguirlo, girò la cavalcatura e tornò indietro, diretto sull’altro sentiero.
Quando scomparvero alla vista, Eustace fece per alzarsi.
“Jill, tu rimani qui. Vado a controllare”
“No, te lo scordi” replicò lei. “L’ultima volta che mi hai detto una cosa simile, un lupo mi ha quasi uccisa”
“Oh, andiamo! Rimani nascosta, non ci metterò molto”
“No, aspetta, per favore!”
Ma il ragazzo era già schizzato in piedi e ora si dirigeva verso il limitare del bosco.
“Accidenti a te!” sbuffò Jill, guardandosi intorno intimorita.
I rumori del primo mattino erano costituiti da canti sommessi d’uccelli di vari tipi, frusciare di foglie. Una di esse si staccò dal nocciolo accanto a lei e le finì tra i capelli. Jill la rimosse, poi si alzò un poco per vedere dove fosse Eustace. Trasalì quando si rese conto che era sparito.
Schizzò in piedi senza preoccuparsi di essere vista da qualcuno.
“Eustace? Eustace?” chiamò più volte, ma non ci fu risposta.
Compì qualche lento passo, indecisa su se andare a cercarlo o rimanere laggiù.
Se Eustace fosse tornato indietro e non l’avesse trovata, si sarebbe infuriato o avrebbe pensato che i calormeniani l’avessero catturata. Ma se invece fosse stato lui ad essere rapito? Non poteva lasciarlo solo. Aslan le aveva affidato una missione, ed era venuto il momento di mostrarsi coraggiosa e prendere in mano la situazione.
Aslan! I quattro segni! Santo cielo, non li aveva ancora ripetuti quel giorno! Ma adesso non era proprio il momento…
Li ricorderò più tardi, quando ritroverò Scrubb, pensò.
Sempre più preoccupata per le sorti di Eustace, Jill lasciò il suo nascondiglio.
Sfortunatamente, i due amici si erano addentrati parecchio nella foresta per trovare da mangiare e Jill, ancora inesperta nel girovagare tra boschi incontaminati, perse presto la strada.
Iniziò a camminare più veloce, gettando calci ai sassi che trovava, senza curarsi di dove andava. Senza rendersene conto si mise a correre, il cuore che le pulsava nelle orecchie.
Aveva voluto l’avventura, ma adesso era stanca, aveva freddo e fame, e voleva tornare a casa.
Ad un tratto, senza preavviso, il mondo si capovolse.
Ci fu un rumore secco, come di un ramo spezzato, qualcosa la sollevò da terra, e lei si ritrovò intrappolata in una rete di corda ricoperta di foglie.
“Ci mancava anche questa!”
Jill cercò di muoversi, ma tutto ciò che ottenne fu di intricarsi ancora di più. Rischiava seriamente di scoppiare in un pianto isterico, proprio come le era successo sulla montagna di Aslan.
Sarebbe senz’altro successo se non fosse stata distratta da uno scalpitio di zoccoli.
I soldati! Pensò immediatamente.
Ma si sbagliava di grosso…
Con suo grande stupore, Jill vide avvicinarsi al passo un cavallo bruno, robusto, elegante, in sella al quale stava un cavaliere totalmente vestito di nero: il farsetto, i calzoni, gli stivali, il mantello con il  cappuccio che gli copriva parzialmente il viso. Da come era vestito, lo si sarebbe detto un brigante.
Uomo e animale si fondevano in un unico colore. Se fosse stata notte invece che giorno, la ragazza non sarebbe stata in grado di distinguerli dal resto della foresta.
Il nuovo venuto tirò le redini e fermò il cavallo.
La ragazza e il cavaliere si fissarono per un momento. Lui le rivolse uno sguardo perplesso.
“Che sorta di creatura sei?”
Jill, rannicchiata dentro la rete, le ginocchia fino al naso, i capelli spettinati, doveva avere un aspetto davvero ridicolo…
“Non sono una creatura. Sono una ragazza”
“Dovresti essere la mia colazione, sai?”
Jill trasalì. “Cosa sei, un orco?”
Il cavaliere scese a terra, abbassandosi il cappuccio del mantello.
Dapprima, Jill credette avesse i capelli corti, poi notò che li teneva legati stretti in una piccola coda di cavallo.
“No, non sono un orco. Perdonatemi, damigella”
L’uomo accennò un sorriso. Sembrava gentile. Il suo sguardo era così triste…
“State ferma, tra poco sarete libera”. Egli le si avvicinò ed estrasse qualcosa dalla cintura.
“Ehm… signore, mi scusi, ma non credo sia una buona idea tagliare le corde…”
Jill si preparò al balzo.
Ma non ci fu bisogno di preoccuparsi, poiché nel momento in cui il cavaliere terminò il suo lavoro, il cavallo si posizionò sotto di lei, così che quando le corde si spezzarono Jill cadde prona sul suo dorso.
“Bravo, Destriero” gli sussurrò affettuosamente il cavaliere.
L’animale emise un basso nitrito soddisfatto.
Jill scivolò sulla sella e scese a terra, allontanandosi di qualche passo.
L’uomo rimise dentro il fodero il pugnale con cui aveva reciso la rete. Fissò di nuovo la ragazza con uno strano sguardo.
I suoi abiti… a parte il mantello di fattura narniana, il resto somigliava in maniera impressionante ai vestiti di un altro mondo…
“Non voglio farvi nulla” disse lui. “Non dovete avere paura di me”
“Tu non sei uno di quelli, vero?” chiese Jill. “Insomma, non sei un soldato”
Il cavaliere si fece scuro in volto. “No, non lo sono. Avete visto dei soldati nella foresta?”
Jill annuì.
Lui non parlò per lunghi secondi, guardandosi attorno.
“Da che parte sono venuti?” chiese infine.
“Da laggiù” Jill alzò una mano, cercando d’indicare un punto preciso. “No, dall’altra parte…no, nemmeno…”
Lui le rivolse un altro breve sorriso. “Vi siete perduta?”
“Credo proprio di sì”. Gli occhi le divennero lucidi all’improvviso.
Il cavaliere le si avvicinò, curvando un poco la schiena per guardarla in viso. La ragazza teneva il capo chino.
“Da dove vieni?”
“Da lontano... Non ti dirò nulla, mi spiace, non ti conosco” Jill scattò sulla difensiva. “Come faccio ad essere sicura che non sei d’accordo con quelli?”
“Ti giuro che non ho niente a che fare con i soldati che hai visto. Voglio solo sapere il nome del paese da cui provieni, nient’altro” disse di nuovo lui in tono cortese.
Ciò indusse Jill a provare meno sospetto.
“Perché vuoi saperlo?”
“Perché è molto importante per me”
Si fissarono ancora qualche istante.
“Vieni dalla Terra, vero? Non sei di Narnia”
Jill lo guardò a bocca aperta. “E tu come lo sai?”
Lui si raddrizzò e tornò verso il cavallo, salendovi in groppa con un agile movimento.
“Forza, sali. Se sei una terrestre, non sei al sicuro qui”
“Non posso andar via! Un mio amico è stato rapito dai soldati, o almeno credo. Ci siamo divisi e non so dove si trova. L’ho già abbandonato una volta da quando siamo qui, non voglio farlo di nuovo”
“Lo cercheremo insieme” disse il cavaliere, porgendole la mano.
Jill esitò, notando la lunga spada legata alla sella del cavallo, la faretra e l’arco, la balestra…accidenti, che arsenale!
Cosa fare? Fidarsi o no? Se avesse voluto farle del male, armato com’era, l’avrebbe già fatto, no? Dopotutto l’aveva salvata. Inoltre, quella luce nei suoi occhi scuri, quella tangibile malinconia che lo avvolgeva, le diceva che non era malvagio. Non poteva esserlo.
“Va bene, voglio fidarmi” si decise infine Jill, afferrando la mano guantata dell’uomo e salendo dietro di lui.
“Posso sapere il tuo nome?” le chiese lui, mentre il cavallo scalpitava.
Jill rifletté. “Scusami, ma la risposta è no. Te l’ho già detto: finché non sarò assolutamente sicura che non sei un nemico, non ti dirò nulla di me”
“Come vuoi. Allora nemmeno io ti dirò il mio”
“D’accordo”
Il cavaliere stinse le redini. “Sai dirmi, almeno approssimativamente, da che sentiero sei venuta?”
“Da quello che porta al castello. Sono arrivata da lì. Ma come facciamo a trovare il mio amico?”
“Ci guiderà lei” disse semplicemente il cavaliere.
“Lei?”
Il richiamo di un uccello risuonò nella fredda aria autunnale. Pochi istanti dopo, uno splendido falco dal piumaggio color nocciola planò dolcemente sul braccio teso del cavaliere.
“Buongiorno, mia adorata” mormorò lui.
Per la prima volta, Jill vide un vero sorriso aprirsi sul viso di lui, mentre guardava il falco. L’animale rispose al suo sguardo.
Quasi la stessa scena della notte precedente, pensò Jill. Quei due si guardavano come si erano guardati la donna e il lupo. Quasi con… amore.
Subito dopo, una seconda creatura volante piombò su di loro.
“Mia adorata? Non osate chiamarla così! Lei è solo mia!”
Il cavaliere alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. “Buongiorno anche a te, Ombroso”
Jill si guardò attorno, ma non vide nessuno…a meno che il cavaliere non si stesse rivolgendo allo strano uccello appeso testa i giù sul ramo lì vicino. Qualcosa le disse che era proprio così.
Era un pipistrello, più grande del normale, e scoccava occhiate di disapprovazione all’uomo e al falco.
“Voi non la capite, mio signore, mi rincresce. Solo io comprendo quello che ha dentro” il pipistrello si staccò dal ramo e si mise dritto in piedi. Con fare teatrale continuò: “Lei è la luce dei miei occhi, lei mi tiene sveglio di giorno quando dovrei starmene nella mia caverna...capite quanto appassionato sia il mio cuore?”
Il cavaliere lo ignorò e si rivolse a Jill. “Sei pronta?”
“Sì” fece lei, aggrappandosi saldamente a lui. “Il pipistrello viaggia con te?”
“Si capisce!” fece quello.
Il cavaliere emise un sospiro spazientito. “Non esattamente…Ombroso ci pedina, ma non fa parte della compagnia”
“Siete un ingrato! Dopo che vi ho dato asilo per settimane in casa mia, mi trattate così?” l’animale si parò davanti al cavallo, che si fermò.
“Mia dolcissima lady falco” fece Ombroso, guardando con occhi adoranti l’uccello sul braccio dell’uomo. “Siete così gentile e amabile…come potete sopportare un uomo così dispotico?!”
“Mi chiedo come faccio io a sopportare te” rispose aspramente il cavaliere. “Ora, gentilmente, Ombroso, ti toglieresti dalla strada?”
Il pipistrello e il cavaliere si lanciarono un’occhiata torva.
Jill pensò per un attimo in quale stravagante combriccola si fosse imbattuta: un cavaliere senza nome, un falco, un cavallo e un pipistrello parlante.
E lei che credeva che lo strambo fosse Eustace!
Un colpo di tacchi nel fianco del cavallo, ed erano partiti al galoppo. Ombroso e il falco li seguivano in volo.

 
 
 
 
Buona domenica, carissimi lettori!!!
Siamo giunti al capitolo 16! Ditemi sinceramente: queste storia vi piace? Soddisfa le vostre aspettative? Sapete che non vorrei mai e poi mai deludervi…
Mi scuso immensamente con coloro ai quali non ho ancora risposto alle recensioni….sorry. T____T Lo faccio, dovete solo avere un pochino di pazienza.
Avevo promesso Shandmund e Lumeth, vero? Bè, stavolta abbiamo avuto la Petriel, la prossima…chissà ;)
E l’incontro tra Jill e Caspian, come vi sembra? A proposito di Jill, la sto caratterizzando bene?
Ed è arrivato il nuovo personaggio: il pipistrello Ombroso ;)
A voi i commenti, ora!

 
Ringrazio:

Per le preferite: Aesther, aleboh, Araba Stark, battle wound, english_dancer, Fly_My world, Francy 98, Fra_STSF, G4693, GregAvril2000, HikariMoon, Jordan Jordan, Joy_10, lucymstuartbarnes, LucyPevensie03, lullabi2000, Mia Morgenstern, Muffin alla Carota, Mutny_Hina, piumetta, Queen Susan 21, Robyn98, Shadowfax, SweetSmile, TheWomanInRed, ukuhlushwa, Zouzoufan7
 

Per le ricordate: Araba Stark,Cecimolli, Halfblood_Slytherin, mishy , Queen_Leslie, Starlight13, Zouzoufan7
 
Per le seguite: Araba Stark, bulmettina, catherineheatcliff, cat_princesshp, Cecimolli, ChibiRoby, cleme_b, ecate_92, fede95, FioreDiMeruna, Fly_My world, Fra_STSF, GossipGirl88, Halfblood_Slytherin, JLullaby, Jordan Jordan, Joy_10, Judee, katydragons, Lucinda Grey, lucymstuartbarnes, Mia Morgenstern, niky25, Omega _ex Bolla_, piumetta, Queen Susan 21, Revan93, Shadowfax, Zouzoufan7
 
Per le recensioni dello scorso capitolo: battle wound, Halfblood_Slytherin, Joy_10, lucymstuartbarnes, LucyPevensie03, piumetta, Queen_Leslie,  Shadowfax
 
Angolino delle anticipazioni:
Come detto sopra, ci dedicheremo a una delle coppie: Shandmund o Lumeth? Vedremo…
Eustace verrà salvato dai soldati e si incontrerà con i cugini. Insieme, partiranno alla ricerca di Jill.
Lei e Caspian (e Susan-falco) intanto, stanno cercando Eustace, ma sulla strada si imbatteranno anche in qualcun altro…

 
Prima dei saluti, vi ricordo che gli aggiornamenti di Night&Day e di altre mie fic le trovate qui, alla mia pagina facebook
Inoltre ho un
ANNUNCIO da fare: ho creato una nuova pagina tutta dedicata ai Suspian Caspian&Susan 1300 Years of Love. Mi aiutate ad ampliarla? ^^ Grazie…..
 
Mi pare che anche per questa settimana sia tutto. Un grazie immenso a tutti, come sempre, perché senza di voi le mie storie sarebbero rimaste chiuse in un cassetto…
Grazie ancora e un bacio grande,
Susan♥
   
 
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