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Autore: Sabriel Schermann    06/04/2014    2 recensioni
“A volte, guardando il cielo infinito, provo un enorme senso di tristezza.
Il mio passato pesa sulle mie spalle più di quanto pensassi.
Ogni volta che ripenso a lui, mi sento così debole e fragile. Un senso di vuoto e malinconia mi avvolge, e non riesco più a liberarmene.
Mi sento così stupida. Adesso che è tutto finito, non c'è più nessuno su cui io possa contare.
Sono sola come una foglia nel vento d'estate".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Nuovo personaggio, Riven
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tutti restarono per qualche minuto immersi in quel silenzio spaventoso.

Nessuno riusciva a capacitarsi del fatto che quella creatura innaturale era...morta.

Sì, era morta, era finita, era stata spazzata via.

E come?

Musa continuava a chiederselo, immobile in piedi davanti a quel corpo ormai spezzato dalla morte.

Non capiva. Non capiva perché, improvvisamente, quella donna era...morta.

E perché quegli spiriti sconosciuti uscirono dalla sua bocca, dal suo interno, dalla sua anima.

Quegli spiriti avevano riportato in vita il corpo di quella donna, e poi improvvisamente, senza un apparente motivo, l'avevano abbandonato.

Ma proprio mentre Musa elaborava queste informazioni immobile davanti a quel corpo, si sentì un gemito.

Sembravano singhiozzi trattenuti di una triste ragazza.

Poi tutti si alzarono e si diressero verso le sbarre.

Erano aperte. Quella donna, quando era entrata, le aveva spalancate, e nessuno aveva cercato di scappare.

Forse perché avevano troppa paura.

Ma solo in quel momento, Musa si rese conto che probabilmente, lei era molto più debole di quanto sembrasse.

Sicuramente il suo aspetto la rendeva molto più pericolosa di quanto fosse in realtà.

Poi uscì insieme alle altre, abbandonando quel corpo squarciato sul pavimento freddo.

Si diressero in silenzio verso quel pianto trattenuto, trovando poco lontano una ragazza e un ragazzo dentro una gabbia simile alla loro, accovacciati sul pavimento.

Galatea!” esclamò Musa sorpresa.*

Cosa ci faceva lei lì?

Musa!”, la chiamò lei di rimando, altrettanto sorpresa.

Poi si trasformarono e li liberarono.

“Grazie”, sussurrò il ragazzo, confuso e riconoscente.

Musa lo osservò attentamente.

Era un bel ragazzo, e assomigliava leggermente a Galatea.

Aveva i capelli castani, al contrario di lei, ma era alto e muscoloso, la pelle più scura della ragazza e i tratti somatici molto simili.

Mentre si incamminarono verso un luogo non ben definito, la fata si avvicinò a Musa, sussurrandole qualcosa nell'orecchio.

“Come sei finita qui?”

Musa la guardò in viso e la trovò molto stanca e un po' sciupata.

Probabilmente loro erano stati catturati da quella donna molto prima di lei.

Improvvisamente si trovarono in una cucina, e il discorso tra le due fate finì lì.

Tecna riuscì a localizzare il luogo in cui si trovavano, mentre Stella si abbuffava di tutto ciò che c'era nel piccolo frigo.

Sembrava proprio un luogo abitato fino a quel momento.

Secondo le indicazioni degli aggeggi elettronici della fata, che avevano ripreso a funzionare solo in quel momento, erano proprio sopra il luogo in cui si erano fermati il giorno prima per fare un pic-nic.

Musa ci ripensò attentamente: le venne in mente il discorso nella camera di Riven, i loro messaggi.

Quel messaggio.

Poi prese il cellulare tra le mani e vide che era spento.

Lei non l'aveva spento, e quella donna non gliel'aveva perquisito.

Probabilmente si era spento perché da lì sotto, non era possibile comunicare con nessuno o forse perché la batteria si era scaricata.

Non lo sapeva, e non le interessava.

Lo rimise in una tasca, la stessa che conteneva il biglietto strappato scritto da Riven.

Ricordandosi di quel piccolo biglietto, tastò l'altra tasca in cerca di quel misterioso diario.

Ma non lo trovò.

Cominciò a frugare nell'altra tasca, sudando freddo.

Non voleva rubarlo, ma non aveva resistito alla tentazione di sapere ciò che il suo ex-ragazzo scriveva.

Ma se non lo ritrovava al più presto, come avrebbe potuto giustificarsi se lui se ne fosse accorto?

Lei era l'unica ad essere entrata in quella stanza,e sicuramente Helia non era un ladro.

Si accorse che le altre la fissavano incuriosite.

Musa...che stai facendo?”, sussurrò Aisha.

La fata si mise le mani intorno ai fianchi, chiudendo e riaprendo qualche volta gli occhi.

L'aveva perso.

Sì, l'aveva perso, e non era neanche suo.

Per quanto odiasse Riven per tutto ciò che le aveva fatto, non voleva fargli questo.

Poi un portale si aprì, scoprendo il viso di Faragonda e Codatorta che li presero per un braccio e li trascinarono dall'altra parte.




* Per chi non lo sapesse, Galatea è la principessa di Melody che Musa salva acquisendo l'Enchantix nel decimo episodio della terza serie.

   
 
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