Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eveine    06/04/2014    0 recensioni
A volte, quando tutto sembra andare storto, quando sei sull'orlo di un baratro, le uniche persone che possono salvarti sono i tuoi amici.
Charlotte Paciock, Noah Baston e James Potter: tre amici, una storia.
Grazie alla mia beta Lady Viviana (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=146007) per il suo grande aiuto.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Qual è il primo dovere dell’uomo? La risposta è breve: essere se stesso.”

-Henrik Ibsen-

 

 

Charlie aveva il vizio di esagerare ogni cosa, ma in quel periodo era davvero stanca: lo studio, gli allenamenti e i suoi doveri da Caposcuola le prosciugavano quasi totalmente le energie. Quando era piccola credeva che avere un padre all’interno del corpo docente di Hogwarts le avrebbe fatto avere dei privilegi, magari i professori le avrebbero assegnato meno compiti o voti più alti, insomma, credeva che avrebbe avuto vita facile. “Beata innocenza” si trovava a pensare ogni volta che le ritornavano in mente questi sogni di bambina. Purtroppo avere come padre il professore di Erbologia la costringeva a studiare perfettamente sia quella materia che le altre. Durante i primi anni si era resa conto che ogni volta che arrivava a una lezione in ritardo, oppure era impreparata o prendeva un brutto voto, suo padre ne veniva a conoscenza nell’arco di poche ore e, alla fine dell’orario delle lezioni, iniziava una lunga ramanzina che spesso veniva seguita da una punizione. I professori si sentivano in dovere di avvertirlo dell’andamento della figlia e lei non poteva di certo biasimarli.

Al secondo anno, dopo aver preso parte alle selezioni per la squadra di Quidditch, suo padre le aveva espressamente detto che, se voleva farne parte, avrebbe dovuto continuare a studiare e collezionare buoni, anzi ottimi, voti. Così, dal momento in cui aveva letto il suo nome tra i nuovi giocatori che sarebbero entrati a far parte della squadra, iniziò a studiare il doppio per evitare di dover abbandonare il suo sogno a causa del padre. Ora che era arrivata all’ultimo anno lo studio era triplicato, ma lei non mollava: avrebbe indossato la divisa da Quidditch dei Grifondoro fino all’ultima partita.

Il lunedì mattina arrivò in fretta e il sole attraversò troppo presto le pesanti tende rosse dei letti a baldacchino del dormitorio femminile. Charlie venne svegliata dai raggi di quest’ultimo che le colpivano violentemente gli occhi e alzò le coperte fin sopra i capelli, ma ormai non c’era più niente da fare: era sveglia. Era un incubo per lei svegliarsi così all’improvviso, poiché le faceva venire un tremendo mal di testa che, probabilmente, le avrebbe tenuto compagnia per tutta la giornata. A lei, invece, piaceva destarsi lentamente, visto che le serviva del tempo per rendersi conto di non trovarsi più nel mondo dei sogni, ma in quello reale, dove la vita sapeva essere crudele e spietata senza fare sconti a nessuno.

Con una lentezza da far invidia al più pigro dei bradipi, si sedette su un lato del morbido materasso, si infilò le pantofole e si diresse in bagno.

Siccome si era svegliata prima del dovuto e non aveva materie da ripassare per le lezioni della mattina, decise che una bella corsa, all’aria fresca di fine novembre, le avrebbe fatto bene. Senza rifletterci troppo indossò la tuta rossa e oro e scese le scale, dirigendosi verso il portone d’Ingresso e lasciandosi alle spalle la torre di Grifondoro dove tutti o quasi stavano dormendo beatamente.

Il vento le sferzò il viso facendole lacrimare gli occhi: non si era aspettata tutto questo freddo, ma, in fondo, le piaceva. Correre a basse temperature l’aiutava a schiarirsi le idee, a pensare meglio, a organizzarsi la giornata e, se era positiva, anche la propria vita. Quella mattina, però, i suoi buoni propositi furono interrotti da una voce maschile, fin troppo familiare, che la stava chiamando cercando di attirare la sua attenzione. Si voltò e, come aveva previsto, si trovò a fissare il suo Capitano che le correva incontro.

-Ehi, non mi aspettavo di trovare qualcuno sveglio a quest’ora, soprattutto di lunedì.- disse Noah appena l’ebbe raggiunta.

-Non ho chiuso bene le tende del letto e il sole mi ha svegliata.- rispose lei leggermente seccata.

-Non ti facevo una dal sonno così leggero.- fece finta di non aver percepito il tono nella voce dell’amica e le sorrise mostrando tutti i suoi denti perfettamente allineati.

-Anche se sono una a cui piace dormire non significa che debba avere il sonno pesante.- per esperienza Noah sapeva che ignorare troppo a lungo l’irritamento crescente di Charlie non avrebbe portato a nulla di buono. Osservandola meglio, si rese conto che si stava sfregando le mani sulle braccia alla ricerca di un po’ di calore.

-Se rimaniamo qui a chiacchierare diventeremo presto delle statue di ghiaccio. Iniziamo a correre?- propose, cominciando a fare stretching.

-Non mi sembra di aver mai detto di voler correre con te.- precisò lei, imitandolo negli esercizi per riscaldare i muscoli.

-Infatti mi sono autoinvitato. Su, andiamo, dormigliona.- Noah iniziò a correre verso il Lago Nero e Charlie non poté far altro che seguirlo e affiancarsi a lui.

Da una parte era contenta di avere compagnia in quella corsa mattutina, ma, dall’altra, la cosa la infastidiva anche un po’. Fare jogging di mattina era uno dei pochi momenti in cui poteva stare completamente sola, senza nessuno intorno per qualche chilometro; tanto che, a volte, quando la pressione di tutta la sua vita si faceva troppo pesante, le piaceva urlare verso l’orizzonte. Dopo, si sentiva libera, come se il peso che gravava sulle sue spalle e sul suo petto si fosse alleggerito grazie alle onde sonore provocate dalle sue corde vocali.

Ancora immersa nei suoi pensieri, guardò Noah, poi il Lago Nero e pensò che, in fondo, quel ragazzo la conosceva abbastanza bene: solitamente lui si dirigeva dalla parte opposta quando andava a correre, ma, quel giorno, prese il sentiero che piaceva tanto a lei, probabilmente per farla stare meglio. A quell’ora del mattino, quando ancora i raggi del sole non riuscivano a riscaldare ciò che toccavano, il Lago Nero era spettacolare: delle piccole onde, create dal vento che arrivava da est, ne increspavano la superficie lucida e l’acqua rispecchiava le montagne che circondavano la scuola creando una situazione magica, quasi paradisiaca. Alcuni tratti erano abbaglianti per il sole nato da poco e Charlie dovette chiudere gli occhi per qualche secondo immergendosi nel silenzio totale. Fu grata a Noah per averla portata in quel luogo, non sapeva spiegarsi il perché, ma trovarsi lì, insieme a lui, le dava una sensazione di pace, di tranquillità e, per qualche minuto, riuscì a dimenticarsi anche di tutti i suoi problemi.

-Mi dispiace per quello che ho detto su Neal ieri mattina.- fu Noah a rompere il silenzio che si era creato tra di loro.

-È stata una carognata mettere in mezzo mio fratello.- rispose lei con una punta di acidità nella voce.

-Lo so. E mi pare di averti chiesto scusa già diverse volte.- non la sopportava quando non apprezzava nessun suo tentativo di essere carino e gentile.

-Tu non capisci!- ora il suo tono si era un po’ addolcito, una cosa davvero rara. 

-Allora, se non capisco, spiegami. Sono tuo amico.- era rimasto un po’ spiazzato dato che si aspettava una risposta più cattiva e pungente.

-Soffriamo tutti per Neal. È un bambino con mille problemi, ha paura di tutto, è troppo basso per la sua età, ha un fisico gracile, è introverso, timido, goffo e diciamocelo, neanche tanto intelligente. Assomiglia molto a mio padre quando aveva la sua età, lui però con il tempo è riuscito a riscattarsi, aveva dei compagni di Casa comprensivi e carini che gli sono stati di aiuto. Neal, invece, non ha amici e i suoi concasati lo prendono in giro in continuazione. Crescendo in questa situazione non riuscirà mai ad acquistare fiducia in se stesso, si fa influenzare troppo dai giudizi degli altri. Io, in tutto questo, mi sento impotente, non so come aiutarlo.- ormai aveva il fiatone, era difficile fare un discorso così lungo e correre allo stesso tempo senza una grande scorta di ossigeno.

-A me  non sembra un ragazzo così problematico. Ho sempre pensato fosse solo timido.-

-Lo hai mai visto insieme a qualche ragazzino della sua età?- Noah non rispose subito poiché stava cercando di riportare alla mente le immagini dei suoi ricordi di Neal, ma, in effetti, le uniche persone con cui lo vedeva erano suo padre, sua sorella e, qualche volta, gli amici di famiglia.

-Il tuo silenzio è la risposta alla mia domanda.- visto che il ragazzo non aveva parlato, Charlie aveva ripreso la parola. –Non so più che fare con lui, Noah. Gli voglio un bene immenso, ma non posso continuare a proteggerlo, deve imparare a cavarsela senza l’aiuto di nessuno. A giugno ci diplomiamo e lui rimarrà qui, solo. Non ci sarò più io, non ci sarai più tu, non ci sarà più James.-

-Ci saranno tutti gli altri componenti della famiglia Potter-Weasley e tuo padre: non sarà completamente solo.- Noah cercava di tranquillizzarla facendole notare che tutti gli altri amici di famiglia erano più piccoli di loro tre e non si sarebbero diplomati a giugno.

-Forse hai ragione, probabilmente mi sto preoccupando troppo. Il problema è che mi sento in colpa nei suoi confronti e questo mi fa essere una sorella troppo premurosa.- Charlie non era mai stata così giù di morale, o per lo meno Noah non l’aveva mai vista in questo stato.

-E perché mai dovresti sentirti in colpa?- le chiese, bloccandosi di colpo così che lei dovette fermarsi e tornare indietro per poter continuare il discorso.

-Io ho preso tutti i pregi dei Paciock e degli Abbott e lui, invece, tutti i difetti: gli ho rubato le cose belle della mia famiglia.- aveva gli occhi lucidi, tristi. Era sull’orlo delle lacrime, ma tentava in tutti i modi di rimandarle indietro.

Il ragazzo non resistette alla tentazione e, in preda alla follia, l’abbracciò. Era così piccola tra le sue braccia possenti, il suo corpo caldo nonostante il freddo, i suoi capelli che emanavano un piacevole profumo di pesca. Averla così vicina in un momento in cui lei era così fragile gli trasmetteva una sensazione strana, positiva; non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, ma avrebbe potuto continuare ad abbracciarla per sempre. In quel momento, si rese conto che la ragazza faceva parte della sua vita, che aveva lasciato una traccia nel suo cuore e nella sua anima e che le avrebbe sempre voluto bene.

In balia di quella sublime sensazione, scostò Charlie da sé, le alzò il volto rigato dalle calde lacrime e la baciò delicatamente, poggiando semplicemente le labbra su quelle della ragazza. Sapeva che quel gesto, unito all’abbraccio di poco prima, l’avrebbero fatta infuriare dato che a lei non piacevano quei gesti così dolci. Riflettendoci bene, quello era stato un grosso errore e da un momento all’altro avrebbe ricevuto un ceffone o un pugno in pieno viso. Alla fine, non successe nulla di tutto questo, anzi, lei si allontanò e fissò i suoi occhi scuri e velati di lacrime in quelli leggermente più chiari del ragazzo; si vedeva che era sorpresa, che non si sarebbe mai aspettata quei gesti da parte del suo Capitano, ma, anche lei non l’avrebbe dichiarato neanche sotto tortura, quelle attenzioni non le dispiacevano affatto.

-Non è colpa tua, Charlie. Non hai chiesto tu di essere intelligente, di avere talento negli sport, di essere forte, tenace e, mi costa ammetterlo, abbastanza di bell’aspetto.- Noah sapeva che doveva tirare su il morale dell’amica, doveva farle capire che non dipendeva da lei se il fratello minore era così solo e così fragile. Lei era la sorella maggiore e il suo compito era quello di aiutarlo e vegliare su di lui e, di certo, Charlie aveva adempiuto ai suoi doveri più che alla perfezione.

-Io me lo sono creata da sola il mio carattere, pensi che sia sempre stata così forte e sicura?- ora i due ragazzi erano di nuovo separati, il momento di affinità che si era creato precedentemente si era frantumato in mille pezzi e, senza neanche rendersene conto, avevano ripreso la loro corsa.

-Ti devo ricordare che ti conosco da quando avevamo circa un otto anni? Pensi che mi sia dimenticato di quando, al primo anno, volevi tornartene a casa perché ti sentivi sola? Chi ti è stato vicino in quel periodo?- Noah aveva alzato la voce: avevano fatto parte l’uno della vita dell’altra per circa metà degli anni che avevano vissuto e lei continuava a comportarsi come se lui non ci fosse mai stato per lei.

-Amanda. Amanda Barrinton mi ha aiutata a superare quel periodo. È stato grazie a lei e a mio padre se non ho abbandonato Hogwarts per avere un’istruzione a casa.- Charlie stranamente rimase calma, ma, già mentre le pronunciava, si rese conto di quanto quelle parole suonassero strane, sbagliate. Amanda l’aveva aiutata tanto, ma senza l’amicizia di James e Noah non sarebbe mai arrivata a essere quella che era: una ragazza forte, sicura di sé, che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno e non si faceva spaventare da niente. Non diede tempo a Noah di rispondere che fermò nuovamente la loro corsa.

-Neal non ha due amici come te e James.- aveva un’aria semi colpevole che intenerì talmente tanto il ragazzo che questi l’abbracciò di nuovo.

-Ha appena iniziato il secondo anno, avrà tutto il tempo del mondo per farsi degli amici. E ora, forza, torniamo al castello che si è fatto tardi.- le disse, dopo aver sciolto quel caldo abbraccio. Charlie osservò il sole che ora si stagliava alto nel cielo, sopra le montagne ma non riuscì a mettere in ordine le sensazione che stava provando, ai sentimenti che albergavano in quel momento nel suo cuore.

 

Entrò nel dormitorio femminile di Grifondoro dove le sue compagne stavano ancora dormendo. Aveva poco tempo prima che iniziassero a svegliarsi e a pretendere il bagno tutto per loro perciò prese velocemente una divisa pulita e si chiuse la porta alle spalle. Una volta all’interno della doccia aprì il rubinetto e il getto dell’acqua calda che la investiva fu come un massaggio per i suoi muscoli intorpiditi dalla corsa di poco prima e dai frequenti allenamenti di Quidditch.

Negli anni aveva imparato a vivere la propria vita giorno per giorno e il momento della doccia, quando la corsa era stata infruttuosa, era il più adatto per fare mente locale sugli impegni della giornata. Ma quel giorno c’era qualcos’altro che occupava la sua mente: il comportamento di Noah. Non sapeva come interpretare quello che era successo giù al Lago Nero:  era stato qualcosa di spontaneo dovuto al suo attimo di debolezza o era qualcosa che il ragazzo desiderava da tempo, ma per il quale aspettava il momento giusto per farlo? Non era esperta in questo genere di cose, così decise che avrebbe lasciato correre e si sarebbe comportata come se non fosse successo nulla, lasciando che fosse lui a farsi avanti, se davvero interessato a lei. Eppure quegli abbracci, quel bacio, sembrava  tutto così naturale, come se tra loro non potesse esserci niente di diverso in quel momento, come se quei gesti fossero la cosa giusta da fare, quello che il destino aveva scelto per loro.

Il suono delle sveglie delle altre ragazze la riportò alla realtà cancellando queste ultime sensazioni, sicuramente sbagliate; si affrettò a vestirsi e si guardò allo specchio mentre si legava i capelli in una coda di cavallo. Abbassò lo sguardo sulle tonnellate di cosmetici delle altre mentre lei, al contrario loro, non si truccava mai e alzò nuovamente lo sguardo sulla sua figura riflessa spaventandosi per il volto bianco solcato da enormi occhiaie. Pensò, allora, che forse un po’ di trucco l’avrebbe resa più bella e che Noah sarebbe stato più che felice di baciarla di nuovo. Ma quella non sarebbe stata lei poiché pensava che truccarsi fosse come indossare una maschera e nascondere il proprio essere: doveva piacere a Noah semplicemente per quella che era. “No” si disse “non riuscirò mai a essere più femminile. Non cambierò me stessa. Neanche per un ragazzo”.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eveine