Lucy non aveva la forza di stroppicciarsi gli occhi con le mani. Si sentiva intorpidita e assonnata. Cos’era successo? Doveva essersi addormentata. No puoi svegliarti se prima non ti addormenti. Si guardò intorno. Vedeva solo bianco. Dopo un po’ i suoi occhi misero a fuoco. Girò la testa a destra e a sinistra per capire dove fosse. Era una stanza d’ospedale. Il suo respiro era pesante, le palpebre anche. Sentiva il lenzuolo rigido sulle gambe. Brusio fuori. Qualcuno entrò. Riconobbe i suoi genitori e un medico. Parlavano. Parlavano con lei, ma Lucy non sentiva. Era come se avesse le orecchie piene di cotone bagnato. Aveva sonno, ma anche quella strana sensazione di energia frizzante che si ha quando ci si è appena svegliati, ma non di mattina. Dopo che si ha dormito fuori orario. Riusciva a sentire solo qualcosa di ciò che dicevano, ma poi riuscì a capire. Si era drogata. LSD. Tanto LSD. Troppo LSD. E per questo, mentre attraversava la strada era intontita. Non vide la macchina che correva verso di lei. Nell’impatto cadde sul cofano, poi rotolò giù, priva di sensi. Guardò i suoi genitori. Di una cosa si era dimenticata. Lei non solo non gli voleva bene. Lei li odiava. Le ritornò in mente ciò che era successo prima. Spalancò gli occhi. Quel pensiero la colpì come uno schiaffo, come un secchio di acqua gelida. Era stato solo un sogno? John, non esisteva? I genitori le parlavano lentamente, sulle loro facce erano stampati dei falsi sorrisi. Li odiava la rabbia attraversò il suo cuore e la sua mente. Le sue sopracciglia si curvarono all’ingiù, come saette in un temporale, pronte a scagliarsi sul loro bersaglio. Scesero lacrime che rigavano il suo volto, mentre Lucy singhiozzava rabbiosamente, cercando di alzarsi da quel fottutissimo letto bianco e rigido. Vide il medico armeggiare con una flebo. Poi, senza poter farci niente, scivolo di nuovo nel sonno onirico dei analgesici.