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Autore: Adaralbion    09/07/2008    14 recensioni
[...]Pochi secondi dopo essersi chiuso la porta alle spalle, cominciò a saltellare come un pazzo gettando i pugni in aria e ovunque, felice come una pasqua per aver superato in velocità quell'antipatico di Near. Poi si esibì in una serie di inchini rivolti ad un pubblico invisibile sussurrando “Grazie, grazie.. vi adoro!” seguiti da una lunga serie di vaneggiamenti simili.[...]
Come annunciato ecco la mia Mello/Near!^^
Per ora gli avvertimenti sono solo: Spoiler e Yaoi, ma potrebbero cambiare nel corso della storia così come il raiting.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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C'era qualcosa di strano nell'aria, quella mattina: non era tanto per il terribile caldo che lo soffocava, né tantomeno per quel particolare odore di gelsomino che gli solleticava le narici, neanche il fatto che non fosse totalmente buio...era tipo qualcosa... che l'opprimeva, che gli stava appiccicato addosso e... l'abbracciava.

Mello aprì gli occhi di scatto col cuore che gli balzava nel petto mentre si rendeva conto tutto d'un tratto di dove fosse.

Anche se la sua mente cercava di suggerirgli la realtà, sia quando posò gli occhi sul pavimento cosparso di giocattoli, sia quando, alzando le coperte, vide un esile braccio che gli cingeva la vita, Mello ostentava a dirsi che non poteva essere vero, assolutamente, quello era solo un terribile sogno!

Si girò piano, cercando di autoconvicersi che lui non fosse lì, che non avrebbe visto il suo volto, che quel corpo schiacciato contro la sua schiena non fosse il suo, che no, cazzo no, non poteva aver dormito con Near!

Gli occhi chiusi, due linee nette che si dipingevano scure sulla pelle chiara, la bocca semiaperta dalle labbra rosa pallido, il respiro lieve che scivolava fuori solleticandogli il viso: Mello rimase pietrificato, osservando Near mentre il cuore perdeva un battito e poi accelerava impazzito; si voltò nuovamente stringendo le coperte con le dita.

Impossibile!

Come ci era finito lì? Serrò gli occhi con forza mentre il labbro inferiore finiva tra i suoi denti: riportò alla mente quello che era successo la sera prima, quella mano tesa oltre il piumone, quegli occhi liquidi, neri come un baratro senza fondo, e quella flebile supplica che suonava quasi come la musica lontana di un carillon rotto “Non andare via...” gli aveva chiesto e lui, non riusciva a comprendere perchè, non aveva saputo dire di no.

Non era riuscito a dire di no? Che storia era quella?

Aprì nuovamente gli occhi mentre Near, nel sonno, mugolava qualcosa di incomprensibile e lo stringeva un po' più forte, delicatamente, annullando totalmente la distanza tra i loro corpi e infilando un piede tra le sue caviglie: Mello sussultò!

Come diamine faceva ora a tirarsi fuori di lì?

Con cautela fece scivolare un piede fuori dal piumone sospirando di sollievo per l'aria fresca con la quale la sua pelle nuda era entrata in contatto, poi fu il turno dell'altra gamba che liberò dal peso di quella di Near, infine serrò le dita di una mano al bordo del materasso mentre con l'altra afferrava delicatamente il polso dell'altro tenendolo sospeso a mezz'aria. Scivolò lentamente in avanti, le dita del suo piede destro sfiorarono il pavimento: ce l'aveva quasi fatta quando perse l'equilibrio scivolando e cadendo in terra con un tonfo sordo “Ahio!” sbottò mentre il suo sedere entrava in collisione con un robot di plastica dura.

Si alzò mugolando dal dolore massaggiandosi la natica lesa, poi tentò di raccapezzarsi per uscire di lì in più in fretta possibile, sperando che nessuno lo beccasse proprio mentre sgrattaiolava furtivo fuori dalla stanza di Near.

Volse lo sguardo al piccoletto che se la dormiva alla grande e non si era nemmeno accorto che lui era uscito, o meglio, precipitato, giù dal materasso: imprecando a denti stretti per quella situazione assurda si diresse piano verso la porta cercando di non svegliarlo ma, proprio mentre la sua mano stava per toccare la maniglia, un'inconfondibile voce venne dal corridoio “...si...bene...ti farò sapere al più presto quali sono le sue condizioni...” disse Roger mentre si fermava davanti alla stanza di Near col cellulare attaccato all'orecchio.

Mello trasalì e cominciò a sudare freddo: se Roger l'avesse trovato lì, in pigiama, i capelli scompigliati, la faccia gonfia di sonno, che diamine avrebbe pensato? Non poteva assolutamente farsi scoprire! La sua reputazione ne sarebbe uscita distrutta per sempre, dato che quel vecchiaccio malefico era uno dalla lingua troppo lunga!

Si guardò intorno mentre il panico lo assaliva e, proprio mentre la maniglia cigolava piano e la porta si apriva, si tuffò sotto il letto rannicchiandosi contro il muro: il cuore a mille gli scoppiava nel petto per la paura che Roger l'avesse visto, ma l'uomo entrò nella stanza tranquillamente e si diresse verso il letto dando segno di non aver notato niente di strano.

Mello cercò di rimanere immobile e di respirare il più piano possibile mentre si stramalediceva per essere rimasto a dormire con Near, per aver ceduto alla sua stupida supplica invece di mandarlo a quel paese e mollarlo lì, come avrebbe fatto normalmente... ecco... avrebbe fatto! Era quello il problema! Come mai tutto ad un tratto si era intenerito per quello lì?

“Near...Near svegliati...” la voce di Roger suonò calda, come quella di un padre che si preoccupa per il proprio figlio, o per lo meno così sembrò a Mello: lui, un padre, non lo aveva mai avuto... tutto quello che poteva prendere come riferimento per dare un senso a quella “figura” erano libri e film.

Near si mosse piano tra le coperte e Mello sentì le molle cigolare sopra la testa “Buongiorno Near” disse Roger “Dormito bene?” chiese poggiando una mano sulla fronte del ragazzo per sentire se aveva ancora la febbre “M..Mello dov'è?” chiese il ragazzino di rimando e il biondo sotto il letto si sentì ghiacciare il sangue nelle vene: se solo quell'ebete si fosse azzardato a dire al vecchio che avevano dormito insieme... dio... lo avrebbe ucciso stavolta, si, trucidato! Senza il minimo rimorso!

“Hai fatto ancora quel sogno?” chiese l'uomo e Mello sotto il letto senti la mandibola scivolare fino a terra “No...” rispose Near piano ricordandosi lucidamente che quanto accaduto la sera prima non era assolutamente un sogno “Mi spiace che tu sia sempre così solo...” accennò Roger con voce triste “...vuoi che faccia portare su la tv? Magari puoi guardare qualche film...” disse ancora, conscio del fatto che nessuno dei ragazzi ospiti dell'istituto sarebbe venuto a fargli compagnia “No..” rispose ancora Near e la sua voce suonò atona come al solito, il che non lasciava trasparire se stare solo o meno suscitasse in lui qualche sentimento “Bene, allora vado a prenderti la colazione e le medicine, tu non ti alzare e non ti affaticare” accennò Roger dirigendosi verso la porta, poi uscì chiudendosela alle spalle.

Near si lasciò andare sul letto schiacciando il volto contro il cuscino, proprio dalla parte in cui aveva dormito Mello: se si concentrava poteva sentire ancora il suo calore... il suo profumo... “Di che sogno parlava il vecchio?” la sua.... voce?

Il ragazzino sgranò gli occhi sentendo il cuore schizzargli in gola, poi si affacciò oltre il materasso e l'espressione corrucciata di Mello, insieme ad una cascata di capelli biondi, erano lì che facevano capolino da sotto il letto “Allora?” chiese ancora il biondo guardandolo severo “Che diamine di sogni fai su di me Near?” disse strisciando fuori dal letto per mettersi in piedi con le braccia incrociate al petto.

Near si sentì morire: se l'altro avesse scoperto... se lui gli avesse detto... no, non voleva morire così giovane! “No... è... solo.... un incubo...” disse inventandosi tutto di sana pianta mentre rabbrividiva e scivolava intimorito sotto il piumone “Che tipo di incubo?” chiese Mello insospettito guardandolo dall'alto in basso “...uno di quelli...ehm... dove tu.. insomma.. tu...” non gli veniva niente in mente che potesse essere ragionevole alle orecchie dell'altro e quindi si limitò a balbettare, arrossire e nascondersi dentro le coperte.

Mello, spazientito, innervosito e sull'orlo di una crisi di nervi, provò a suggerirgli un'opzione che, nella sua testa, suonava come la più dolce delle melodie mai cantata da un coro di angeli “Sarà mica che sogni che ti ammazzo vero?” disse sentendo le mani formicolare di desiderio “Si..” rispose Near repentinamente, dandosi del deficiente per non averci pensato prima.

Il biondo sghignazzò e poi saltò sul letto “Ma quello non è un sogno Near” disse mentre lo schiacciava sotto le ginocchia cercando di arrotolarlo nelle coperte “E' la realtà!” esclamò soddisfatto punzecchiando il piumone con le dita alla ricerca di quel piccolo corpicino al quale voleva fare il solletico a morte.

Near cercò di sfuggire all'ira funesta di quel pazzo di Mello, ma finì con l'arrendersi dichiarandosi sconfitto: la febbre non era ancora scesa e non aveva abbastanza forza per ribellarsi alle angherie dell'altro. Il biondo, dal canto suo, soddisfatto e rincuorato dal fatto che Near non facesse sogni “strani” su di lui e anzi, sperando che fosse una sorta di medium capace di prevedere il futuro, scese dal letto e si diresse verso la porta senza preoccuparsi più di tanto.

“Dove vai?” chiese Near sbucando da sotto le coperte, viola in volto e col fiatone “Dove vuoi che vada?” rispose Mello afferrando la maniglia “Penserai mica che voglia rimanere qui con te tutto il giorno eh? Non farti idee strane: io non voglio avere niente a che fare con te” disse rivolgendogli uno dei suoi soliti sguardi sprezzanti che riservava solo ed unicamente a lui: Near a quelle parole chinò la testa e puntò gli occhi sul pavimento, afflitto. Si era illuso che forse le cose potevano cambiare, che forse Mello non era così “cattivo” come dava a credere e che, magari, non lo odiava veramente... e invece... invece... “Ok...” disse mesto volgendosi dall'altra parte e tirandosi il piumone fin sopra la testa.

Mello si fermò un attimo, ancora quella stramaledetta sensazione che gli si insinuava nelle vene e gli provocava dolore da qualche parte in mezzo al petto, ancora quell'assurdo desiderio di tornare sui propri passi e abbracciarlo forte: scosse la testa con violenza e, senza pensarci due volte, uscì sbattendosi la porta alle spalle per poi correre verso la propria camera e chiudercisi dentro.


   
 
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