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Autore: Pendincibacco    06/04/2014    5 recensioni
"..mi sembrava che l’osservare Sasuke svolgere le sue attività quotidiane fosse l’unica cosa in grado di calmarmi, l’unico rimedio alla paura soffocante che mi attanagliava lo stomaco e mi riempiva di un senso di nausea impossibile da ignorare; una sensazione di angoscia e smarrimento che nelle prime settimane dopo il “ritorno alla normalità” mi aveva impedito di dormire la notte e mi faceva sentire come se fossi diventato improvvisamente incapace di respirare."
Breve fic su come Naruto tenta di affrontare l'ansia da stress post-traumatico lasciatagli dalla quarta Grande Guerra Ninja, conclusasi da pochi mesi con la vittoria di Naruto su Madara e con il ritorno di Sasuke a Konoha. [Sasu/Naru]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, dopo la tempesta.'
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Note dell'Autrice: Salve a tutti! Sono su EFP ormai da qualche anno, ma fino ad ora non mi ero mai proposta come autrice, quindi in realtà sono una specie di novellina! Questa è la prima ff che propongo qui (la mia seconda in assoluto) e spero che alla fine non sarà completamente da buttare! Si articolerà in due o al massimo tre capitoli, è una cosa molto breve e sciocca che la mia mente triste e sconsolata ha partorito questo week-end mentre cercavo di sopportare la depressione da "sto-aspettando-con-ansia-il-capitolo-di-Naruto-e-non-riesco-ad-aspettare"! Detto questo, buona lettura e fatemi sapere se ci sono errori nel testo o cose da migliorare! (P.S: sono una frana con l'HTML, quindi abbiate pazienza se la storia è impaginata un po' con i piedi :D)


Capitolo 1

Un metodo tutto personale per combattere l'ansia


Io non sono una persona particolarmente intelligente e ne sono perfettamente consapevole. Non che pensi di essere un completo imbecille, sia chiaro: negli ultimi anni sono, anche per necessità, cresciuto e cambiato, in battaglia riesco ad elaborare qualche strategia niente male e a volte posso perfino non essere terribilmente impulsivo come al mio solito. Un risultato niente male per un ragazzino che passava i pomeriggi ad imbrattare i volti degli Hokage sulla montagna, a parer mio. Tuttavia, so benissimo di non essere un genio, di essere ancora troppo irruento, di non riflettere mai abbastanza...di avere ancora molto da imparare, insomma. D’altra parte, però, non sono queste mancanze a darmi l’assoluta certezza di essermi almeno in parte meritato il titolo di "idiota" del villaggio: la cosa che più mi fa sentire stupido, ultimamente, sono le situazioni come quella in cui mi trovo adesso, situazioni che si ripresentano giornalmente da qualche mese a questa parte.

Mi trovo appollaiato sul ramo di un albero, in assoluto silenzio, immobile da circa un paio d’ore come faccio tutti i giorni da mesi. Qualsiasi persona sana di mente si chiederebbe cosa diamine mi spinge a starmene qui impalato per ore ogni giorno, e farebbe bene a domandarselo. La riposta, comunque, è molto semplice: Sasuke si sta allenando nella radura qui sotto.

Ho preso questa abitudine malsana di osservarlo in silenzio mentre lo fa circa sei mesi fa: la guerra era finita da poche settimane, Sasuke era tornato al villaggio e la vita stava tornando a scorrere quasi come un tempo...ma non per me. In quei giorni vivevo costantemente nella paura e nell'angoscia, tormentato da incubi orribili sulla guerra, su tutti i cari che avevo perduto e non avevo potuto salvare e, soprattutto, sul fatto che Sasuke decidesse nuovamente di andarsene, abbandonando il villaggio. O meglio, abbandonando me. L’angoscia all'idea di essere nuovamente lasciato indietro era talmente forte che avevo cominciato a seguirlo senza quasi rendermene conto: lo cercavo la mattina, lo osservavo continuamente di nascosto se eravamo in missione, controllavo che tornasse a casa la sera e, a volte, passavo addirittura la notte appostato sul ciliegio accanto alla sua casa per essere certo che non fuggisse nottetempo. Mi faccio pena e paura da solo, eppure mi sembra che l’osservare Sasuke svolgere le sue attività quotidiane sia l’unica cosa in grado di calmarmi, l’unico rimedio alla paura soffocante che mi attanaglia lo stomaco e mi riempie di un senso di nausea impossibile da ignorare, una sensazione di angoscia e smarrimento che nelle prime settimane dopo il “ritorno alla normalità” mi aveva impedito di dormire la notte e mi faceva sentire come se fossi diventato improvvisamente incapace di respirare. Per qualche motivo che non sono in grado di capire Sasuke è diventato il mio personale medicinale anti-ansia. Mi immagino quasi il foglietto illustrativo recitare qualcosa tipo: “Non eccedere le dosi giornaliere indicate (una somministrazione ogni 30 minuti), può avere effetti indesiderati come pugni sul naso e calci nello stomaco. Non somministrare al di sotto dei dodici anni.”

Mi sono chiesto spesso il motivo di questo crollo psicologico, di questa necessità impellente di calmarmi in questo modo così assurdo e "sbagliato". Sono davvero così debole? Perché non riesco a godermi la pace come tutti?. La verità, probabilmente, è che dopo cinque anni di inseguimenti, morte, paura, angoscia e disperazione, la mia mente non è in grado di accettare che la pace sia finalmente arrivata davvero. Semplicemente, è inconcepibile, e vivo nel timore che qualcosa di orribile possa accadere entro breve tempo perché “non può” andare tutto così bene troppo a lungo. E questi imminenti eventi catastrofici, nella mia mente, riguarderanno quasi certamente Sasuke. Insomma, credo di soffrire di un bel disturbo da stress post-traumatico..

Dopo qualche settimana dall'inizio della mia opera di “stalker” nei confronti del mio migliore amico ho cominciato a seguirlo anche nel bosco in cui si recava per allenarsi da solo, cosa che all'inizio non avevo fatto perché sapevo che ci teneva davvero molto a quei momenti di solitudine ma che, per come mi sentivo in quel momento, mi sembrava fosse diventata indispensabile.

Sasuke è sempre stato piuttosto schivo, se non lo fosse non sarebbe Sasuke, però dalla fine della guerra lo è diventato ancora di più: si impegna al massimo nelle missioni e nelle opere di ricostruzione del villaggio, è disponibile con tutti nonostante si nasconda dietro al suo brutto carattere, eppure dà agli altri ancora meno confidenza di quando aveva dodici anni e passa ogni momento possibile ad allenarsi da solo, nel bosco. Sakura tenta praticamente ogni giorno di coinvolgerlo in qualche attività di gruppo ma lui risponde ogni volta “no, grazie, preferisco andare ad allenarmi” e si defila velocemente, seguito a brave distanza da me che ormai ho esaurito le scuse patetiche da rifilare a Sakura per le mie fughe. Io le voglio davvero molto bene, sul serio. Lei è la roccia che mi ha impedito di crollare durante tutti gli anni in cui Sasuke è stato lontano, praticamente l’unico appiglio sicuro insieme al maestro Kakashi: se non fosse stato per loro credo davvero che sarei crollato. Perché tutti parlano tanto della forza d’animo del grande “Naruto Eroe della Foglia” e, certo, io non nego di essere uno che non si arrende tanto facilmente, ma la forza interiore dove la prendi se non hai nessuno che crede in te? Io provavo davvero ad avere sempre fiducia in me stesso, anche quando non l'aveva nessun’altro, ma Sasuke, con la rivalità che si era creata tra noi, è stato il primo a farmi pensare che forse davvero valevo qualcosa e potevo essere qualcuno anche agli occhi degli altri. Credo sia stato soprattutto questo, nella sua fuga, a distruggermi: lui era stato il primo a farmi sentire vivo e, andandosene, mi stava facendo ripiombare nella mera sopravvivenza.

La promessa fatta a Sakura, con gli anni, è diventata solamente una motivazione secondaria, perché riportarlo a casa era diventata una necessità soprattutto per me, perché sentivo che senza di lui non sarei mai più stato felice. Sakura, in quegli anni, è diventata una vera amica perché ci siamo fatti forza a vicenda continuando ad arrancare in avanti pur nel nostro dolore e, alla fine, ce l’abbiamo fatta, insieme. Per questo motivo mentirle ogni giorno su dove vado mi riempie di senso di colpa, però non ci posso fare nulla: non voglio che nessuno sappia che seguo di nascosto Sasuke, me ne vergogno troppo. Non voglio dover rispondere alle domande di tutti, cercando di spiegare qualcosa che non riesco a spiegare nemmeno a me stesso; la pace che riesco a provare solo mentre osservo Sasuke vivere vicino a me non è qualcosa che possa essere facilmente esplicitato: semplicemente è così, punto e basta. E’ per questo motivo che sono finito ad inseguirlo persino del bosco: ricercare quella pace interiore tanto agognata era diventata una sorta di ossessione, qualcosa a cui mi sembrava di non poter rinunciare nemmeno per un paio d’ore.

Ed ora sono di nuovo qui, dopo sei mesi da quando ho iniziato, accovacciato su questo ramo, con le gambe doloranti e tremanti per l’immobilità prolungata che creano un meraviglioso contrasto con la calma e il senso di pace che sento dentro; l’unica differenza è che ora siamo in due a sapere della mia presenza qui: io e Sasuke.

  
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