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Autore: Clary F    06/04/2014    6 recensioni
Per colpa di un inconveniente nel rituale di Lilith, Jace si trasforma in Jonathan e Jonathan in Jace. A causa dell'ennesimo piano diabolico organizzato da Valentine, Clary intraprende un viaggio alla ricerca di Jace, insieme a Jonathan, mentre i suoi sentimenti diventano sempre più confusi e sbagliati. A New York, Alec, Magnus, Isabelle e Simon cercano di capirci qualcosa, prima di lanciarsi in una missione di salvataggio suicida.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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CHAPTER 9
THIS PERFECT WORLD

 
Era passato quasi un mese ormai e Clary iniziava seriamente a perdere ogni speranza. Jonathan era ancora in prigione, ma non più a Idris; era stato trasferito nelle celle della Città Silente, decisamente più controllate e impossibili da evadere. Lei e tutti gli altri erano tornati a New York e, sotto i suoi occhi increduli, avevano ripreso le loro vite come se niente fosse, come se Jonathan non fosse mai esistito. Il Conclave aveva smesso di torturarlo sottoponendolo al rito della Spada Mortale, ormai aveva detto tutto ciò che sapeva e in ogni caso, la questione Sammael era diventata la più urgente. Il Demone Superiore, insieme a Lilith, si era come volatilizzato nel nulla, non erano state percepite strane attività demoniache e questo rendeva i Cacciatori ancora più nervosi. Ma per Clary, la questione prioritaria rimaneva sempre e comunque Jonathan. Jace, Simon e Magnus si erano offerti di aiutarla a trovare qualcosa per poterlo liberare dal sangue demoniaco, ma non sembravano crederci fino in fondo e le loro ricerche erano spesso superficiali. Mentre Isabelle e Alec le avevano detto dal principio che per loro Jonathan era, e sarebbe rimasto, per sempre un mostro. Clary non poteva biasimarli, ripensare a Max era difficile, anche per lei, ma d'altra parte sapeva che non era stato il vero Jonathan ad ucciderlo, quello vero non lo avrebbe mai fatto, Clary ne era certa. Aveva trovato sostegno anche in Luke e sua madre, ma anche loro si erano rivelati fonti inutili e spreco di tempo. Clary giaceva ogni notte supina, gli occhi sbarrati nella camera degli ospiti di Luke, a pensare e ripensare senza concludere nulla. Aveva preso dalla tenuta dei Morgenstern tutti i diari di Valentine riguardanti Jonathan, nella speranza che tra quelle righe ci fosse un qualche indizio per rendere reversibile l'incantesimo del sangue di demone, ma anche in quel caso non aveva trovato niente. Li aveva letti e riletti mille volte, ma oltre che a provare una gran pena per il ragazzo e un ancor più grande odio per Valentine, non era servito a niente. Quel giorno era un lunedì pomeriggio, fuori c'era un'aria gelida che preannunciava l'inverno e Simon avrebbe dovuto raggiungerla da un momento all'altro a casa di Luke, per guardare un film e leggere qualche fumetto. Ma Clary non era dell'umore adatto. In realtà non era mai dell'umore adatto in quelle ultime settimane; l'immagine di Jonathan imprigionato a vita in una città fatta di ossa, nel sottosuolo, era quasi insopportabile. Percorse la sua camera avanti e indietro, la frustrazione non le permetteva di ragionare. Si sedette alla scrivania, afferrando un blocco da disegno per cercare di distrarsi e frugando in uno dei cassetti alla ricerca di una matita. Fu così che lo trovò. La sua mano si agitava frenetica sul fondo di legno del cassetto e incappò per caso in un piccolo ciondolo a forma di campanellino. Lei lo guardò a lungo, ricordando quando Kaelie, alla festa agli Ironworks, glielo aveva lasciato tra le mani, dileguandosi poi alla velocità della luce. Aveva odiato quel ciondolo fin dal principio, perché sapeva che la Regina della Corte Seelie era solo un'esperta manipolatrice, ma in quel momento non poté fare a meno di essere felice di possederlo. Clary non pensò, agitò il campanellino, che emise un suono delicato e al tempo stesso squillante, dopodiché avvertì uno strappo a livello dello stomaco e fu come essere sopra una giostra troppo veloce. Senza respiro e nauseata si ritrovò a terra, in quel corridoio sotterraneo che aveva già visto in precedenza. Il pavimento era di marmo, consumato da millenni di passi fatati e lì c'era Meliorn ad aspettarla. La guardò con aria di sufficienza e non le offrì la mano per aiutarla ad alzarsi.
«La regina ti aspetta, faresti meglio a sbrigarti.»
Clary si alzò senza dire una parola. Non era mai stata da sola alla Corte Seelie e solo in quel momento pensò alle possibili conseguenze della sua azione. Se si fosse fermata ad ascoltare la musica fatata? O se avesse iniziato a ballare con loro? Sarebbe rimasta lì per sempre, con i piedi sanguinati e il fisico stremato, senza che nessuno potesse mai ritrovarla. Deglutì a fatica. Ma quando attraversarono la tenda fatta di farfalle vive, non c'era alcuna festa, alcun incantesimo, solo la Regina della Corte Seelie, seduta elegantemente su un divano bianco e senza alcun cortigiano ai suoi piedi. Clary non poté trattenere un sospiro di sollievo. Meliorn abbandonò la stanza, lasciandola sola con la regina. Lei scosse la sua chioma scarlatta, fissando i suoi occhi azzurri simili a vetro nei suoi e facendole segno di avvicinarsi. Clary obbedì.
«Vedo che alla fine hai richiesto il mio aiuto, figlia di Valentine.» Disse la regina, con la sua voce intrisa di perfida ironia. Clary strinse i pugni, odiava essere chiamata figlia di Valentine e in realtà, odiava anche la Regina Seelie. Ma non era lì per sé stessa, era lì per Jonathan e avrebbe fatto qualunque cosa.
«Sì, mia signora.» Rispose, facendo un piccolo inchino con il capo.
«Parla.»
Beh, almeno va dritta al sodo, pensò Clary, rialzando la testa e guardandola in viso. «Ecco … io avrei bisogno … di qualcosa che possa liberare mio fratello, Jonathan Morgenstern, dal sangue di demone che Valentine gli ha iniettato quando non era ancora nato.» Sputò tutto d'un fiato, dopo un breve attimo di smarrimento.
La regina sorrise, un sorriso tagliente come la lama di un rasoio. «Credevo odiassi tuo fratello, non è così?»
«L'ho odiato, ma adesso ho capito che non era lui che odiavo, era la sua parte demoniaca.» Rispose Clary, acida.
«Quello che mi chiedi, figlia di Valentine, è un favore davvero grande. Lo sai questo, vero?»
«Sì.»
«Sei disposta a ricambiare con un favore altrettanto grande, quando sarà il momento?»
«Sì, qualunque cosa.» Ribadì Clary, con il cuore che iniziava a batterle forte nel petto.
«In questo caso …» la regina sorrise enigmatica e si sporse dal divano, come a volerle sussurrare un terribile segreto. «Quel che è magico è epico, l'elaborazione dell'oscurità è ciò che lo libererà.» Cantilenò con voce chiara. Clary corrugò la fronte.
«E questo cosa vorrebbe dire?» Chiese alla regina, confusa.
«È la tua risposta,» rispose lei, facendo un cenno col capo. Clary non ebbe neanche modo di realizzare quello che aveva detto, che due mani forti la presero per le braccia e la trascinarono via dalla stanza dove sedeva la regina. Lei si divincolò, scalciando e urlando, ma la presa di Meliorn era salda.
«Questa non è una risposta! È una truffa, tu non mi hai detto niente!» Si rese conto di avere le lacrime agli occhi, ma cercò lo stesso di non piangere e di non dare quella soddisfazione alla regina, che le sorrideva di rimando.
«Voi umani avete una mente così ristretta. In ogni caso, io ho mantenuto la mia parte del patto, ed è quello che farai anche tu, Clarissa Morgenstern, quando verrò a riscuotere, fra uno o dieci anni, chi lo sa …» Scoppiò in una risata fredda, Clary la vide buttare indietro la testa, prima che la tenda di farfalle le impedì di vedere altro.
Quella notte, Clary non dormì, neanche quella dopo e quella dopo ancora. Era letteralmente ossessionata dalle parole della Regina Seelie, tanto che le aveva scritte su foglietti volanti, quaderni e perfino sullo specchio di camera sua. Non voleva correre il rischio di dimenticarsele, anche se iniziava a pensare che fossero semplici parole buttate lì a caso. Non può essere, si disse nella mente rigirandosi nel letto, le fate non mentono. Chiuse gli occhi, stremata da tutto e dalla mancanza di sonno. Voleva solo dormire e magari sognare qualcosa di bello e piacevole per evadere dalla realtà. Sentì i muscoli del corpo rilassarsi, il torpore del sonno arrivare, finalmente. Quel che è magico è epico, l'elaborazione dell'oscurità è ciò che lo libererà. Quel che è magico è epico, l'elaborazione dell'oscurità è ciò che lo libererà. Elaborazione. Epico. Magico. Oscurità. Le parole spiccarono nella sua mente annebbiata, nitide e vivide, acquistando un senso per la prima volta. Scattò a sedere sul letto come un'ossessa, picchiandosi la fronte con il palmo della mano. Era stata così stupida. Per tutto quel tempo era stato lì, a portata di mano, e lei non lo aveva nemmeno considerato, finendo per dimenticarselo. Corse verso l'appendiabiti, dove la piccola borsa a tracolla sbrindellata e macchiata di sangue era ancora appesa da quando era tornata da Idris. La aprì e tirò fuori il piccolo volume che aveva rubato dalla biblioteca privata di Valentine, la rilegatura era in pelle e il titolo, inciso in lettere dorate, recitava: Elaborazioni Epiche sulla Magia Oscura. Iniziò a sfogliarlo con foga.
 
 
Magnus sfogliava il piccolo libro che una Clary trafelata e agitata gli aveva portato, chiedendosi per l'ennesima volta se il suo appartamento a Brooklyn fosse stato scambiato per un ritrovo di Shadowhunters, ma soprattutto rimpiangendo ciò che lui e Alec stavano facendo prima che la giovane si attaccasse al campanello di casa sua. C'erano tutti, riuniti nel suo salotto, Jace, Isabelle e Simon, e tutti condividevano la stessa identica espressione da funerale, mischiata alla sonnolenza, visto che era notte fonda. Tranne Clary, lei era raggiante ed eccitata come mai l'aveva vista. Probabilmente tutti gli altri credevano che non ce l'avrebbe fatta a trovare un modo per salvare Jonathan, ma Magnus era abbastanza vecchio da sapere che la ragazza non si sarebbe mai arresa fino a che non avesse trovato un modo. Ed effettivamente, lo aveva trovato. Lo stregone alzò gli occhi dal libro e si accorse che tutti lo stavano fissando in attesa di un verdetto.
«Beh, credo che questo Rituale della Restituzione possa davvero eliminare la parte demoniaca di tuo fratello.»
Ci fu un lieve brusio e uno squittio eccitato da parte di Clary. «Allora? Cosa serve? Che dobbiamo fare?»
«Dobbiamo?» Intervenne Isabelle, acida. «Io non farò proprio un bel niente per aiutare quel mostro.»
Clary la fulminò con lo sguardo. «Nessuno di voi è obbligato ad aiutarmi, farò tutto da sola.»
Jace la sorprese mettendole un braccio attorno alla vita. «Cosa serve per questo rituale, Magnus?» Chiese con voce piatta. Si vedeva che dentro di lui si stava svolgendo una terribile lotta interiore: l'odio per Jonathan, contro l'amore per Clary.
«Per eseguire il rituale servono quattro candele, dell'incenso, alcune ossa di animali, delle pietre runiche …» Magnus fece una breve pausa.
«Sembra facile!» Esclamò Clary estasiata.
«… e un'Orbita di Thessalia.» Concluse lo stregone.
«Una cosa?» Disse Simon, con aria confusa.
«Orbita di Thessalia, è un oggetto molto potente. È una piccola sfera, di un materiale indefinito, trasparente e luminescente, simile ad una biglia. Dentro di essa può essere rinchiuso il male, simile ad una di quelle scatole che usate voi Nephilim per intrappolare i demoni, le pyxis. Solo molto più potente, una volta che il male è stato intrappolato non può mai più uscirne, a meno che non si rompa l'Orbita, ma credo sia più facile a dirsi che a farsi. Il materiale con cui è costruita è praticamente indistruttibile.»
«Quindi il rituale intrappolerebbe la parte demoniaca di Jonathan in questa Orbita di … ehm, com'era?» Chiese Simon.
«Thessalia.» Rispose Clary, con entusiasmo. «Dove possiamo trovarne una?»
«Beh, questo direi che è il nostro problema principale. Nell'arco dei secoli in cui ho vissuto, non ne ho mai vista una. Sono oggetti misteriosi e potenti, ce ne saranno al massimo tre o quattro al mondo e c'è davvero poco nei libri su di loro.»
«Sono introvabili, insomma.» Concluse Alec.
«Praticamente.» Rispose Magnus, distogliendo lo sguardo da Clary. «Inoltre, visto che Jonathan è nato con il sangue di demone ed è praticamente parte integrante della sua vita, non dovrà mai separarsi dall'Orbita, se mai ne trovassimo una. Se lo farà, morirà.»
Clary si irrigidì. «Cioè … dovrà portarla per sempre addosso, tipo in tasca?»
«Sarebbe meglio in un ciondolo, meno probabilità che muoia sfilandosi in pantaloni per fare la doccia.» Rispose Magnus, acuto.
«Possiamo provare su Ebay, lì si trova l'introvabile.» Disse Simon, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Clary e Magnus.
«Ebay? Cos'è un mercato dell'occulto?» Chiese Jace.
«Se vuoi definirlo così …» Ribatté Simon, sarcastico, alzando un sopracciglio.
«Non mi importa se nessuno sa dove trovare questo oggetto. Io lo troverò.»
 
 
Era notte. Clary non riusciva a prendere sonno, come sempre. Non le era ancora permesso andare a trovare Jonathan, erano mesi ormai che non lo vedeva. La ricerca dell'Orbita di Thessalia si era rivelata una vera e propria impresa epica. Nessuno conosceva un simile oggetto, alcuni credevano fosse solo una leggenda. Clary e Simon avevano girato ogni rigattiere, mercatino dell'occulto, negozi gestiti da demoni, ma niente. E sì, avevano anche provato a digitare su Ebay, Orbita di Thessalia, ma la ricerca non aveva dato alcun risultato. L'iniziale eccitazione che l'aveva pervasa dopo aver scoperto il Rituale della Restituzione stava scemando, lasciando spazio all'ormai familiare senso di vuoto e disperazione. Finché il piccolo cellulare rosa di Clary iniziò a vibrare insistentemente sul comodino.
«Pronto?» Rispose con voce assonnata, senza nemmeno controllare chi fosse.
«L'ho trovata.» Disse la voce di Magnus, dall'altro capo del telefono.
Clary balzò in piedi come una furia, provocandosi un giramento di testa.
«Davvero? Come? Dove?»
«Ho i miei contatti, sai. Era in un piccolo negozio di antiquariato di Praga, gestito da un demone Vetis, davvero sgradevole. Non sapeva nemmeno a cosa servisse, credeva fosse una biglia incantata o qualcosa del genere. Ma la descrizione combaciava alla perfezione, così ho pensato che fosse il caso di andare a vedere di persona. E così l'ho comprata.»
«Magnus, sei lo stregone più bello, affascinante, talentuoso, magnifico, straordinario, con i capelli più perfetti, che esista al modo.» Esalò Clary, senza fiato.
«Non sottolineare l'ovvio, mia cara.»
«Dobbiamo andare dai Fratelli Silenti. Dobbiamo dirgli che siamo pronti per il rituale e -»
Magnus la interruppe. «Ho già mandato Tessa a parlare con Fratello Zaccaria, sai, quei due se la intendono alla perfezione e i Fratelli hanno risposto che sono disposti a provare questo rituale, domani.»
La conversazione si interruppe. Clary aveva lanciato il cellulare sul letto ed era corsa a chiamare sua madre.
«Pronto? … Pronto? Mah, Nephilim, uno si fa in quattro per loro e questi non sanno neanche dire un semplice grazie …» borbottò Magnus al cellulare.
 
 
La stanza delle Stelle Parlanti era illuminata dalla luce delle fiammelle delle candele. Jonathan era stato prelevato dalla sua cella e adesso si trovava al centro di essa, circondato dai Fratelli e in ginocchio davanti al cerchio composto da pietre runiche, incenso e piccole ossa di animale. Era ancora incatenato, i Fratelli non volevano certo rischiare una fuga, perciò non riusciva a muovere braccia e gambe. Lo stregone Magnus Bane era in piedi davanti a lui, e lo fissava con sguardo enigmatico, tenendo in mano un piccolo globo trasparente, simile ad una biglia, incastrato in una catenella d'oro. Jonathan non aveva idea di cosa stesse per fare, ma aveva visto Clary, percepiva la sua presenza alle sue spalle, incoraggiante e sorridente. E seppe subito che lei aveva trovato una soluzione. Lo shock di quella notizia lo fece vacillare per un istante, ma fu solo un attimo, prima che la speranza fosse inghiottita dal suo innaturale pessimismo. Non esisteva niente in grado di liberarlo dal suo male.
«Ehm, Fratelli, credo ci sia stata un'incomprensione. Il giovane Morgenstern dovrebbe avere le mani libere, deve tenere in mano questa.» Lo stregone mostrò ai Fratelli il piccolo globo e Jonathan percepì la voce di Fratello Zaccaria nella sua stessa testa. Poi delle dita lunghe e sottili lo liberarono dalle manette. Si massaggiò i polsi, guardandosi attorno e scorse di nuovo la chioma scarlatta di Clary e quella altrettanto scarlatta di sua madre. C'erano solo loro, oltre a Magnus e ai Fratelli Silenti.
«Perfetto, perfetto …» borbottò Magnus, mettendogli tra le mani quella piccola sfera, senza guardarlo negli occhi. «Dopo che il rituale sarà completo, la sfera si illuminerà, se tutto andrà a buon fine ovviamente, e tu non dovrai mai separarti da quel ciondolo. O morirai. Mi hai capito?»
Jonathan annuì a malapena, affascinato da quella piccola sfera simile a cristallo. «Questo servirà a ridarmi un'anima?» Sussurrò ironico, allo stregone.
«Se la vuoi metter in questi termini, sì. Ora, procediamo.» Magnus si schiarì la voce e iniziò a recitare. Scintille azzurre scoppiettarono dalle sue dita affusolate.
«Quod perditum est, invenietur. Spiritus interregnum, vi invoco. Liberate il suo cuore dal regno del male. Sic et globo vitreo amet.»
La luce delle candele divampò, il globo tra le sue mani iniziò a bruciare, ustionandogli la pelle, fece per lasciarlo andare, ma sentì il gemito di Clary provenire alle sue spalle. Strinse più forte, non l'avrebbe delusa, non questa volta. Sentì il suo corpo andare letteralmente a fuoco, come se fosse avvolto dalle fiamme dell'inferno. La lenta litania recitata da Magnus lo accompagnò durante quel viaggio di dolore, mentre sentiva il suo sangue scorrere nelle vene e tutta la rabbia, il disprezzo, l'odio e ogni sensazione negativa che si annidava da anni nel suo cuore, scemarono, come lavate via da quel dolore insistente che provava in ogni singola cellula. Non si accorse che stava gridando, ma quando Magnus finì di recitare e il bruciore si estinse, cadde al suolo, boccheggiando. Percepì due mani fredde sul suo viso e alzò il capo a fatica, guardando il viso di Clary, a pochi centimetri dal suo. Aveva le guance striate di lacrime e le lentiggini spiccavano come macchie d'inchiostro sulla sua pelle fin troppo pallida. Jonathan sentì il suo cuore perdere un battito. Clary piangeva, il rituale non aveva funzionato.
«I tuoi occhi …» sussurrò lei, guardandolo con la vista annebbiata dalle lacrime.
Jonathan la guardò confuso. «Cos'hanno i miei occhi?» Sussurrò, con la voce roca.
«Sono uguali ai miei.»
Rispose lei, e sorrise, stringendo più forte il suo viso che ancora teneva tra le mani. In quell'istante, Jonathan abbassò lo sguardo sull'Orbita di Thessalia, che ancora teneva stretta in un palmo. Il globo luccicava e sembrava contenere una sostanza lattescente, che vorticava inesorabile al suo interno. In quell'istante, Jonathan capì che il rituale aveva funzionato.
   
 
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