Capitolo
primo.
Questo
nuovo giorno.
“B |
uffo pensare di dover fare un
altro anno alle medie quando mio fratello è gia alle superiori… soprattutto se
il fratello è gemello.
Nessuno dei due ha mai avuto
grandi aspirazioni alla scuola, eppure ogni volta riusciva a portare a casa un
voto più alto del mio, questo fu il motivo della mia bocciatura.
Niente di grave, solo un altro
anno rinchiuso con gente più piccola, mentre quello stronzo si gode i quindici
anni alle superiori con i coetanei, nonché miei amici.”
Lo chiamano Tyler Thompson, per gli
amici T. Vive in California, precisamente a San Francisco, la città del Golden
Gate. Ha quattordici anni, e la sfiga di avere un fratello gemello, identico, e
non a dirlo, ha anche lui quattordici anni.
Lui si chiama Kyle, per gli amici
Kyle. Sempre che ne avesse.
“Quest’anno voglio farlo bene” si
disse, “uscire dalla terza una volta per tutte, dando magari qualche
soddisfazione ai miei genitori, dato che per loro esiste solo e soltanto mio
fratello”.
La scuola avrebbe dovuto essere
il suo primo pensiero.
*DRIIIIN*
Una massa di dodicenni correva
verso l’entrata dell’edificio come in una maratona, mentre le classi composte
da tredicenni rimanevano in coda.
Alcuni sbuffavano, altri
sorridevano.
Poi c’era lui. Non conosceva
nessuno, apparte qualche sfigatello che aveva tormentato l’anno scorso. Aveva
le cuffiette sulle orecchie, inniettava pura musica elettronica nel sangue, e
il mondo si zittiva. L’unico suono era la sua musica, e qualche ragazzina
strillante che gli passava accanto. Ma c’era talmente tanto casino, che era
impossibile concentrarsi sulla musica e staccarsi dalla terra, quindi levate le
cuffiette, le arrotolò intorno all’iPod, e ficcò tutto nella spaziosa tasca
della felpa.
-Bello rivederti Thompson. -
-Buongiorno signorina Smith.-
Il suo incubo era proprio quello
di itrovarsi la Smith come prof anche quest’anno.Insegnante di italiano,
grmmatica, storia, geografia e perfino di scienze. Mai stata ammalata, mai
stata assente per motivi vari. Sempre disponibile alla supplenza e diciamolo,
un emerita stronza.
Tyler entrò in classe con
disinvoltura, si avvicinò all’ultimo banco e buttò la cartella a terra, facendo
tintinnare le chiavi.
Ogni tanto l’ occhio destro si
girava verso la porta, e al suono della seconda campanella quelli che sarebbero
dovuti essere i suoi nuovi compagni, entrarono in classe.
Per ultimo entrò un tipo, che di
sicuro non aveva l’età degli altri.
Il suo stile si avvicinava molto a
quello di T, anche se aveva qualcosa di più grezzo in sé.
L’unico banco che rimaneva era
affianco al suo, e ovviamente si sedette lì.
Anche lui buttò la cartella per
terra. Mosse il capo come per salutare, e si stravaccò sulla sedia.
-Buongiorno ragazzi.-
Queste due parole mossero le
sedie della classe, si alzarono tutti per salutare la professoressa, tranne me
e il mio vicino.
Ella sbirciò tra i corpi ancora
non maturi dei nuovi compagni, e vide i due fregarsene del suo arrivo.
Tossì come per richiamare l’attenzione.
-Ehm ehm, voi due?-
-Mi dica.- Il vicino aveva una
voce roca e scura, la sentì come una spada nel cuore, anche se senza motivo.
-Chi siete voi per non alzarvi?-.
-Mi chiamo Cameron Campbell, e
sono un suo alunno nel caso non se ne fosse accorta. Lui invece non so come si
chiama ma sono sicuro che avrà un nome, e di meglio da fare che non alzarsi-
Era bravo a rispondere, un tipo in gamba questo Cameron.
-Non accetto questo comportamento
nella mia classe, siete pregati entrambi di alzarvi, l’akternativa è l’ufficio
del preside, già il primo giorno.- Tuonò l’insegnante.
Si alzarono uno dopo l’altro,
sbuffando come cavalli.
Finalmente l’insegnante si recò
verso la cattedra dove poggiò i libri.
-Iniziamo male, ragazzi, molto
male. – Aveva una voce stridula, fastidiosa, insopportabile.
Punto di vista di Kyle.
Il mio primo giorno di superiori,
eccitante.
Nuovi amici, nuovi insegnanti,
nuove esperienze, nuova vita. Finalmente, ci voleva.
Continuavo a pensare come fosse
andato il suo secondo primo giorno di terza media a T, avrei voluto chiederlo
ma non mi sembrava adatto, dato che ci odiavamo.
Al primo impatto la nuova classe
era uno schifo, un odore insopportabile di fumo che emanavano tutti quanti,
bestemmie e imprechi vari che svolazzavano da un banco all’altro. Quanto avrei
voluto zittirli tutti, profumare la stanza e sistemare il modo di vestire di
tutti quanti, professore compreso.
Provai ad immaginare un enorme
deodorante che bussava alla porta, e che appena qualcuno avrebbe aperto la
porta, sarebbe esploso profumando l’aria e l’alito dei grezzi presenti in
quella stanza. Mi scappò una risatina.
-Che cazzo ridi checchetta.- Un
tipo alto, con dei muscoli assurdi sulle spalle, mollò quelle parole
rilasciando un fetido odore di tabacco bruciato, che entrò nelle mie narici
provocando lo scalpore di tutti gli omini che lavoravano dentro il mio corpo.
-Non stavo ridendo, checchetta.-
La voce mi tremava, volevo fingermi duro ma dentro ero debole come un rametto
di un salice.
-Uo uo uo, a me non dici
checchetta chiaro?!- Vidi la sua mano chiudersi, e alzarsi velocemente. In un
attimo mi passarono per la testa tutte le cose belle che sarebbero potute
succedere in quel momento per fermare il braccio di quel tipo.
-Buongiorno ragazzi, sedetevi.-
Grazie a Dio, la mia salvatrice.
–Sono la vostra nuova coordinatrice, vi
insegnerò italiano e storia. Lasciate che mi presenti, il mio nome è Glikerya
Adams, il mio nome, che di sicuro considererete strano, è di etimologia greca.
Vorrei che uno ad uno diceste il vostro nome, da dove venite, perché siete
venuti in questa scuola e qualche curiosità su di voi.- La professoressa
sembrava simpatica.
–Scusate, ma qualcuno in questa classe fuma?
Non si riesce davvero a nascondere l’odore inconfondibile della sigaretta,
potete aprire le finestre per favore?- Almeno non ero l’unico a pensarlo.
Si alzò il tipo di prima, che
aprì la finestra vicino al mio banco, lanciandomi un occhiataccia, che mi fece
abbassare lo sguardo. Sussurrò qualcosa ma non capii.
La giornata terminò in fretta
dopotutto, passammo tre ore a dire i nostri nomi e cagate varie.
Mentre camminavo per la strada mi
venne in mente la nuova professoressa, Glikerya. Mi ricordava molto il glicine,
il mio fiore preferito. Fatalità mi trovai un bellissimo albero, composto di
questi meravigliosi fiori violaceii.
“Strano” pensai, “non è proprio
mese di fioritura…”
Come non detto tutti i fiori
iniziarono a piovere sulla mia testa, spogliando la pianta del suo colore, e
ricoprendo il marciapiede.
“Wow, mai vista una cosa simile.”
Angolo dell’autore.
Ciaaaaaao
a tutti.
Essendo
la mia prima ff in questa categoria mi presento, ho 14 anni e sono un fedele
potterhead, come tutti quelli che leggeranno questa storia, presumo.
Ci
metterò tutto me stesso per portarla avanti, per aggiornarla con frequenza,
ogni inizio settimana,per tenervi interessati e appassionati. Spero vivamente
che vi piaccia, per qualsiasi cosa non esitate a scrivere una recensione,
aspetto solo vostri consigli.
Grazie
infinite a _svi_ che mi ha aiutato a correggere questo capitolo.
Denkly.