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Autore: CassandraBlackZone    06/04/2014    1 recensioni
Paura? No, lei non aveva affatto paura. Ed era proprio questo quel qualcosa in più.
Correre per lei non era mai stato un modo per scappare, anzi: correre per lei era l’unico modo per superare la monotonia e anche se stancante, era lo svago che più la soddisfaceva. Persino più del contare le statue del Duomo.
Emily amava correre. Da sempre.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Tè e biscotti erano finiti in meno di venti minuti, il tempo che ci volle a Jeremy per spiegare ogni cosa per filo e per segno, senza tralasciare nulla. Alla fine si sentì incredibilmente leggero, come se si fosse tolto un enorme peso dal corpo, e poteva ben dirlo, vista l’enorme pressione che ha dovuto sostenere per tre mesi e la segretezza che ha dovuto assolutamente mantenere. Di sicuro nessuno gli avrebbe creduto, fu quello il suo primo pensiero, senza contare che la donna gli aveva tassativamente detto di non rivelare nulla di quello che gli disse.
E adesso? Cosa avrebbe dovuto fare? Ora che aveva detto tutto, il Dottore gli avrebbe dato una buona risposta da alieno? Solo a pensarci gli venivano i brividi.
“Allora… Che cosa ne pensa, Dottore?”
Pensi.”
“Eh?”
“Dammi del tu. Odio le formalità.”
“O-ok…”
Il Dottore ed Emi erano rimasti in silenzio ad ascoltarlo senza soffermarlo nei dettagli. Se Emi era sul punto di chiedere qualcosa, l’alieno la zittiva solo come lui era in grado di fare.
Perdita di memoria e riacquisto di quest’ultima al solo sguardo. Interessante, fu l’unico commento del Signore del Tempo nella sua testa. Proprio un bel grattacapo.
“Comprendo bene la tua preoccupazione per questo fatto, Jeremy. Ed Emi, visto che ciò ti riguarda, ma credetemi quando vi dico che al momento non ho idea di come possa essere possibile.”
“Dottore, e se fosse stata opera dei Kujacara?”
“Ku-jacosa?!” provò a ripetere Jeremy “ Che roba sono?”
“Sono gli alieni che avevano rapito le donne a Milano tempo fa.” spiegò lei velocemente.
“Ah, ok… Che?!”
“Ci ho pensato, e poteva essere un’idea, se solo non fosse che loro non ne avrebbero avuto il motivo.”
“E allora come è possibile che lui o gli altri si siano dimenticati di me?”
“Mi dispiace Emi, ma proprio non lo so.”
“Jeremy, anche ad Anna è successo?” chiese Emi preoccupata “ Anche lei si è dimenticata?”
“Della prima volta che sentì parlare di te sì, ma degli ultimi momenti che avete passato insieme no.”
La ragazza spalancò gli occhi dallo stupore “Dici sul serio?”
“Sì.” le sorrise “Puoi pure stare tranquilla.”
“Tutto ciò è davvero toccante, ma il dilemma rimane e io non so come risolverlo. Santo cielo quanto odio non sapere…”
“Le tue parole famose, dico bene? Dottore?”
L’enorme porta nera si spalancò  di scatto ed entrò Massy, seguito da Jake, tutto sorridente e con le braccia allargate, pronte per abbracciare il suo vecchio amico “Oh, Dottore. Quanto tempo! Vieni subito qui, vecchia volpe!”
Senza indugio, il Signore del Tempo si alzò dal tavolo e lo abbracciò ridendo “Oh, Massy! Ti trovo in splendida forma!”
“Ma taci, tu! Sai bene che io sto invecchiando! Piuttosto… nuovo volto, eh? Mi avevi parlato della tua… rige-cosa, ma non pensavo che l’avresti usata.”
“Caro mio, dall’ultima volta che ci siamo visti l’ho usata ormai quattro volte.”
“Diamine!”, esclamò il vecchio alieno, “Direi che mi sono perso un sacco di roba! Sai che mi dovrai raccontare tutto?”
Tra continue strette di mano e risate, i due alieni parlavano dei bei tempi andati e si commentavano a vicenda il loro aspetto. Agli occhi dei due umani rimasti seduti, era come vedere due fratelli ritrovatisi dopo secoli – il che era effettivamente vero-, più che semplici amici.
“Ehi, Emi. Ma sono veramente degli alieni?” chiese confuso Jeremy “Insomma… io ero convinto che fossero…”
“Verdi con le antenne in testa?”
“No… me li facevo più alla X-Men.”
“Quelli sono mutanti…”
“Sono la stessa cosa!”
“Massy! Ti voglio presentare Emi e Jeremy! I miei due compagni.”
Al loro richiamo, i due ragazzi si alzarono e sorrisero al simpatico sessantenne “Molto piacere, signor Massy. Il suo spettacolo è stato a dir poco fantastico!” commentò entusiasta Emi.
“Oh, mia cara. Sono davvero contento che ti sia piaciuto!”
 “Beh… io non ho visto tutto, ma da quel poco che ho visto è stato fantastico.” disse Jeremy grattandosi la nuca.
“Giovanotto, tu hai visto il buco nero alla fine, dico bene?”
“Sì.” rispose lui un po’ imbarazzato.
“Anche se è stato inaspettato faceva parte dello spettacolo.”
“Oh, beh… in tal caso è stato davvero strabiliante!”
“Bravo ragazzo! Bella risposta!”
“Inaspettato tanto quanto l’arrivo del cacciatore.” aggiunse il Dottore con le mani ai fianchi “Si può sapere che cosa hai combinato, Massy? Non sarai finito nei guai, spero.”
Massy allargò il suo sorriso strizzando l’occhio all’amico “E’ qui che viene il bello, vecchio mio. E’ per questo che io ti ho chiamato. Per avvertiti.”
il Dottore inarcò un sopracciglio “Avvertirmi?”
“Proprio così.” Allo schiocco delle dita del maestro, Jake avvicinò subito al tavolo la poltrona, su cui il mago si sedette pesantemente sospirando. Era l’ora di un altro bel discorsetto. “Sediamoci per parlarne insieme.”
“Prima avrei una domanda.” disse il Gallifreyano mettendosi al suo fianco “Se non ti dispiace.”
“Chiedi pure, Dottore.”
“Se tu sapevi dell’arrivo di quel cacciatore, allora sapevi che era un semplice robot, vero? Ecco perché non ti sei fatto scrupoli con quel vero buco nero.”
“Buco nero… vero?!”
“Sta buono, Jeremy.” lo ammonì Emi.
Massy annuì sorpreso “Bravo, Dottore. Sei un grande osservatore.”
“E’ il mio mestiere. Bene, ora puoi pure dirci perché è successo tutto quel casino nel locale.”
Facendo tintinnare i suoi orecchini, Massy si avvicinò al tavolo e vi appoggiò le mani giunte “Reietto, ti dice niente?”
Il Dottore sgranò gli occhi e sbatté le palpebre più volte “Reietto?”
“Davvero non lo sai?”
“Dovrei saperlo?”
“Mi sembra palese, Dottore. È abbastanza ovvio! Non lo pensi anche tu?” il vecchio alieno fissò negli occhi l’amico, ancora confuso “Sarei… io?” provò lui.
“L’unico che può avere un appellativo del genere sei tu. A meno che i tuoi due amichetti non abbiano fatto qualcosa ai cacciatori.”
“Io ho rotto le scatole ai cacciatori solo un paio di volte.” ci pensò su “O tre. Ad ogni modo sono abituato ai soprannomi. Aggiungerne un altro alla lista non mi cambia nulla.”
“E invece dovrai tenerne conto, amico mio, perché loro sono venuti qui per ucciderti.”
“Sai che novità.” disse il Dottore sarcastico “Sono l’Ultimo Signore del Tempo con l’ultima astronave macchina del tempo dell’Universo, è normale che molta gente mi voglia morto.”
“Questi cacciatori androidi sono qui da tre mesi. Poco ma sicuro loro sapevano che saresti venuto, e la prova è che oggi uno di loro ha attaccato solo il vostro tavolo. Non credo che sia stata a causa mia, sono stato davvero molto attento.”
“C’è un piccolo problema, Massy. Tempo fa durante un mio viaggio sono stato cancellato dall’intero Universo. Attualmente io sono nessuno. A parte per le persone che mi conoscono, tra cui ci sei tu.”
“Oh, questo lo so.”
“E come?”
Mantenendo sempre il sorriso, Massy tirò fuori il bavero della giacca una busta ingiallita nel tempo, con il sigillo di cera blu perfettamente spaccato in due “Grazie a questa.” Senza indugio, l’appoggiò davanti al Dottore, alquanto sorpreso.
Il sigillo recitava due lettere in corsivo maiuscolo: R.S. . Un’idea di chi gliel’avesse spedita ce l’aveva.
“River Song. È lei che me l’ha spedita.”
Bingo, pensò il mentone. “Lo sospettavo.”
Sia Emi che Jeremy cercavano di star dietro a quei discorsi così complicati e inverosimili. Specialmente Jeremy, lontano anni luce dal mondo fantascientifico rispetto ad Emi, che seguiva con gli occhi assottigliati.
“Ti risparmio la fatica di leggerla. In sole settanta righe lei mi ha detto diverse cose da fare prima e dopo il tuo arrivo, e mi ha assicurato che tutto sarebbe andato bene se avessi rispettato ogni cosa che c’era scritto.”
“Quali?”
“Per prima cosa: ricevere le minacce di quella feccia per poi bruciarle senza nemmeno leggerle.”
“E poi?”
“Proteggere te per un po’.”
“Tipico di River. Mi affida sempre a qualcuno perché sa che potrei fare qualcosa di altamente stupido.”
“Non la biasimo.”
“Scusa, Dottore?”
“Dimmi, Emi. Scusateci, vi stiamo un po’ lasciando in disparte.”
“Non importa, ma per sapere… chi è questa River? Ha un nome curioso.”
“River? È solo una vecchia amica. Ma la vera domanda è: per quale motivo avrebbe fatto mandare una vecchia lettera dal 1800?”
“18-… Che?!”
“E’ ovvio che abbia assegnato a qualcun altro il compito di inviarla. È troppo ingiallita, e sul retro della busta c’è la data. Ah, dimenticavo; lei è in grado di viaggiare nel tempo.”
“Complimenti Dottore. Arguto come sempre.”
“E se fosse stata lei?” Massy, Emi e infine il Dottore si girarono verso Jeremy sbigottiti“ Come hai detto, scusa?” chiese il Gallfreyano.
“Ci ho pensato ora e… non è possibile che lei sia la donna che mi ha detto di venire qui?”
“E questo cosa te lo fa pensare?”
“Beh… mi ha detto di fidarmi di te, e mi ha raccontato molto sul tuo modo di essere. A parte il fatto che eri un alieno.”
Subito il Dottore si zittì con gli occhi fissi sul ragazzo ancora incredulo di esser riuscito ad inserirsi nel discorso.
“Adesso che ricordo, anche la donna dei cioccolatini mi aveva detto di essere una persona a te vicina, Dottore.” aggiunse Emi “Jeremy ha ragione! Può essere che questa River abbia fatto in modo che…”
“No.” rispose freddo l’alieno col farfallino.
“Cosa?”
“Anche quel giorno ho pensato subito a lei, ma è impossibile che lo fosse.” abbassò gli occhi alla busta che ancora aveva tra le mani “ Come per la lettera, di sicuro avrà commissionato qualcun altro per fare il resto.”
“Perché?”
Gli occhi del Dottore si erano fatti rossi e lucidi, pronti a piangere, ma intenti a resistere “ Perché lei è morta molto tempo fa.”
Un imbarazzante silenziò calò nel salotto, lasciando posto al semplice rumore delle macchine che passavano per le strade di Londra. Emi si sentì terribilmente in colpa “Io… scusa Dottore. Non lo sapevo.”
“Ok. Non importa. Bene! Passiamo oltre! Massy, hai per caso il numero esatto di cacciatori androidi? Tu li hai sicuramente contati.”
“Sono settantacinque.” rispose tranquillo.
“Bene. E da guardiano hai anche fatto installare delle telecamere di sorveglianza aliene, giusto?”
“Esattamente.”
“Perfetto! Da bravo Jake, accompagnami alla sala in cui si trovano le telecamere. Voglio sgranchirmi le gambe.”
“ Certamente, signor Dottore. Signor Massy, la lascio in compagnia della signorina Emi e del signorino Jeremy.”
“Tranquillo, va’ pure.”
Ricevuta la sua approvazione, l’androide guidò il Dottore nel corridoio a destra del camino fino all’ultima stanza a sinistra. Sentita la porta sbattere, Emi sospirò pesantemente imbronciata.
Perché non era stata zitta? Perché non si era limitata a sorridere e ad annuire? I sensi di colpa erano ancora fermi in fondo al suo stomaco, vicini al tè e ai biscotti non ancora digeriti. Aveva davvero ancora molto da imparare sul Dottore, e la prima era proprio conoscere i suoi punti deboli e i suoi sentimenti, se voleva ancora viaggiare con lui.
“Non è colpa tua.” Emi si voltò verso Jeremy impassibile “Non potevi mica saperlo, e nemmeno intuirlo.”
“Ha ragione, piccola Emi. Il Dottore ha un lungo passato alle spalle e perciò bisogna avere pazienza.”
“Questo lo so, ma… fa davvero male vederlo così. Io ancora non lo conosco, è vero, ma…”
“Beh, ora sai che è sensibile. O meglio, lui è sensibile, io ricordo bene che il Dottore con cui sono stato era molto autoritario, un po’ manipolatore, ma sempre curioso e ficcanaso. Usava spesso dei trucchi di magia, sai? Forse è per questo che ho scelto di fare il mago arrivato sulla Terra.” Massy sogghignò malinconico accarezzandosi i dorsi delle mani “Eh, sì. Il caro Dottore è davvero imprevedibile. E credimi, Emi. Sei lui ti ha scelta, o meglio, vi ha scelti, allora significa che siete gli unici in grado di gestirlo e di capirlo.”
Emi accolse con un sorriso la mano di Massy fra i suoi capelli. Si sentiva come un gatto; era così rilassante.
“Sei più tranquilla ora?”
Lei annuì “Sì, grazie.”
“Bene.” Il vecchio mago buttò uno sguardo sul suo orologio da polso: due ore e venticinque minuti. Il tempo passava inesorabile. “E ricorda, ragazza mia. Abbi pazienza.”
   
 
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