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Autore: Birra fredda    06/04/2014    1 recensioni
Prendete una manciata di flaconi di tinte per capelli, qualche piercing, una pagella scolastica deprimente, un fisico scarno, un sorriso strafottente, un paio di occhi vispi e allo stesso tempo velati di malinconia, un pacchetto di Marlboro rosse, una bottiglia di vodka alla menta e un dito medio perennemente alzato. Ora mischiate il tutto ed ecco a voi...
Chris Gaskarth!
Diciassette anni, batterista, pelle chiara, marijuana, rabbia repressa.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una luce lo accecò, così non appena aprì gli occhi si vide costretto a richiuderli di scatto.
Era in ospedale. Aveva intravisto il bianco dei muri, sentiva chiaramente l’odore di disinfettante e con la mano toccava un’asta al lato del letto.
“Jack aspetta, si è svegliato.”
La voce di Rian lo tranquillizzò. Non aveva fatto caso a chi ci fosse vicino a lui, ma sapere che suo fratello era a casa malato lo faceva già sentire meglio.
“Chris” lo chiamò Zack. “Chris mi senti?”
Lui si sforzò di annuire con la testa e aprì nuovamente gli occhi, trovando il sorriso del bassista a pochi centimetri dal suo viso.
“Finalmente ti sei svegliato” continuò Zack scompigliandogli i capelli. “Ti sei fatto una bella dormita, eh?”
Il ragazzo tentò di sorridere, ma si rese conto che riusciva a malapena a fare una smorfia che, piuttosto che un sorriso, doveva sembrare un ghigno di sfida.
“Hey idiota” lo salutò Jack, affacciandosi sopra di lui al fianco di Zack insieme a Rian. “Come ti senti?” gli chiese subito dopo.
Dunque, come potrebbe mai sentirsi uno che è stato pestato e che prova dolore anche se sorride?
“Uno schifo” farfugliò in risposta. “Come sono ridotto?” chiese subito dopo, anche se si rese conto che forse non voleva conoscere la risposta.
I tre si guardarono tra loro.
Jack si lasciò ricadere su una sedia, rifiutandosi di parlare. Non aveva il coraggio di dire a Chris dei suoi occhi pesti, del labbro gonfio, dello zigomo viola, del corpo pieno di lividi ed ematomi.
Il chitarrista si sentiva in colpa. Chris era scattato nel momento in cui quei bulli avevano offeso lui, e lo avevano ridotto in quel modo perché lo aveva difeso.
“Un po’ di lividi qua e là” gli disse Rian. “Niente di grave, sei solo un po’ ammaccato” aggiunse, mentendo spudoratamente.
“Un po’ tanto” ribatté Chris cercando di alzarsi sui gomiti per tirarsi su, prontamente aiutato dal bassista e dal batterista, che lo fecero mettere seduto e gli alzarono lo schienale del letto.
Chris si rese conto che ogni movimento gli causava un dolore non indifferente. Persino stare seduto gli faceva sentire uno a uno i lividi sulla schiena schiacciati contro il materasso del letto d’ospedale.
“William?” chiese dopo un lungo momento di silenzio.
“Vorrebbe darti anche il resto, cosa che probabilmente farà non appena gli passerà la febbre” rispose in fretta Jack. “Cosa che, non appena starai un po’ meglio, farò anch’io.”
“Potreste anche trovare qualcosa da dire per consolarmi” ironizzò Chris alzando gli occhi al cielo e facendo ridacchiare Zack.
“Ti consola in fatto di sapere che una ragazzina ha litigato con il preside perché voleva accompagnarti in ambulanza e non le è stato permesso?” disse il bassista sorridendo.
“Wendy?” si entusiasmò Chris. “Come fate a saperlo?”
“Ce l’ha raccontato l’infermiere che ha assistito alla scena” rispose Rian. “Ha detto che ti hanno trovato svenuto tra le braccia di questa ragazzina dai capelli rossi...”
“Wendy!” esultò Chris, guadagnandosi tre occhiate divertite e, immediatamente dopo, avvampando.
Ebbene, adesso quei tre idioti erano a conoscenza della sua cotta.
Però, rifletté, evidentemente non era il solo ad avere una cotta. Se Wendy si era tanto preoccupata per lui, significava che a lui ci teneva.
Effettivamente, quando l’aveva baciata alla festa di compleanno di Grace Smith, sembrava essere piuttosto appassionata. E si ricordava anche di come tremassero le sue braccia mentre lo tenevano stretto prima che svenisse.
Si rese conto che nelle condizioni in cui si trovava sarebbe stato difficile andare da lei e parlarle, però sperò che andasse a trovarlo. Se l’avesse fatto, decise che le avrebbe chiesto di fidanzarsi.
Dopotutto, era anche l’unica ragazza con cui avrebbe potuto passare due mesi senza impazzire, vincendo la scommessa proposta da Samantha.
“Hey” disse il ragazzo dopo qualche momento di silenzio, “dove sono Pete e Sam?” chiese alzando un sopracciglio, stupito dal fatto che i suoi migliori amici non fossero lì.
Jack alzò gli occhi al cielo. “Lo so che tu sei abituato ad andare via da scuola anche prima di pranzo, quando c’è matematica” cominciò, facendo ridere Rian e Zack, “ma, solitamente, alle 11 e mezza si sta ancora in quell’edificio a te poco conosciuto a fare lezione.”
Chris sbruffò. “Non sapevo che ore fossero” si difese stringendosi nelle spalle. “E poi sono in queste condizioni per te, portami un minimo di rispetto.”
“Sei in queste condizioni perché sei abituato a risolvere i problemi con le mani e non con le parole o, come avresti dovuto fare oggi, con l’indifferenza” si intromise Zack fissando il ragazzo dritto negli occhi.
“Grazie Zacky, mi hai tolto le parole di bocca” disse Jack.

“Non chiamarmi Zacky” sillabò il bassista, facendosi spedire un bacino dal chitarrista.

“Vorrà dire che la prossima volta che William ti dirà che il tuo naso è grande quanto il continente Africano o che sei un chitarrista inutile, non prenderò le tue parti” scherzò Chris aprendosi in un sorriso che riprese a fargli sanguinare il labbro inferiore. “Dopotutto, i problemi si risolvono con l’indifferenza.”
“Pensa a rimetterti in sesto, prima di pensare a fare lo spiritoso” lo riprese Jack estraendo un fazzoletto e tamponandogli il sangue con fare esperto.
 
Alex stava meglio e Lea si era appena addormentata. Jack le rimboccò le coperte, chiuse il libro di favole che le stava leggendo e uscì in punta di piedi dalla stanza della figlia per tornare in sala dal marito.
Alla bambina era stato indeciso fino all’ultimo riguardo cosa dirle, fino a che non se l’era ritrovata che gli correva incontro davanti l’ingresso della scuola.
Alla fine le aveva detto che suo zio Chris era in ospedale per via di un virus. Così aveva evitato le troppe domande e le insistenze sull’andare a trovarlo.
Non voleva che sua figlia vedesse in che condizioni era ridotto lo zio, non voleva che, così piccola, vedesse quegli occhi pesti, il labbro gonfio, i lividi. Non voleva portare Lea da Chris in ospedale e, dicendole che aveva un virus, le aveva subito anche detto che non poteva andare a trovarlo perché altrimenti se lo sarebbe preso anche lei.
Il cantante se ne stava raggomitolato sul divano con la coperta avvolta attorno al corpo e il sonno che stava per prendere il sopravvento.
Non aveva ancora chiesto a Jack come stava Chris per non far spaventare Lea, ma ora pretendeva di sapere la verità.
Il chitarrista sedette accanto ad Alex e gli avvolse le spalle con un braccio, finalmente la febbre era andata via e ora era solo visibilmente molto stanco.
“Come sta Chris?” chiese Alex con un filo di voce, fissando un punto vuoto.
“È ridotto abbastanza male” rispose Jack. “Ma è forte e cerca di fare di tutto per non dare a vedere che sente dolore per ogni movimento che fa.”
Alex si strinse meglio la coperta addosso e si rannicchiò contro Jack, posandogli la testa sulla spalla.
“Che vi ha detto?” gli domandò dopo qualche secondo.
“Ci ha chiesto come stava fisicamente e ci ha chiesto di te.”
“Gli hai detto che non appena andrò da lui gli darò anche quelle che quei bulli non gli hanno dato?” chiese Gaskarth con un sospiro.
“Gli ho detto che quando starà meglio le prenderà da entrambi” puntualizzò Barakat sorridendo. “E, a proposito, penso che il tuo fratellino si sia preso una bella cotta per quella ragazzina che ha litigato col preside perché voleva accompagnarlo in ospedale.”
“La rossa di cui mi hai raccontato per telefono?” si animò il cantante.
“Esatto.”
Alex chiuse gli occhi e pensò per un momento in positivo. Era arrabbiatissimo con Chris per aver scatenato la rissa, anche se ammetteva che probabilmente, se si fosse trovato al suo posto, avrebbe agito nella medesima maniera, ma forse quel pestaggio avrebbe portato qualcosa di buono. Infatti, se sarebbe servito a far innamorare e fidanzare suo fratello, la cosa non sarebbe potuta essere più positiva.
Lui sapeva bene che l’amore curava anche le ferite peggiori, dopotutto.










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Ecco a voi il nuovo capitolo! Vi premetto che non so bene come far procedere la storia, quindi aspetto di leggere anche le vostre aspettative, però un paio di idee le ho e ho anche intenzione di concludere questa storia, sperando di riuscirci!
Spero vi piaccia, grazie a tutti voi che leggete e recensite,
Echelon_Sun

 
  
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