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Autore: MadameTussauds    06/04/2014    1 recensioni
Una ragazzina del Surrey follemente innamorata...ma può un amore adolescenziale durare per più di dieci anni?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Felton
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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8 giugno 2009
L’immagine di me stessa riflessa nello specchio mi restituì il sorriso dolceamaro che mi incurvava le labbra: quello dei ricordi, dei momenti perduti  che non puoi rivivere se non col cuore; quello della nostalgia.
E’ il mio compleanno. Sono passati undici, lunghi ma nonostante tutto felici, anni.                                                              
Non sono più la ragazzina tutta brufoli e rotolini di ciccia che gli altri prendono in giro : sono cambiata. Dentro e fuori.
Mi osservai attentamente, facendo qualche mezzo giro su me stessa…il mio sedere non era più “grosso e informe” , come qualcuno lo definiva ai tempi delle medie, le gambe erano snelle, la vita sottile grazie alla costante attività fisica.                                                                                                                                                                             
 Sospirai rumorosamente. Queste full-immersion nei momenti della mia infanzia  mi rapivano completamente, spesso facendomi perdere la cognizione del tempo. Erano le otto di sera ed ero decisamente in ritardo per la mia festa, dovevo finire di truccarmi così andai alla spasmodica ricerca del mascara che puntualmente perdevo nei posti più disparati; quando lo trovai, mi riposizionai davanti allo specchio e cominciai ad applicarlo frettolosamente sulle ciglia lunghe e nere…in un attimo, un flashback mi riportò indietro nel tempo, a quel giorno in cui Tom venne a casa mia quando eravamo solo due bambini.
Come in un sogno, le pareti della mia camera a Londra svanirono e fecero posto a quelle della mia vecchia stanzetta  a casa dei miei, nel Surrey.
Ad un tratto ero di nuovo la ragazzina tozza e timida di un tempo: ricordo come se fosse ieri i brividi che mi percorrevano da capo a piedi e le gambe che ad un tratto sembravano fatte di gelatina. Il mio Tom stava per venire a casa mia, avevo paura…paura di dire o fare qualcosa di sbagliato , paura di sembrare ridicola, di dar voce a qualche stupido pettegolezzo.
Le ragazzine a quell’età sanno essere più spietate di quanto ci si possa aspettare!
                                                                      
  Decisi che volevo, dovevo essere perfetta, in quell’occasione. Beh, oddio… quasi perfetta, diciamo accettabile. Ed eccola qua: la mia scarsa autostima. Volevo disperatamente che lui mi guardasse in modo diverso, volevo piacergli!
Cosi sgattaiolai in punta di piedi in camera dei miei, quasi come se mi stessi dedicando ad una specie di missione segreta ; mi guardai velocemente intorno una volta richiusa la porta alle mie spalle, sapevo già cosa fare e dove mettere le mani: il beauty case di mamma. Ci rovistai dentro in cerca del mascara che tante volte le avevo visto mettere, sapevo come fare, anche se non l’avevo mai fatto, in pratica.                                                               
  Ero un po’ impacciata ma riuscii ad applicarne giusto un leggero velo su entrambi gli occhi…proprio come sto facendo in questo momento. Rimasi piacevolmente colpita del risultato e mi rimirai allo specchio per qualche minuto, sbattevo velocemente le palpebre e le ciglia sembravano piccoli ventagli. Per la prima volta mi sentii carina. Beata ingenuità…

Corsi in camera mia e mi cambiai velocemente, indossai quello che ritenevo fosse il mio vestito migliore, mi pettinai i capelli in modo ordinato e una volta finito feci qualche giravolta su me stessa, e stavolta sorridevo compiaciuta.
“Posso? Ehi! Come siamo carine!”  
Mi fermai di scatto e mi voltai verso la porta; mia madre era affacciata, appoggiata allo stipite, e mi sorrideva maliziosa. Arrossii violentemente e mi portai una mano tra i capelli come per smorzare l’imbarazzo.
“Non è che questo cambio di look sia dovuto al piccolo Tom?” chiese a bruciapelo.  Le guance presero letteralmente fuoco e la guardai truce.               
“Mamma! Ti prego!”
“Ok, ok! Chiedevo soltanto! Ma…hai messo il mio mascara?”
SI bloccò un attimo e strabuzzò gli occhi, osservandomi attentamente, feci per risponderle ma lei scosse la testa e riprese a parlare velocemente.
“Volevo solo dirti che Sharon e suo figlio sono già qui, sbrigati a scendere, ti aspettiamo di sotto!”
E così se ne andò e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, stavo quasi per sudare ma mi ricomposi in fretta. Non dovevo assolutamente sembrare a  disagio. Né emozionata! Non li avevo nemmeno sentiti suonare, per quanto ero concentrata a farmi “bella”.
“Vanessa, sei una stupida” Scossi la testa guardandomi un’ultima volta allo specchio e poi, con un lungo sospiro, scesi di sotto, pronta ad imbattermi nel mio uomo.
 
 
Il mio viaggio nel tempo fu interrotto quasi dolorosamente dal gracchiare del citofono, sbuffai sonoramente; avevo ancora il braccio sollevato davanti agli occhi con lo scovolino del mascara in mano, ed ero in un ritardo fottutissimo, per dirla con un francesismo.                                                                                                                   
   “Chi è?” chiesi, alzando l’apparecchio.                                                                                                                                                             
  “David e Victoria Beckham! Facci salire, scemunita!”                                                                                                            
 Alzai gli occhi al cielo e poi scossi la testa. Indovinai subito a chi appartenesse quella voce: Nicole.

Si, proprio la Nicole di undici anni prima, l’amica secolare. La mia migliore amica, sempre pronta a prendermi in giro, come in questo caso! Tuttavia, la vita non avrebbe potuto regalarmi amica migliore.                                       
Dopo il liceo, entrambe decidemmo di lasciare il Surrey (con un pizzico di malinconia) e trasferirci a Londra per dedicarci allo studio; e cosi ci siamo ritrovate insieme a condividere un modesto appartamentino a Fulham insieme al nostro migliore amico ormai da 4 anni, Edward…o, come ama specificare lui : “Solo Ed, oppure Eddie, per gli amici e le belle donzelle!”  
Mi ritrovai a ridere da sola con un’espressione da ebete dipinta in volto. Proprio come quella che avevo quel giorno di undici anni fa di cui vi parlavo prima che fossi interrotta.
 
Scesi le scale con una certa fretta e rallentai agli ultimi gradini per sembrare calma e composta.                                                  
Guardai alla mia destra: lui era li, seduto sul divano assieme a sua madre, Sharon, una bellissima donna bionda sulla trentina, sedeva in modo elegante e sorseggiava il suo te quasi con fare nobile mentre chiacchierava amabilmente con mia madre.

“Ehm…salve!” sorrisi sforzandomi di non sembrare agitata ma quello che dovette risultarne fu solo una smorfia, probabilmente. Tom voltò lo sguardo in mia direzione e sul suo viso si dipinse uno dei suoi sorrisi più belli…perché era solo ed esclusivamente per me. Fu come se in quel momento tutte le preoccupazioni del mondo fossero sparite ed esistessimo solo io e lui. Era bellissimo, i suoi occhi mi incantavano e non riuscii a distogliere lo sguardo, non sapevo nemmeno cosa dire, sentivo solo le mie mani sudaticce e le mie gambe tremare.
“Ciao!” disse, sempre sorridente.
“Ciao, cara” gli fece eco sua madre. Anche lei sfoggiò un sorriso bianchissimo e se non altro mi permise di distogliere gli occhi da suo figlio. Con la coda dell’occhio, però, notai l’aria compiaciuta di mia madre. Sapevo bene che aveva capito tutto!                                                                                                                                  
 “Vanessa, vieni a sederti, vi ho preparato i biscotti!” feci come mi aveva detto e presi posto di fronte a Tom, ma ero cosi nervosa che nemmeno feci caso al vassoio pieno di biscotti davanti a me. Mi si era chiuso lo stomaco.

 Il suono assordante e continuo del campanello mi rimbombò nella testa e mi riportò alla realtà facendomi trasalire. Mi portai una mano al cuore per il piccolo spavento e andai ad aprire, chissà da quanto avevo lasciato i miei amici ad aspettare fuori la porta!
“Ops, Ehm…ARRIVOOO! Ero sotto la doccia!” dissi mentre mi precipitavo ad aprire, a mò di scuse.
Sulla porta, mi accolsero la faccia di Nicole visibilmente perplessa e quella di Edward accigliata.
         
 “Eri sotto la doccia?! Davvero?! Credi per caso che abbiamo il quoziente intellettivo pari a quello di un concorrente del Grande Fratello?”  Esclamò lei, le braccia incrociate al petto e lo sguardo accusatorio. 
“Tu la doccia la fai senza spogliarti e senza bagnarti? Dovrò adottare anche io questo metodo!” Le fece eco Ed, canzonandomi.       
Sbuffai ed emisi una specie di grugnito di disapprovazione, poi mi spostai per farli entrare. 
“Di grazia…cosa ci fate qua? Avevamo detto che ci saremmo visti direttamente al locale o sbaglio?” chiesi inarcando un sopracciglio.                                                                                                                                                                            
 “Si, beh, cambio di programma! Ci andiamo insieme, avevamo paura che non ti ricordassi la strada…ti vuoi sbrigare?!” Edward non era certo un tipo paziente.                                                                                                                                  
 “Quanta fretta! Posso almeno prendere la mia borsa prima di uscire?” chiesi con finta dolcezza.                                              
In risposta, Nicole, che si trovava dall’altro lato della stanza, afferrò l’oggetto in questione e me lo lanciò senza preoccuparsi  di stare troppo attenta. Lo afferrai per un pelo, barcollando leggermente.                                            
“Tieni, Mary Poppins! Andiamo, su!”
“Ehi! Un po’  di gentilezza, è il mio compleanno accidenti!”
 
Durante tutto il tragitto in macchina, Ed e Nicole non fecero altro che lamentarsi di quanto fosse tardi, e soltanto per colpa mia, ovviamente!
“Sapete, studi recenti hanno dimostrato che i ritardatari sono più intelli…” provai a difendermi, ma venni zittita dal mio amico con un cenno della mano. 
“Eccoci qua! Siamo arrivati!”
Il locale era il Greenwich Pub, uno dei nostri preferiti da quando ci eravamo trasferiti a Londra. Un tipico Pub inglese, semplice eppure con quell’atmosfera quasi magica. Era quasi una tradizione ormai passare il compleanno li.  Scendemmo dalla macchina particolarmente euforici, essendo giugno, l’aria era piacevolmente fresca e il cielo buio era limpido.
“Vi avverto: ho intenzione di ubriacarmi come una spugna! YUHUUU!” Urlo mentre attraversiamo la strada.
“Sicura di non esserlo già?” Mi prende in giro Nicole. In risposta le faccio una pernacchia e tutti e tre scoppiamo a ridere.   Varchiamo la soglia del locale, le luci sono stranamente soffuse, indugio un attimo sull’uscio, Sento Eddie spingermi leggermente verso l’interno. D’un tratto, la sala si illumina e sento tutti gridare “SORPREEEESAAA!” , mi guardo intorno sbalordita, mi hanno organizzato una festa a sorpresa!

“Oh mio Dio! Grazie ragazzi!” Abbraccio i miei amici, che ricambiano, felici. Riconosco tutti: Ci sono alcuni colleghi del lavoro, alcuni amici di vecchia data, i genitori di Nicole e…I miei genitori! Tutti si affollano su di me per baciarmi ed abbracciarmi e mi ritrovo sommersa da una pioggia di auguri.
“Mamma, papà! Sono cosi felice che siate qui!” li abbraccio forte.
“Auguri, tesoro!”  Mio padre mi porge una busta, una comunissima busta da lettere, a prima vista. La prendo.                              
“E questa? Cos’è?” chiedo.
“Aprila” dice semplicemente mia madre. 

Cosi la apro, incuriosita. Dentro ci trovo un coupon che mi offre un’intera settimana al Ramada Hotel di Londra, uno degli alberghi più lussuosi della città, con accesso completo a tutti i servizi offerti. Centro estetico compreso. Resto letteralmente a bocca aperta, incredula. Fisso prima la busta, poi loro, poi di nuovo la busta.

“Oh mio Dioooo! Siete fantastici! Vi adoro! Grazie, grazie, grazie!” Li bacio e poi mi metto a saltellare come una bambina che ha appena ricevuto un pony.                                                                                                       
             
 “E’  per due, puoi andarci con Nicole” Aggiunge entusiasta mia madre. Sono al settimo cielo.
La festa procede a gonfie vele, tutti si divertono, c’è la musica giusta, il Dj è veramente bravo e, cosa più importante, FIUMI di birra! Non avrei potuto chiedere di meglio!  Ad un tratto si uniscono a noi anche alcuni tizi che non ho mai visto prima ma sono troppo brilla per rendermene conto!  Poi, dopo un paio di lenti con gli ennesimi sconosciuti , mi allontano per andare al bagno. 
Mi guardo allo specchio: sono orribile! Ho i capelli arruffati per il sudore, le guance sono due chiazze rosse e mi gira un po’ la testa.  Mi tampono dell’acqua fresca sul viso e poi decido di ritornare in sala ma proprio mentre esco, un leggero capogiro mi costringe ad appoggiarmi al muro. Devo smetterla di esagerare con la birra…

“Ehi, stai bene?” Una mano si poggia sulla mia spalla e la voce che sento ha un non so che di familiare…molto familiare. Mi giro, stordita. Faccio per dire che sto bene, che sono solo un po’ brilla, ma la voce mi muore in gola. No. Non è possibile. Un paio di occhi grigi come il ghiaccio mi stanno fissando con la stessa aria sbigottita...non li vedevo da ben 4 anni. Non ho più dubbi.    
                                                                       
“Vanessa…” Lo sento mormorare, quasi come se non credesse ai suoi occhi.
E’ ancora bello come lo ricordavo, forse anche di più.
“Tom”  
  
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