La poesia è il cantico delle creature ferite, delle anime che urlano in
silenzio parole arcane e perdute, lucciole senza più una stella a guidare i loro
passi, una rondine che ha smarrito la via dei venti in un viaggio
incredibile.
Chi mi ha rubato i sentimenti?
Dove li hanno
rinchiusi?
Sono una minuscola cavia, distrutta dai continui esperimenti e ora
che cerco di sembrare normale non mi riesce…
Chi mi ha vietato di essere me
stessa?
Ed espongo domande, senza che io stessa abbia le risposte.
Il
mondo mi ha punito per qualche crimine che credo di non aver commesso…una strage
di vittime senza volto, opache sculture di carta.
Il chiarore del sole si è
spento nelle acque putride della vita…non ha più voglia di lottare contro ciò
che non si può sconfiggere….non se la sente di illuminare ancora la mia
esistenza.
Ed ancora rimango immobile sul mio cavallo di pietra, il catrame
si stringe contro la mia gola per non farmi pronunziar parole.
Le mie catene
di cemento si stendono al di sotto della terra fredda, ed i corpi immobili delle
domande si ammassano, feroci, contro di me, mentre tendo la speranza al cielo di
piombo.
Ed infine chino la testa, schiacciata dalle mie stesse domande, che
opprimono i miei sensi appannati. E' un sollevarsi di maree e ricordi che cadono
in una voragine di cadaveri putrefatti dall'acido di mille parole.
Le voci
nel vento gridano vendetta e cerco vanamente di scacciarle dalla mia testa,
mentre l'oblio tesse la sue trame attorno ai miei polsi. E si stringono i fili
metallici contro le vene…recidono in silenzio con un sorriso maligno.
E
vorrei che tu fossi con me…vorrei che vedessi davvero la morte nei miei
occhi..desidero che il tuo cuore davvero possa capire cos'è la solitudine e lo
strazio…