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Autore: Tina77    07/04/2014    2 recensioni
"Forse lo sto fissando da un po', perché lui mi guarda per qualche secondo con aria interrogativa, finché io non scuoto lievemente la testa, le guance imporporate. Lui mi sorride dolcemente, e questo sorriso mi riporta a quello che sembra un secolo fa, dopo la parata dei nostri primi giochi. E come quella volta, mi alzo leggermente sulle punte dei piedi e gli do un piccolo bacio sulla guancia, sussurrando -Grazie per i fiori, Peeta.-, con gli occhi lucidi."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5. Sei mesi dopo... 

 

Dal nostro ultimo scambio in cucina non ci sono stati altri baci. Se devo essere sincera, non li ho mai desiderati tanto quanto in queste settimane, ma ho paura di infrangere una sorta di equilibrio che si è venuto a creare tra noi, così aspetto che sia lui a prendere l'iniziativa. Va detto che i miglioramenti sono stati così straordinari che a volte dimentico tutto quello che ha passato. Di colpo vengo gettata di nuovo nella realtà quando, alla sera, si cambia per venire a dormire e vedo i segni delle bruciature sul suo corpo. Lui sembra essersi accorto del disagio che provo di fronte alle mie cicatrici e così, con una scusa o l'altra, fa sempre in modo di trovarsi in un altra stanza quando sono io a dovermi preparare per la notte. Per quanto riguarda gli incubi, ormai sono sicura che non se ne andranno mai. Ci sono notti in cui niente interrompe il mio riposo, ma sono relativamente poche se confrontate con le altre. Ma Peeta è sempre al mio fianco. Mi addormento protetta dal suo calore e sono poche le mattine in cui lui non è ancora al mio fianco ma si è alzato per preparare la colazione.

Nelle ultime settimane tutto è trascorso molto tranquillamente. Le giornate si susseguono serene, tra caccia e ricordi. Io e Peeta abbiamo iniziato a scrivere il nostro libro una settimana dopo la mia telefonata al Dottor Aurelius. Come sempre a Capitol non sanno darsi una misura: ci sono stati recapitati non meno di mille fogli e una confezione di 30 penne. Come se volessimo scrivere un romanzo e non un diario! Ci siamo gettati in questo progetto con grande entusiasmo. All'inizio però è stato molto difficile. Più cercavamo di trovare memorie felici, più i momenti cupi si facevano sentire in tutta la loro pesantezza. I primi pomeriggi quindi non abbiamo scritto nulla. Siamo rimasti semplicemente in silenzio, abbracciati, per sconfiggere insieme gli incubi. Peeta sta lentamente tornando quello di sempre: cucina e mi sta vicino, proprio come durante il nostro Tour di un anno fa. Da qualche tempo poi ha iniziato a lavorare seriamente al progetto di riaprire la panetteria del padre. Per lo più passa il tempo a disegnare quello che vorrebbe. Ma ancora non ha avuto il coraggio di andare direttamente sul posto a dare un'occhiata ai danni effettivamente subiti dai locali durante il bombardamento.

Quando gli ho propongo di accompagnarlo lui scuote la testa tristemente, mormorando -No, Katniss. Sarebbe troppo pericoloso se tu venissi con me, e comunque ancora non me la sento di andare.-. Non mi interrogo più di tanto sul suo rifiuto alla mia presenza, pensando lui si rifersica a pericoli ti tipo strutturale, che lui stia cercando di proteggermi da possibili cedimenti di quanto resta del panificio. Poi capisco, e una stretta al cuore mi blocca per alcuni secondi. Ha paura di farmi del male lui stesso, che la tortura infertagli da Snow possa avere il sopravvento sul suo amore per me. Lui deve accorgersene perché mi dice -Ma se davvero ci tieni...vedremo, Katniss, vedremo...-. Sorrido come una sciocca alle sue parole e lui mi lascia un breve bacio sulla tempia. Mi saluta per tornare nella sua vecchia casa al Villaggio. Ormai ci va solo per dipingere, dato che passa la maggior parte del suo tempo con me. Solitamente approfitto di questi momenti per tornare nei boschi. Ogni volta mi stupisco dell'effetto che la natura ha su di me. Quando caccio non esiste altro, solo il fruscio degli animali tra le foglie e il lento scorrere dell'acqua nei ruscelli. A volte non tento nemmeno di cacciare, mi limito a sedermi su un ramo basso e a cantare, finchè le Ghiandaie non iniziano a riprodurre la mia voce alterandola e trasformandola nella più soave delle melodie. Ed è proprio quello che sto facendo oggi, quando sento dei passi alle mie spalle. Immediatamente i miei sensi si fanno più vigili e io scatto, voltandomi. Peeta mi sta cercando, non deve avermi vista. Però deve essersi accorto del canto degli uccelli quindi sa che sono qui nei dintorni. Aspetto che si avvicini di più prima di rispondere in un sussurro alla sua chiamata. Semplicemente non volevo che la melodia si interrompesse. Alza lo sguardo verso la mia posizione e mi sorride. Tende le braccia verso di me, per invitarmi a scendere. Di rimando, gli dico -Prendimi!-. Prima che lui possa pensare troppo alle conseguenze di un gesto che, so per certo, lui reputa inutilmente pericoloso, mi sporgo e mi lascio scivolare a terra. Peeta mi afferra saldamente, ma poi perde l'equilibrio e cade all'indietro. Ridendo, restiamo sdraiati a terra, io sopra di lui. Sbalzata indietro di quasi due anni, impulsivamente lo bacio. Ed ecco che i buoni propositi di aspettarlo e dargli tempo sono svaniti in due secondi. Lui risponde con intusiasmo, tenendomi stretta e facendo scorrere le sue mani sulla mia schiena e portandole poi ad incornicirmi il viso. Mi guarda così intensamente da non farmi capire più niente. Sento dentro di me una strana sensazione e desidero solo continuare a baciarlo. Come in un sogno lontano gli dico – Vorrei fermare il tempo e vivere così per sempre.- Lui al ricordo ride, ma poi, dopo un altro lungo bacio mi risponde -Io non vado da nessuna parte senza di te. Adesso però dobbiamo tornare a casa, Haymitch vuole vederci.-. Sbuffo, spazientita, perché non mi sarei voluta staccare dalle sue labbra, ma poi lo seguo, lasciando che i miei passi si adeguino al suo ritmo.

Non appena il nostro mentore ci vede entrare esclama -Era ora! Stavo cominciando a pensare che vi foste rintanati in qualche parte del bosco per...-. -Piantala, Haymitch!-. Sbotto, irritata. Lui sogghigna. Faccio strada verso il salotto e ci sediamo, lui sulla poltrona, io e Peeta uno di fianco all'altra sul divano. -Allora, qual è il motivo di tutta questa fretta?-. -Calma, calma, dolcezza! Sempre questi modi burberi...Peeta non ti ha insegnato niente?-. Metto il broncio e decido di non partecipare a questa conversazione assurda a meno che io non venga espressamente interpellata. Peeta invita Haymitch a continuare. E questo è quello che ci dice: la Paylor vuole incontrarci. Inoltre ci sarà un'intervista in diretta nazionale allo scopo di rassicurare il popolo e far vedere che noi due siamo riusciti a ricostruirci una vita nonostante tutto. I miei buoni propositi vanno in fumo, mentre mi alzo in piedi di scatto gridando -No! Non ho intenzione di essere usata un'altra volta...-. Il panico nella mia voce è percepibile. Peeta non dice nulla, si limita a piazzarsi di fronte a me e a prendermi il volto tra le mani. Incolla i suoi occhi ai miei e pian piano sento la disperazione dileguarsi, svanire in piccoli sbuffi come la nebbia velenosa dell'Arena. -Haymitch, quello che dice Katniss è verissimo. Finché si trattava degli Hunger Games e della Rivoluzione le interviste avevano un senso. Ma adesso sono passati molti mesi, non vedo come potremmo avere ancora una qualche influenza.- -Te lo spiego io, ragazzo. A quanto pare il caro dottor Aurelius ha parlato del vostro libro. Questa iniziativa è stata vista così positivamente che Plutarch ha convinto la presidente a farvi chiamare per parlarne davanti a tutto Panem.-. Appunto mentalmente di non rispondere al telefono per i prossimi dieci anni. No. Non posso rivivere tutto questo davanti al Paese. A mia madre, che mi ha abbandonata. A Gale, che ha dedicato e sta dedicando tutt'ora tutta la sua vita alla rivoluzione e alla ricostruzione. Non posso. Ma Peeta sta dicendo ad Haymitch che ci penseremo. La sua voce mi ricorda che non sono da sola. E se lui è con me forse ce la posso fare. Quello che continuo a ripetermi è che è troppo presto. Non sono pronta a condividere con il resto del mondo le mie paure, le mie sofferenze e i ricordi più dolorosi. E più di ogni altra cosa non voglio che loro sappiano dei momenti più belli, che vivono nel mio cuore e che per voglio condividere solo con Peeta, al massimo con Haymitch.

Siamo a letto quando lo faccio partecipe dei miei pensieri. -Non credere che io ne abbia tanta voglia, Katniss.- con la testa appoggiata sul suo petto non lo vedo in volto, ma sento chiaro il battito accelerato del suo cuore e percepisco il tono duro della sua voce. -E allora perché hai detto ad Haymitch che ci avremmo pensato?- -Perché se tutta questa storia non avesse coinvolto noi, se al posto nostro ci fossero state altre due persone, probabilmente vedere i loro miglioramenti, essere partecipi della loro quotidianità, mi avrebbe tranquillizzato e invogliato ad andare avanti.-. Non può pensarlo veramente. - E la fatica che abbiamo fatto noi fino ad adesso? Nessuno ci ha aiutati.- -Non direi, Katniss. Fermati un minuto a pensare a quello che Plutarch e Aurelius hanno fatto per noi.- faccio come mi suggerisce. Si sono serviti di me per la Rivoluzione, è vero. Ma poi sono riusciti a farmi assolvere nel processo a mio carico per aver trafitto il cuore della Coin. Mi hanno rispedito nel Dodici e hanno mandato Haymitch e Sae perché mi stessero vicino. Hanno fatto tornare a casa Peeta e mi hanno mandato un blocco di fogli per scirvere il libro. Questi sono stati indubbiamente degli aiuti notevoli. Ma per Peeta cos'hanno fatto? -Perchè hai detto “noi”? Per te non hanno fatto niente.-. Mi solleva il viso così che io possa guardarlo negli occhi mentre mi dice- Ti hanno salvata, Katniss. Mi hanno dato un motivo per continuare a lottare e a vivere.-. -No. Sei tu che mi hai salvata, Peeta, quel giorno. Sempre.-. Le emozioni mi travolgono e ancora una volta mi ritrovo a baciarlo. E questi baci sono così simili a quelli sulla spiaggia...mi sembra quasi di sentire sulla pelle i granelli di sabbia, l'odore della salsedine sul collo di Peeta. Questa volta niente ci interrompe, nemmeno l'albero del fulmine. Restiamo abbracciati per quelle che sembrano ore. Porto le mani tra i suoi ricci e mi blocco di colpo quando lui inverte le nostre posizioni e si mette sopra di me. Non c'è bisogno che io dica niente, lui conosce il mio corpo meglio di me. Si rialza e scivola al mio fianco, dandomi in ultimo bacio sulla tempia e augurandomi la buonanotte.  

  
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