LA BURATTINAIA
PROLOGO
15 maggio 2002
La campagna del Wiltshire quella mattina di metà maggio appariva più bella che mai. Il tremendo acquazzone del giorno precedente aveva lasciato il posto a un cielo limpido e sereno, ma l’aria era fresca e dappertutto si avvertiva ancora l’odore della terra bagnata. Un vento fresco e piacevole muoveva le fronde rigogliose degli alberi, dando vita a una serie di lontani sussurri simili a lamenti. Tra quella pianure verdeggianti si ergeva però un maniero abbandonato, vecchio, un contrasto che stonava decisamente con la bellezza di quel luogo.
Era una villa molto
grande, dalle pareti grigiastre e sporche. Un giardino dove le erbacce avevano
sopraffatto i fiori un tempo rigogliosi e curati circondava la casa, e dell’edera
si era arrampicata su buona parte della facciata principale. Resti di statue in
pezzi erano sparsi qua e là sull’erba, e una fontana senza ormai più acqua era
posta in un angolo del giardino.
Molte delle finestre
dell’immensa villa erano sbarrate, ma alcune erano ancora aperte. Il legno del
pesante portone in quercia dell’ingresso era vecchio e quasi marcito, e alcuni
dei gradini che conducevano al portone erano spaccati in più parti.
Un ragazzo –
ventidue anni, non di più – stava immobile di fronte al cancello dell’ingresso,
osservando da lontano quel maniero abbandonato che nascondeva però le tracce di
una grande bellezza.
Con un dito, il
giovane si sistemò meglio gli occhiali dalle lenti tonde sul naso, osservando
con sguardo triste e un po’ nostalgico quell’immenso maniero.
Possibile che quello
fosse Malfoy Manor?
Continuò a chiederselo per molti minuti, fino a quando non sentì un rumore dietro di sé. Subito si voltò, osservando un uomo di mezza età, non molto alto e smilzo, con un viso lungo e stanco. Il nuovo venuto lo salutò con un cenno del capo non appena arrivò ad appena un metro da lui.
«Signor Potter.»
«Signor Scrimgeour.»
Rufus Scrimgeour,
l’ex Ministro della Magia che era tornato al suo vecchio lavoro di Capo degli
Auror, raggiunse il ragazzo, stringendogli la mano.
Harry Potter, Auror
da ormai tre anni, ricambiò la stretta del mago, salda e sicura.
I due uomini fecero
alcuni passi, arrivando a toccare le sbarre del cancello cigolante.
«E’ aperto» annunciò
Scrimgeour. «Direi che possiamo entrare; tanto ormai qui non vi abita più
nessuno.»
Harry annuì,
seguendo l’altro mago. Si incamminarono nel viale, facendosi strada tra le
erbacce e spostando con i piedi alcuni ciottoli. Scrimgeour imprecò a bassa
voce quando il suo piede andò a finire dritto in una pozzanghera, unico segno
della tremenda pioggia di quella notte.
L’ex Ministro della
Magia alzò poi lo sguardo sul Maniero, scuotendo la testa. Harry, accanto a
lui, rimase in silenzio.
«Chi l’avrebbe mai
immaginato… Malfoy Manor ridotto in un simile stato» sospirò.
«Non credo che
nessuno l’avrebbe mai creduto possibile, specialmente data la bizzarra
situazione» disse Harry.
«Già» annuì
Scrimgeour. «Dopo quasi due anni non riesco ancora a farmene una ragione.»
«Comprensibile»
rispose Harry. «Non c’è una spiegazione logica per tutto questo: in una sola
notte, Malfoy Manor ha raggiunto l’aspetto di una villa vecchia, abbandonata da
anni. Un mistero inspiegabile, visto che fino alla sera precedente qui si era
tenuta una festa.»
«Una festa mai
conclusa, signor Potter» lo interruppe il mago. «Di tutti quelli che sono
entrati a Malfoy Manor quella notte, nessuno è più uscito. Nessuno»
precisò, spostando gli occhi scuri sul giovane mago accanto a lui. «Un mistero
inspiegabile, non crede, signor Potter?»
«Certamente» rispose
Harry, che conosceva quella storia a memoria. «Ma adesso andiamo, anche se non
vedo l’utilità di recarsi nuovamente in questo posto.»
I due maghi
continuarono ad avanzare, attraversando il viale reso quasi impraticabile
dall’erba incolta. Con gli sguardi fissi su Malfoy Manor, ebbero modo di notare
come, stranamente, nonostante si avvicinassero sempre più alla villa questa
appariva sempre lontana, distante. Un’impressione, ovviamente, dettata dalle
dicerie che da alcuni anni a quella parte giravano su quella villa che un tempo
molti avevano invidiato, tanto era bella ed elegante. Adesso, invece, erano
solo alcune mura sporche e vecchie.
Giunti a un certo
punto del sentiero, Scrimgeour si fece avanti.
«Dovrebbe essere più
o meno da queste parti, se ricordo bene» mormorò, avanzando con passo più
cauto; Harry, invece, si fermò del tutto. Il capo degli Auror allungò una mano
davanti a sé, quasi come volesse tastare l’aria, continuò a protendere il
braccio, esitando un po’, e alla fine la sua mano dovette fermarsi, ostacolata
da un muro invisibile. Fu come se la mano si fosse appena appoggiata a una
parete. Eppure, di fronte al mago, c’era solo aria.
«Eccola qua» disse,
ritraendo il braccio. «La barriera invisibile che impedisce a chiunque di avvicinare
il maniero.»
«E che impedisce a
chiunque di uscirne» continuò Harry, ma Scrimgeour gli rivolse solo un’occhiata
quasi esasperata.
«Non c’è nessuno là
dentro, Potter.»
Harry non disse
niente, sapendo che sarebbe stata solo un’inutile perdita di tempo.
«Mi chiedo cosa
possa significare tutto questo» sussurrò Scrimgeour. «Ragioniamo: la stessa
sera in cui a Malfoy Manor viene data una festa alla quale prendono parte maghi
tra i più importanti della società qualcuno fa un incantesimo alla villa. La
mattina successiva il maniero non è più lo stesso: gli alberi si sono seccati,
l’erba è cresciuta, e la villa sembra abbandonata da anni e anni, ma tutti
sappiamo che invece era al massimo della propria bellezza fino a una sera
prima.»
«Una cinquantina di
persone sono state invitate a quella festa» continuò Harry. «E di loro non se
ne è saputo più niente. Scomparsi nel nulla, volatilizzati» disse facendo
scorrere gli occhi verde chiaro su quelle pareti grigie.
«Davvero un bel
mistero» osservò l’ex Ministro.
«E’ una tragedia,
non un mistero.»
«Signor Potter» gli
disse Scrimgeour, facendo schioccare la lingua. «Comprendo benissimo che per
lei in particolare debba essere stato terribile. Per tutti noi lo è stato,
naturalmente, ma immagino che queste improvvise scomparse le abbiano portato un
dolore inimmaginabile. Perdere così una persona così cara… » sospirò,
socchiudendo gli occhi. «Che sciagurata sorte, povera ragazza.»
«Sì» Harry annuì
senza troppa convinzione. Parole vuote, quelle di Rufus Scrimgeour. Gli dispiaceva,
sì, ma era un dispiacere distaccato, lontano. Scrimgeour non poteva soffrire
come lui. Non poteva aver provato la stessa disperazione alla notizia di un
paio di anni prima.
«Quello che io non
mi spiego» riprese il più anziano dei due. «E’ il perché di questa barriera. A
che scopo porre un ostacolo del genere quando ormai la villa è solo un ammasso
di pietre? Non c’è più nessuno lì, non si sa che fine abbiano fatto tutti i
presenti a quella festa, perché proteggere delle mura vuote?»
«Io… io non ne ho idea.
Ci abbiamo riflettuto tanto, ma è praticamente impossibile venire a capo della
verità. Alcuni ipotizzano che abbiamo semplicemente a che fare con un pazzo
esibizionista.»
«E lo crede anche
lei, signor Potter?»
«No, naturalmente»
rispose subito Harry. «Lo sa cosa penso io di questa storia.»
Scrimgeour annuì.
«Si, Kingsley mi ha
raccontato delle sue infondate teorie.»
«Non sono
infondate!» si scaldò subito Harry. Teneva molto alla questione e detestava che
qualcuno gli dicesse di essere nel torto ancor prima che avesse esposto le sue
motivazioni.
«Sì, certo, certo»
fece Scrimgeour con aria di sufficienza. «So cosa pensa. Lei crede che sia
stata la signora Malfoy a provocare tutto questo, dico bene?»
«La signora Malfoy»
Harry fece una smorfia. «Hermione era l’unica che poteva desiderare una
cosa simile.»
«Io trovo invece che
la signorina Granger fosse l’unica che non potesse desiderare una cosa del
genere. Come potrebbe essere il colpevole se è lei stessa una delle vittime?»
«Non lo so, ma… si
ricorda dello specchio? Quello che usavamo io e Hermione per comunicare mentre
lei era prigioniera a Malfoy Manor.»
«Certo che me lo
ricordo. Se non sbaglio è proprio tramite questo che la signorina Granger ci ha
avvertiti del suo folle piano, il giorno dopo essere stata catturata durante
quell’attacco dei Mangiamorte a Londra, quando ci ha comunicato di voler
rimanere ancora a Malfoy Manor per poter scoprire alcune informazioni in più
riguardanti i Mangiamorte.»
«Esatto» confermò
Harry. «Io e Hermione avevamo due specchi collegati da un incantesimo, e con
questo potevamo parlare e vederci. E alcuni mesi fa…»
«…e alcuni mesi fa
le è sembrato di vedere la signorina Granger nello specchio, sì, Kingsley mi ha
parlato anche di questo.»
Harry inarcò
minacciosamente le sopracciglia, sforzandosi di non rispondere. A lui non era sembrato
di vedere Hermione; ne era certo.
Anche tra cinquanta
paia di occhi della stessa sfumatura di colore di quella della sua amica, Harry
sarebbe stato in grado di riconoscere quelli di Hermione. E lui, quel
pomeriggio di alcuni mesi fa, aveva scorto per un istante un baglio dorato nel
suo specchio.
Questo per lui
poteva significare una cosa soltanto: Hermione era viva. Forse era tenuta
prigioniera, forse per qualche altro motivo non poteva parlare con lui, ma lei
era viva. Doveva esserlo.
Scrimgeour non
sembrava d’accordo. Diceva che era soltanto una sua reazione al dolore per
quella terribile perdita che gli faceva credere di vedere Hermione nello
specchio, perché non aveva ancora accettato la notizia.
Ma non era vero. Per
quanto triste fosse, Harry era stato costretto ad arrendersi all’idea che
Hermione fosse morta, ma da quando l’aveva vista nello specchio una nuova e
prepotente speranza lo aveva invaso.
«In ogni caso»
disse Scrimgeour. «Ci sono almeno un altro paio di persone delle quali
sospetterei.»
«Daphne Greengrass e Theodore Nott,
intende?» fece Harry. «Sì, ci avevo pensato. Ma entrambi sono
stati più volte sottoposti a degli interrogatori, e da tutti è risultata la
loro innocenza.»
«Questo è vero, ma
lei non trova strano che Nott e la Greengrass nonostante soggiornassero da più
di un anno a Malfoy Manor non fossero presenti proprio per un avvenimento come
quello?»
«Sì, è strano, ma
non capisco che cosa avrebbe potuto spingerli a compiere un gesto simile.
Dopotutto erano amici di Draco Malfoy.»
«Se è per questo
Hermione era sua moglie, eppure lei sospetta ugualmente che sia stata lei a
causare tutto questo.»
«Ma per lei è
diverso!» sbottò Harry. «Lei odiava Malfoy!»
«Eppure lo ha
sposato» ribatté Scrimgeour. «Come la signorina Granger stessa ci ha
raccontato, una volta catturata dai Mangiamorte è stata portata a Malfoy Manor,
dove allora abitava, ovviamente, anche il signor Malfoy. In un anno solo si è
innamorata di lui, ha detto, e alla fine lui l’ha lasciata andare e una volta
tornata Hermione ha mentito dicendo di essere stata per tutto quel tempo nella
villa degli Avery, che come sappiamo è disabitata da tempo. Poi è tornata a
vivere a Malfoy Manor, e poco tempo dopo lei e Draco Malfoy si sono sposati.»
«Lo so» sbottò
scontrosamente Harry.
«Vorrebbe allora
dire che la signorina Granger ha sposato il signor Malfoy solo per poterlo
tenere meglio sott’occhio e ingannarlo nel momento più opportuno? In fin dei
conti Draco Malfoy collaborava coi Mangiamorte.»
«Sì» convenne Harry.
«Ma non so se Hermione potesse essere in grado di fare una cosa del genere. Non
era una persona che sfruttava in questo modo i sentimenti degli altri, e poco
importa se stiamo parlando di Malfoy. E poi quando è tornata e mi ha detto di
essersi innamorata di lui sembrava così sincera… non mi è parso che stesse
mentendo.»
«Allora potrebbe
essere stato Malfoy a raggirare lei» propose il mago.
«Beh, questo è gia
più probabile.»
Guardando un ultima
volta quel maniero che nascondeva chissà quali segreti, Harry e Scrimgeour si
voltarono e ripresero a camminare verso il cancello, attraversando lo stesso
viale coperto di erbacce.
«Piuttosto è un
altro il particolare che mi incuriosisce» meditò ad alta voce Harry, mentre
camminava.
«E sarebbe?» domandò
Scrimgeour aggrottando la fronte.
«So che è stata
Hermione a organizzare la festa di quella sera.»
Scrimgeour sembrava
confuso.
«E con ciò?»
«Hermione odiava le
feste» spiegò il ragazzo con un mezzo sorriso, pensando probabilmente ad alcuni
vecchi ricordi. «Figurarsi se avrebbe mai voluto organizzarne una!»
«E’ probabile che
abbia cambiato idea» osservò il mago, che non trovava quella rivelazione degna
di nota. «Io invece mi chiedo come mai nessuno si sia opposto al loro
matrimonio. Conoscevo di persona Narcissa Malfoy, e le assicuro che avrebbe
fatto di tutto perché suo figlio non sposasse una come Hermione che, con tutto
rispetto, era una Mezzosangue. Si sarebbe opposta con tutta se stessa a
un’unione del genere.»
«Hermione mi ha
spiegato che Malfoy è riuscito a convincere tutti a fidarsi di lei.»
«A fidarsi di lei?»
ripeté Scrimgeour ridendo sguaiatamente. «Potter, Hermione Granger era
un’Auror, è stata lei stessa a condannare alcuni Mangiamorte. Ammesso che
Malfoy fosse davvero innamorato di lei, come credi che possa aver convinto sua
madre o sua zia, che nonostante fosse ricercata gli era spesso vicina, ad
accettare la signorina Granger come membro della famiglia?»
Harry tacque, non
sapendo come ribattere. Era vero, ma lui si rifiutava di credere che Hermione
si fosse fatta ingannare da Malfoy o che potesse essere stata lei a ingannare
lui. Non si fidava di Malfoy, ma nei confronti della sua amica nutriva una
fiducia profonda. Lei sapeva sempre quel che faceva, non si sarebbe lasciata prendere
in giro tanto facilmente da Malfoy o da chiunque altro.
«Il punto è» riprese Scrimgeour,
fissando Harry negli occhi «che di questa storia sappiamo troppo poco per
conoscere la verità. Non abbiamo la minima idea di quali fossero né il
colpevole, né il suo movente, né il suo obiettivo. Sembra che in una notte
soltanto Malfoy Manor sia diventata come se per anni e anni fosse stata
abbandonata, e un muro invisibile impedisce a chiunque di avvicinarvisi. Una
cinquantina di persone, Draco, Narcissa e Hermione Malfoy compresi, si
trovavano lì per una festa che Hermione stessa aveva organizzato e alla quale
erano stati invitati moltissimi maghi, quasi tutti uomini importanti e
influenti. Di loro non se n’è saputo più niente. Cinquantasette persone erano presenti
a Malfoy Manor quella sera, ma non una di loro è tornata, né viva né morta.»
Camminarono fino a raggiungere i
cancelli in ferro, poi si voltarono nuovamente verso quella villa in rovina. A
ben pensarci, quella mattina di maggio non era poi così bella.
«Sono
convinto che questo diventerà uno di quei misteri irrisolti del quale la gente
parlerà per molto tempo senza venire mai a capo della verità» disse l’ex
Ministro con un sospiro. «Una leggenda metropolitana, una delle tante che i
ragazzini amano raccontarsi durante le sere d’estate nei vicoli delle strade o
di inverno al caldo delle loro case, aggiungendo particolari assurdi per il
semplice gusto di rendere tutto ancora più intricato e complesso di quanto già
non sia.»
«Lo scenario è perfetto» convenne
Harry. «Adesso Malfoy Manor ha tutta l’aria di una casa infestata dagli
spiriti. Come la Stamberga Strillante.»
Nonostante la drammaticità della
cosa, Scrimgeour ridacchiò.
«Osservi bene questa casa,
signor Potter, perché da adesso in poi ne sentirà parlare molto spesso. E,
chissà, se mai avrà dei figli magari un giorno potrà essere proprio dalle
bocche di uno di loro che sentirà narrare questa storia.»
«La villa fantasma e il ballo
degli spettri» mormorò Harry. «E l’irrisolvibile mistero di come tutti gli
invitati a quella festa non siano mai tornati.»
I due maghi voltarono le spalle
a quel maniero le cui mura nascondevano terribili segreti. Ma nessuno di loro
si accorse che, proprio mentre un flebile pop risuonava leggero nella
valle, un volto triste e stanco aveva fatto capolino da una delle poche
finestre aperte. Ci fu un frusciare d’azzurro, e il volto sparì.