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Autore: niallsblue    07/04/2014    0 recensioni
Questa storia non è come le altre.
Nessuna fan che incontra il suo idolo.
Nessun liceo dove il bullo si innamora della sfigata di turno.
Questa storia è ambientata nella Seconda Guerra Mondiale. Harry è stato deportato pochi mesi, dopo l'inizio della guerra. Niall è stato promosso tenente dopo le sue eroiche imprese in trincea.
Genere: Drammatico, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Correva.

Correva velocissimo per i campi dietro la loro tenuta di campagna: i prati verdi, gli alberi rigogliosi sfrecciavano a lato come macchie non identificate. Era veloce, il più veloce di tutti. Nessuno riusciva a batterlo nelle gare di atletica al campus, forse perché la Polonia non aveva grandissimi atleti o forse perché era davvero eccezionale, lui.

E correva, scappava magari, ma prima o poi lo avrebbero preso, ne era sicuro. Non si poteva allontanare da un'ombra, da un passato, da un giudizio.

Si accasciò sotto un albero, il fiato corto, i polmoni che bruciavano, la testa che girava, le immagini sfuocate dai contorni indefiniti. Strinse forte gli occhi verdi, appoggiò la testa riccioluta al tronco dell'albero e scoppiò in una risata sincera, completamente fuori luogo in tempo di guerra.


 
Non correva più, ormai. Era seduto, da ore, su del pagliericcio lurido, in una stanza metallica, ma non era solo. C'erano persone impaurite, sconvolte, spaesate, alcuni singhiozzi riuscivano a scuoterlo come degli spari, nel silenzio di quel vagone. Solo le rotaie sotto di lui sferragliavano sempre più lentamente, gli ricordarono che non era un sogno. Era sicuro che il suo viaggio, non era stato lungo come quello di alcuni dei presenti, corrosi dalla fame e dal terrore.

Lo fecero scendere, l'istinto di correre era riapparso improvvisamente, appena il fetore del treno e la sensazione di nausea erano scomparsi, lo divisero dalla madre: la donna dai capelli bruni e gli occhi dolci piangeva e prometteva di ritornare, ma quella promessa lasciava l'amaro in bocca tanto sapeva di bugia.

Soldati, una fila interminabile di soldati lo esaminava con durezza, solo quello riusciva a vedere, durezza, cattiveria, crudeltà e una voglia matta, già proprio così perché non poteva essere altro che pazzia quella che bruciava le loro anime così intensamente, di uccidere.


 
Scappare, questo voleva gli fosse concesso. Una via di fuga, un punto debole della loro recinzione elettrificata e invece stava avvenendo il peggiore dei suoi incubi: in tedesco, gli uomini in uniforme imprecavano, lo intimavano di togliere i suoi vestiti, radersi i suoi "riccioli d'oro", pensò alla madre e hai suoi capelli lunghi, leggeri come la seta, senza di essi era ancora bellissima, ma quanto avrebbe pianto, il suo volto gentile sfigurato in modo così barbaro.

Si vestì di una divisa, bianca e azzurra, sporca, troppo grande persino per lui che era un ragazzo alto e robusto, la pezza con il numero 348670 era scucito ai lati, come se chi l'avesse messa prima di lui, avesse tentato di strapparsela esausto di vedere la sua origine, il suo nome, la sua famiglia, il suo lavoro nascosti, offuscati da uno stupido codice.

Chissà se lo avrebbero lasciato correre.


 
Harry riaprì gli occhi. Era ancora ad Auschwitz, ma il paesaggio, no, non era quello di casa. Gli alberi, le distese interminabili di verde avevano lasciato spazio ad una radura grigia, spoglia, pregna di urla, dolore, sofferenze.

Fin dove si spingeva il suo sguardo, lì, dalla sua baracca malconcia, non riusciva a vedere che male e ignoranza e alte recinzioni come se fossero animali, animali da macello. Harry non poteva correre, né studiare, né leggere, né trovare amici, perché nel silenzio della disgrazia nessuno, cerca di fare amicizia.

Si voltò verso i comignoli, erano spenti, in quel momento, ma presto ci sarebbe stata una marcia e non importava se ci fossero stati dentro, uomini, ebrei, omosessuali, bambini, anziani o donne, non importava né ai soldati né ai loro capi. Ad Harry stringeva il cuore, vedere quel bambino che cercava il suo papà: "Heinz, l'orologiaio migliore di Stoccolma". Povero piccino. Chissà se la madre, con gli occhi spenti, il viso scavato dalla fame e la bocca, il ventre asciutti e sterili avesse avuto la forza di spiegare che il papà ora costruiva orologi per Yahweh.





 
 
 
"Niall Christoph Roth." Fece un passo avanti, lo sguardo fiero, possente e glaciale di chi serve la sua patria con onore, senza far domande, eseguendo gli ordini con spietatezza e nessun rimorso. Solo la gloria, per la Germania.

Il comandante, incrociò per lunghi istanti i suoi occhi, davanti a sé aveva un eccellente esempio di razza pura e questo Niall lo sapeva. L'uomo, con un gesto solenne anche nell'intimità della sua casa, appuntò al petto del giovane una medaglia d'onore che lo promuoveva a tenente. Il padre di Niall era tutto un fremito, la madre a stento tratteneva le lacrime di gioia e orgoglio, il ragazzo impassibile, strinse la mano all'ufficiale.

"Prego." Con un rigido gesto, il comandante delle truppe schierate sul fronte polacco, Lange, li invitò a sedersi a tavola. Erano amici da una vita. "Sono lusingato che la famiglia Roth abbia concesso al suo giovane figlio di arruolarsi nella mia sezione." Il suo tono inflessibile e allo stesso tempo cerimonioso esaltava in modo eroico le imprese in trincea di Niall. "Questo ragazzo è l'esempio della razza ariana! Non ha paura, non ha rimpianti." Lange avvicinò una mano ai capelli biondi del nuovo tenente, poi la ritrasse sospirando. Non era un bambino, anche se il suo volto dalle guance rosse, ricordava alcuni dipinti di fanciulli. A far cambiare idea erano le iridi azzurre, piene di esperienze terribili, perdite di compagni fedeli e rabbia, racconti che non avrebbe proferito, segreti oscuri agli occhi di tutti.

La ferocia. La gloria.

"Il Führer lo vorrà conoscere." Si portò un pezzo di carne in bocca, masticandola in fretta. Sentì la moglie strozzarsi affianco a lui e il signor Roth, lasciar cadere le proprie posate d'argento scompostamente nel piatto di porcellana persiana. "Ma non prima che si sia sposato. Ci tiene alla famiglia ariana." Parlò pulendosi i baffi lanosi con il tovagliolo ricamato. Mandò giù l'ultimo boccone del contorno e passò lo sguardo tra i presenti. "Vorrei proporre un accordo matrimoniale con mia figlia Agnes." La ragazza bellissima nel suo tipico aspetto tedesco, alta, bionda e occhi azzurri, abbassò lo sguardo con un misto di eccitazione e sconforto. Niall non si azzardò ad aprir bocca, nell'atmosfera festosa del momento, si sedette sul divano dopo il pasto ascoltando il discorso della domenica alla radio, un modello eccezionale e molto costoso, constatò distrattamente. Agnes, con la delicatezza di un angelo, gliela riconobbe, apparve accanto a lui, toccandogli la mano. Niall non lo avrebbe mai ammesso o dato a vedere, ma non gli piaceva né la ragazza, non perché fosse brutta, anzi, splendeva senza il minimo impegno, ma si sentiva legato al comandante, come se avesse dovuto procreare con lui; né la situazione. I genitori avevano appena conosciuto il suo valore in battaglia e già gli procuravano una donna da mantenere, per la quale stare in pensiero, per la quale cercare di arrivare al giorno dopo, no. Aveva sempre pensato che morire in guerra fosse il massimo riconoscimento, martire per la Grande Germania. Così doveva sopravvivere per il sostentamento della moglie e del figlio, anche con mezzi subdoli.

Li vedeva quegli sporchi ebrei come cercavano di vivere rozzamente, nella loro ignoranza e inutilità, cercando, rubando qualcosa per sfamare le loro bocche abituate alle grasse ricchezze. No, oh per l'amore del grande Dio del Cielo Eterno, lui non poteva cadere così miseramente in basso, come uno schifosissimo errore del Signore.

Agnes era molto bella nel suo vestito bianco, impreziosito da una collana di perle e un taglio di capelli voluminoso e all'ultima moda. Strinse la sua mano callosa, tra le piccole dita, il suo tocco tremante lo rassicurava: non era l'unico ad essere spaventato; ma allo stesso tempo si chiedeva come un essere così fragile avesse potuto resistere senza il sostentamento maschile.










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Note dell'autore

Sono tornata a rompervi con i miei stupendissimi Narry, lo so. Ma io li adoro.
Comunque per questa storia, vi chiedo di usare un po' di psicologia, ora so che la parte di Niall potrebbe sembrare meno bella di quella di Harry, ma pensate come un tedesco dell'epoca.
Va beh, solo un indicazione ahah       Non so bene quando aggiornerò la storia e se sarò in grado di portarla avanti senza cadere nel banale, perchè voglio che sia una ff diversa dalle altre.
Per finire, siccome è la prima fanfiction che pubblico, potreste per favore lasciare un commentino con scritto se vi piace e se la seguireste?

GRAZIE TANTE SE LO FATE,
vvb niallsblue
  
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