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Autore: Archaix_Lemixia    07/04/2014    1 recensioni
Uno squarcio temporale. Il destino dei mondi viene diviso in due realtà distanti ma unite. La prima è la storia di Roxas. La seconda inizia da un piccolo incidente... Che rischierà di cambiare le sorti dell'intero universo. Una porta. Tre chiavi. Tre cuori. Un unico destino.
" “Queste vengono dette Keyblade e sono in grado di raccogliere i cuori che gli Heartless possiedono. Il luogo in cui tutti i cuori raccolti si riuniscono si chiama Kingdom Hearts. Quando sarà completo noi tutti potremo ricevere quello che desideriamo di più: un cuore.”
Le due Nobody guardarono con stupore i due oggetti nelle loro mani: forse la cosa più preziosa che esistesse al mondo, ed era lì davanti ai loro occhi.
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“Game over. Credevo che avresti resistito di più davvero mi hai deluso, ma ve bene così. Ora che sono libero la mia vendetta sarà ancora più dolce”
Poi due fari gialli si accesero in mezzo al nulla, minacciosi, piantati su di lei
“Ascolta, quando troverai i cuori del Caos, distruggili. Non lasciare traccia o il nostro mondo scomparirà per sempre…”
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ATTENZIONE: DAL CAPITOLO 12 DIVENTERA' CROSSOVER. elenco dei mondi GIA' visitati:
- CALL OF DUTY
- SUPER PAPER MARIO
- HUNGER GAMES
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: KH 358/2 Days
Capitoli:
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*rullo di tamburi *eeeee.. SSSALVE A TUTTI GENTEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!! *gridano a squarciagola sul palco davanti alla platea vuota* Beh che dire, siamo mancate parecchio, ormai è passato anche il primo di aprile e non vi abbiamo dedicato neanche un bel pesciolino (ma ci stiamo lavorando) ma ora siamo tornate e speriamo che questo nuovo capitolo sia all'altezza del tempo che avete dovuto aspettare..
Lemixia: eddai non facciamola lunga, e apriamo le danze di questa avventura nel suo diciannovesimo capitolo!!!


“Non posso lasciar andare un defunto di quel calibro, e non solo perché sconvolgerebbe il ciclo della vita!”
Non poteva credere che proprio lei, quella strega maledetta, potesse aver trovato il coraggio di recarsi al suo solenne cospetto e addirittura la sfacciataggine di chiederle quello che considerava –un piccolo favore-. Certo,  un favore che avrebbe completamente sballato la logica dei mondi! Voleva addirittura che resuscitasse un suo sgherro!  Infernia la fulminò con uno sguardo penetrante ed impassibile, tanto da far quasi vacillare la fermezza della donna. Quasi.
“Regina Infernia, le giuro che appena terminato il suo compito tornerà qui nel mondo degli Inferi, per sempre…”
“Ho detto di non Malefica!!!”
Il suo nome riecheggiò cupo e minaccioso nella sala vuota. Malefica, la grande nemica della luce e dei Keyblade. Sul suo viso di formò una ruga di disappunto, mentre decideva di andare dritta al punto: “Jaydes, voi ed io siamo le uniche che possono fare qualcosa, e se non lo facciamo rischiamo di finirci tutti qui nel Mondodigiù.” ribatté con tanta violenza da farsi venire le nocche bianche nei pugni chiusi. Jaydes rimase in silenzio per qualche istante, chiudendo gli occhi. Poi, nel silenzio solenne di quel luogo sacro, risuonò la lieve musica di un telefono.
“Oh scusami un attimo, mi suono il cellulare.”
Infernia arrossì leggermente, infilandosi una mano nella tasca e tirando fuori un telefonino.
“WTF!?”  Malefica la guardò sconvolta. *
“Pronto chi è? Oh, Gran lo sai che sono al lavoro… Cosa? I  Nimbi stanno scomparendo? Il Vuoto sta arrivando al Mondodisù? Ma come è possibile!? D’accordo, finisco qui e ti raggiungo”
La chiamata si interruppe. Jaydes rimise il telefono in tasca e si voltò verso la strega Malefica, che con leggero sorriso sornione dipinto sul volto stava attendendo la risposta alla sua domanda. “Qualcosa non va, regina Infernia?”
“…E va bene, hai vinto. Ma ricorda, non appena avrà compiuto o fallito la missione che gli affiderai, scomparirà e ritornerà nell’Oltremondo, e io non potrò più prestarti alcun aiuto. Confido nelle tue capacità Malefica” e,  rassegnata, alzò lentamente le braccia al cielo recitando un’invocazione a bassa voce:
“Oh oscure presenze che popolano il regno dei defunti, risvegliatevi dal vostro sogno eterno e prostratevi davanti a me come vostra regina, io vi ordino di liberare  00Settete dalla sua punizione divina e di farlo risorgere dalle tenebre…”
Malefica dovette allontanarsi velocemente dal centro della stanza perché il terreno sotto di lei aveva cominciato a tremare pericolosamente e a rompersi in blocchi giganteschi di marmo bianco che si stavano sovrapponendo mentre una forza oscura e indomita risorgeva con scompiglio dalle profondità delle prigioni degli inferi. Esatto, la porta segreta che conduceva al carcere di massima sicurezza era nascosta sotto le fondamenta del palazzo. La stanza si riempì di venti gelidi e ululati terrificanti, le anime dannate che avevano peccato in vita e ora scontavano la loro pena con supplizi eterni.
“Riportatelo in vita… GAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVER GAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVER….
RITORNAAAAA!!!!!!!”
Dal centro della voragine che si era creata uscì una specie di lenzuolo incorporeo che volteggiò per la stanza seguito da centinaia di venti colorati ululanti che gridavano invocazioni di preghiera e di pietà… Jaydes osservava in silenzio, con le braccia alzate e i palmi aperti rivolti al cielo: “Ora basta peccatori, tornate nelle vostre celle” disse, e chiuse di scatto le mani.
Tute le anime meno il lenzuolo si fermarono come attratte dalla voragine da cui erano risorte, e con lamenti sofferenti e urli strozzati vennero trascinati uno ad uno  nel fondo dell’abisso. L’unico rimasto era solo lui, quello spirito lenzuolo, che si avvicinò alla regina Infernia e si inginocchiò cominciando a prendere forma. “Eccomi” sussurrò con una voce bassa e profonda, inginocchiandosi fino a terra.
“00Settete, la tua padrona è venuta a prenderti, ha bisogno di te”.
L’Heartless senziente aprì di scatto gli occhi dorati luccicanti di speranza: la sua padrona era lì, era lì per lui, era venuta a prenderlo!! Alzò il capo rivelando un sorriso innaturalmente distorto che partiva da un orecchio all’altro: “Davvero, posso uscire??”
“Solo temporaneamente” rispose dura Jaydes, fissando negli occhi della strega un monito solenne come la terra sotto ai loro piedi.
-Se non rispetterai il patto, ti riserverò un posto speciale qui accanto a me-
Malefica non fece una piega, ma dentro di sé avvertiva la gravità del suo gesto.
“Ora andate, non voglio più vedervi.” concluse la regina unendo le mani e serrandole in una stretta presa: attorno ai due ospiti si formò un cerchio nero, pulsante di negatività infernale:
“GAMEOVERGAMEOVERGAMEOVERGAMEOVER… ANNULLA!!!”
Il cerchio si racchiuse attorno a loro in una sfera, rinchiudendoli nel buio.
Nell’aria ancora quel monito, pendente sulla testa della strega come una scure.
 
-Se non rispetterai il patto, ti riserverò un posto speciale qui accanto a me-
 
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Quello che trovarono quando furono arrivate al campo del terzo fuoco non si poteva descrivere.
In mezzo ad una piccola radura, accanto ad una catasta di legname bruciato, giacevano esangui i resti sbrindellati di quello che un tempo era un essere umano sparsi a terra in pozze di sangue, ricoperti fino all’ultimo di profondi tagli e morsi. L’odore di carne e sangue era talmente intenso da lasciare senza fiato, così come la vista raccapricciante di un cranio sanguinante abbandonato vicino al fuoco da campo spento da poco. La testa del ragazzo del distretto 1.
Archaix chiuse gli occhi desiderando ardentemente di andarsene più lontano possibile da quel posto, non perché aveva paura certamente, ma perché quello spettacolo le dava un senso si nausea pazzesca: negli occhi di quel volto sfregiato risiedeva ancora il terrore della vista del suo carnefice, qualcosa che sicuramente non poteva essere umano.
Katniss indietreggiò schifata e stordita dall’odore pungente: che diavolo avevano liberato nell’Arena di così disumano!? Volevano ucciderli tutti!?!?
“Katniss che sta succedendo, che è successo qui?” chiese Bexyk con una freddezza glaciale, ma si sentiva che si stava sforzando di non vomitare.
“N-non lo so…” rispose con un filo di voce. La testa le girava, non poteva sostenere quella vista a lungo, e se fosse accaduto qualcosa del genere anche a Rue? O invece… a Peeta?
“B-basta io me ne vado” Katniss girò sui tacchi e si preparò a correre il più lontano possibile da lì ma venne fermata da una mano, quella di Lemixia: “ferma… Guardate” disse indicando i resti di una mano, l’unica cosa rimasta più o meno in buone condizioni, stranamente nascosta in mezzo a dei cespugli, e chiusa a pugno attorno a qualcosa. La guardarono.
“Io non la tocco” sentenziò Bexyk.
Lemixia si fece avanti, sconsolata, e prese in mano la mano per aprirla: all’interno vi era racchiuso un piccolo orologio, uguale a quello trovato nella Cornucopia. Che fosse quello la causa dell’aggressione di quel povero ragazzo?
“ragazze…” la Nessuno mostrò l’oggetto alle altre, che immediatamente si zittirono per sentirne il suono: un ticchettio distinto proveniva da esso, lo stesso sentito poche ore fa provenire dalla catasta dei Favoriti. Era uno degli amplificatori. Lemixia sorrise e lo gettò a terra, piantando il tacco dello stivale con decisione nello schermo di vetro rompendolo e fermando i meccanismi delle molle che saltarono fuori dall’intelaiatura in un secondo.
“Che soddisfazione”
Immediatamente il suono dell’orologio si spostò in un’altra direzione, stavolta proveniva dalla gola che avevano intravisto il giorno prima. L’ultimo orologio, dovevano aspettarselo che sarebbe stato piazzato nel punto più inaccessibile. Le Nessuno si diedero un’occhiata veloce di intesa e si voltarono verso Katniss, che stava scrutando il cielo alla ricerca di qualcosa.
“Che cerchi?” chiese Lemixia alzando il capo per vedere cosa stesse guardando, che non era altro che un cielo plumbeo che lasciava spazio alla sera. La ragazza alzò le spalle e rispose semplicemente: “aspetto che l’hovercraft arrivi a prendere quello che resta del ragazzo del distretto 1, ma forse dobbiamo spostarci perché arrivino” e detto questo si incamminò nel folto del bosco. Aah già vero, gli Strateghi venivano a prendere i concorrenti deceduti solo se gli altri si erano allontanati, per evitare sorprese. Si nascosero nel fitto fogliame degli alberi, e aspettarono. Non arrivò nessuno.
“Che strano, di solito sono molto puntuali..” pensò Katniss ad alta voce, sporgendosi dal ramo su sui era appollaiata per guardare il cielo, ma niente. Poi un pensiero tanto stupido quanto possibile fece capolino nella sua mente. Un brivido le percorse la schiena, trasmettendole un presentimento positivo e negativo allo stesso tempo.
E se Capitol City avesse perso il controllo sull’arena?
Sarebbe stato grandioso, ridere alle loro spalle mentre i tecnici si arrovellavano su problemi magari impossibili da risolvere, per esempio la rottura di tutte le telecamere ahahahahahah. Ma non scherziamo, se le telecamere erano tutte spente significava che non li stavano controllando, e che non avevano controllo su di loro.
Quindi la cosa che aveva ridotto in quello stato quel Tributo non era opera di Capitol City.
 
Facendo due più due, Katniss fissò intensamente il suo sguardo su quello delle Nessuno, che sembravano non accorgersene. Chiedere o non chiedere? “Ragazze, forse vi sembrerà una domanda stupida ma… da dove venite voi, ci sono per caso delle bestie in grado di fare tutto questo?” chiese con una voce un po’ tremolante, non del tutto sicura di voler sapere la risposta.
“EEEEEEHH certo che si ne abbiamo a centinaia, e di tantissime specie!” rispose Lemixia senza pensarci… Poi ci arrivò anche lei.
“…Oh Xemnas… e se fosse stato un Heartless?”
Archaix e Bexyk si accigliarono, Katniss apparve solo più confusa. “è una lunga storia. Ma se uno di quegli esseri è qui e ha fatto questo significa che non sarà il classico shadow” spiegò la numero XV sbuffando, sempre con quella punta di ironia che dava colore ai suoi discorsi. Questo riuscì solo ad aumentare l’ansia che di secondo in secondo si accumulava nella ragazza, che guardava freneticamente in giro guardinga come se si aspettasse di veder sbucare fuori dal nulla un mostro della peggior specie. E mentre lo sguardo scattava in ogni direzione, notò un piccolo oggettino incastrato fra le fronde di un albero vicino: da quella posizione si vedeva bene, incastonato fra i rami, seminascosto dalle foglie, un piccolo pacchetto attaccato ad un paracadute argentato attendeva quieto l’arrivo del suo destinatario. Cosa ci faceva lì? Se era diretto a lei, Haimitch avrà avuto una qualche buona ragione per inviarle un pacchetto quando non le serviva niente. Ma se era per quel ragazzo del distretto 10, forse era qualcosa che avrebbe potuto metterlo in guardia da quel… qualunque cosa fosse quel coso. Lo afferrò senza esitare strappandolo delicatamente dai rami e mettendosi a cavalcioni su un ramo, aprendo il pacchetto e contemplandolo in tutta la sua (in)utilità.
“Che cos’è?” chiese Lemixia calandosi dal ramo sul quale era distesa.
“è un dono. In quest’Arena ogni cosa viene registrata e mandata in onda a Capitol City come reality show, quindi è ovvio che il pubblico ha delle preferenze su di noi. Loro possono decidere di fare delle donazioni perché venga dato al proprio concorrente preferito un aiuto. Solitamente con cifre esorbitanti…” ma non finì la frase, troppo assorta nei suoi pensieri per tentare di capire che significato potesse avere quel barattolino: era un vasetto di margarina, che già da solo a questo punto del gioco sarebbe costato un patrimonio… ma cosa voleva dire?
“Ehi Kat che cosa c’è scritto?” Archaix si stava sporgendo in avanti per tentare di leggere qualcosa che era inciso nel vetro del barattolo… Katniss lo guardò meglio: è vero c’era scritto qualcosa! Avvicinò il contenitore al viso, sentendo un lieve odore di alcool. “si questo è Haimitch” pensò.
“Kat gli Strateghi hanno perso il segnale. Ci sono degli intrusi. Domani vi raduneranno alla Cornucopia ma non ti fidare. È nella fossa.”
Katniss rilesse ad alta voce più volte la scritta per essere sicura di aver capito bene. Dunque era vero, il campo da gioco degli Hunger Games era fuori uso.. Ciò significava la certezza assoluta che quella cosa che aveva ridotto quel ragazzo in quello stato non era prevista e che da adesso in poi sarebbe stata guerra aperta con qualunque minimo movimento del bosco. Chissà se gli altri Tributi erano incappati in simili situazioni… Ma per quale motivo l’indomani avrebbero dovuto tutti presentarsi davanti alla Cornucopia?
Archaix lesse il messaggio con attenzione, notando che era seminascosto da sguardi superficiali e quindi una sorta di messaggio segreto illegale, perché infatti i mentori dei Tributi non potevano comunicare con loro.
“Ci andrai?” la domanda di Lemixia sorse spontanea e levò nell’aria quello che era un quesito simile ad un trabocchetto.
“Credo di essere obbligata. Ma non so come farò a difendermi dagli altri..” rispose la ragazza aprendo il contenitore di margarina “…di una cosa sono certa: noi non mangiamo da un bel po’ “ e detto questo si sfilò lo zaino dalle spalle e prese dei cracker che (sebbene con la margarina non sono un accoppiamento perfetto) porse alle Nobody con un innato gesto di generosità.
Katniss stava per darne uno anche ad Archaix, quando vide che questa era caduta in una sorta di catalessi celebrale. Le sue iridi erano prive di pupille e se ne stava con la mascella penzoloni, senza dire niente. “Archaix…”
Axel: “SAALVE GENTE!!”
Lemixia e Bexyk si presero uno spavento tale da sobbalzare sul posto: “AXEL CI HAI FATTO PRENDERE UN INFARTO!!”
Axel: “Si come se fosse possibile.. E comunque Buon pomeriggio”
Lemixia: “Buona sera!? Ma se è… Ooh lasciamo stare. Che vuoi?”
Axel: “ci sono degli Heartless in quell’Arena”
Bexyk: “beh di questo ce ne eravamo accorte   *sarcasmo tipo dimmi-qualcosa-che-non-so*  “
Axel: “Dovete scortare Katniss dal gruppo dei ragazzi di quel reality senza che si scannino a vicenda e riunirli tutti per salvarli, poi trovate l’ultimo orologio il più in fretta possibile”
Katniss: “ma che diavolo…!?”
Bexyk: “ti spiego dopo Kat. Senti Axel, com’è che faremo a cavarcela?”
Axel: “Uuuh.. Non lo so. Statemi bene!”
La conversazione venne troncata d’improvviso, lasciando dietro di sé solo una Nobody confusa e mezza addormentata. “Uuuh.. è successo di nuovo… Ragazze non è che potreste avvertirmi prima?” borbottò fra uno sbadiglio e l’altro. Ora qualcuno avrebbe dovuto spiegare quello che stava succedendo alla povera Tributo.
Dopo la lunga spiegazione, condita di parecchi segreti che sarebbero dovuti rimanere tali (proprio non li sappiamo teneri i segreti eh?) Katniss cominciò finalmente a capire: erano bloccate nell’Arena, senza alleati e con dei nuovi nemici imprevedibili e soprattutto sulle loro tracce. Perché era ormai ovvio che erano lì per loro.
Un attimo. Ma coma faceva Axel a sapere di Katniss??
O beh.
Rimasero lì, senza sapere bene cosa fare, riposando all’ombra degli alberi, finché la notte non cominciò a calare stendendo un dolce velo opaco sui contorni del fitto bosco, portando via con sé tutte le preoccupazioni di chi si addormentava col cuore in pace, o espandendole in chi non riusciva a farsi abbracciare dal sonno. Ed è quello che stava succedendo a Katniss in quel momento, sdraiata scomodamente sul ramo di un albero, guardando il soffitto di foglie che la sovrastava con mestizia, sospirando. Dov’era finita la sua piccola compagna? Era riuscita a sopravvivere a quelle nuove minacce, gli Heartless, e a sfuggire agli altri Tributi? Nell’aria non si era sentito nessun altro rombo di cannone oltre ai tre ragazzi che erano rimasti uccisi quel giorno. Si alzò e si arrampicò silenziosamente per non svegliare le Nessuno, in modo da poter vedere il cielo scuro e privo di stelle che quella notte non sarebbe stato illuminato da nessun fuoco d’artificio. Si immaginò comparire davanti agli occhi il grande sigillo di Capitol City, accompagnato dall’inno, e i volti di tre persone vengono scolpiti nel cielo: il ragazzo del distretto 3; quello del distretto 10, probabilmente morto stamattina; infine la povera vittima del distretto 1. Katniss fissò intensamente il vuoto, sperando che i Favoriti scambiassero il colpo di cannone dell’ultimo deceduto per quello che aveva fatto, ma era passato troppo tempo dai due eventi.
Quindi adesso lo sapevano. Sapevano che il dinamitardo era sopravvissuto. Immaginò di vedere nuovamente il sigillo iniziale, i suoi colori vivaci scoppiare nel cielo irradiandolo della loro breve e vivace colorazione…….. No aspetta.
Il sigillo di Capitol City era EFFETTIAMENTE esploso in cielo! Come era possibile!?
Immediatamente l’aria si riempì dell’acuto suono di decine di altoparlanti che si attivavano in un solo colpo,  e una voce ben conosciuta pronunciò il suo discorso con evidente preoccupazione:
“Annunciamo con mestizia che gli Hunger Games sono sospesi, a causa della presenza di pericolosi intrusi. Vi vietiamo di ingaggiare scontri o di danneggiare altri giocatori fino a prossimo avviso. Domani dovrete riunirvi tutti alla Cornucopia per essere prelevati. Niente scherzi, ok?”
Era la voce di Caesar. Esattamente come aveva previsto Haymitch. Allora almeno un poco ci tenevano alle loro cavie… Katniss tornò a stendersi sul suo scomodo ramo raggomitolandosi su se stessa più che poteva, ma non ce ne era bisogno: nonostante avvertiva il forte freddo che doveva avvolgere in quel momento ogni cosa, non sentiva altro che una sorta di energia sotto forma di calore irradiata dai corpi dormienti delle Nobody. Che strano…
Il suono degli altoparlanti che si spensero di colpo fu l’ultimo a turbare la quiete che era a poco a poco calata nuovamente su ogni cosa come un soffice manto di neve.
 
Il mattino seguente, in anticipo come sempre, Archaix si stropicciò gli occhi ancora assonnata, immaginandosi per un momento di essere sotto le calde coperte avvolgenti del suo letto, al castello che Non Esiste. Un pensiero che, dopo solo due notti dormite sugli alberi, era diventato lontano e intangibile, ma non abbastanza da diventare nostalgico. Si mise a sedere, osservando la natura intorno a lei, diventata stranamente e inspiegabilmente più vera. A poco a poco anche le altre compagne si svegliarono, finché non furono tutte pronte per partire: secondo quanto Katniss aveva raccontato loro, la sera prima Caesar aveva annunciato quanto previsto dal suo mentore Haymitch, così dovevano avviarsi al più presto alla Cornucopia per essere tratte in salvo da quella trappola mortale. Mentre camminavano Bexyk, che era rimasta assorta nei suoi pensieri tutto il tempo, si decise a porre la sua domanda:
“Ragazze, Axel ci ha detto di proteggere Katniss dagli altri tributi, ma come faremo a convincerli a stare buoni?” chiese cercando di dare colore ad una domanda altrimenti atona. Archaix si girò verso la compagna e la squadrò: quando chiudeva gli occhi e si faceva pensierosa, diventava in un certo senso autoritaria e spaventosa…
“O beh un modo ci sarebbe” rispose lei infine. Bexyk si scosse dai suoi pensieri e fu tutt’orecchie.
“Che ne dici di rivivere un giorno da militare?” le propose la Nessuno abbozzando un lieve ghigno.
 
Il grande campo verde che si estendeva di fronte a loro, interrotto in lontananza dal lago e da quello spiazzo vuoto che sembrava precipitare chissà dove, questa volta non era più disabitato: in piedi davanti alla scintillante struttura dorata attendeva infatti spazientito un ragazzo corpulento e dalla pelle scura.  “Tresh” mormorò Katniss non appena lo vide, e ai volti interrogativi delle Nobody (ormai erano in grado di mimare discretamente le emozioni umane) rispose che era il ragazzo del distretto 11, quello da cui proveniva anche la sua alleata Rue. Katniss sperò ardentemente che fosse riuscita a sopravvivere ora che nessuno li controllava più…
Mentre camminavano a passo veloce verso il centro della radura Bexyk si mise il cappuccio tirato fin sopra al viso per renderlo invisibile, e così fecero anche Lemixia e Archaix: stava per iniziare lo spettacolo.
Nonostante non avessero fatto alcun rumore avvicinandosi, Tresh si voltò di scatto impugnando un grosso coltello a serramanico puntato sul quartetto. Evidentemente non si fidava della richiesta degli Strateghi, come chiunque altro, ma alla vista di tre figure nere incappucciate che seguivano la ragazza apparve confuso.
“Non muoverti” la figura di Bexyk alzò un braccio e, avvicinatasi con fare autoritario e una voce da perfetto soldato, indicò l’arma che il ragazzo teneva in pugno  “non vorrei che qualcuno si facesse male.” Ed era evidente che non si riferiva a Katniss. Tresh indietreggiò ancora più confuso, ma poco a poco iniziò a capire.
“Hanno mandato i sorveglianti eh?” disse solamente con un’espressione seccata, senza riporre l’arma da taglio. In quel momento un rumore proveniente dal fogliame attirò l’attenzione dei ragazzi che, voltatisi, videro la banda dei Favoriti che spuntava dal fondo del bosco, e si avvicinarono per dare loro i benvenuto. In testa al gruppo stava ovviamente Cato, stranamente mite rispetto a quanto avevano visto ieri. Ma un momento… all’appello mancava qualcuno. Lì c’erano solo lui e la sua compagna di distretto Clove.
“Cos’è successo agli altri?” chiese Katniss, temendo di conoscere già la risposta. Clove e Cato abbassarono lo sguardo avviliti.
Tresh si fece avanti: “E Rue?”  chiese aggrottando la fronte. Questa volta fu Katniss ad abbassare il volto, per non incontrare gli occhi dorati del ragazzo.
Cato sbuffò e incrociò le braccia:“Perfetto adesso ci toccherà anche cercare i dispersi” esclamò infuriato. Lemixia inclinò la testa incrociando le braccia: “I dispersi?”
“Certo, i tre rimasti nel bosco. L’abbiamo capito che non farete venire gli Hovercraft prima di riunirci tutti, signor guardia alta” rispose Cato con aria seccata guardando in direzione di quella figura incappucciata, priva di espressione. Già, sembrava che il trucchetto di fingersi guardiani mandati da Capitol City avesse fatto centro. Ma probabilmente Katniss non si aspettava di conoscere il lato intelligente di quel gradasso, perché storse il naso per il disappunto.
 “..Ma chi ha detto che vogliamo che ci accompagnate? Voi restate qui” continuò portandosi la mano dietro la schiena. Immediatamente Clove fece la stessa cosa e le Nessuno si ritrovarono un coltellaccio e una sciabola puntate su di loro. Inspiegabilmente anche Tresh fece la stessa cosa.
“Ma che fate?”  Bexyk assunse un’aria severa, si aspettava un’insubordinazione e sapeva come affrontare casi del genere, vedesi tutti i tentativi dei suoi vecchi compagni nel mondo di Call of Duty.
“Cato ha ragione, non vogliamo che continuiate a controllarci” rispose Tresh imperturbabile, ma dal suo tono di voce lasciava intendere che quella strategia era un accordo pattuito da tempo.
“Mi dispiace ma voi non andate da NESSUNA parte senza di noi” affermò risoluta e stese il braccio destro verso Lemixia, che afferrando al volo le prese la mano trasformandosi nella sua Keyblade. Lo stupore dei ragazzi fu tale che rimasero pietrificati davanti a quello che credevano essere l’ennesimo ibrido, quando la Nobody con uno scatto fulmineo scagliò l’arma contro un robusto albero verdeggiante, e la lama si conficcò a metà del robusto tronco. Dal punto in cui la Keyblade i era fermata cominciarono ad uscire delle nere spire di energia, che poco a poco corrosero l’albero avvolgendolo nelle tenebre, fino a che non ne rimase solo un grigio fusto rinsecchito.
Se avessero visto il viso della ragazza in quel momento, avrebbero visto un’espressione vittoriosa e convinta, una di quelle che sembrava dirti: Bello eh?
I tre Tributi erano ancora lì, nella stessa posizione di quando avevano sguainato le loro armi, con le bocche aperte, ma non si decidevano a mettere via le loro armi.
“Che ne dite di mettere da parte le divergenze?” aggiunse cortesemente Archaix con la voce, ma per far recepire il messaggio il suo braccio si illuminò di una luce scura trasformandosi nella lama di una chiave lucente. Finalmente, come ripresisi da un sogno ad occhi aperti, i tre riposero le armi.
“D’accordo, se proprio ci tenete. Cato, tu e Clove avete idea di dove possano essere?” bofonchiò Tresh. Clove si portò una mano alla tempia.
“Credo di si, durante la notte siamo stati attaccati da un… non so neanche cosa fosse, un grosso lupo nero che ha ucciso due di noi, e seppure ci fossimo nascosti stava per trovarci, quando ha sentito come un rumore ed è schizzato via in quella direzione, circa” affermò pacatamente indicando una zona imprecisa della foresta. O beh, almeno avevano una pista da seguire. “Per di qua” aggiunse Cato incamminatosi bruscamente, seguito a ruota dagli altri. Si inoltrarono nel profondo del bosco, avanzando però sempre vicini all’unico specchio d’acqua dell’Arena, seguendo le orme invisibili della terribile notte passata che solo i due sventurati del distretto 2 potevano vedere. E mentre il gruppo avanzava, Katniss non poteva fare a meno di sentirsi la più indifesa della compagnia, armata solo delle sue amate frecce, in mezzo a dei giganti. Ogni tanto buttava un’occhiata in direzione di Cato, poiché sentiva costantemente i suoi occhi su di lei, benché fosse alle sue spalle. Due occhi di fuoco che se avessero potuto l’avrebbero incenerita con lo stesso mantello di fiamme che indossava nella sfilata dei carri a Panem**.
Quando arrivarono al punto in cui si era svolta la battaglia notturna, capirono fin da subito che cosa era successo: i tronchi degli alberi erano stati tranciati di netto da affilate lame di quelli che dovevano essere degli artigli, il terreno era completamente ricoperto di grandi zolle smosse da chissà quali zampe, e soprattutto era ricoperto di schizzi di sangue secco. Tresh, l’unico a non aver ancora visto una scena del genere, ne rimase molto colpito, mentre le tre Nessuno fecero finta di niente quando in realtà sapevano benissimo che cos’era chi aveva fatto ciò. “Eravamo al lago, quando quella creatura ci è spuntata alle spalle” cominciò a raccontare Clove, arrivando al centro dello spiazzo formatosi.
 
Flashback:, flashback, flashbaaack…
Il sigillo di Capitol City era apparso nel cielo, come d’abitudine, ma l’inno non era stato mandato in onda. Il ragazzo del distretto 4 *** sollevò gli occhi al cielo, chiedendosi come mai questo cambiamento, e perché non comparisse alcuna faccia di tributi morti dati i colpi sentiti in quella stessa giornata. Ma in quell’istante la voce di Caesar riempì l’aria. Strano, solitamente non era lui che dava le comunicazioni. Dopo aver sentito l’annuncio, il gruppo comprese come mai erano successe parecchie stranezze da quella mattina.
All’improvviso un fruscio alle spalle di Cato lo fece sobbalzare. Dietro di lui sentiva un lento e pesante respiro  alitargli sul collo, qualcosa che non aveva un nome. Si girò, e vide un enorme lupo dalla massiccia corporatura e dalle fattezze grottesche, con due occhi di un intenso giallo fosforescente puntati su di lui. Cacciò un grido e istintivamente chiuse la mano destra in un pugno che gli sferrò in pieno volto, ma l’effetto del colpo fu nullo, tanto che l’essere digrignò i denti infastidito e con una zampata lo scaraventò lungo la riva del lago. Gli altri ragazzi, accortisi di quella presenza maligna, avevano impugnato le armi e le stavano sguainando contro il mostro: una lancia si piantò dritta nel fianco dell’Heartless, che sembrò non averla neanche sentita, mentre respingeva con facilità la scarica di coltelli che gli stava arrivando dall’alto. Tutto inutile, la ragazza che aveva lanciato i coltelli, Lux, si ritrovò in un attimo due grosse file di denti bianchissimi conficcati nel collo, ma quello che successe gli altri non lo seppero perché non avevano perso tempo a fuggire nel fitto della boscaglia lasciandosi dietro quella poveretta, di cui in pochi secondi non rimase altro che un grido straziato nel suo ultimo istante di vita. Correvano senza una meta facendo un baccano terribile ma senza curarsene, preoccupandosi solo di allontanarsi il più possibile da quella cosa, quando Clove inciampò in una radice di un tronco e di riflesso Cato venne a soccorrerla, mentre l’altro Tributo se la dava a gambe incurante.
“Aspettaci!” gridò il ragazzo con un’esasperazione estranea perfino a lui, in un’espressione che mostrava tutto il terrore che stava provando in quel momento..
“Mi spiace ma ci tengo alla pelle!” rispose lui, voltatosi indietro per un secondo che gli fu fatale. Andò immediatamente a sbattere contro qualcosa di grosso, qualcosa di vivo e pericoloso. Era l’Heartless che non si sa come li aveva preceduti e ora lo aveva in pugno, la sua piccola preda che si sganciò da lui e estrasse una seconda manciata di coltelli dalla tasca del giubbotto nel tentativo ultimo e disperato di difendersi, ma fu tutto inutile. Dopo una breve battaglia la creatura ebbe la meglio e quel che successe non si poté descrivere a parole. Clove e Cato erano poco più indietro, videro tutto, e non ci credettero.
Fuggirono immediatamente nel bosco, senza fare rumore.

 
“…. Poi abbiamo sentito la belva che si spostava in quella direzione, ma siamo rimasti dove eravamo per la paura.”
Quando Clove finì di raccontare, quel posto, quell’Arena, non fu più la stessa di prima. Tresh era rimasto atterrito dalla furia con cui il bosco era stato devastato attorno a loro, e il cuore di Katniss pulsava ad un ritmo irregolare con ancora il ricordo vivo dell’immagine del povero ragazzo del distretto 1. E l’unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era che voleva ritrovare Peeta e Rue e fuggire da lì.
“Bene, la traccia delle unghiate sul terreno porta per di là” affermò atona Archaix, che forse più di tutti voleva risolvere quella faccenda in fretta, perché anche lei aveva qualcuno da cercare: il piccolo Evan e il suo amico Abel sarebbero potuti essere ovunque, o da nessuna parte.
Ricominciarono a camminare, seguendo le tracce sempre più lievi del terreno devastato, fino a ritrovarsi in una zona particolarmente fitta del bosco dove gli alberi si innalzavano nel cielo quasi fino a sfiorarne le nuvole. Perlustrarono a fondo la zona ma non trovarono nulla, fino a che le tre Nessuno, stanche di sorvegliare i Tributi, si sedettero sulle radici nodose sporgenti di un albero particolarmente grosso per riposarsi. Archaix si sistemò vicino al tronco, appoggiando la testa al legno duro e rugoso e accarezzandolo delicatamente…
Perché sentiva così forte il bisogno di ritrovare quel ragazzino? Perché si era messa in testa di poterlo difendere da quel mondo in cui neanche lei poteva combattere da sola? Nonostante si sforzasse di scacciare dalla sua mente l’immagine del suo piccolo volto sorridente, essa continuava a tornare e a martellarle i circuiti celebrali con un’insistenza inspiegabile. Si portò le mani davanti agli occhi e si coprì il volto, come se una luce troppo forte li stesse accecando, la luce della verità.
Finché non sentì qualcosa.
Era come una presenza astratta, innaturale, inesistente, ma c’era, e li circondava tutto intorno, riempiendo l’aria di una strana tonalità color verde clorofilla.
Alzò lo sguardo verso le alte fronde, e rimase a bocca aperta: ogni singola foglia emanava un’energia di forma sferica di un tenue colore verde, ogni ramo di quell’albero, di tutti gli alberi! La foresta intera era in armonia con quella leggera e pacata onda di energia…. Come se avesse un’anima.
Appoggiò entrambe le mani al tronco dell’albero, chiudendo gli occhi.
-che cos’è questo?-
[è la nostra onda dell’anima, l’energia che scorre in noi. Piccola umana, riesci a sentirla?]
.-si… Ma forse perché non sono umana.-
[hai una richiesta?]
 
-sai dove sono i ragazzi che stiamo cercando?-
[sono dentro di me piccola]
Archaix aprì gli occhi, accortasi solo ora che sentiva un’altra fonte di energia diversa, che emanava una tonalità, diremmo, violetta. Sorrise, capendo chi aveva trovato.
-grazie-
 
“Ehi ragazzi, guardate qua!” gridò Lemixia sbracciandosi dall’altra parte del possente albero, dove aveva trovato un buco che portava sotto al grande olmo. E dentro di esso, rannicchiate e ancora tremanti di paura, c’erano Rue e Faccia di Volpe.
“Rue!” Tresh spinse di lato la Nobody e si avvicinò alla ragazzina tremante, tirandola fuori: “Stai bene?” chiese con un tono duro che lasciava però trasparire una sorta di apprensività. Faccia di Volpe si tirò fuori da sola, spolverandosi il vestito con noncuranza, ma si vedeva benissimo che era ancora terrorizzata: “qualcuno può dirmi che succede?” aveva chiesto cercando di contenere la stizza, ma si era subito bloccata alla vista di tre figure sconosciute in nero dall’aria tutt’altro che amichevole.
“Succede che dobbiamo trovare tutti e sloggiare, e la causa credo l’abbiate vista anche voi” rispose Bexyk tenendo un perfetto tono da sergente.
La ragazza impallidì visibilmente, segno che quanto detto era vero. Ma non c’era tempo per restare lì impalati, la ricerca non era ancora terminata. Dopo che si furono tutti riuniti, si rimisero in cammino alla ricerca dell’ultimo Tributo rimasto disperso. Lungo il tragitto Faccia di Volpe si avvicinò a Katniss, chiedendole solo un: “sei stata tu?” di sfuggita. Era evidente che si riferiva alle provviste fatte saltare in aria. Così Katniss rispose di sì, sorridendo sotto ai baffi e facendo sorridere di rimando la ragazza che, in un certo senso, le era riconoscente, e la conversazione finì senza che nessuna l’avesse deciso.
“Lemixia, lo senti anche tu?” chiese ad un tratto Archaix, dopo un periodo di silenzio passato a sorvegliare in ultima fila i Tributi..
“Sento cosa?”
“L’energia della foresta…”
Lemixia chiuse gli occhi e smise di camminare, annusando l’aria, cercando di connettersi con la natura stessa. Non sentiva un fico secco.
“No non mi pare di sentire alcunché” rispose mostrando un’espressione perplessa da sotto il cappuccio alzato. Archaix tentò di ricordare cosa avesse fatto quando aveva sentito quell’energia, e le prese la mano: “vieni” le disse, avvicinandola all’albero più vicino, che toccò con una mano. Immediatamente l’intero bosco sembrò animarsi davanti agli occhi delle due Nobody,  in una danza di venti e di foglie miscelate all’armonia del canto delle ghiandaie Imitatrici e ai suoni della fauna.
“U-uao…” rispose piano, non riusciva a dire nient’altro seppure non fosse davvero sorpresa ma era come se lo fosse, lo si vedeva dai suoi occhi spalancati e pieni di meraviglia.
“Che cos’è?” chiese infine.
“Non lo so, ma credo sia l’onda dell’anima della foresta. Credo che tutte le cose ne abbiano una.” rispose lei, alzando le spalle, prima di correre a fare la stessa domanda a Bexyk. Che cos’era quella presenza che circondava il bosco?
 
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*= se ve lo state chiedendo, no. Non ce lo siamo inventate. Guardate un Let’s play di super Paper Mario e vi giuriamo che Infernia tirerà fuori un telefonino.
** = Per chi non avesse letto il libro, prima di iniziare gli Hunger Games i Tributi dovevano sfilare davanti alla gente di Capitol City per rappresentare ognuno il proprio distretto. Katniss e Peeta avevano addosso dei bellissimi mantelli ricoperti di vere fiamme, e fin dall’inizio si erano attirati tutti gli sponsor. E Katniss viene chiamata sempre “la ragazza di fuoco”. Ecco il perché del paragone. Enjoy ^^
*** = si lo sappiamo era già morto il primo giorno, ma lo abbiamo fatto rivivivere, a scopi strategici. Perdonateci.
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