Capitolo 18
La fine di Atropo

Salaster si sedette sul lettino, finalmente pieno di energia.
Si liberò dei tubicini neri, si mise in piedi con un balzo e aprì e chiuse le mani pallide. Prima il Super Saiyan, ora il mocciosetto: li avrebbe presto ringraziati con una fine rapida e indolore.
Si stiracchiò i muscoli intorpiditi da anni di immobilità e strinse i pugni. Tutte le attrezzature di Atropo andarono in tilt non appena furono toccate dall'aura del demone.

Un altro giocattolino libero, che razza di iella!
Sempre più adirata, Atropo stava prendendo a pugni il piccolo trono su cui era seduta, mentre Kaioshin si rialzava e seguiva titubante il figlio fuori dal ring.
Atropo.
Che vuoi?!?.
Ti do una felice notizia, ho recuperato le energie disse Salaster con una risatina Ti raggiungerò tra breve, ti do il tempo di divertirti con i giocattolini rimasti.
Atropo si alzò dal trono e volò in mezzo al ring con un sorriso a trentadue denti: «Cari terrestri, c'è stato un piccolo cambiamento di programma» disse.
Un mormorio si levò dalle tribune dell'arena e i combattenti per la terra alzarono un sopracciglio sorpresi. La strega levò le mani al cielo e un profondo CLACK! riecheggiò per l'arena, ottenendo un silenzio di paura.
«Il torneo è sospeso e la Terra sarà distrutta comunque» annunciò Atropo.
«Che COSA?!?» esclamò Gohan scattando in piedi, imitato dagli altri combattenti. La strega fece un cenno agli altri Kaioshin e questi si librarono dalla loro panchina. In quel preciso istante, tra gli spettatori si scatenò il panico.
La gente scese dalle tribune urlando, calpestandosi a vicenda nel tentativo di raggiungere le porte dell'arena e cominciarono a prenderle a spallate: «Vi ho chiusi dentro, non potrete più fuggire» cantilenò Atropo e il Dai Kaioshin scoppiò a ridere, una risata fredda che gelò il sangue nelle vene di Kibith, Kaioshin e Tamira.
«Sciocchi umani» disse il capo degli dei, poi si rivolse agli altri: «Facciamo a chi ne uccide di più?» propose.
«Come sempre, del resto».
Tutte le divinità tranne Tabith alzarono le mani destre e spararono dei raggi energetici verso le tribune, mentre Goku, Vegeta, Gohan, Trunks e Goten si trasformavano in Super Saiyan. Assieme a Senshi e Kibith, i Saiyan riuscirono a evitare che gran parte dei terrestri rimanesse uccisa all'istante.
«Tsk, e questo lo chiamate sterminare i terrestri?» disse Tabith scuotendo la testa, poi esclamò: «Su, bambine, volate!».
Le palline rosse che aveva indosso si staccarono dalla giacca e levitarono verso l'alto brillando come luci di Natale. A un cenno delle mani di Tabith, le palline si diffusero a raggiera per lo stadio, esplodendo al minimo tocco con qualunque cosa.
«La sua dannata mania delle bombe!» esclamò Kibith attaccando le bombe di Tabith con la moglie. Irritato, il giovane mandò le palline rimaste contro i genitori, ma uno scudo protettivo di Kibith impedì che queste li toccassero.
Vegeta puntò un palmo della mano contro le porte e con un Big Bang Attack le distrusse assieme a Senshi e a Goku, permettendo ai terrestri sopravvissuti di fuggire fuori dall'arena martoriata dalle distruzioni appena perpetrate.
«Prima di distruggere la Terra dovrete combattere contro di noi» intimò Goku contro gli dei. Il Dai Kaioshin sorrise e si scansò per permettere ad Atropo di planare in mezzo ai due schieramenti.
«Davvero, Saiyan? E sia, ma anche se sono in minoranza» e qui Atropo sorrise ancora di più: «I miei giocattolini avranno comunque la... Oh, ma senti un po', il mio amico sta per arrivare».
Quell'improvvisa interruzione della strega fece inizialmente credere a Goku che Atropo li volesse distrarre: aveva visto il figlio all'opera sedici anni prima e poteva solo immaginare quali trucchi potesse usare la strega per distrarli.
Poi la sentì.
Un'aura potente e malvagia arrivò fino al ring e mise in allarme Goku e gli altri guerrieri. Non fecero in tempo a prepararsi che una nuova figura apparve in mezzo a loro, un uomo vestito di scuro e dalla pelle candida come la luna.
«Finalmente sei arrivato, caro» mormorò Atropo avvicinandosi al demone.
«Già, finalmente» ripeté Salaster voltandosi verso la strega. Prima che i Kaioshin potessero reagire, Salaster allungò repentino una mano verso la strega e la afferrò per il collo.
«M-ma cosa...?».
«Credi che sia stupido, Atropo? Sapevo che mi hai tenuto in vita solo per farmi diventare il tuo servetto» ringhiò Salaster stringendo la presa sul collo di Atropo: «Ma ricordi? Ti ho lasciato il tempo di divertirti con i tuoi giocattolini».
Un cupo crack! del collo spezzato di Atropo fece strabuzzare gli occhi a tutti i Kaioshin che erano ancora sotto il controllo della strega. Salaster gettò il cadavere della strega alle proprie spalle, si voltò e lo distrusse con un raggio di energia.

Nella mente di Sarabi, tutto appariva confuso.
Brevi flash di cosa era accaduto negli ultimi giorni le offuscavano il cervello, la testa dolorante come se si stesse riprendendo da una violenta emicrania.
Intorno a lei, le altre divinità mostravano la sua stessa reazione e si guardavano senza capire dove fossero finiti, i dorsi delle mani destre ripulite dal simbolo di Atropo.
«Ciao, Saretta» la chiamò la voce di Salaster e un brivido le percorse la schiena.