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Autore: Ambaraba    07/04/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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AU BAR 2 Un nuovo giorno.
Bass, sapone, acqua. Miles, ciabatte, sbadigli.
"Vatti a preparare, intanto cucino qualcosa", "Mmm", vapore, e di nuovo luce, profumo di primi fiori, ormai c'è il sole, acciottolio di piatti, odore di caffè, un'occhiata all'orologio.

Bass rise, chiuse lo zainetto.
- Dai, andiamo, facciamo tardi tutti i giorni... Non è professionale, - glielo diceva quasi tutte le mattine, ma Miles non imparava mai. Eppure, non riusciva mai ad essere convincente, Bass. Farsi chiudere da Miles era troppo bello.
Non resistette, quando l'altro gli infilò le mani sotto la maglietta e accarezzò i suoi fianchi stretti, a contatto diretto con la sua pelle nuda, e contemporaneamente spostò la stoffa per scoprirgli la clavicola e baciarlo prima sul collo e poi dietro la nuca.
Miles ridacchiò sottovoce. Bass sentì qualcosa premere contro il sedere.
- Ops... - sussurrò Miles sul suo orecchio, - Miles 2 si è svegliato...
- Mmm... Non c'è tempo...! - mugolò Bass ad occhi chiusi, divincolandosi leggermente per sfuggirgli. Lo faceva per gioco, e lo sapevano benissimo tutti e due che in realtà non aveva nessuna intenzione di sottrarsi.
- Crudele insensibile, vorresti lasciarmi così tutto il giorno? Potrebbe avere delle gravissime ripercussioni sul mio equilibrio psicofisico... - Miles non era per niente intenzionato a lasciarlo andare. Era sempre eccitato come una bestia, e ovviamente era Bass a farne le spese - con estremo spirito di sacrificio e dedizione alla causa.
Bass sapeva di buono. Il suo profumo attirava Miles come una calamita. L'altro prese a baciarlo senza lasciarlo un attimo. A Miles piaceva, piaceva, piaceva da morire. Lo sollevò a sedere sul tavolo, e Bass si arrese. Lo fece accomodare tra le sue gambe e gli allacciò pigramente le braccia al collo, passò le dita tra i suoi capelli scuri, ad occhi chiusi, prendendosi tutti i baci e le carezze che Miles aveva da dargli.
Amava quel lato di lui. Miles sapeva essere irruente ma anche dolce, quando voleva, e si prendeva cura di lui in un modo che lo faceva sciogliere tutte le volte.
Quando Miles riprese a baciarlo sul collo, Bass ridacchiò, tra le sue braccia. Miles non era il tipo che si faceva la barba tutti i giorni, e quando lo baciava pungeva e gli faceva il solletico. Miles continuò a baciarlo e a percorrerlo con le mani senza prestarci troppa attenzione, finché non sentì il dito di Bass tracciargli una linea sulla guancia con qualcosa di appiccicoso e profumato. Si scostò quel tanto che bastava per vedere che l'altro aveva infilato un dito nella marmellata, dispettoso, e lo stava guardando con un misto di divertimento, dolcezza e leggera malizia negli occhioni blu. Miles rimase disorientato per un attimo, incuriosito dal suo comportamento; Bass approfittò di quel secondo per baciare via quella linea rossa che gli aveva tracciato addosso, dopodiché restò a guardarlo, in attesa di una reazione.
- Cos'è che hai detto prima..? "Non c'è tempo...!" - sussurrò Miles sul suo orecchio, prima di assaltarlo di nuovo, assaporando le sue labbra che ora sapevano di ciliegia. Si sporse verso di lui quel tanto che bastava per indurlo a inclinarsi leggermente indietro, lo sostenne con un braccio intorno alla vita e qualche istante dopo era dentro di lui, eccitato e affamato oltre ogni limite.

Svegliarsi e trovarselo accanto tutte le mattine era una benedizione. Gli aveva riempito la vita come un miracolo. Aveva un sorriso, cristo, un sorriso che illuminava a giorno: Bass aveva il sole dentro, e lo portava con sé dovunque andasse, rischiarava gli angoli, riscaldava ogni cosa semplicemente con la sua presenza. E i suoi occhi, i suoi occhioni azzurri che ridevano di felicità, erano la cosa più bella che Miles avesse mai visto.
Era semplicemente perfetto. Era la persona che amava e che aveva scelto di avere accanto per il resto della sua vita. Bass era un regalo. Miles si sentiva fortunato, e lo era.
Averlo lì, dolce e buono e innamorato perso, era un dono che il destino aveva deciso di fargli. Bass era già bellissimo di suo, ma sembrava che l'amore lo rendesse ancora più bello. Risplendeva, luminoso, come qualcosa di prezioso, come un piccolo capolavoro. Miles spesso lo osservava, quasi senza rendersene conto, con un sorriso e un'espressione affettuosi che non aveva mai avuto verso nessuno. Bass lo scioglieva, lo inteneriva. Lo rendeva una persona migliore.
Era felice di vederlo sereno, finalmente.
Passeggiavano sul lungolago, mangiando gelato. Era domenica, e avevano deciso di prendersi un po' di tempo per loro. Quella mattina, Miles si era alzato prima di Bass, gli aveva portato la colazione a letto.
Bass si era alzato a sedere, assonnato, spettinato e sorridente, e si era stropicciato gli occhi:
- Cos'è, si festeggia qualcosa, oggi? - aveva chiesto, prima di sbadigliare. Miles gli aveva accarezzato una guancia:
- No, però mi andava di farlo.
Se ne stava seduto accanto a lui. Gli disse che quel giorno avrebbero fatto qualcosa di diverso. Bass s'illuminò, lo baciò. Miles percepì il sapore del caffè sulle sue labbra, lo abbracciò, lo riaccompagnò giù tra le coperte, fecero l'amore con lentezza.
- Ti amo, Bass... - aveva sussurrato Miles, sul suo orecchio, arricciandosi intorno all'indice un corto riccioletto biondo, e poi l'aveva baciato sul collo. Bass l'aveva accarezzato, lo aveva abbracciato forte e poi l'aveva baciato a sua volta.
- Ti amo anch'io, Miles.
Bass aveva l'espressione soddisfatta e felice di un bambino davanti alla cioccolata. Miles lo baciò sulle guance, gli sorrise.
- Adesso vestiti, pulcino, - gli disse, alzandosi. Bass era saltato giù dal letto, si erano preparati ed erano saliti in macchina.
Camminavano fianco a fianco, con rilassatezza, sul lungolago. Bass leccò via un po' di panna.
- Mi sembra di essere tornato piccolo, - disse, contento. Gli bastava poco, pochissimo per essere felice.
- Anche a me, - rispose Miles.
Faceva caldo, c'era un sole stupendo. Si erano tolti le giacche.
Si fermarono vicino al molo, guardando le pagliuzze dorate che risplendevano sulla superficie del lago, luce del sole riflessa in milioni di scaglie luminose in movimento. Tutti i colori sembravano più accesi. Anche la gente sembrava più bella. Erano tutti sorridenti e rilassati, risentivano della bellezza del posto. C'erano famiglie a passeggio, ragazzi con il cane a guinzaglio, bambini che si schizzavano correndo sulla spiaggetta.
Bass comprò un libro ad una bancarella.
- Ho voglia di stare con te, - gli sussurrò Miles all'orecchio, prendendolo sottobraccio e avvicinandolo a sé. Poi indicò un punto più avanti, con un cenno della testa: - Perché non noleggiamo una barchetta? - propose. Bass annuì. Starsene in mezzo all'acqua avrebbe garantito loro un po' di privacy, semplicemente per starsene un po' abbracciati.
Quando furono abbastanza lontani, Miles mollò i remi e abbracciò Bass da dietro, cominciò a posargli piccoli baci sul collo. Rimasero accoccolati l'uno sull'altro ad oziare pigramente, scambiandosi attenzioni. Bass si crogiolò al sole ad occhi chiusi per un po', catturato nella stretta di Miles.
- Sono contento di essere qui con te, adesso, - confessò in un sussurro, ubriaco di sole e vergognosamente felice. Si mosse per voltarsi leggermente; Miles lo accarezzò sulla testa e poi scese lungo la spalla, gli accarezzò la schiena. Cominciò a fargli i grattini dietro la nuca, come se fosse un gatto. Bass mugolò in segno di apprezzamento, stiracchiandosi e scoprendo il collo per agevolarlo. Però non voleva solo ricevere, perciò si allungò un po' per baciarlo sulle labbra, sulle guance, sul collo, sul petto. La dedizione con cui Bass ricambiava intenerì ulteriormente Miles.
- Ti ricordi di questo? - gli chiese, recuperando il libro che aveva comprato poco prima e che aveva posato in un angolo. La copertina era rossa, e a caratteri bianchi erano stampigliati il titolo e l'autore: "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare - Luis Sepùlveda".
- Sì che me lo ricordo..! - esclamò Miles, prendendo il libro che Bass gli aveva porto. Quante volte gli aveva letto quella storia, quando era piccolo. Si mettevano insieme nel letto, Bass abbracciava forte Miles sotto le coperte e l'altro leggeva finché Bass non crollava. A volte ci metteva tantissimo, perché gli chiedeva di rileggergli dei pezzi che gli piacevano particolarmente; altre volte invece era talmente stanco che dopo poco si lasciava andare, e forse sognava quelle storie di gatti del porto che aveva sentito dalla voce di Miles. Tutte le volte che arrivavano al pezzo della morte di mamma gabbiana, Bass si metteva a piangere, e allora Miles aveva preso l'abitudine di saltarlo a pie' pari e andare avanti.
- Ma che fai, ti commuovi? Guarda che non è successo davvero, - gli aveva detto Miles, la prima volta. Bass si era nascosto in fretta sotto il piumone, e da lì aveva protestato, ferito nell'onore: - Guarda che non sto piangendo, non sono mica una femminuccia...! - poi però Miles aveva sollevato un angolo e si era imbattutto nei suoi occhioni blu, grandi e umidi, e aveva sorriso e l'aveva afferrato di peso - era così leggero da bambino -, se l'era sistemato addosso e l'aveva coperto di baci sulla fronte, sul naso e sulle guance bagnate.
- Non c'è niente di male, sai? - gli aveva detto, abbracciandolo. Bass aveva abbassato le difese e si era fatto coccolare.
- Questo pezzo non mi piace... Andiamo avanti, - gli aveva detto poi, e Miles aveva obbedito.
Ora teneva tra le mani esattamente la stessa edizione di allora, e si trovavano nella stessa posizione di allora. Non erano più bambini, ma per un attimo tornarono ad esserlo. Nonostante l'assenza dei genitori, avevano trascorso un'infanzia felice, insieme. Erano cresciuti praticamente da soli, sotto lo stesso tetto. I guai erano cominciati più tardi; ma avevano solo bei ricordi di quando erano piccoli.
- Potrei rileggertelo... - propose Miles. - Come quando eravamo piccoli.
Bass sorrise. Miles riprese ad accarezzarlo, lo baciò sulla testa.
- Lo so praticamente a memoria, - disse, sovrappensiero.
- Però il pezzo in cui muore mamma gabbiana lo salti, - gli fece promettere Bass.
- Ovvio, - giurò l'altro.
Rimasero a coccolarsi e a chiacchierare, sul pelo dell'acqua, sotto il sole che li rendeva felici e rilassati e conciliava lievemente il sonno.
  
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