Armando: Chi sei? Betty: Scusa, ho sbagliato numero. Armando: Betty, sei tu? Betty: Sìsì, ho sbagliato scusa. Armando: Vuoi chiudere? Betty: Per me è uguale. Armando: Dai tienimi un po’ compagnia. Che stai facendo alle 11 e mezza di notte? Betty: Ascolto musica, e tu? Armando: Sto tornando a casa, dolcezza. Betty: Smettila di chiamarmi così… Armando: Perché? Betty: Perché non sono ne bella, ne dolce. Armando: Per me tu sei così. Questo è quello che conta piccola. Betty: Ma che ti prende? Armando: Ahaha, dai forse avrò bevuto un po’ oggi. Betty: Basta, io chiudo. Armando: Ok. *finì così la chiamata, dopo nemmeno 5 secondi mi arrivò un messaggio “buonanotte”.* Mi addormentai con un sorriso stampato sulla faccia. La mattina mi alzai presto, e allora andai a fare un giro con la bicicletta. Andavo veloce, mi piace andare così sulla bici. Veloce, senza sentire nessuno, senza pensare a nessuno. Sono fatta così. Solo che, andando così veloce, non riuscivo a pensare a cosa poteva accadere. Intanto guardavo avanti, e spingevo sempre più veloce quei pedali. Poi uno schianto. Un uomo a terra. Scaravento la bici per terra, e mi avvicino a quel ragazzo. Era Armando. Coperto di sangue. Oddio, cosa avevo combinato? Scoppiai a piangere. Mi avvicinai a lui. “Sono con te…” gli dissi. Lui era ancora sveglio, e mi sorrise. Chiamai subito l’ospedale e mi dissero che…