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Autore: Kiesmoon    14/12/2004    6 recensioni
In una notte di tempesta, il rapporto tra Kenshin e Kaoru ha un’improvvisa svolta. La pacata compostezza del rossino si incrina, lasciando emergere una passione a lungo negata…ma lui non vuole ancora lasciarsi andare a questo sentimento, non sentendosi degno di lei. Riuscirà Kaoru a dimostrargli il contrario? (Scritta da Kiesmoon e tradotta da Quenya)
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Sogni di una notte tempestosa cap.6
Ciao a tutti!
Ehm, si capisco che è quasi un mese e mezzo che non aggiorno ma...giù quei pomodori eh? Mi dispiace moltissimo di essere sparita per tutto questo tempo ma..ehm...diciamo che ho avuto degli impegni improrogabili che mi hanno *un pochino* travolta...tipo il mio matrimonio e relativo viaggio di nozze, LOL ^___^ Ora però che sono tornata definitivamente alla vita normale (per quanto sia possibile considerare normale vivere accampati in una casa completamente da sistemare) ho tutta l'intenzione di aggiornare più spesso e di finire di tradurre questa splendida storia, quindi niente panico! Ecco qua un nuovo capitolo fresco fresco e raffreddatevi per benino, perchè il prossimo invece sarà veramente...infuocato!!
Scusate ancora del ritardo e buona lettura!
Quenya





Capitolo 6


Allora, ecco il nuovo capitolo, breve e romantico. Per rispondere ad un commento che ho ricevuto, la questione non è che Kenshin non sapesse quello che Kaoru provava per lui, ma è più che non voleva saperlo. L’ignoranza a volte è un bene, no? Cambiando argomento, Kenshin non sarà mai mio, anche se lo chiedessi in ginocchio, ma lo trovo comunque estremamente affascinante. E ora andiamo avanti con la storia.


Il brontolio di un tuono riempì il silenzio del dojo. Proprio come la sera prima, Kaoru non era riuscita ad addormentarsi, con i pensieri che le turbinavano in testa. Ma quella notte le cose erano differenti. Era riuscita in qualche modo a comunicare a Megumi quello che era successo tra lei e Kenshin. L’amica aveva scosso la testa e sospirato.
“Non perdere la speranza tanuki” le aveva detto accarezzandole la testa e offrendole qualcosa per aiutarla a dormire.
Kaoru aveva scosso la testa, perché non voleva dormire quella notte. Megumi aveva acconsentito a portarsi dietro Yahiko. Il ragazzino era stato più che felice di lasciare il dojo, anche per una notte. Finalmente aveva avvertito la tensione e ora voleva allontanarsene. In questo modo però, erano rimasti soli. Kaoru non era uscita dalla sua camera. Lui le aveva portato un vassoio con la cena, ed aveva bussato leggermente alla porta. Aveva atteso lì fuori per dieci minuti, aspettando che lei gli rispondesse. Lo aveva ignorato, e quando aveva ritirato il vassoio la cena era ormai fredda.
Era ancora sconvolta per quello che era successo quel pomeriggio. Stava ridendo con Sanosuke quando Megumi e Kenshin avevano girato l’angolo. La donna si era avvinghiata al rossino, con grande irritazione di Kaoru. E poi all’improvviso la scena era cambiata. Sano si era avvicinato e le aveva detto all’orecchio qualcosa simile a : “la kitsune non sta aspettando altro che io le salti addosso e le strappi i vestiti”. Era arrossita, perché l’idea di strappare i vestiti in un momento di passione era troppo audace da sopportare in quel momento. Poi lui le aveva baciato una guancia. Non sapeva perché. Era un comportamento opposto a quello che le aveva appena detto all’orecchio. Poi Megumi era quasi esplosa dalla rabbia e Kenshin si era irrigidito mortalmente.
L’idea che lui fosse geloso non le era ancora entrata in testa. Non ne aveva alcun motivo. Però il suo comportamento era diventato estremamente possessivo. Non lo aveva mai visto in quello stato prima d’ora. Arrabbiato perché qualcuno voleva farle del male, si. Furioso all’idea che qualcuno si approfittasse di lei, assolutamente. Ma non aveva mai immaginato che potesse diventare pericoloso al pensiero di lei con qualcun altro. L’ardente desiderio così evidente nei suoi occhi dal colore così insolito, l’aveva sconcertata. Le aveva fatto provare emozioni strane, battere il cuore furiosamente, e ribollire il sangue. Se non avesse potuto averlo, allora avrebbe seriamente potuto implodere dal desiderio.
L’unico problema era che Kenshin non aveva ancora accettato il fatto che ovviamente anche lui la desiderava. Era stato evidente quel pomeriggio. Quando la rabbia l’aveva invasa lui l’aveva attirata verso di se, e il desiderio era stato palese nel modo con cui la stringeva. E Kaoru avrebbe voluto arrendersi a quella passione e vedere se, come lei, anche lui era arrivato al limite della sopportazione. Ma Kenshin non era venuto da lei per sua volontà e questo non poteva permetterglielo. Che cosa lo avrebbe trattenuto dall’andarsene via, se non fosse venuto per sua libera scelta? Per quella sola ed unica ragione lo aveva respinto. Non avrebbe potuto sopportare di stare con lui soltanto per una notte. Anche lei poteva essere egoista.
Ora, la notte era scesa sul dojo e l’umidità rendeva l’aria appiccicosa e quasi insopportabile. Alla fine Kaoru aveva lasciato la sua camera, perché la sensazione di esservi rinchiusa la stava facendo impazzire. Inoltre aveva sentito che Kenshin si era ritirato nella sua stanza e sperava che si fosse addormentato con più facilità di lei. Non sapeva come comportarsi con lui. La sua mente e il suo cuore erano ancora nel completo caos. Sperabilmente l’indomani mattina le cose sarebbero apparse in una luce migliore, se mai fosse riuscita a prendere sonno. Adesso era sul portico, e i lampi balenavano in lontananza, con la promessa di recare un po’ di sollievo in quella umida e immobile cappa.
Sfortunatamente la tempesta imminente non riuscì a calmarle gli ormoni impazziti; anzi, le sembrò solo che amplificasse il suo desiderio.
Un tuono crepitò di nuovo nell’aria, più forte e più vicino stavolta, e il vento le smosse i capelli sciolti. Kaoru rabbrividì, con l’avvicinarsi della tempesta ora la temperatura si stava finalmente abbassando. Osservò i lampi baluginare nel cielo, ma non era davvero dell’umore adatto per ammirare la tempesta. Voleva urlare al cielo la sua frustrazione, o almeno riuscire a capire che diavolo le stesse succendendo.
Sospirando Kaoru si girò e tornò alla sua stanza, con la luce violetta dei lampi che le mostravano la strada. I muri furono scossi leggermente e iniziò a sentire il rumore attutito della pioggia sul tetto. Un tuono più forte degli altri esplose vicino e lei si fermò. Vide che la porta della sua camera era aperta. Sul chi vive osservò attentamente la soglia e poi vide la figura appoggiata allo stipite della porta.
Inspirò a fatica prima di parlare. “Che stai facendo qui?”
Un lampo balenò, illuminando il viso di Kenshin, anche se i suoi occhi rimasero indecifrabili. “Volevo vederti”
“Perché?”
“C’è qualcosa che devo spiegarti”
Stancamente Kaoru si massaggiò la nuca. La testa iniziava a pulsarle. Odiava tutta quella tensione tra lei e Kenshin… non aveva idea da dove fosse uscita e voleva che tutto tornasse alla normalità. Bè non esattamente, ma era stanca di discutere e aspettare qualcosa che non si sarebbe mai realizzato. Forse Megumi poteva darle qualcosa per saziare quegli strani impulsi che il suo corpo stava provando. “Si?”
“Per favore, entra ed accomodati”
“E’ la mia camera”
Lui alzò una mano in segno di scusa e Kaoru si morse un labbro. “Gomen-nasai”
Sospirò ed entrò nella camera. Si girò verso di lui, ma gli occhi violetti erano ancora insondabili nel buio. Sembrava sincero, anche se leggermente diverso dal normale. “Vieni, entra” gli disse dopo un momento.
Kenshin si inchinò leggermente ed entrò dopo di lei. Un tuono scosse le mura e Kaoru si mosse per accendere una lanterna. Delle dita fredde si chiusero sulle sue quando fece per accendere un fiammifero e lei alzò gli occhi sorpresa. Kenshin era così vicino che poteva avvertire il suo odore di cedro e spezie. Un lampo illuminò la stanza e Kaoru vide nei suoi occhi qualcosa che aveva visto solo recentemente. Qualcosa che le fece battere il cuore e umettarsi le labbra secche.
“Lascia. La tempesta ci fornirà tutta l’illuminazione di cui potremmo aver bisogno”
Il modo con cui aveva detto quelle parole le mosse qualcosa nel profondo e Kaoru sentì l’ansia dominarla, insieme ad quella sensazione che aveva appena iniziato a comprendere.
“Non capisco” mormorò quando lui si tirò indietro e si sedette agilmente nella posizione del loto vicino al suo futon. Kaoru lo imitò sedendosi sul letto, con un movimento un po’ più goffo.
“Nemmeno io sono sicuro di comprendere me stesso”
Questo la stupì molto. “Hai detto che dovevi chiedermi qualcosa?”
Kenshin annuì ed inghiottì a vuoto. Strofinò il palmo delle mani sui pantaloni e lei capì che era nervoso quanto lei. Ma perché?
“Questo non è facile per me. Non lo capisco affatto, so solo che è così. Non so quando o come è successo. Tutto quello che so è che non pensavo potesse succedermi ancora, e invece in qualche modo è successo. Non posso combatterlo ancora e non penso di volerlo veramente fare”
Gli occhi blu di Kaoru sbatterono un paio di volte, cercando di seguire il filo di quel ragionamento “Huh?”
Una risatina nervosa gli sfuggì dalla gola. “Devo farti una domanda”
Il silenzio scese nella stanza, interrotto solo dai tuoni e dalla pioggia che cadeva fuori. Kaoru si piegò in avanti con curiosità, aspettando la sua domanda. Quando non giunse, provò un lampo di irritazione. Poi si mordicchiò un labbro. Voleva risolvere quella situazione, qualunque fosse stata.
“Si?” lo incitò.
“Vuoi ancora la tua unica notte?”
Kaoru scosse la testa, mentre cercava di comprendere la sua domanda. “La mia…unica notte?”
“La tua…unica notte…con...me?”
La bocca le si spalancò dallo shock. Un lampo, seguito subito da un tuono la fece riprendere dal suo stupore e la mascella le si chiuse velocemente. Kenshin le stava offrendo quello che aveva sempre desiderato. “Dov’è la trappola?”
“Trappola?”
La sua paura più grande la sopraffece e cercò di combattere contro la disperazione. “Te ne stai andando, vero?”
“Oro?”
“Hai finalmente deciso di cedere, così potrai andartene e non tornare mai più, vero?” gli chiese.
“No, hai frainteso”
“Be, te lo puoi scordare” scattò lei, alzando la voce quando la pioggia iniziò a battere più forte contro il tetto. “Non voglio più una sola notte”
L’incredulità era evidente negli occhi di Kenshin, quando la luce violetta di un lampo illuminò a giorno la stanza.
“Non…vuoi?”
“Anche io posso essere egoista” affermò Kaoru, alzandosi. “Non voglio una sola notte, voglio di più”.
“Di più?”
“Più di quanto tu apparentemente voglia darmi”
“E lo sai per certo?”
“So che cosa?” chiese lei, asciugandosi le guance, con la rabbia mista al dolore.
Kenshin si alzò e le si avvicinò. La afferrò per le braccia e Kaoru lo osservò, con la confusione che si aggiungeva alle altre emozioni. “Non sto andando da nessuna parte. Se mai avvertissi l’esigenza di vagabondare di nuovo, ti porterei con me. Tu sei il mio mondo, l’unica persona per la quale vivo”
Gli occhi blu scrutarono il suo viso, e la tempesta glielo illuminò per lei. La forte emozione che vide le fece girare la testa. L’uomo non si era mai lasciato andare in quel modo, restando sempre dietro la sua maschera. Ecco cosa c’era di diverso in lui. Aveva smesso di combattere se stesso.
Kenshin le toccò gentilmente il viso. “Non so come dirti quello che voglio. Per così tanto tempo mi sono ingannato a pensare che era solo il mio cuore ciò che stavo negando, che tu non provavi nulla per me. E non importava, perché tu meritavi il meglio dalla vita, così tanto che io non avrei neanche potuto sognare di dartelo”
Inghiottì e fece un profondo respiro.”Per così tanto l’hitokiri dentro di me ti ha desiderato. E il rurouni dentro di me ti ha desiderato”
“Ma non l’hai ancora capito?” sussurrò lei “Tutti e due fanno parte di te”
Kenshin annuì. “L’ho realizzato soltanto adesso. E non riuscivo a capire perché potessi ancora volermi. Il mio passato è così insanguinato”
“Quante volte ti ho detto che non m’importa del tuo passato?!” urlò Kaoru veementemente, mentre un tuono echeggiava sulle sue parole. “Fa parte di te e io ti amo nonostante questo!”
Immediatamente si coprì la bocca con le mani. Era stato finalmente detto ad alta voce ed entrambi l’avevano sentito. In quel momento comprese che Kenshin doveva aver capito quello che lei stava provando. Ma era così diverso sentirlo a voce. Lui le prese le mani e gentilmente le scostò dalla bocca. “Dillo ancora”
Lacrime fluirono sulle sue guance e Kaoru scosse la testa. “Per favore” la pregò lui, mentre le scrutava il viso “Ho bisogno di sentirtelo dire ancora una volta”
Con una punta di imbarazzo, lei chiuse gli occhi. “Ti amo” sussurrò rocamente.
Le dita di Kenshin le sfiorarono ancora una guancia e le scostarono i lunghi capelli neri dal viso “Sono venuto qui stanotte perché ho fatto una scelta. Volevo presentarla e darla a te. Tu sei quella che ha più da perdere e ti ho già spezzato il cuore una volta. Non ho ancora iniziato a comprendere perché tu mi possa amare. Ed anche se un giorno lo capirò e penserò sempre che sei degna di molto di più, mi chiedo se vuoi ancora avermi”
Kaoru spalancò gli occhi. “Cosa?”. La sua voce era poco più di un sussurro, il cuore le si fermò e ci mancò poco che non cadesse dallo stupore.
“Kaoru-dono”. Si umettò le labbra e fece un profondo respiro “Kaoru, vuoi ancora avere quest’uomo indegno?”**


Note dell’Autrice

Va bene, immagino che starete di nuovo pensando di strozzarmi, visto che è la seconda volta che l’ho fatto. Cercherò di finire subito il prossimo capitolo in cui vi lascio soltanto immaginare cosa succederà. Vi ho fatto aspettare abbastanza e ho finalmente intenzione di sistemare le cose nel prossimo capitolo. Tuttavia devo ancora limarlo un pochino. Fatemi sapere cosa ne pensate! A presto!


Nota della traduttrice

Argh!! E’ orrendoooooo >__< Ogni volta che lo rileggo mi viene il singhiozzo per quanto è orribile la traduzione italiana di questa frase! C’è come al solito una spiegazione dietro : in originale la frase era ‘will you still have this unworthy one?’, dove ‘unworthy one’ era la traduzione letterale del giapponese ‘sessha’, cioè l’umile modo di dire ‘Io’ di Kenshin. In più c’è anche il gioco di parole sul verbo ‘avere’, che in inglese ha molte più sfaccettature dell’italiano, perché comprende anche il significato di accettare, accogliere, possedere (in questo caso soprattutto in senso fisico)
Come facevo a rendere tutto questo significato in una sola frase? In italiano è impossibile, quindi non ho avuto altra scelta che spiegarlo in una nota.
Spero solo che tutte queste puntualizzazioni non vi stiano ammorbando troppo. -__-;;





Traduzione dei termini giapponesi :


Gomen-nasai : scusa
Futon : letto tradizionale giapponese composto da una trapunta e un materasso sottile da stendere sul pavimento di stuoia. (tatami)
Hitokiri : assassino
Rurouni : vagabondo
Tanuki : procione o orsetto lavatore. E’ il soprannome di Kaoru.

  
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