Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: KaterinaVipera    08/04/2014    3 recensioni
[SEGUITO DI "GRAZIE A LEI"]
Dopo due anni di silenzio, Cat crede che Loki l'abbia solo ingannata; dopotutto lui è il Dio degli inganni, come poteva aver creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa?
"Ritornerò. Ritornerò per te." le aveva detto prima di tornare ad Asgard e lei gli aveva detto che lo avrebbe aspettato. E lo sta ancora facendo, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi cari.
Quello che non si aspetta è che Loki la sta osservando, ed è molto più vicino di quello che la ragazza possa immaginare, perchè ancora una volta, la vita della mortale è in pericolo a causa delle azioni sconsiderate del Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come ho potuto fare una cosa del genere a lei? Alla sola persona a cui io tenga veramente? Cosa sono se non un mostro?

I must confess that I Feel like a monster.1  [Devo confessarlo mi sento un mostro]  

Era questo quello che pensava il Dio rinchiuso nella sua stanza. Anche lui si era rintanato lì, con l'intenzione di tenere tutti fuori dal suo mondo. Si guardò i palmi delle mani. Le stesse mani che avevano aggredito Cat solo qualche ora prima. Si affacciò alla finestra. Stava ancora piovendo, il cielo si era completamente oscurato, la pioggia si era infittita e fatta pesante, come il tormento che lo stava logorando. Non c'era alcun rimedio per lui. Cat non lo avrebbe perdonato, non questa volta. Lei che era sempre stata comprensiva e paziente con lui, non sarebbe riuscita a nascondere la paura che provava e il disgusto, non questa volta. Era sicuro di averglielo letto negli occhi. Aveva avuto paura di lui. E come darle torto, lui era un mostro. La ragazza aveva ragione, su tutto. E adesso l'avrebbe persa.

Si avventò furioso sui soprammobili che aveva di fianco e li scaraventò a terra, rompendoli. Urlò, cadendo in ginocchio sulle mattonelle e i pugni stretti fino ad affondare le unghie nella carne.

Poi udì il rumore di una porta che venne chiusa in modo non molto delicato, molto probabilmente l'aveva chiusa con un calcio e dei passi provenire dalla camera adiacente la sua, quella di Cat. Si rialzò e accostandosi al muro, tese l'orecchio e studiò i rumori che provenivano da lì. Dopo un primo momento di silenzio, sentì il suono ovattato dello scroscio dell'acqua. Si distanziò dal muro, incerto su cosa fare.

Devo andare da lei e chiarire. Le devo spiegare. E si diresse verso la porta ma quando alzò la mano per girare la maniglia, si tirò indietro. Con che coraggio mi presento alla sua porta? Non mi perdonerà mai per quello che le ho fatto.

Si arrese decidendo che non le avrebbe parlato; le avrebbe concesso un po' di tempo per elaborare la lite e magari, per perdonarlo. Si rinchiuse ancora di più in se stesso, oscurando l'intera camera con una magia e lasciando solo una piccola fiammella verde accesa, sulla quale si concentrò inchiodando i suoi occhi imperscrutabili.

Si ridestò dalla sua trance solo molte ore dopo, con un viso stanco e rassegnato. Si alzò, facendo fluire lentamente la luce artificiale all'interno della stanza. Posando l'orecchio alla parete non sentì rumori provenire dall'altra camera. La luna era alta e splendeva ormai all'apice del suo cammino e non era rimasta nessuna traccia del temporale. Era notte fonda e con ogni probabilità Cat stava dormendo ma se fosse stata sveglia le avrebbe dovuto raccontare molte cose, a partire dalla storia della sua vita e il perchè del suo carattere; tralasciando solo qualche secolo. Senza pensare a quello che stava facendo – cosa molto strana per lui –, uscì a grandi passi dalla sua stanza per entrare silenzioso come un gatto, in quella della ragazza. Era pronto a qualsiasi cosa avesse da dirgli, anche che non lo voleva più vedere, ma perlomeno doveva vederla e parlarle.

And I beg for forgiveness. [E io prego per il perdono.]

Quando entrò vide che stava dormendo. Era scomodamente distesa sul letto, con le gambe leggermente piegate e il busto supino, il petto le si abbassava e alzava ad un ritmo regolare e calmo. Sul volto aveva dipinta un'espressione beata, forse stava sognando. Le si avvicinò cercando di non fare rumore ma si accorse che aveva le cuffie e la musica si sentiva anche a distanza.

Come fa a dormire con quel chiasso infernale nelle orecchie? Questa ragazza continuerà ad essere sempre un mistero.

Le tolse le cuffie e riuscì a spegnere quell'attrezzo umano. Si sedette accanto a lei, togliendole il libro che si era appoggiata alla pancia lo mise sul comodino. Studiò con attenzione le ferite che aveva e un nodo gli si formò alla gola. Passò il palmo della mano prima sulla spalla destra e poi sulla sinistra e in un attimo le ferite erano guarite, sparendo del tutto; infine recitò un piccolo incantesimo che l'avrebbe fatta sentire meglio al risveglio. Quello era il suo modo per chiederle scusa, non sarebbe bastato ma almeno avrebbe rimediato. Scostò il lenzuolo da sotto il suo esile corpo e la coprì, adagiandola più comodamente. Le sciolse lo chignon e i capelli le ricaddero sulle spalle formando alle punte, dei ricci un po' grossolani ed emanando un delicato profumo fruttato. Rimase a guardarla ancora un po'. Si rese conto allora, che non era solo il volto che stava guardando ma tutto il corpo della fanciulla. Un corpo che lo attirava terribilmente e richiamava una parte sopita in lui e forse mai emersa, un desiderio cocente. Avrebbe voluto posare le sue labbra su quelle di lei, desiderando d'andare oltre un semplice e casto bacio. Si alzò di scatto, turbato dai suo pensieri.

Come è potuto accadere che un'umana mi facesse tale effetto?

La guardò un ultima volta prima di varcare la soglia ed uscire.


Quando Cat si svegliò, il sole era alto e splendente in cielo, come se volesse augurarle una buona giornata. E infatti era proprio così. Si sentiva stranamente di buon umore.

Scese al piano inferiore dirigendosi direttamente in cucina, dove c'erano Steve e Clint.

“Buongiorno!” sorrise la ragazza.

“Qualcuno oggi si è svegliato di buonumore.” disse Clint.

“Buongiorno a te, signorina.” rispose invece Steve sorridendole di rimando.

Oddio quanto è gentile. Se ci fosse stata Mary si sarebbe sciolta come un ghiacciolo al sole. E sorrise allegramente ai due uomini.

Prese una tazza da dentro una credenza e ci versò dentro il latte e una porzione massiccia di cereali.

“Di buonumore e affamate.” replicò Clint che ricevette una linguaccia giocosa.

“Adesso dobbiamo andare ad allenarci.” disse il capitano. Clint lo seguì “Mi raccomando ragazzina, non ti mettere nei guai.” e le dette una pacca sulle spalle. La ragazza emise un ''ahi'' involontario, quando in realtà non aveva sentito nulla.

“Sei così delicata?” scherzò Barton ma Cat non lo stava ascoltando. Si guardò le spalle e non vide niente e poi le ritornò alla mente quanto accaduto il giorno precedente. Non rispose all'agente e si precipitò in camera sua per guardarsi allo specchio. Una volta messa davanti al suo riflesso non potette altro che rimanere di stucco: le sue spalle erano guarite. Niente più bruciature, neanche l'ombra.

Possibile che siano guarite nell'arco di una notte?

Cercò di darsi una spiegazione. Come hanno fatto? Eppure erano evidenti, non gravi, ma c'erano.

Spostò lo sguardo dal letto al comodino e viceversa. Ieri sera mi sono addormentata mentre leggevo con l'iPod acceso e questa mattina no, addirittura ero sotto le coperte, cosa che non ero ieri sera. Che sia stato..lui?

Poteva essere stato davvero lui? Non c'erano altre spiegazioni se non quella. Ritornò davanti allo specchio e passò un dito sulla pelle liscia e olivastra. Sorrise. Era stato lui, ne era certa.

Passò il resto della giornata a gironzolare per casa, da sola. I Vendicatori erano fuori ad allenarsi e di Loki nessuna traccia. Avrebbe voluto parlargli, ma non riuscì a trovarlo. Solo a tardo pomeriggio, mentre era ritornata in camera a leggere, qualcuno bussò alla porta anche se era già aperta.

Al di là della soglia c'era il Dio degli inganni che aspettava una risposta dalla mortale, che però non giunse.

“Posso?” domandò alla fine.

Cat fu sorpresa di trovarselo lì, non avendolo sentito bussare. Si alzò in piedi di scatto e stringendosi nelle spalle disse “E' un paese libero.”

Loki si avvicinò alla mortale con cautela; si era studiato un discorso per quella occasione, ma quella creatura riusciva a disorientarlo e alla fine gli uscì un “Mi dispiace per come ho reagito ieri.” era poco più che un sussurro. “Sono stato uno..”

“Stronzo.” concluse la frase Cat.

“Già.” disse afflitto spostando lo sguardo prima sul pavimento e poi nuovamente sulla ragazza. “Stai meglio?” le domandò leggermente preoccupato.

“Non saprei. E' tutto così assurdo.”lo guardò in quegli occhi turchesi, socchiusi quasi a due fessure, che le toglievano il respiro.

“Lo so.” era una cosa che lo aveva tormentato per tutta la giornata, impedendoli di dormire e costringendolo in una lunga e solitaria passeggiata .

“Non voglio avere paura. Non voglio aver paura dell'unica persona di cui mi fido.” disse avvicinandosi e gli passò una mano sul viso, che venne delicatamente presa dal Dio, scosso dalla sua rivelazione.

Lei si fida di me? Io che degli inganni sono il Re?

“Tu ti fidi di me?” domandò incredulo.

“Certo che mi fido.” disse con naturalezza. “L'altro giorno, però, ho avuto molta paura.” gli confidò.

“Non ne avrai più.” disse infine, la ragazza gli sorrise. Un sorriso amaro, però. Loki se ne accorse e gli domandò “C'è qualche altra cosa che non va?”

Cat cercò di nascondere la preoccupazione in un sorriso tirato e quando fu sul punto di dire no, venne fermata.

“So quando menti, lo riconosco. E adesso stai mentendo, non puoi ingannarmi.” disse con una punta di sarcasmo nella frase.

“E' che questa situazione è così complicata. Mi spaventa.” disse mordendosi un labbro. “Tu non mi lascerai, non è vero?” lo supplicò infine puntando i suoi occhi color del cielo in tempesta in quelli magnetici del Dio, pregando che non fosse una frase troppo smielata per i suoi canoni. Lui la guardò intenerito e facendole poggiare la testa contro il suo petto, le accarezzò i capelli inebriandosi del profumo che emanavano.

“Non ti lascerò più.” la scostò per avvicinarsi alla sua bocca, desideroso più che mai di baciarla e di averla tutta per se.

C'era stato solo un lieve contatto tra le loro labbra, atteso e sospirato da entrambi, quando qualcuno li interruppe, entrando dentro. I due si staccarono e guardarono imbarazzati l'intruso.

“Interrompo forse qualcosa?”

Loki che si era girato di scatto verso quella voce inopportuna stava per annuire, ma fu interrotto da Caterina.

“No, no. Entra pure Tony.” gli era rimasto simpatico fin da subito, forse per la sua aria da irriverente e per il suo carisma e lo fece entrare con molto piacere ma si guadagnò uno sguardo tagliente da Loki.

“Ho portato la cena.” disse prima di uscire da quella camera con un'ombra di sorriso malizioso sulle labbra. La ragazza lo seguì a ruota e lo fermò.

“Senti Tony,” disse con evidente imbarazzo stampato sul volto, con le guance rosate “riguardo a quello che hai visto prima...” si morse il labbro; non sapeva come spiegare la cosa che era appena successa tra lei e il Dio e come andare avanti nella richiesta da fare. Tony la guardò divertito e sulla bocca si disegnò l'ennesimo sorriso malizioso.

“Io non ho visto niente. Forza, andiamo. La cena è pronta.” e andò via. Cat tirò un sospiro di sollievo. Quell'uomo era davvero grande. Aveva già capito tutto ancor prima che lei parlasse. Intelligente, sexy e pure perspicace, Pepper era davvero fortunata. O era lui ad esserlo con una donna come lei al suo fianco?

I pensieri si dissolsero quando il suo stomaco iniziò a brontolare tanto che anche Loki, che l'aveva raggiunta, lo sentì. Finalmente si mangiava! Caterina non mangiava da più di ventiquattr'ore e non le era mai capitato. I suoi amici dicevano sempre che il suo stomaco era un pozzo senza fondo. E in effetti, avevano ragione.

Scesero in cucina e videro l'intero tavolo imbandito con pietanze di ogni genere. Gli altri erano già seduti e avevano iniziato a mangiare da poco; lei e Loki furono fatti sedere vicini.

“Qui abbiamo cinese, qui giapponese, poi c'è del shawarma3 e là c'è la pizza.” disse Tony indicando le varie zone del tavolo.

“Io adoro la pizza!” esclamò assaporandola solo con lo sguardo. E il suo stomaco rincarò la dose di lamenti.

“Se non sbaglio tu sei per metà italiana, vero?”

“Si, da parte di mamma.”disse pronunciando quelle parole con una eccentuata nota di tristezza. Ormai si erano già resi conto della sua scomparsa mobilitando tutte le forze di polizia per ritrovarla. Se solo li avesse potuti avvertire, se li avesse potuti salutare un ultima volta. Sentiva già la loro mancanza non sapendo quando e se li avrebbe visti.

Sospirò triste.

“Li rivedrai presto.” le disse Tony intuendo i suoi pensieri.

“Tu dici?”

“Certo! Sono io quello intelligente qui dentro, quindi se ti dico che li vedrai presto, sarà così!”

“Il solito sbruffone.” aggiunse Steve.

“Beh, almeno a me non hanno iniettato degli steroidi. La mia intelligenza è tutta naturale.” disse sorridendo sotto i baffi.

Steve si stava per alzare in piedi e controbattere ma venne fermato da Nat. “Ehi, non ne vale la pena.” e gli fece segno di sedersi.

Cat sorrise divertita. Saranno stati anche degli eroi, ma quando non erano in servizio erano persone ''normali'' come tutti gli altri. Anzi, Tony e Steve sembravano come una coppietta di vecchietti che litiga su tutto pur di darsi contro.

Si sedettero, mettendo da parte il risentimento, e iniziarono a mangiare. Loki aveva preso solo un misero involtino di primavera, rimpiangendo le prelibatezze asgardiane, mentre Caterina aveva fatto il pieno, prendendo un po' tutto, iniziando a mangiare con soddisfazione. Il Dio moro e tutti gli altri la stavano guardando stupiti di quanto, una ragazzina minuta come lei, potesse mangiare senza dar segno di sazietà. Quando lui ebbe a malapena finito quello che aveva nel piatto, lei era già al secondo giro. Lei e Thor avevano iniziato, senza dirlo apertamente, a fare a gara a chi riusciva a mangiare di più. Con grande sorpresa di tutti la ragazza, che riuscì a tenere testa al Dio, si arrese solo alla quarta portata.

Durante la serata ci furono molti discorsi divertenti e spensierati; alcuni di loro parlarono di avventure vissute, azioni compiute, frasi dette e aneddoti che la fecero divertire molto. I suoi racconti preferiti erano quelli di Stark, riusciva sempre a far sembrare tutto facile e divertente. Dopo cena si spostarono in un enorme salotto con luci soffuse e comodissimi divani in pelle. L'arredamento era proprio all'ultimo grido in fatto di moda e alla ragazza parve strano che lo SHIELD si preoccupasse di tali sciocchezze, dato che il suo compito era quello di salvare il mondo. Si guardò intorno un po' disorientata, seguendo gli altri che sembravano perfettamente a loro agio. Stark più di tutti. L'uomo avviatosi al bancone con una certa familiarità, dove erano riposte le bottiglie di liquore, disse alla ragazza che era ancora in piedi a bocca aperta “Ti piace come ho arredato l'appartamento?”

A parte il fatto che quello non era un vero e proprio appartamento bensì una villa, cosa aveva detto? Ti piace come ho arredato l'appartamento?

Cat guardò l'uomo senza capire e assunse un'espressione interrogativa. “In realtà è stata arredata da Pepper, lei ha più gusto. Comunque che credevi? Lo SHIELD se lo sogna uno stile come il mio.”e cominciò a trafficare con bicchieri e bottiglie.

Dubbio risolto, quella splendida villa era una delle molte proprietà di Stark. In effetti c'erano molti indizi che lo facevano capire, ad esempio lo stile megalomane tipico di Stark ma lei non aveva avuto modo di accorgersene; in poco tempo la sua vita era stata stravolta, è normale quindi che certi dettagli passino inosservati.

“Chi vuole un drink?” disse alzando la bottiglia trovata in un mobile. Tutti alzarono la mano, anche Cat, tranne Loki.

“Tu piccolo cervo, ne vuoi?” disse con aria divertita. Loki lo guardò malissimo.

“Perchè continua a chiamarti in quel modo?” disse Caterina al Dio tra il divertito e il curioso, già con il bicchiere in mano; si ricordò che lo aveva chiamato in quel modo anche quando erano a New York. Ma al posto di Loki, rispose Stark.

“Ma come? Non gliel'hai mai detto? Devi sapere che il Bambi qui presente aveva un elmo con le corna tanto sciocco e stupido quanto lo era lui. Per fortuna adesso lo ha buttato.” la battuta di Tony fece ridere tutti, tranne il soggetto della conversazione. Si intrattennero fino a tardi, poi alla fine, andarono via quasi tutti ritirandosi nelle proprie camere.

Caterina venne accompagnata da Loki fino alla porta; stava per andarsene ma fu fermato dalla ragazza che lo invitò dentro.

“Io non ho sonno, ti va di entrare?” lui annuì.

“E' stata proprio una bella serata.” disse lei stiracchiandosi. “Era da tanto che non mi divertivo così.”

“Però mi sembra che l'altra sera tu ti sia divertita con la tua amica Mary e il tuo amichetto.” disse scocciato Loki.

Lei lo guardò con un'espressione mista tra ilarità e stupore. “Come fai a saperlo?”

“Perchè ti ho visto.” rispose tranquillo lui.

“E come?”

“Ho usato un vecchio trucco per visualizzarti mentre ti aspettavo qui.” lo disse come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.

“Mi hai spiata?” le scappava da ridere.

“Non ti ho spiata. Ti ho solo osservata perché sapevo che eri in pericolo.” cercò di giustificarsi.

A Cat non importava se l'aveva spiata o meno, anzi ne era felice poiché significava che lui era interessato a lei e questo le faceva piacere. Ma, come aveva chiamato Jake? Amichetto?

“Non sarai mica geloso di Jake?” disse stuzzicandolo. Loki si dette un certo contegno.

“No.” sarebbe risultato convincente a tutti ma Cat, che lo conosceva, sapeva che aveva mentito.

Caterina iniziò a ridere di gusto.

“Ahah.. sei geloso! Non ci posso credere, sei geloso.. di Jake.” disse ridendo e mettendosi una mano sulla pancia, come per trattenersi dal ridere. Lui si sentì leggermente offeso e rimase serio a fissare la ragazza, che nel frattempo si stava riprendendo avvicinandosi alla finestra aperta, per prendere un po' d'aria, senza smettere di sorridere. Abbassò lo sguardo solo per qualche secondo e quando alzò gli occhi, il suo cuore perse qualche battito. Il volto della giovane era illuminato dalla luna, che splendeva piena sopra di loro. A sedere sul davanzale della finestra, si stava godendo il fresco venticello di quella serata estiva, con la bocca leggermente schiusa e i capelli mossi dal vento.

Cat guardò il Dio venirle incontro e seguendo il movimento leggero della sua mano, si sentì sfiorare la spalla. Le era caduta una spallina della canottiera e lui gliela aveva rimessa su. Quel semplice e involontario contatto fece si che la mortale venisse attraversata da un brivido di piacere. Il Dio, dal canto suo, bramava quella ragazza con tutto se stesso. Avido della sua bocca, desideroso di quel corpo. Si ritrovò di fronte a lei sfiorandole il viso con le mani; la attirò a se e la baciò con tenerezza; con quel innocente bacio scoprì di volere di più. Così premette più forte e le loro bocche divennero una cosa sola. Fece scivolare lentamente le mani giù lungo il collo, per spostarsi sulla schiena. Caterina lo circondò con le braccia in modo che i loro corpi premessero l'uno contro l'altro. Loki sentì il seno premergli contro il petto e il cuore della ragazza battere veloce.

La mortale gli tolse i vari strati che componevano la veste e sfiorò leggera il petto duro del Dio con l'indice. Lui le prese una mano e se la portò al cuore. Aveva la pelle così fredda, che per un momento le venne quasi istintivo togliere la mano, ricordandosi per un solo istante che quel ghiaccio le aveva fatto del male; eppure lo desiderava così tanto che non se ne curò e poi quello che le disse dopo, cancellò ogni ombra di timore.

“Ti voglio tutta per me.” le disse con voce melliflua all'orecchio.

Posò le sue labbra sul collo rovente e iniziò a succhiarle delicatamente la pelle, mentre lei gli era montata in collo avvinghiando le gambe intorno al Dio. Smise di baciarle il collo giusto per vedere le guance colorite della mortale, la sua mortale. Si sdraiarono, poi, a letto, ardenti di consumare quell'amore che avevano taciuto per tanto tempo. Stretti l'uno all'altra, si donarono reciprocamente corpo ed anima.

Alla fine si adagiarono di fronte per potersi guardare; i loro corpi nudi, coperti solo da un lenzuolo bianco, erano a pochi centimetri di distanza. Avevano il fiatone e le loro fronti erano leggermente imperlate di sudore. La mortale si abbandonò al sonno stretta tra le braccia rassicuranti di Loki.

È così strana, sconosciuta e conosciuta al tempo stesso questa sensazione che ho dentro, che non mi sembra vero. È mai possibile che abbia ancora impressa sulla pelle il suo freddo? Un freddo che farebbe rabbrividire chiunque, ma non me. Può il freddo essere una fonte di calore e di amore, che riscalda il cuore e fa sciogliere il corpo? Se è lui a farmene dono, si. È proprio così.

La mattina fu svegliata dai raggi del sole, penetrati attraverso la tenda. La finestra era aperta e lasciava entrare un fresco venticello che donava sollievo.

Caterina si svegliò lentamente, stropicciandosi gli occhi. Si rigirò e vide che il Dio stava ancora dormendo. Era meraviglioso, il viso baciato dal sole che faceva risaltare la sua perfetta carnagione diafana e quei bellissimi capelli diventati ancora più neri, come una notte senza stelle e ancora più lunghi, con l'espressione tranquilla sul volto che difficilmente gli si poteva vedere quando era sveglio. Per la prima volta lo vide spettinato e le scappò da ridere; iniziò a prendergli le punte con due dita, per poi passarci tutta la mano. Lo guardava incantata senza riuscire a distogliere lo sguardo.

Poi il suo amante si destò. “Sei sveglia da molto?” lei scosse la testa, sorridendo appena. “Ti vuoi alzare?”

No, non avrebbe voluto farlo mai più. Voleva rimanere ancora sotto le lenzuola con lui per non rompere l'incantesimo.

L'esitazione di lei bastò come risposta al Dio, che se l'avvicinò e coprì i loro corpi sotto il lenzuolo.


 


- Angolo dell'autrice - 
C'è poco da dire su questo capitolo dato che si spiega da solo. Dopo quel loro ENORME battibecco hanno fatto la pace.. e che pace eheheh... XD
Inoltre Cat, proprio come me, ama la musica rock e metal e quindi all'interno di questo e dei prossimi capitoli troverete alcuni pezzi dei miei brani preferiti, che, a mio modesto parere, rendono meglio l'idea che voglio dare alla storia e all'atmosfera in cui si muovono i personaggi.

NOTE
1: Monster, Skillet;
2: Silver and Cold, AFI;
3: shawarma = kebab; da quando Tony lo ha assaggiato dopo la battaglia di New York non ne può più fare a meno e lo propina tutti.

RINGRAZIAMENTI
 Grazie a Yuki e LullabyJane per i loro preziosissimi commenti; a hikikomori97 per aver messo la storia tra le ''preferite''; a Anastasia_Snape, LullabyJane e Rack12345 per aver messo la storia tra le ''seguite''.... 
Un bacio, vostra Vipera  :-*

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: KaterinaVipera