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Autore: tempestadentroquietefuori    08/04/2014    1 recensioni
- Leuos: Bianco. Da questa deriva la parola italiana "luce."
- Aima: Sangue. Da questa deriva la parola italiana "ematoma" (grumo di sangue).
Se metti insieme quelle due parole paurose, ne viene fuori una ancora più terribile: leucemia.
Un nome che deriva dal greco e significa "sangue bianco"
Lo sapevo che il bianco è una fregatura. Come può il sangue essere bianco?
Il sangue è rosso e basta.
PS: Per chi in futuro farà osservazioni su questa storia, premetto che ci sono somiglianze con il libro/film " Bianca come il latte rossa come il sangue."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I professori sono gli unici vampiri che agiscono di giorno. All’alba escono dai loro sarcofagi per succhiare il nostro giovane sangue; cinque ore di trasfusione!
 
Sono qui, nel mio banco, intenta a mordicchiare il tappo della mia biro nera e fare qualche scarabocchio qui e lì sul foglio.
Si, li faccio di continuo, senza accorgermene, è una cosa più forte di me. Non mi piace il bianco: rappresenta il nulla, il vuoto ed il vuoto è così grande, così immenso, ancora sconosciuto, che mi fa paura, si.
 
Perché ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco è un colore che non sopporto: non ha confini.
Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio in bianco, avere un capello bianco . . . Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in BIANCO.
 
<< Kurata ci degna della sua presenza ? >> mi domanda il prof. Suzuki riportandomi alla realtà.
 
Tutta la classe esplode in una risata forte e acuta. Il prof. sbatte più volte la mano sulla cattedra per attirare l’attenzione e creare silenzio. Ci è riuscito.
 
<< Ero solo un po’ distratta, non capiterà più. >> rispondo io ricevendo un’occhiata dal prof. che continua con la sua lezione interrotta.
 
Più volte scopro Naozumi  a guardarmi.
Vi domanderete di certo chi è Naozumi.
Naozumi è un mio compagno di classe. È dolce, simpatico, carino. Certe volte mi passa per la mente che sia innamorato di me. Non lo so il perché, ma il suo affetto nei miei confronti non lo definirei come amicizia, no, non proprio. Però io non sono attratta da lui in quel senso, non l’ho mai visto e mai lo vedrò sotto altri occhi, occhi di chi è innamorata.
 
Cado di nuovo nel mio mondo, ma questa volta c’è il suono  campanella a risvegliarmi.
Mi alzo, raccolgo le mie cose ed esco dalla classe, seguita a ruota da Naozumi.
<< Cos’hai oggi? Ti vedo soprappensiero , successo qualcosa? >> mi domanda premuroso.
 
<< No, nulla di che . . . >>  rispondo io noncurante.
 
<< Cos’abbiamo oggi ? un po’ soprappensiero Kurata? >> domanda beffardamente una voce da me ben riconoscibile arrivata di soppiatto al mio fianco.
 
<< Niente che ti riguardi Hayama, non credi? >> domando io infastidita.
 
Gia, infastidita da quel tipo. Da quell’ Akito Hayama. Un altro mio compagno di classe, che, al contrario del primo, ha carattere tutt’altro che uguale: stronzo, menefreghista, simpatico si, ma fin troppo.
Il nostro rapporto non è un granché, siamo compagni di classe, niente più. Di certo il saluto non ce lo neghiamo, però nemmeno ho con lui il rapporto che ho con Naozumi.
 
<< Uh-uh nervosette stamattina? >> domanda provocandomi.
 
<< Tu pensi? >> rispondo io sarcastica.
 
<< Vabbè, non è aria. Meglio che me ne vada, ciao. >> mi dice salutandomi con una mano e allontanandosi da noi.
 
<< Nao io vado a casa, ci vediamo dopo alla nostra panchina? >> domando io.
 
<< Certo, ti aspetto. >> mi risponde lui sorridendomi e salutandomi con un bacio sulla guancia, per poi sparire dalla mia vista.
 
“ La nostra panchina” .
Già, è come un rifugio per noi, sin da quando ci conosciamo. È li che siamo cresciuti, sfogandoci sulle nostre vite e così via. Abbiamo passato momenti belli e brutti insieme, gli voglio bene come un fratello.
Cammino sola tra le strade di Tokyo, però ho un i- Pod in compenso.Eh si, perchè quando esci e sai che ti aspetta una giornata al sapore di asfalto polveroso a scuola e poi un tunnel di noia tra compiti, genitori e professori e poi di nuovo, fino a che morte non vi separi, solo la colonna sonora può salvarti. Ti sbatti due auricolari nelle orecchie ed entri in un’altra dimensione. Parte la tua playlist, che ascolteresti ore ed ore senza mai stancarti, perché la musica è vita, la musica ti mette allegria, speranza. Faccio parte della generazione con la playlist piena zeppa di canzoni, ma che ascolta sempre le stesse.
Con le note di “ wild child – Elen Levon “ tornai a casa.
Una bella villetta nel centro di Tokyo. Gia, la mia famiglia non ha problemi economici: mia madre fa la scrittrice e mio padre l’imprenditore. Per cui hanno deciso di comprare la villa più bella qui a Tokyo. In tanti mi fanno i complimenti per la mia casa ed io sono contenta che piaccia, perché è davvero bellissima a parer mio.  
 
Entro nel viale di casa e mi avvicino al campanello. È la signora Patricia ad aprirmi la porta. È una cara e anziana signora che fin da piccola mi ha fatto da badante. La voglio bene come se fosse mia nonna, fa parte della famiglia: è dolce, premurosa, mi accontenta su tutto.
 
<< Caio signora Patricia! >> esclamo io sorridendo ed entrando in casa.   
 
<< Salve signorina Sana, come è andata a scuola oggi? >> domanda lei affettuosamente, chiudendo la porta.
 
<< Tutto bene, anche se mi sono annoiata particolarmente oggi. ah signora Patricia quante volte le dovrò dire di chiamarmi solo ed esclusivamente Sana ? >> domando io.
 
<< Lo so, lo so, è che sono abituata ormai. >> si giustifica lei sorridendomi dolcemente.
 
<< Eh va bene! Ah, oggi verso le 16:00 vado al parco, mi aspetta Naozumi. >> dico io.
 
<< Va bene, avverto sua madre? >> mi domanda.
 
<< No no, faccio io, grazie. >> le rispondo io sorridendo.
 
Salgo le scale per andare al piano superiore da mia madre. Sicuramente starà scrivendo un suo nuovo libro o almeno starà cercando di farlo per non rinviare nuovamente la data di consegna.  Mia madre è una donna allegra, stramba e mi ha insegnato molto dalla vita. È come un qualcosa da seguire, un esempio da prendere. Sin da piccola mi ha incoraggiato a credere nei miei ideali, a far realizzare i miei sogni, la amo per questo.
 
Busso alla porta, fin quando la sua voce mi invita ad entrare.
 
<< Mamma sono io. >> dico io entrando e chiudendo la porta alle mie spalle.
 
<< Oh Sana. Come è andata a scuola? >> mi domanda.
 
<< Come al solito. Tu con il libro? Riuscirai questa volta a rispettare il termine della consegna? >> domando io sorridendo.
 
<< Dovrò lavorare giorno e notte, ma penso che ce la farò. Non dovrò distrarmi, questo libro è davvero importante per me e la mia carriera. >> mi risponde affettuosamente.
 
<< Di cosa parla ? >> domando io curiosa avvicinandomi alla scrivania.
 
<< Di una ragazza quattordicenne  che sta per varcare una soglia magica e spaventosa: l’inizio del liceo. I corridoi della nuova scuola sono pieni di fascino ma anche di minacce, nel primo intervallo dell’anno scolastico si stringono alleanze e si emettono sentenze capaci di segnare il futuro. Chiusa nella sua stanza, con il tepore del sole estivo ancora sulla pelle, lei  si sente come ogni adolescente: un’equilibrista su un filo sospeso nel vuoto. Solo l’amore dei genitori, della straordinaria nonna Teresa, del fratellino le consentono di lanciarsi, di camminare su quel filo, di mostrarsi al mondo e provare a diventare grande con le sue forze.
Ma un giorno ascolta un messaggio in segreteria telefonica. È suo padre: annuncia che non tornerà più a casa. Per lei si spalanca il vuoto sotto i piedi. Ancora non sa che sarà proprio attraversando questo doloroso smarrimento che a poco a poco si trasformerà in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell’ostrica in seguito all’attacco di un predatore marino. Perché questo è il segreto del dolore: sa dove si nasconde la vita e se ne nutre per farle crescere le ali.
Questa volta però la saggezza sorridente di nonna Teresa non le basterà e sarà dal suo nuovo mondo, quello scolastico, che giungeranno nuove voci in grado di aiutarla: quella di Leila , la compagna di banco capace di contagiarla con il suo entusiasmo, quella profonda di Nakao , il ragazzo più misterioso della scuola, e anche quella di un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri. Proprio in un libro lei legge  la storia del protagonista e trova le energie per partire in un viaggio alla ricerca del padre che cambierà radicalmente il suo destino. >> mi risponde lei.
 
<< Mamma ma è stupendo! Non vedo l’ora di leggerlo, sarò la tua prima cliente! >> esclamo io felice, dopo aver sentito la trama del suo libro.
 
<< Sono contenta che ti piaccia, adesso torno a lavoro, a dopo tesoro. >> dice lei.
 
<< Va bene mamma. Volevo solo dirti che dopo esco. >> rispondo io.
 
<< Va bene tesoro. >> afferma lei.
 
Esco dalla porta e mi soffermo a pensare su quel libro. Gia, mia madre è davvero brava. Le sue storie sono coinvolgenti, scritte con il cuore. Ti invogliano a leggere e lei è una brava scrittrice.
Vado in camera mia e mi preparo per uscire. Indosso i miei occhiali da sole neri, prendo la borsa ed esco di casa, dirigendomi al parco, alla panchina.




 
  
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