Raison d’être.
Je ne suis pas perdue.
Dedicata a chi pensa
che vada tutto male,
a chi è
triste e ha bisogno di un
abbraccio,
alle persone che
amano,
a chi crede che non
ne valga la pena.
Vi siete mai chiesti come ci si innamora?
Si inciampa? Si
affoga? Si
cade dalla bicicletta e al posto di sbucciarsi le ginocchia ci si
sbuccia il
cuore? È come bruciarsi con l’acqua bollente o
stare in equilibrio sull’orlo di
un precipizio, per sempre?
E poi? E se mentre
la tua
vita è sospesa e pensi solo alla persona che ami, questa è innamorata di
un’altra?
Con un appartamento
in
centro a Dublino e vent’anni inoltrati, Imogen è
il tipo di persona che da il
massimo su tutto quello che fa ma non quella che si impunta
perché le piace
riuscire in un qualcosa di impossibile .
È quel
tipo di persona che
si innervosisce perché il cielo non è celeste ma
è grigio, quella che non fa
sconti a nessuno e spende troppo in poco tempo.
È quel
tipo di persona che
si veste in base all’umore, che se la giornata inizia male di
conseguenza deve
finire male.
È quel
tipo di persona che
ogni genitore vorrebbe come figlia: altruista, tranquilla, lavoratrice.
È quel
tipo di persona che
tutti vorrebbero avere come amica, quella dai capelli biondi grano e
dal fisico
asciutto.
È quel
tipo di persona che
non si ferma un attimo, quella intelligente e mai sottovalutata.
È quel
tipo di persona che
viene ammirata in lontananza, quella che ogni madre vorrebbe vedere
accanto al
proprio figlio.
È quel
tipo di persona che
adora i bimbini, l’odore dello zucchero filato, cucinare per
la famiglia, stare
a dormire fino a tardi.
È quel
tipo di persona che
viene definita autodistruttiva, per la quale
o è tutto o è niente. La
metà non esiste.
È il tipo
di persona che
vuole stare da sola, quella che costantemente ha le cuffie nelle
orecchie,
quella che si nutre di libri.
È il tipo
di persona che
starebbe ore a guardare il cielo stellato, quella che si trattiene e
che parla
solo quando deve.
Ma Imogen non
è
assolutamente il tipo di persona che si innamora, eppure qualcosa le
aveva
fatto credere che forse, quella era la sua volta.
Era la fine di
maggio, uno
di quei giorni in cui gli uccelli cantano, uno di quelli spensierati,
uno di
quelli che piacciono a lei. Era
uno di
quei giorni in cui era uscita prima dal lavoro, quello in cui
l’aveva visto per
la prima volta. Ancora se lo ricorda.
Aveva i soliti
pantaloni
della tuta nera che gli fasciavano le gambe magre, un maglioncino beige
che lo
faceva sembrare ancora più pallido, un new era nero che
faceva risaltare i suoi
capelli biondi, palesemente tinti, gli occhi azzurro cielo. Limpidi,
senza
nuvole.
La bocca rosa e
piena,
quella la fa arrossire ogni volta che si muove, tirata il su dal solito
sorriso
provocante da stronzo, quello che ti ammazza.
Erano usciti
più e più
volte insieme, le aveva tenuto la mano per strada, le aveva baciato le
labbra,
l’aveva fatta ridere e le aveva fatto dimenticare di se stessa.
Però ci
sono meccanismi che
non scattano, orologi che non
si
fermano, colori che non tingono, passati che non muoiono e man mano che
passavano le settimane, più si moltiplicavano i baci che
Imogen gli dava, più
Niall si ricordava perché si era buttato in quella specie di
relazione insieme:
ripicca d’amore.
E' la vita, dicono.
E' questione di
tempo, ripetono.
Ma no, non
è affatto vero:
l’amore non passa mai, rimane nel nostro cuore per sempre e
se sé ne va, lascia
comunque delle tracce.
Niall quelle tracce
le vede
ovunque: le vede in Imogen che gli prepara il caffè la
mattina, lo vede nelle
sue Adidas logore, lo vede nei passanti, lo vede nelle nuvole che
passano oltre
Dublino.
È vero
che il “primo” amore
non si scorda mai, ma lui non riesce nemmeno a chiudere il cassetto.
Questo Imogen lo
vede dalle
sue labbra, pronte a baciare quelle di un’altra persona, mica
le sue. Lo
percepisce dal suo sguardo, da come guarda
fuori dalla finestra quando sono a letto insieme. Lo avverte dalle sue
mani che
non la toccano più come prima.
Ci passa sopra,
sperando che
il tempo cambi le cose, ma fa male comunque.
E un po’
se l’aspettava,
dopo un anno di esitazioni, che se ne sarebbe andato.
Ma fa male non
essere
amati.
Per il periodo
successivo della sua vita
non aveva fatto altro che pensare a lui: a lui che si addormentava con
la
ragazza che ama, a lui che la faceva ridere, a lui che aveva sempre
qualcosa di
interessante da dire. Al suo sorriso non più rivolto a lei.
Non faceva che
pensare a come sarebbe
stato chiamarlo e parlarci, non faceva che pensare alla sua risata,
alle sue
dita sulle sue cosce, alle carezze e ai suoi baci.
Il tempo passava e lei rimaneva così, inerme, credendo di
non avere abbastanza
per reagire, abbastanza forza per continuare.
Perché
non essere amati fa male. Prude.
Poi però
quando rimase a guardare il
cielo della capitale dalla finestra del suo appartamento, i suoi
pensieri
cambiarono.
L’aria di
primavera, si era detta.
Quel giorno i suoi
pensieri cambiarono e
nelle sue ossa c’era voglia di vivere, rinnovo. Imogen doveva
sbocciare e
diventare bella come le rose che raccolgono i mariti per le proprie
mogli.
Quel giorno i suoi
pensieri cambiarono,
aveva indossato i suoi pantaloni verde pastello e la maglia beige. Pian
piano
stava rinascendo.
Lei vorrebbe essere
amata:
avere qualcuno a cui dedicare i primi e gli ultimi pensieri della
giornata, con
cui parlare, a cui donare se stessa.
Per poi uscire la
sera ed
andare in ogni dove per
ammirare il tramonto,
rimanere in casa sdraiati sul divano ,abbracciati di fronte alla
televisione
tra baci e carezze.
Un collo dolce e
profumato,
in cui affondare ogni secondo.
Vorrebbe parlare il
linguaggio degli innamorati, quello fatto di soli sguardi,
Quanto vorrebbe
avere un
abbraccio di cui aver bisogno, uno di quelli forti forti, un abbraccio
da
considerare casa, abbraccio che ti rimane in mente per sempre, uno da
ricordare.
Ma il suo vero amore
la
stava ancora cercando.
Un giorno ne
varrò la pena,
forse, di tutte le volte che è andato tutto storto, dei
pianti silenziosi,
delle porte in faccia, sei sorrisi tristi.
E così
arriveranno anche i momenti
giusti, quelli del “n’è valsa la
pena”.
Perché
è sempre così: ne varrà sempre la
pena. Ne varrà la pena anche
di
aspettare, di
soffrire, di
innamorarsi di nuovo.
Ci aveva impiegato
un po’ di tanto
tempo, forse troppo, ma alla fine
l’aveva capito: l’unica cosa da fare quando
qualcuno non ci ama è fare delle
cose. Le stesse cose che abbiamo sempre fatto, le stesse identiche
cose, perché
amore o non amore domani potrebbe essere una bella giornata.
Basta viverla.
Bonjour tout le
monde,
Ieri stavo
ascoltando I know you care, e il risultato
è
questo.
Mi ha aiutato molto
la citazione di
quella ragazza che ha avuto il coraggio di parlare della sua storia
d’amore e
aggiungo che ho preso ispirazione dalle sue parole, inoltre, la ammiro molto:
è stata un esempio anche per
me, che con l’amore non c’entravo.
E poi volevo parlare
a voi di questo tipo
di situazione.
In realtà
non avrei voluto pubblicare la
one-shot in questa categoria, ma mi sono detta che forse sarebbe stata
la cosa migliore:
ho quasi diciassette anni e attorno a me, in queste ultime settimane ci
sono
stati parecchi drammi, in
particolare
sono stata colpita dal motivo di un suicidio: “pena
d’amore”.
Allora mi sono
detta: “È impossibile
morire così giovani per una sciocchezza così. Non
sappiamo nemmeno cos’è
l’amore a quest’età.”
Ora, so che
probabilmente alcune di voi
sono molto più giovani di me, ma ultimamente si bruciano le
tappe e a me non
sta più bene.
Dunque, questa breve
storia è dedicata,
come ho già scritto sopra, a tutte quelle persone che
pensano che non ne valga
la pena, alle persone tristi, agli amori non corrisposti: fate
qualcosa,
dannazione, fatelo per tutti quelli che non ne hanno avuto il coraggio
e ora si
rimpiangono.
Alzatevi e andate a
riprendere quello che
vi hanno tolto, tirategli un pugno, uno schiaffo.
Fatevi valere, per favore.
voxes