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Autore: CassandraBlackZone    08/04/2014    1 recensioni
Paura? No, lei non aveva affatto paura. Ed era proprio questo quel qualcosa in più.
Correre per lei non era mai stato un modo per scappare, anzi: correre per lei era l’unico modo per superare la monotonia e anche se stancante, era lo svago che più la soddisfaceva. Persino più del contare le statue del Duomo.
Emily amava correre. Da sempre.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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E come sospettava il Dottore, ecco un’altra porta dimensionale. Si era dimenticato che Massy amava entrare ed uscire da una parte all’altra. Era quello il suo lavoro da schiavo: occuparsi di creare porte e passaggi segreti dimensionali per la reggia dei vecchi padroni . Ricordava bene che senza quella abilità, non sarebbero mai riusciti a scappare dalle fauci della creatura multiforme nei sotterranei.
 Così su due piedi, appena entrato, non riusciva a capire dove fossero. Di sicuro non erano nello spazio: avrebbe avuto quella strana sensazione di non indossare le scarpe come al solito. Londra: opzione possibile, ma banale per una cosa come sorvegliare cacciatori assassini. Sotto terra,in Kansas, nella Città Proibita; potevano essere ovunque. Ciò che gli era possibile constatare era di essere finito in una stanza insonorizzata, grande tanto quanto il salotto di Massy, con una pessima carta da parati nera e gialla e illuminata da più di settanta schermi a LED accesi, che mostravano punti diversi di Londra.
“Da questa parte, signor Dottore.”
“Eccomi.”
Jake illustrò velocemente le telecamere e i settantacinque cacciatori di latta. Erano ancora tutti lì fermi, in attesa del reietto. “Quindi loro sono fermi così da tre mesi, giusto?” chiese l’alieno picchiettando su un paio di schermi “ E loro non si sono mai accorti di queste telecamere?”
“Il signor Massy ha fatto in modo che non rintracciassero il segnale.”
“Bravo Massy. Il solito geniaccio,” ridacchiò “ però non è molto sveglio, devo dire.”
“Il Signor Massy è molto intelligente, signor Dottore.”
“E con questa fanno tre volte.”
“Come dice?” chiese confuso l’androide.
 “Ti sei fregato da solo, bello mio.” Il Signore del Tempo tirò fuori dalla giacca il suo cacciavite sonico il più velocemente possibile, ma Jake fu ancora più veloce. La canna di un fucile laser era a pochi centimetri dalla fronte dell’alieno, pronto a sparare.
“Non mi costringa a farlo, signor Dottore. Non sono tenuto ad ucciderla”
“Ma davvero? E ti aspetti che ti creda? Che cosa ne hai fatto di Jake?”
“Non so di cosa sta parlando.”
“Oh, vedi di smetterla, da maestro sei passato a signore , e lo hai detto per tre volte, un androide ben programmato non cambia gli schemi di punto in bianco. Ora dimmi, che cosa sei?”
L’androide fissò impassibile il Signore del Tempo,per niente impressionato, mentre entrambi i cuori di quest’ultimo battevano freneticamente nel petto “Io sono l’unità X. Cacciatore androide di tipo 847. Riguardo a quell’androide di bassa fattura, l’ho distrutto; sicché intralciava la mia missione.”
“Bene, allora avevo ragione a pensare che non eri Jake, ma di certo non mi aspettavo che fossi un cacciatore. Gli hai rubato il volto e l’hai appiccicato sopra la tua faccia di metallo. Passiamo oltre: hai detto che non sei tenuto ad uccidermi? Ma ce li hai gli occhi? Io sono il reietto che tanto stavate aspettando da tre mesi.”
“Negativo.”
“Scusa… come hai detto?”
“Io sono venuto qui per il reietto 3185511.” Inaspettatamente, il presunto Jake abbassò la pesante arma e il Dottore poté tirare un profondo sospiro di sollievo “Confessalo. Tu sapevi che questo aggeggio era un semplice cacciavite, vero?”
“Ovviamente.”
“Ah, perfetto. Androide, ed è persino sarcastico. Comunque non ho capito un accidente! Il reietto non sono veramente io?”
“Negativo.”
“E allora chi è?”
“Il reietto 3185511.”
“Ok, io adoro i numeri, ma ce lo avrà un nome!”
“Nella mia memoria è presente solo questa sequenza di numeri.”
“Ok, in buona sostanza io non sono tenuto ad essere ucciso – a meno che non faccia qualcosa di follemente stupido – e non sono tenuto anche di sapere chi è il reietto, ma ciò non mi vieta di indovinare chi è.”
“Negativo. Non posso nemmeno concederle questo.”
“Senti, sono già abbastanza arrabbiato, ok? E non solo per la lettera di River, ma per il fatto che lui non mi abbia detto che sta per morire. Io la calma la mantengo per poco.”
All’improvviso l’androide inclinò di lato la testa di almeno dieci gradi, come per simulare un’espressione di stupore, davanti al volto deformato dalla rabbia del Gallifreyano. “Quindi lei lo sapeva fin dall’inizio?”
“Prima regola: io mento sempre. Non l’ho di certo abbracciato solo perché lo volevo, l’ho fatto soprattutto per controllare le sue funzioni vitali. Ho subito notato durante lo spettacolo che era affaticato, poi in salotto ho controllato il polso e aveva i battiti del cuore irregolari. Uno dei polmoni non funzionava bene e dal momento che lui è un Liseno, sui polsi e il collo aveva le classiche macchie rossastre e violacee della…”
Morte lisena del succube.” continuò il cacciatore.
“Esatto.”
“Non manca molto ormai. Gli restano poco più di due ore. Dovrebbe passare questi ultimi 120 minuti con lui.”
“E lasciare che tu ti prenda il suo cadavere? No, non esiste. Voi non gli farete nulla. Anche se lui è un reietto. Ci ho preso, vero?”
“Negativo. Massy della specie lisena non è il reietto 3185511.”
“Cos-… Allora chi diamine è?!”
“Non sono tenuto a risponderle.”
“Ma almeno dimmi perché lo devi uccidere?!”
“Negativo. La mia missione non è uccidere il reietto.”
Di certo non era la prima volta che il Dottore si ritrovava in una situazione di totale confusione, ma evidentemente era parecchio arrugginito e doveva ancora abituarsi. Tra la questione della memoria di Jeremy,della morte di Massy, della lettera di River e del reietto, il suo cervello non sapeva più come reagire; ancor di più dopo aver sentito la risposta dell’androide alla sua ultima domanda, prima di lasciare la stanza correndo.
“Questa mi è… nuova. Mi è davvero nuova. Un cacciatore che non deve uccidere. E allora dimmi… che cosa devi fare?”
“Mi è stato ordinato di fare solo una cosa: proteggere il reietto. Ad ogni costo.”
 
La preziosa tazza di porcellana cadde in mille pezzi sul lucido pavimento in marmo bianco. Massy si aggrappò con forza alla tovaglia, tossendo dolorosamente “Massy! Massy che cos’ha?!” chiese Emi più preoccupata che mai, tenendolo per un braccio “Fatti forza, Massy!”
“No… Emi. Ormai… è arrivata la mia ora.” disse l’alieno sorridendo “La morte… è venuta a prendermi.”
“No, non dire così, Mas-…” con il terrore negli occhi, la ragazza si portò le mani al volto. Le sue dita si erano impregnate di una sostanza violacea prossima al nero. Era inodore, ma che faceva rabbrividire alla sola vista. “Che… che cos’è?”
Allarmato, Jeremy si avvicinò alla mano di Emi “E’… sangue? Voi alieni ce l’avete così?”
“Quello è veleno. Uno di quelli potenti. Un veleno che non infetta nessuno al di fuori di noi Liseni.”
“Che cosa vuoi dire?”
“Quello che vedi sulle tue dita è una particolare sostanza che solo il nostro corpo produce nel momento in cui sa che stiamo per morire. Non esiste nessun medicinale in grado di contrastarl-… Ah!!” un dolore lancinante all’addome costrinse il vecchio mago a piegarsi in due e cadere a terra dalla poltrona.
“Oh no! Massy!”
“Massy!”
Con uno sforzo innato, il Liseno allungò la mano destra tremante ad Emi, che subito la prese e la strinse forte a sé. Era fredda come il ghiaccio “Ascoltatemi… tutti e due… Non mi resta molto tempo, ho solo due ore… Quando io non ci sarò, dovrete proteggere il Dottore. Avete capito?”
“Proteggere il Dottore?” ripeté quasi arrabbiato Jeremy “ Noi dovremmo proteggerlo?!”
“Lui… lui è il reietto solo perché ha fatto del bene. I cacciatori lo vogliono morto per questo, ma non può… morire ora…” la sua voce si faceva sempre più roca, ostacolata da quello che sembrava catarro, inducendolo a tossire più forte di prima “ Voi non potete immaginare lontanamente quante vite, quanti imperi o quanti pianeti lui abbia salvato. La Terra, ad esempio, avete idea di quante volte l’abbia salvata?”
Emi e Jeremy si guardarono scrollando le spalle. Non avevano mai sentito parlare di alieni e di invasioni. O almeno non fino a qualche mese fa.
 “Mi spiace. So solo dei Kujacara, alieni venuto a Milano mesi fa, ma… altro no.” disse lei “Nemmeno io.” seguì lui.
“Sono… Sono successe molte cose in passato, tra cui un riavvio dell’Universo. Ci sono andato di mezzo anche io, ma alla fine… ho ricordato. Ora però, non è questo l’importante…” con l’aiuto dell’umana, Massy riuscì ad alzarsi dal pavimento e a risedersi sulla poltrona. Il suo respiro si era fatto più corto.
“Dimmi, Massy. Posso fare qualcosa per te?”
“Oh, dolce Emi… temo che tu non possa fare molto per me. Ma una cosa la potete fare, voi due insieme.”
“Dicci pure.”
“Sì.”
“Dovreste… Dovreste bloccare la porta dell’appartamento.”
All’improvviso, un tonfo sordo fece trasalire prima Emi e poi Jeremy; al secondo colpo, entrambi indietreggiarono verso la finestra. C’era qualcuno alla porta, e di certo qualcuno per niente amichevole.
“Oddio… chi sarà?”
“Sono qui… sono i cacciatori.”
“I cacciatori?!” urlò il ragazzo “ Che facciamo?!”
“Svelto, Jeremy! Prendi qualcosa!”
I due colpi divennero tre, poi quattro, fino a diventare un numero compreso fra sei o sette ogni due secondi.
Impulsivamente Emi prese una grossa spazzola per i camini, mentre Jeremy una delle sedie su cui erano seduti.
“Una sedia? Sul serio?”
“Ha parlato la spazzacamini!”
“Ragazzi… smettetela di flirtare. Pensate… alla porta.”
I due umani subito tornarono a concentrarsi sull’uscio, ormai in procinto di essere sfondata. I colpi divennero più forti, e il pavimento sotto i loro piedi aveva cominciato a tremare.
Con la gola secca e le mani sudate, Emi e Jeremy raccolsero tutto il loro coraggio, pronti ad affrontare chiunque ci fosse al di là della soglia.
Dobbiamo proteggere Massy, fu il pensiero di Jeremy. Dottore, dove sei? Fu quello di Emi.
Tutto successe in un attimo: la pesante porta di legno si frantumò davanti ai loro occhi, e tutti e tre si ritrovarono a terra, circondanti da uomini vestiti di nero.
 
INIZIO REGISTRAZIONE.
[…]
Non lo credevo possibile. Non lo credevo assolutamente possibile.
Ero convinto che una cosa del genere non sarebbe mai successo, che noi fossimo prossimi alla morte e invece… Eccoci qui. Siamo vivi. Cosa mi abbia fatto decidere di andare avanti io me lo ricordo bene, l’avevo sempre prefissato come obiettivo e lo è ancora adesso.
[…]
Lui aveva ragione, aveva sempre avuto ragione e questo è il risultato. Fortuna vuole che io l’abbia ascoltato, altrimenti io non sarei qui.
[…]
Senti… so già a cosa stai pensando e ti prego, non odiarmi… sono stato costretto. Spero che mi perdonerai.
[…]
Spero anche che tu non abbia spento ,e che tu stia sentendo questa registrazione e tutti gli altri, perché questa è solo una piccola introduzione. Tu mi conosci: io non sono mai stato bravo a parlare davanti a qualcuno, ma… Oh, scusa! Ora devo andare! Stanno per ritornare!
“Jay! Dove sei?”
Arrivo!! A presto. Credo… e buona fortuna.
FINE REGISTRAZIONE
   
 
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