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Autore: Inathia Len    08/04/2014    3 recensioni
Sono passati cinque anni dalla creazione degli Hunger Games, quando il giovane John Watson viene selezionato alla Mietitura del suo Distretto.
Dalla storia:"-Hai ragione tu, sono i Favoriti quelli da eliminare, che ci potrebbero causare più problemi. Sally e Anderson hanno avuto fortuna, ma senza le tue bombe non sarebbero andati da nessuna parte. E poi, se non gli diamo subito la caccia, si sentiranno al sicuro e magari saranno loro a fare un passo falso.-
-Questo sì che si chiama pensare- commenta Sherlock.
-Quindi è deciso. Dove pensi si siano nascosti?-
-Dove ti rifugeresti tu, se fossi un Favorito e la altre due alleanze si stessero scontrando nei vicoli?-
-Lontano dai vicoli- mormoro, arrivandoci dopo. –In piazza, alla Cornucopia- rispondo poi e a Sherlock brillano gli occhi."
Mio primo cross-over, quindi siate clementi. Anche se le recensioni fanno sempre piacere e aiutano a migliorarsi :-)
Genere: Avventura, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO11
 
-John- la voce di Sherlock esce dalla radiolina, ma è Irene a rispondere.
-Holmes, ho visto che mi stavi inseguendo. Indovina chi ho trovato io?- ride, facendomi l’occhiolino.
-Irene, lascia andare John- tuona Sherlock. Lo sento affannato. Che stia venendo qui?
-Sherlock, vattene. Trova Moriarty e uccidilo- grido, sperando che riesca a sentirmi. Ma la mia voce non esce salda come vorrei, mi sembra di avere del sapone in bocca. Deve essere il veleno che sta facendo effetto, dato che ormai vedo quattro Irene Adler.
-Ho detto: lascia.andare.John- sillaba Sherlock, la pistola puntata alla tempia di Irene.
Come abbia fatto ad arrivare così in fretta non lo so, ma tiro un respiro di sollievo. Anche se io ne vedo sei, di lui, è meglio di niente.
Irene getta la sua arma per terra e la calcia lontano, girandosi poi verso Sherlock, sorridendogli.
-Bello vederti, Sherlock. Sai, le cose sarebbero state diverse, se tu fossi stato con noi fin dal principio- gli sussurra all’orecchio con voce sensuale.
-Probabilmente sareste morti prima e John starebbe bene- ribatte lui, gli occhi ridotti a due fessure.
-Ancora ti preoccupi per lui? Al massimo tra mezz’ora sarà morto, non so quanto ci metta quel veleno, sinceramente. Era uno dei più a buon mercato, stando al mio mentore. Un altro modo per dire che non vale niente- dice, ridacchiando complice, mettendo una mano su quelle di Sherlock, per convincerlo ad abbassare l’arma.
Ma lui ha sentito una sola cosa, di tutto il suo discorso.
-Mezz’ora?- mormora, lanciandomi un’occhiata fugace. Il terrore nel suo sguardo mi paralizza.
-Oh, volete essere lasciati soli per un ultimo bacetto?-
-Non sono gay- ribatto, sentendomi un idiota. Fra trenta minuti sarò morto, chissene frega del mio orientamento sessuale! E poi, dopo l’ultima settimana e Sherlock, non è che ne sia più tanto sicuro...
-Irene, fatti mandare l’antidoto e forse non ti ammazzo ‘sta notte- ringhia Sherlock.
-Non esiste rimedio…- comincia ridendo, ma quelle sono le sue ultime parole. Qualcuno la colpisce alla testa e lei cade al suolo, la risata ancora impressa sulle labbra rosse. Il cannone spara e l’hovercraft la porta via. Ma Sherlock non fa in tempo a dire nulla che un altro proiettile mi sfiora, mentre un altro quasi lo centra.
Ci voltiamo entrambi verso l’alto e vediamo una figura, pistola alla mano, che si sbraccia dalla sommità del palazzo.
-Ti sto aspettando, Sherlock- grida e lui sibila un nome.
Moriarty.
È logico che sia lui, ma mi fa uno strano effetto vedermelo davvero davanti. Ci siamo già incontrati, è vero, ma eravamo nel mezzo di una sparatoria e nessuno faceva caso a chi era chi. Ora, invece, lo vedo chiaramente. E’ un ragazzo sui diciotto, in jeans e giacca di pelle come noi, dai capelli e gli occhi neri.
-Vieni su a giocare, Sherly- lo incalza, ma Sherlock si volta verso di me.
-Vado, lo ammazzo e torno. Aspettami.-
-Giuro che non vado da nessuna parte- provo a scherzare, ma lui non è decisamente in vena.
-Hai capito che cosa intendo. Non ci metterò più di dieci minuti. Tu ne hai almeno venticinque. Non morire mentre sono lassù- mi dice, guardandomi intensamente. Io ricambio il suo sguardo.
-Sai, credo che a un bambino il nome Sherlock Watson starebbe benissimo- sussurro e vedo l’ombra di un sorriso comparire sul suo volto. Solo adesso mi rendo conto di quanto sia stanco, di come i suoi occhi sorridano solo quando incontrano i miei. Chissà se a me succede lo stesso…
-Quando torno giù pensiamo ad un antidoto- dice, prima di sparire all’interno dell’edificio.
-Hamish- dico, ormai a nessuno. –Il mio secondo nome è Hamish.-
 
Aspetto per un tempo che mi sembra interminabile. Da dove sono io non si sente nulla, solo un concitare di voce e suoni, ma nulla di ché. Intanto, sembra che gli effetti del veleno siano rallentati, così mi arrischio a spostarmi in un punto dove la visuale è migliore. Ora sono di fronte al palazzo -che ricorda un ospedale-, ma continuo a non riuscire a vedere niente di niente.
Mi metto l’anima in pace e comincio a giocherellare con la radiolina, sperando che Sherlock mi chiami al più presto.
Cerco di mantenermi sveglio, ma non è molto semplice. Anche se ora la vista è quasi tornata normale, le gambe cominciano a farsi pesanti e la testa mi gira. Sono sul punto di lasciar perdere tutto e chiudere gli occhi, quando uno sparo mi fa prendere un colpo. Il cannone mi fa svegliare completamente e, dalla distanza in cui sono, non riesco a riconoscere il corpo che l’hovercraft sta portando via.
Poco dopo la radiolina comincia a gracchiare e io rispondo in un soffio.
-Sherlock?-
-John?- mi risponde la sua voce.
-Certo che sono io, pezzo di cretino. Siamo solo io e te, chi vuoi che sia?- chiedo, mettendomi a ridere per il sollievo di sentirlo di nuovo.
-John, voglio che tu ora mi ascolti chiaramente, va bene? Non interrompermi.-
-Vuoi che salga?-
-NO! Stai fermo lì, non ti muovere, la ferita potrebbe peggiorare. Solo, ascoltami, ti prego.-
Mi zittisco, sentendo una gravità nuova nella sua voce.
-Hai presente prima, che ti ho detto che avremmo trovato un antidoto? Bè, ce l’ho…-
-Fantastico. Vieni giù tu, così lo posso prendere?-
-Sì, vengo giù io, John.-
Smette un attimo di parlare poi lo vedo, in piedi sul cornicione.
-Sherlock, che diavolo stai facendo?- chiedo, allarmato. –Scendi subito da lì!-grido, mentre la sua figura torna a sdoppiarsi.
-Scendo, John, tranquillo. Solo, non ho intenzione di usare le scale.-
-Vuoi dirmi che c'è un ascensore, vero? È questo quello che stai cercando di dirmi?- chiedo, non volendo credere a quello che la sua voce rotta mi suggerisce.
-Solo un’ultima cosa, John. Dimenticati di me- sussurra, -Vivi, ama, ridi...-
-Io non sono niente senza di te. Non sarei nemmeno vivo!-
-Esci da qui e fatti una vita.-
-Sherlock!- è il mio grido strozzato, ma le parole si fermano in gola quando vedo la sua mano propendersi verso di me, quasi a stringere la mia, quattro piani più sotto. -Sherlock, tu non puoi morire. Tu sei il migliore tra noi.-
-Io sono nessuno, John. È solo un trucco questo, un magico trucco.-
-E tutte le cose che mi hai detto, quelle che sapevi su di me?-
-Ho fatto delle ricerche per impressionarti. Cosa credi? Sono solo un buffone che si è andato a infilare in qualcosa di troppo grande per lui e solo per noia. Sono un buffone, John- e la sua voce mi supplica di credergli.
-Non è possibile...-
-È così. Nessuno è così intelligente.-
-Tu sì, tu lo sei- ribatto, deciso.
-Questo è il mio biglietto d'addio. La gente li lascia, prima di...-
-Prima di... cosa? Sherlock!-
-Addio, John.-
Poi le comunicazioni si interrompono, ma non per volere di Capitol City. Vedo Sherlock gettare la radiolina sul tetto, all'indietro, e allargare le braccia. Sembra un angelo, il mio angelo, che sta per sacrificarsi perché io possa vivere.
Quando stacca i piedi dal cornicione e si lancia, annaspando nel vuoto, grido il suo nome con tutto il fiato che ho in gola. E il veleno torna prepotente in circolo, facendomelo vedere non una, ma tre volte.
Per tre volte i suoi piedi corrono nel vuoto.
Per tre volte le sue braccia mulinano nel nulla.
Per tre volte spero in qualcosa che trattenga il suo corpo dalla folle discesa verso l'assalto.
Poi l'impatto.
Secco, duro, che mi strappa il cuore dal petto. È lì, a pochi passi da me, accasciato su un fianco. Non gli vedo il volto, non ho il coraggio di avvicinarmi e incrociare un'ultima volta quegli occhi di ghiaccio, vuoti e pallidi. Non ce la faccio, e rimango per terra anche io, mentre il cannone spara, le fanfare suonano e io vado in pezzi.
Felici Hunger Games e possa la fortuna essere sempre a vostro favore.










Inathia's nook:


shaaaalve! *fa capolino schivando pozzanghere di lacrime e insulti di ogni genere* ciao a tuuuuutti.
ok, lo so, mi state odiando. E anche io mi odio, vogliamo fondare un club? Mi hanno detto che le mie note autore potrebbero aiutare, in certi casi, ma non so davvero cosa dire, se non che questo NON è l'ultimo capitolo. Ho ancora l'epilogo da pubblicare, che dovrebbe arrivare tra giovedì e venerdì. ho deciso di pubblicare oggi perchè mi sono resa conto di avere davvero troppe long in sospeso (molte sono concluse, ma mi incasino io ad aggiornare) e così ho deciso di "liberarmi" di una di loro entro la fine della settimana. felici di essere i prescelti? *schiva un'ascia*
Bè, che dire se non che spero che il capitolo vi piaccia... oh, ma a chi voglio darla a bere! quello di cui ho davvero bisogno sono recensioni in cui piangete e urlate contro tutto ciò che avete caro e mi insultate perchè sono una cattiva autrice. sto davvero facendo morire troppa gente, al momento.
ok, mi eclisso. a giovedì/venerdì
e quella sarà davvero la fine...

  
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