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Autore: Neverland98    08/04/2014    5 recensioni
-Chi sei, come ti chiami?- vorrei avere un tono sicuro, ma la voce mi muore in gola; così ne esce solo un verso strozzato.
Lui non sembra scomporsi, continua ad osservarmi con i suoi occhi glaciali. Non dev'essere molto più grande di me, eppure lo sembra. E' bellissimo, i suoi lineamenti delicati e la sua carnagione lattea lo fanno assomigliare ad un essere sovrannaturale. Ne sono subito attratta. -Mi chiamo Arden, ma non vedo come questo possa aiutarti a risolvere il tuo problema.-
Deglutisco a vuoto, i battiti del mio cuore mi rimbombano nelle orecchie. -Che problema?-
Arden sfodera un sorrisetto cattivo. - Come farai ad uscire da qui-
-Da qui dove? E' soltanto un sogno- mi sorzo di sembrare tranquilla.
-Dici davvero, ragazzina? E allora perchè non ti svegli- mi prende in giro.
-Lo faccio subito-
Serro le palpebre, smetto di respirare, stringo i pugni.
Ma non succede niente, lui è ancora davanti a me.
Questo non è un sogno.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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SECONDA PARTE
 

7.NEL BUIO

Il buio e l'attesa hanno lo stesso colore.
Giorgio Faletti


La prima cosa che faccio è spegnere il cellulare. Kerr mi ha chiamato già dieci volte, ma a me non va di sentirla. Sono arrabbiata con lei. In fondo è anche per colpa sua se sono stata sospesa. Vederla seduta vicino a Emily è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Mi raggomitolo sotto le coperte e lascio che mamma mi porti la cena a letto. Una cena molto anticipata, diciamo. Sono appena le cinque. Io e mamma siamo uscite da scuola che erano all'incirca le tre e mezza, quando siamo arrivate a casa erano le quattro e lei ha insistito per prepararmi la cena, e io non ho rifiutato. Mi era tornato l'appetito. Ho mangiato alette di pollo e patatine fritte, come potevo rifiutare una cena del genere? Soprattutto perchè mia madre è una che ci tiene alla linea, e raramente mi prepara cene così ipercaloriche. Carpe diem, dicevano i latini.

Comunque mamma è stata molto premurosa. Si è stesa sul letto accanto a me e ha aspettato che finissi di mangiare. Abbiamo chiacchierato del più e del meno come non facevamo da tempo. Forse ho voluto passare del tempo con lei perchè, se quello che dice Collins è vero, cioè che a partire da stanotte “non sarò più qui”, non so quando la rivedrò, e non voglio lasciare il nostro rapporto in sospeso. Chissà come ci rimarrà quando scoprirà che non sono più qui. Piangerà? Urlerà? Le si spezzerà il cuore? Il solo pensiero mi fa soffrire. Non voglio farle del male, non voglio lasciarla. E non voglio lasciare nemmeno Kerr, e Lily, e Sam, e tutti i miei amici. Non voglio addormentarmi. Cerco di tenere gli occhi aperti, ma è difficile stando a letto, sotto le coperte e con la pancia piena. Le tende sono accostate e la stanza è buia. E' inutile che tenti di resistere, prima o poi dovrò dormire, e per quanto l'idea di quello che potrebbe succedermi mi terrorizzi, so che prima lo faccio prima me lo tolgo davanti. Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi. E se finissi in uno dei miei sogni? Se la bestia che mi terrorizza mi uccidesse? O peggio, se mi ritrovassi nel Castello Nero? Ricordo la sensazione di terrore che ho provato quando ho sognato di entrarci. E quello era solo un incubo. Non voglio affrontarlo davvero, non ce la faccio. Il solo pensiero mi fa rabbrividire, sento salirmi le lacrime agli occhi. Non ce la faccio. Non ce la faccio.

Infilo la testa sotto le coperte, il sonno inizia ad avvolgermi. Lo so perchè i pensieri iniziano a farsi confusi, perdo lucidità. Ma poi mi sforzo di riacquistarla e apro gli occhi di scatto. Ho troppa paura.

Calma, devo stare calma. E' una cosa che prima o poi mi toccherà fare, inutile rimandarla.

Ho bisogno di farmi forza.

Chiudo di nuovo gli occhi, preparandomi a dormire, e questa volta succede. Inizio a perdere conoscenza, mi costringo a non aprire gli occhi e poi non c'è che il buio.

E' un buio fittissimo, come se qualcuno avesse colorato con un pennarello nero la superfice di un foglio di carta, senza lasciare nemmeno uno spiraglio vuoto. Okay, è fatta. Sono nel sogno. Mi accorgo di potermi muovere, e mi siedo, in attesa di qualcosa. Qualsiasi cosa. E invece niente. Sono pentita di non aver chiesto a Collins qualche chiarimento su ciò che mi aspettava una volta addormentata. Magari avrebbe potuto mettermi in guardia o prepararmi su quello che mi aspettava... Ma con tutto quello che è successo oggi non ne ho avuto proprio il tempo. Che idiota.

Rimango immobile per non so quanto (ultimamente mi capità spesso di perdere la cognizione del tempo, come avrete notato!), ma poi un luccichio fugace quanto una stella cadente irrompe nell'oscurità. Balzo in piedi.

Piano piano una cascata di quelle che definirei “stelle cadenti” iniziano ad illuminare l'oscurità, ed è uno spettacolo così bello che infonde talmente tanta pace, che mi sento subito felice. E' come la lucina di quel pesce orribile che compare in Nemo, avete presente? Ecco, sono gli stessi effetti: mi sento felice e serena, e ho paura che spunti un pesce con duecento zanne per mangiarmi. Ma grazie al cielo non succede. Anzi, il buio scompare di colpo e devo coprirmi gli occhi per l'improvviso contatto con la luce del sole. Sì, sole. Sole che splende nel cielo, sole che è visibile sopra gli alberi. Sobbalzo. Gli alberi? Sono in un bosco!

Sono nel bosco.

E ho anche il mio solito vestito bianco. Cavolo. Cavolo. Cavolo. Il cuore mi batte all'impazzata, così forte che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Forse sarebbe meglio che lo facesse.

Mi costringo a stare calma e mi guardo intorno.

Sono nella zona dell'ultima volta, quella con il laghetto. Quindi quella con la bestia. Ma non ho sete, e mi accorgo di un altro particolare diverso. Sulle sponde del lago, seduto sull'erba, di spalle, c'è un ragazzo. Finalmente un essere umano! Capisco che è un ragazzo e non un uomo dalla sua corporatura esile, evidenziata dalla camicia bianca che è aderente alla schiena. I capelli sono crovini e il vento ci gioca scompigliandoli. Voglio andare a parlargli.

Mi avvicino ed esito un po' dietro di lui, mordendomi il labbro. Poi decido che non ho niente da perdere, che non sono al liceo e non posso fare una figuraccia, mi faccio coraggio e gli poso una mano sulla spalla, lui si volta di scatto e io la ritraggo istintivamente, facendo un balzo indietro.

-Chi sei?- mi dice con voce sicura, mettendosi in piedi. E' più alto di me, ma non molto.

-Io...- balbetto -mi chiamo Cecilia- gli spiego. Ma quanto può essere stupido presentarsi ad una persona in un sogno? Già, perchè chi mi dice che Collins non si sia sbagliato? Che magari oggi è solo un sogno e il momento “non è prossimo”?

-E che ci fai qui?- è arrogante, mi sta già antipatico.

-Be', io... Non lo so, in realtà. Speravo potessi dirmelo tu-

Lui ride, ed è una risata di scherno, graffiante.-Certo, come no.-

Mi sento una stupida. Si può essere presi in giro anche nei propri sogni? Vorrei urlargli che non esiste, che sono io a dargli vita e come minimo dovrebbe mostrare un po' di riconoscenza! Ma mi blocco. E se non fosse un sogno? Se Collins avesse ragione? Se il ragazzo che ho davanti fosse reale?

-Chi sei, come ti chiami?- vorrei avere un tono sicuro, ma la voce mi muore in gola; così ne esce solo un verso strozzato.
Lui non sembra scomporsi, continua ad osservarmi con i suoi occhi glaciali. Non dev'essere molto più grande di me, eppure lo sembra. E' bellissimo, i suoi lineamenti delicati e la sua carnagione lattea lo fanno assomigliare ad un essere sovrannaturale. Ne sono subito attratta. -Mi chiamo Arden, ma non vedo come questo possa aiutarti a risolvere il tuo problema.-
Deglutisco a vuoto, i battiti del mio cuore mi rimbombano nelle orecchie. -Che problema?-
Arden sfodera un sorrisetto cattivo. - Come farai ad uscire da qui-
-Da qui dove? E' soltanto un sogno- mi sorzo di sembrare tranquilla.
-Dici davvero, ragazzina? E allora perchè non ti svegli- mi prende in giro.
-Lo faccio subito-
Serro le palpebre, smetto di respirare, stringo i pugni.
Ma non succede niente, lui è ancora davanti a me.
Questo non è un sogno.

Ora ne ho la prova, Collins aveva ragione. Sento il cuore martellarmi in petto, come farò ad uscire da qui? Cosa ne sarà di me? E delle persone a cui tengo?

E' anche per loro che devo uscire da qui.

-Mi sa che avevi ragione- ammetto con un filo di voce. Sono sempre stata un tipo orgoglioso, e non mi va di chiedere aiuto al ragazzo che ho davanti, ma è la mia unica possibilità di andarmene da qui. Poi, una volta fuori, molto probabilmente non lo rivedrò mai più.

-Sei sveglia, ragazzina- mi prende in giro, dandomi poi le spalle.

Che nervi!

-Mi chiamo Cecilia! E guardami in faccia quando parli con me!-

Arden si gira, allibito. Evidentemente non si aspettava questa mia reazione. Ma perchè tutti mi scambiano sempre per una ragazzina fragile e patetica?

-Che diavolo vuoi, Cecilia?- scandisce bene il mio nome, alzando gli occhi al cielo.

-Voglio che mi aiuti ad andarmene da qui- mi sforzo di essere autoritaria, non è una cosa che mi riesce bene.

-E perchè dovrei?- inarca le sopracciglia e... è bellissimo!

No, devo rimanere concentrata. E' antipatico, non importa quanto sia bello. Ora devo solo persuaderlo a darmi una mano.

Cerco una motivazione convincente.

-Perchè altrimenti ti starò appiccicata e ti darò fastidio.- incrocio le braccia e sorrido trionfante.

Lui ride di nuovo.-Sì, certo. Come no.- e mi dà le spalle.

Possibile che sia più piacevole guardare un lago che me? E la mia autostima va a farsi benedire.

-Okay, sei libero di non crederci- e detto questo mi siedo sulla sponda dell'acqua, accanto a lui. E inizio a cantare. Non sono molto intonata, quindi potete immaginare lo stato d'animo del poveroArden. All'inizio si limita ad ignorarmi, ma dopo un po' non ce la fa più e sbotta.-Insomma, per quanto tempo hai intenzione di continuare? Sai, la tua voce è gradevole quanto il gracchiare di un corvo!-

Un corvo. Mi ha paragonato a un corvo. Adesso lo uccido. No, ferma- mi dico- altrimenti chi mi aiuterà ad andarmene? Per quanto debile (e odiosa), Arden è la mia unica possibilità.

-Continuo fino a quando non deciderai di aiutarmi!- gli spiego con un sorriso strafottente.

-Allora, fa' pure-

-Perfetto-

Riprendo a cantare, sforzandomi di rendere la mia voce più sgradevole di quello che è. Vedo Arden dirignare i denti e sorrido sotto i baffi. Sta funzionando. Le anatre che nuotano nel laghetto mangiano le briciole che gli lancia Arden, e mi viene in mente una cosa che voglio chiedergli.-Arden?- domando con un filo di voce. Ho smesso di cantare. In realtà iniziano a farmi male le corde vocali.

-Che c'è, ragazzina? Hai finalmente deciso di farla finita?-

Detesto il fatto che non mi chiami per nome, ma decido di lasciar perdere.

-Diciamo che ti ho concesso una tregua, più che altro. E comunque, posso farti una domanda?-

Arden mi guarda come se si accorgesse di me solo adesso. Diventa di colpo serio, lascia perdere le anatre e si siede sull'erba accanto a me. Sentirlo così vicino mi fa venire i brividi. E' di corporatura possente, secondo me potrebbe puttare giù un albero con un pugno. Mi costringo a rimanere lucida. Prendersi una cotta per qualcuno di qui, è la cosa più stupida che possa fare. Perchè non durerebbe mai, io voglio tornare a casa.

-Dimmi- mi incoraggia. Ha una voce sicura, profonda.

-Ecco... Perchè sei qui, esattamente?- lo guardo negli occhi, che sono di un colore a metà tra l'azzurro del cielo e il bianco del ghiaccio. Arden storna lo sguardo sulle increspature dell'acqua, che riflette il verde della vegetazione.

-Be', io ho un compito preciso.-

-Che compito?- sono sempre più curiosa.

Mi guarda.-Aiutare te-

Sono senza parole.-Aiutare me?-

-Sì.-

-A fare cosa?-

-Ad arrivare al castello-

Deglutisco a vuoto e sto per svenire. Il Castello Nero? Devo raggiungere il Castello Nero?? Il mio più grande incubo... E io devo raggiungerlo?

Ma c'è un'altra cosa che non quadra. Perchè fino a un minuto fa Arden non aveva intenzione di aiutarmi? Eppure a quanto pare ha sempre saputo di doverlo fare. Perchè, non lo so.

-Sì, ma... perchè mi hai fatto perdere la voce se tanto dovevi aiutarmi comunque?- gli urlo, sempre nei limiti del possibile, visto che non sono più in grado di parlare.

Si stringe nelle spalle.-Perchè mi andava. E' stato molto divertente- sogghigna.

Che faccia da schiaffi!

-Be', ora che ti sei divertito potresti anche aiutarmi ad andarmene!- mi alzo in piedi e lo guardo dall'alto. Lui si tira su annoiato.-Mi dispiace, ma non è così semplice.-

-Come, non è così semplice? Cos'è questo, un altro dei tuoi giochetti?- gli conficco l'indice nel petto.-Tu mi devi portare via da qui, è il tuo compito!-

Arden mi posa le mani sulle spalle e mi scosta da sé un po' troppo bruscamente. Barcollo e mi costringo a non cadere. Sento ancora le sue mani sulle mie spalle scoperte.

Concentrati, Cecilia, concentrati!

Arden non si scompone, mantenendo la calma e trapassandomi con lo sguardo.-Smettila di fare la stupida, ragazzina. Non decido io quando portarti via, e nemmeno tu. Dobbiamo aspettare- e detto questo torna a sedersi sulla riva del lago e a dar da mangiare alle anatre.

Io lo fisso a bocca aperta, con i pugni chiusi.-Cosa dobbiamo aspettare?-

Lui alza lo sguardo e mi sorride enigmatico.-Dovresti saperlo, Cecilia. Ma visto che non lo capisci, facciamo così, quando arriverà il momento te lo dirò io.-

Non gli ho detto di chiamarmi Lia, non voglio che siamo amici, ma il mio nome non ha mai avuto un suono così bello come quando è Arden a pronunciarlo.

Mi siedo accanto a lui e accosto le ginocchia al petto, appoggiandovi il mento. Cos'è che dobbiamo aspettare? Ho un brutto presentimento.

Osservo il profilo delicato di Arden che dà da mangiare ai volatili che sguazzano nel lago, e sorrido inconsciamente. Non posso non paragonarlo a Damen, anche se sono diversissimi. Damen è biondo, sportivo, alla mano. Arden invece è moro, riservato, e anche un po' arrogante.

E, cosa più importante, il primo è reale e il secondo no.

Eppure mi riesce più facile fidarmi di Arden, che di Damen. Per qualche motivo sono certa che lui non mi chiederebbe mai di essere la sua ragazza solo per tornare popolare. Anzi, Arden sembra il tipo a cui non importa niente di quello che pensano gli altri di lui. E lo invidio, per questo. Penso che se fosse al liceo se ne starebbe tutto il tempo in disparte. Magari a leggere un libro.

Sento un fruscio tra gli alberi e rabbrividisco.

In fondo questo è il posto in cui è comparsa la Bestia. E io ero seduta vicino al lago come adesso, e ad un tratto sentivo qualcosa alitarmi sulle spalle.

Sì, proprio tipo ora.

Lo stesso calore. E...

Balzo in piedi.

Cavolo. Cavolo. Cavolo.

Mi accorgo solo adesso che Arden è in piedi e sta fissando un punto alle mie spalle. Ha i muscoli contratti, ma sorride trionfante.

-Cecilia? Hai presente quando ti ho detto che dovevamo aspettare qualcosa prima di iniziare il nostro percorso?- la sua voce è tesa, ma allo stesso tempo ironica.

-Sì..- dico senza osare voltarmi.

-E che ti avrei avvisato io quando arrivava il momento?-

Annuisco lentamente.

-Bene. E' arrivato. Corri!-

E ci mettiamo a correre, proprio come nel mio sogno.

Solo che questa volta non sono sola, c'è Arden con me.





Ehilà :)
Innanzitutto mi scuso se lo scorso capitolo è risultato un po' noioso rispetto agli altri, ma fa tutto parte di un piano... eheh!
Comunque spero di farmi perdonare con questo, fatemi sapere che ne pensate!

Un bacione!

   
 
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