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Autore: memi    10/07/2008    7 recensioni
Sora Takenouchi ha quindici anni, vive con la madre ed è una normalissima studentessa dell’istituto Odaiba High School. Un giorno, però, nella sua stessa palazzina si trasferiscono due aitanti ragazzi che le stravolgeranno letteralmente la vita! Si tratta di Taichi Yagami e Yamato Ishida, suoi coetanei, che tuttavia hanno una particolarità: sono l’uno l’opposto dell’altro! Ben presto la povera Sora si troverà a vivere episodi di vita esilaranti, scene divertenti e molto di più assieme ai due inseparabili amici.
P.S.: Se credete che sia il solito triangolo amoroso…allora vi sbagliate di grosso!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Good Boys

Chapter Seventeen

 

Dedica dell’Autrice:

Per Beatrice, di cui non conosco il nick, ma che mi ha mandata una splendida mail d’incitamento per aggiornare questa sezione. In effetti è da un po’ che non lo faccio, devo ammettere che i motivi principali sono stati due: mancanza d’ispirazione (vedi: Naruto) e scarso tempo per scrivere. A dire il vero sono ancora sotto esame, ma di fronte ad una richiesta del genere non potevo rimanermene con le mani in mano. Perciò la ringrazio, e ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia. A breve, spero, cercherò di aggiornare anche il resto e di rispondere alle mail. Inoltre colgo la palla al balzo per scusarmi se non mi sono fatta “viva”, sono tremendamente dispiaciuta, ma come dicevo – e non è una scusante, non ho scuse davvero – sono stata alquanto impegnata. Stressata, direi che è il termine esatto, e credo di esserlo ancora. Senza il credo. Ad ogni modo, adesso vi lascio al capitolo. Baci!

Memi

 

***

 

Flash Back

Il sole brillava alto nel cielo, il parco profumava ancora d’erbetta appena tagliata e la dolce nenia di qualche uccellino riempiva le orecchie di chiunque si fosse fermato anche se per un solo istante ad ascoltare.

“Dai Hikari! Andiamo!!”, Taichi si voltò con un meraviglioso sorriso stampato in volto verso la bimbetta che correva ansante verso di lui.

Il vestitino rosa le donava particolarmente e la faceva somigliare quasi ad una delicata bambolina. Ma Taichi sapeva bene quanto la sua sorellina era forte, nonostante avesse solo otto anni. Certo, aveva ancora bisogno di sentirsi protetta e appoggiata, ma il suo carattere era già spiccatamente deciso. Una decisione che però non era mai sgradevole, ma sempre sfumata in una dolce gentilezza.

“Taichi, aspettami!”, tentò di raggiungerlo la piccola Hikari, ma il fratello era decisamente più veloce rispetto a lei.

Fu solo quando quello ebbe rallentato il passo che finalmente la brunetta riuscì a raggiungerlo e ad affiancarlo. Era felice di poter passare del tempo con il suo adorato fratellone, si ritrovò a pensare mentre un sorriso le increspava le labbra scarlatte. I suoi pensieri vennero però interrotti dall’inaspettato fermarsi di Taichi. Hikari lo fissò attonita.

“Taichi…?”

Ma il giovane Yagami non sembrava averla udita, tanto era concentrato a guardare qualcosa d’indefinito davanti a sé. Incuriosita, Hikari seguì il suo sguardo e si ritrovò a sua volta a fissare una strana coppia di ragazzi anche loro fermi ad osservarli. Erano entrambe biondi, ma sicuramente con età differenti. La brunetta, allora, si chiese chi erano e perché mai suo fratello sembrava tanto rapito da loro due.

“Fratellone, tu li conosci?”, a spezzare lo strano silenzio creatosi ci pensò la vocina del più piccolo dei due.

Hikari lo fissò, rapita.

“Purtroppo uno sì”, rispose con tono piatto il più grande, senza mai distogliere lo sguardo da Taichi.

“Non sapevo avessi un fratello, Ishida”

La piccola Yagami si voltò d’istinto verso il fratello non appena lo sentì parlare, e notò che il suo viso era terribilmente serio. Se ne chiese involontariamente la ragione.

“Non sapevo avessi una sorella, Yagami”, ripeté, cambiando i termini, l’altro.

Il ragazzino al suo fianco a quelle parole rimase per un istante ad osservare ora il fratello, ora Taichi, per poi sorridere cordiale.

“Ciao io sono Takeru! Tu sei un amico di Yamato?”, si avvicinò al brunetto.

Taichi lo fissò attonito. Era evidente che doveva averlo erroneamente scambiato per una sorte d’amico del fratello.

“Ehm…non proprio”, scosse quindi il capo, per poi accennare ad un sorriso quando vide il bimbetto incupirsi. “Però se vuoi puoi chiamarmi Taichi, okay?”

Il biondino sembrò riscuotersi.

“Okay!”, annuì raggiante, prima di voltarsi verso la bambina accanto a lui. “E tu invece chi sei?”

L’ingenua domanda del bimbo la fece arrossire, ma per sua fortuna in aiuto le giunse proprio Taichi.

“Lei è mia sorella Hikari”, fece le presentazioni. “Ha otto anni”

“Davvero? Anch’io!”, le sorrise subito, dolce, il bimbetto.

La piccola Hikari si fece leggermente più rossa, ma non poté fare a meno di ricambiare al sorriso, intimamente colpita da quel suo cordiale coetaneo.

“Ti…ti va di andare a giocare?”, tentando di vincere la timidezza, la giovane Yagami si voltò a fissarlo in quelle chiare pozze azzurre.

“Sì!”, le rispose felice il piccolo Takeru, prima di voltarsi verso Yamato. “Posso?”

Il tono di voce si era fatto quasi speranzoso e nei suoi occhi cerulei era ben visibile tutto l’affetto e la profonda ammirazione che lo legava al fratello maggiore.

Yamato annuì. “Okay”

“Sentito?”, Takeru si voltò nuovamente verso la bimba. “Andiamo Hikari!”

Con trasporto, la prese teneramente per mano e la condusse verso i giochi pubblici posti appena poco più in là.

“A quanto pare Hikari ha appena trovato un amico”, sentenziò ad un tratto Taichi, senza distogliere lo sguardo dai due bambini.

“Per una volta”, replicò Yamato da poco lontano. “Sono d’accordo con te, Yagami”

Fine Flash Back

 

 

“Taichi, ma allora sei qui!”

Il brunetto si voltò, subito imitato dai suoi amici, verso il punto da cui proveniva quella voce.

“Aki!!”, lo accolse calorosamente non appena lo vide.

Il giovane dai capelli nocciola si avvicinò, per poi sorridere amichevole quando riconobbe il biondino.

“Ehilà, Yamato! Come va?”

“Ciao Aki”, Ishida fece un cenno con il capo, per poi ritornare a concentrarsi sulla partita.

“Loro sono i vostri amici?”, continuò invece Aki, rivolto ai due sconosciuti che lo fissavano in silenzio.

Taichi annuì. “Aki, ti presento Jyou e Koushiro”

“Ciao! Voi dunque siete gli amici di Ikebukuro, giusto?”, strinse loro la mano, cordiale come sempre, Aki.

“Non solo noi”, gli sorrise di rimando Jyou.

“Tu sei in classe con Taichi, se non erro”, gli sorrise invece Koushiro.

Aki annuì.

“Esatto! E oggi sono venuto qui a tifare altri due membri della mia squadra!”, aggiunse, accennando alle ragazze in campo.

A quelle parole, il volto di Yagami assunse all’improvviso un cipiglio malizioso. “Quindi devo dedurne che la tua presenza d’oggi non includi secondi fini…”

L’altro arrossì, piccato. “Se…se…secondi fini?!”

“Beh, sai…tipo vedere una certa moretta…”, lo canzonò Taichi, allargando le braccia in un gesto vago.

Accanto a lui Yamato scosse il capo, celando egregiamente il divertimento che quella situazione gli elargiva.

“Ma…ma che dici!”, esclamò imbarazzatissimo Aki, tirandogli uno scappellotto sulla spalla ostentando un certo autocontrollo che però non aveva.

A quel punto anche Jyou e Koushiro, che avevano compreso qualcosa della situazione, sembrarono sul punto di scoppiare a ridere.

“Oh, sì, si, certo… Allora non ti dispiacerà se faccio questo”, Taichi sorrise sibillino, lo prese per un braccio e urlò con quanto più fiato aveva in gola. “Reika!!”

Aki arrossì come un peperone maturo, ma la stretta dell’amico gli impediva di scappare. Eppure l’imbarazzo non gli impedì ugualmente di notare che al richiamo la moretta, ora alla battuta, si era voltata verso di loro incuriosita per poi sorridere alla scena. Quindi, dopo aver ammiccato scherzosamente nella loro direzione, lanciò la palla in aria e la colpì con quanta più potenza aveva. Il punto fu inevitabile, così come il coro dei tifosi.

“E brava la nostra Reika…!”, sghignazzò Taichi, mentre Aki si colorava di un acceso cremisi.

Yamato, invece, sospirò, ma l’increspatura rivolta all’insù delle sue labbra vanificò ogni suo tentativo di ostentare una rigida impassibilità. Jyou e Koushiro lo notarono e per questo non poterono fare a meno di sorridersi complici. Era cambiato. Ma non solo Yamato, anche Taichi. Il biondo non era più il bambino schivo e intrattabile di un tempo, né il brunetto era l’egocentrico e scatenato di quando aveva undici anni. Certo, questi aspetti del loro carattere sussistevano ancora, ma non erano più tanto eccessivi e visibili come allora. La loro amicizia, nonostante gli alti e bassi, alla fine si era rivelata proficua per entrambe, e di questo sia Jyou che Koushiro non potevano che andarne fieri. Per questo, a distanza d’anni, si ritrovarono a ripercorrere l’ultima tappa che li aveva visti abbandonare le ostilità per diventare finalmente gli ottimi amici quali erano.

 

 

Flash Back

Yamato Ishida!!!”, Taichi lo raggiunse e come una furia lo colpì forte al muso, scaraventandolo letteralmente a terra e buttandovisi poi sopra. “Rimangiati immediatamente ogni parola!”

Il brunetto lo colpì forte un paio di volte sul volto, prima che il biondino si ribellasse e, con uno scatto di reni, ribaltasse la situazione. Adesso era Yamato a stare sopra di lui e a colpirlo con tutte le sue forze.

“Se sei ottuso non è colpa mia, idiota!”

Ishida colpì duro proprio nel momento in cui sulla scena apparivano i due amici comuni: Jyou Kido e Koushiro Izumi.

“Ragazzi!”, il rosso fece per avvicinarsi, ma l’altro lo bloccò.

“No, lascia che se la spiccino da soli”, disse con voce ferma.

Koushiro lo fissò per un istante esitante, ma alla fine capitolò. Si fidava di Jyou e se lui consigliava di non intervenire, allora lo avrebbe ascoltato.

“Non ti permetto di chiamarmi così!”, s’inalberò Taichi, riprendendo nuovamente il controllo della situazione. “Non sopporto che tu vada a vantarti con quella tua faccia di bronzo in giro per Ikebukuro!!”

“E io non sopporto te!”, si riprese Yamato, travolgendolo in una discesa fatta di pugni e calci. “Sei solo uno stupido bambino, viziato e arrogante”

“Parli proprio tu, pomposo scimmione? Ma chi accidenti ti credi d’essere?!”, lo picchiò forte allo stomaco il brunetto. “Sei un presuntuoso e impertinente imbecille!”

“Vedo che hai aggiunto nuovi termini al tuo vocabolario”, lo derise il giovane Ishida, sorridendo sornione quando lo vide arrossire piccato.

“Prendi questo, razza di damerino da strapazzo!”, il pugno di Taichi gli fece bruciare l’occhio talmente tanto che Yamato, colto da un sentimento di rivalsa, non tardò ad assestargli un cazzotto ben piazzato allo stomaco.

Il brunetto perse per un istante il respiro, prima di buttarsi a terra esanime. A quel punto il giovane Ishida avrebbe potuto facilmente colpirlo, ma ciò nonostante non lo fece. Taichi aveva colpito duro quella volta e, sebbene non lo avesse ammesso neanche sotto tortura, Yamato si sentiva troppo stremato per poter sostenere un’altra scazzottata. Così, al contrario delle aspettative, tutto ciò che fece fu rivolgere una domanda tanto semplice quanto disarmante al ragazzo steso accanto a lui.

“Ehi, Yagami”

“Che vuoi?”, fece scontroso Taichi.

Yamato non vi badò. “Perché ci stavamo azzuffando?”

La domanda lo spiazzò. “Per…perché tu…”

Taichi stava per dire che era per via del compito di matematica, perché, vedendosi superare per l’ennesima volta nel voto da Yamato, non aveva retto all’irresistibile tentazione di prenderlo a pugni. Ma la scusa, che appena poco prima gli era sembrata perfetta, adesso appariva persino ridicola ai suoi occhi.

“Non lo so”, disse infine, in un sospiro sconcertato.

Ma la cosa che più lo sconvolse fu quello che successe dopo e che gli sghignazzi appena percettibili al suo fianco gli preannunciarono: Yamato era scoppiato a ridere. Taichi sgranò gli occhi nell’udire quella risata tanto spontanea fuoriuscire proprio dalle labbra del ragazzo. Era la prima volta che lo sentiva ridere così. La prima in assoluto.

Tuttavia nel ripensare a ciò che lui stesso aveva appena detto, al modo in cui si erano malamente picchiati senza avere una ragione concreta, Taichi non poté fare a meno di scoppiare a ridere a sua volta. E fu allora che entrambe si resero effettivamente conto che tutta quella loro rivalità e tutto l’odio che avevano pensato di nutrire nei confronti dell’altro fino a quel momento, era…inesistente!

Le risa crebbero a quella perfetta percezione delle cose e il dolore fisico provocato dalla precedente scazzottata venne ben presto soppiantato da una sana allegria.

Da sopra il pendio erboso, Jyou e Koushiro fissavano la scena in silenzio. Lo avevano sempre saputo che un giorno sarebbe finita così tra quei due, eppure solo da quell’istante poterono dire con certezza che l’amicizia tra Taichi e Yamato era finalmente nata.

Fine Flash Back

 

 

Il fischio dell’arbitro, così come prima aveva decretato l’inizio della gara, adesso si cimentava a segnalare la fine dell’incontro con la vittoria che vedeva protagoniste le due giocatrici dell’Odaiba High School.

“Venite, andiamo da loro!”, Taichi incitò i suoi amici a seguirlo, mentre si faceva largo tra la folla di spettatori per raggiungere le protagoniste di quella giornata sportiva. “Sora! Reika!”

La giovane Takenouchi fu la prima a scorgerli e ad avvicinarsi a loro.

“Ciao Sora!”, la salutarono non appena la vide sia Jyou che Koushiro.

La ragazza sorrise e fece per dire qualcosa, ma la stretta calorosa e amichevole di Taichi la interruppe.

“Sei stata strepitosa!!”, si complimentò, espansivo come sempre, il brunetto.

Sora arrossì lievemente, soprattutto perché sentiva due familiari occhi blu fissi ormai su di lei, ma non poté fare a meno di regalargli uno dei suoi più bei sorrisi.

“Grazie, ma non è tutto merito mio se abbiamo vinto”

“Oh, non fare la modesta, Sora!”, la voce fintamente severa di Reika la ammonì. “Taichi ha ragione: sei stata fantastica. Se non  fosse stato per te non avremmo mai vinto!”

“Ma…io non…”, le parole però le morirono in gola quando vide Yamato, rimasto fino ad allora in disparte a guardarla, avvicinarsi a lei con passo deciso.

“Brava, ti sei fatta valere in campo”, le disse in un discreto complimento che gli costò ugualmente un velato rossore sulle gote.

Sora, al contrario, non riuscì a fare a meno di assumere una tonalità completamente bordeaux per l’imbarazzo e per l’intensità di sensazioni che quelle poche parole avevano risvegliato in lei. Eppure, ciò nonostante, non poté fare a meno di alzare lo sguardo alla ricerca di quelle pozze cobalto tanto magnetiche e profonde. Yamato se ne accorse e, vincendo il suo carattere così ostinatamente composto, accennò ad un sorriso che le fece palpitare il cuore e vacillare le gambe. ‘Mi piace…’, si ripeté inconsciamente tra sé e sé Sora, sentendosi infinitamente felice per aver ricevuto personalmente uno di quei suoi rari quanto meravigliosi sorrisi.

Lì accanto Taichi, che stava osservando la scena, ridacchiava sommessamente mentre in cuor suo si faceva sempre più vivida la dolce constatazione che nessuno più di Yamato meritava di essere felice, proprio come lo era quando si trovava in compagnia di Sora.

 

 

Flash Back

“Yamato, è vero quello che ho saputo?”

L’altalena smise di dondolarsi tiepidamente, spazzando anche l’ultimo cigolio proveniente dagli ormai arrugginiti cardini color rame, e il ragazzino seduto su di essa alzò i suoi incredibili occhi blu per fissarli nelle pozze marroni dell’interrogatore. Taichi Yagami si ergeva con cipiglio straordinariamente serio e fare spiccatamente deciso proprio dinanzi a lui, impedendogli di godere di quella dolce culla altalenante.

“Allora?”, insistette con forza il brunetto. “È vero che i tuoi genitori sono separati?”

La domanda lo colpì in pieno petto. Yamato abbassò appena il capo, giusto per non dover più sostenere quello sguardo indagatore, mentre pian piano un piccolo e discreto cenno d’assenso gli faceva ammettere la verità dei fatti.

“E tu?”

Taichi centrò ancora una volta il suo cuore con quell’ingenuo quesito.

Il biondino scrollò le spalle. “Mi sono abituato”

“Non è vero”, la negazione decisa del brunetto lo costrinse ad alzare involontariamente il capo. “Non ti sei abituato, altrimenti non saresti mai scappato come un codardo nel sentire tua madre parlarne con la mia, poco fa, a casa, quando è venuta a prenderti”

L’affermazione arrivò dritta e precisa, ancora una volta. Yamato sorrise appena percettibilmente nel costatare quanto il brunetto ci avesse azzeccato.

“Eppure non capisco…”, insistette Taichi, pensieroso. “Se i miei genitori non andassero più d’accordo, io sarei felice che si separassero. Non sarebbe giusto farli stare ancora insieme solo per un mio capriccio”

Il giovane Ishida alzò lo sguardo, posandolo finalmente su di lui. Lo aveva colpito, di nuovo ma stavolta ancor più profondamente di prima. E allora Yamato si ritrovò a riflettere, forse per la prima volta seriamente, su quanto Taichi avesse ragione. Per tutto quel tempo era stato un egoista, un ipocrita, perché non aveva fatto altro che pensare a sé e a sé soltanto. Certo, non aveva fatto storie quando gli si era proposta dinanzi la separazione, però era pur vero che aveva sempre sperato in cuor suo in un ravvicinamento dei suoi genitori fino ad un ritorno ai tempi in cui erano ancora una famiglia. Però…adesso che ci pensava, la madre non era forse appena venuta a prenderlo a casa del suo amico? E Takeru il giorno dopo non sarebbe andato con il padre al luna park? Non erano forse, nonostante tutto, una famiglia? Sì, sì, certo che lo erano. Forse addirittura più di prima.

Yamato sorrise e per la prima volta da quando i suoi si erano separati, si sentì veramente felice e…libero.

Si alzò. “Andiamo?”

Taichi lo fissò sconcertato da quel repentino cambio d’umore, ma il sorriso che il biondo gli rivolse bastò a cancellare ogni suo dubbio. Si alzò a sua volta e annuì.

“Certo!”, rispose, consapevole di aver dato una decisa scrollata nell’animo dell’amico con quelle semplici e spontanee parole.

Si mossero quasi in contemporanea, avviandosi con passo deciso verso casa Yagami dove sapevano stare ad attenderli, mentre in lontananza le nuvole si coloravano di un delizioso porpora.

“Ehi, a proposito”, fece ad un tratto Yamato.

“Uhm?”, mugugnò Taichi, incrociando distrattamente le mani dietro al capo. “Che c’è?”

“Io non faccio i capricci”

Il tono ingenuo con cui Yamato lo disse, disarmò completamente l’altro.

“Certo, certo!”, lo canzonò lo stesso Taichi, divertito.

“Pfui!”, per tutta risposta, il biondino lo spintonò lievemente.

Yagami, quindi, borbottò qualcosa d’incomprensibile, per poi lasciar perdere e godersi il silenzio rilassato venutosi a creare tra loro.

Fine Flash Back

 

  
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