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Autore: Dysia    09/04/2014    0 recensioni
A distanza della notizia della morte di Adam e Annabelle, uscii anche la notizia della possibile morte di Daphne, e qualche mese fa, saltò fuori che era effettivamente morta, ritrovata in una pozza di sangue non troppo distante dalla periferia di Little Esuki.
La notizia mi lasciò un po' scettico, sapevo che non avrebbero mai permesso la morte dell'erede, ma se erano morti Adam e Annabelle... non sapevo nemmeno io a cosa credere, ma comunque la notizia non mi lasciava di certo il buon umore.
Nonostante tutto, non avevo intenzione di smettere di cercarla, sotto sotto sentivo che era tutto falso e quella convinzione non abbandonava la mia testa.
- Dio... È passato solo un anno- mormorai, premendo le mani contro la fronte e sollevando lo sguardo verso le cime degli alberi, chinandomi poi verso il basso e assumendo la forma da lupo.
È vero, la corsa non mi avrebbe fatto dimenticare nulla, ma almeno mi avrebbe distratto un po'.
Cominciai a correre più veloce che potevo, saltando i tronchi caduti e schivando gli alberi, ignorando alcuni Kolaji (lupi grandi quanto cavalli e custodi delle foreste) che mi ringhiarono contro per come gli sfrecciai davanti senza curarmi di loro.
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce angelica ricopriva il volto della bambina in braccio a sua madre.

Aveva assorbito troppa polvere causata dall'ultima esplosione, era già un miracolo che riusciva a respirare - Andiamo- sbottò la madre della bambina, Annabelle, sollevando discretamente gli occhi verso suo marito, Adam, mentre quest'ultimo si voltò verso di me.
Contrassi la mascella, fissando la bambina e sentendomi inutile nel vederla in quel modo.
Schiusi le labbra - Andate tranquilli, vi coprirò io le spalle, poi farò muovere le armate- alzai lo sguardo anche io.
- Da solo non ce la farai mai, sai perfettamente quanto è rischioso- disse Adam con uno sguardo accigliato, cercando di sembrare il meno preoccupato possibile
- Rimango io con lui- Sebastian, demone di prima fascia come me e braccio destro di Adam e padrino di sua figlia, apparve dalla nube di polvere– poi vi raggiungerò-
Adam annuì, abbassando lo sguardo - Ma come, Diu non viene con noi?- ci interruppe la bambina, Daphne, assumendo un espressione intristita e cupa mentre spostava la mano di sua madre dal volto.
Annabelle scosse la testa e ri-poggiò la mano sul volto della piccola, emanando una luce violacea, e cominciando a cantare una ninna nanna. L'incantesimo soporifero, l'avrei riconosciuto tra mille, e quello degli Arcangeli oltretutto era il più riconoscibile, la loro luce era più luminosa.
Socchiusi gli occhi cercando di non badarci -No! Diu!- le urla strazianti della bambina che veniva portata via da sua madre.

Gridava il mio nome, si sbracciava verso di me, pregando sua madre di lasciarla andare nonostante stesse crollando dal sonno.
L'incantesimo soporifero agiva in fretta, ma continuava a gridare il mio nome ed allungarsi verso di me, cercando di raggiungermi per quanto ormai fossimo distanti.

Volevo correrle incontro e prenderla in braccio, stringerla e, chissà, andare via di là, fuggire altrove, là dove questa guerra inutile non avrebbe colpito nessuno.

Gli Angelicati volevano ucciderla? avrei combattuto per far sì che non la raggiungessero. In fondo era quello che facevo ogni giorno. Era il mio compito difendere il primo Satanasso.

Invece, decisi di restare li, voltandomi a malincuore verso lo scenario della battaglia, cercando di ignorare le grida deboli della bambina ormai praticamente addormenta.

Avevo un nodo in gola, un nodo veramente grosso che a stento mi permetteva di respirare, ed il cuore... beh, quello non batteva già da tempo, ma sapevo che se avesse ripreso a farlo, in quel momento sarebbe scoppiato dall'agitazione che avevo in corpo. E quell'agitazione, chiaramente, era per la bambina, di certo non per la battaglia.

Dovevo restare calmo. Dovevo farlo per lei, per fare in modo che il primo Satanasso potesse uscire illeso da lì.

Comandare le armate, non era la prima volta che svolgevo quel compito, ma sta volta era diverso.

Io ero diverso.

Sentivo Sebastian chiamarmi e parlarmi, gli rispondevo, ma con fare piuttosto smorto e con un tono che sentivo non appartenermi. Come se non fossi nemmeno io a parlare, ma qualcuno dentro di me che continuava a combattere al posto mi mentre io mantenevo i miei pensieri su un altro piano.

Mi muovevo tra i corpi che cadevano a terra dal cielo e non attaccavo, combattevo solo se avevo qualcuno faccia a faccia, e tutto questo come se per me fosse come bere un bicchiere d'acqua.
Ero illeso e nonostante le pozze di sangue che lasciavo sparse, non ero nemmeno minimamente macchiato.

Niente macchie di sangue, niente ferite, niente graffi. Integro, almeno, esteriormente, interiormente ero piuttosto morto. Sotto ogni aspetto.

Continuavo a ripetermi che quello era il momento peggiore per lasciarmi andare, che dovevo tenere duro e probabilmente spegnere i sentimenti.

Il problema era che non era semplice sta volta, il faccino di quella bambina continuava ad apparirmi davanti, ed il pensiero che tutti quei sorrisi che faceva erano per me, mi teneva ancora con i piedi per terra.... e mi distruggeva allo stesso tempo, perché una voce, dentro di me, mi diceva che probabilmente non l'avrei più rivista.

Schivai una fascia di luce angelica, a stento mi sfiorò.

Nonostante tutto tremai sulle gambe, abbandonandomi di botto sulle ginocchia e lasciando, quindi, che il peso del mio corpo prendesse il sopravvento.

Non che mi avessero colpito.... no, tutt'altro.

Semplicemente, mi sentivo vuoto. Mi sentivo morto, veramente morto, e non mi sentivo così da troppo tempo.

Sebastian mi chiamava, mi spronava a rialzarmi, ma la sua voce era troppo distante per me, la mia mente era spenta.

Sentivo, ma ero privo di qualsiasi capacità di interazione.

Non riuscivo a parlare e nemmeno volevo farlo, volevo semplicemente stare li a pensare.

Sorrisi con un sorriso amaro, sapevo che ormai i Tempest erano lontani, e sotto sotto mi sentivo uno schifo. Avevo appena perso l'unica cosa per cui avevo ripreso a vivere. La bambina, Daphne.
Avevo un solo compito e nonostante sentivo di aver fallito, non fosse colpa mia.

Un altro raggio cadde accanto a me, ma non sentii nemmeno il rumore dello scoppio della terra.

non sentivo niente.

 

Ricordo quella sera, non passa giorno in cui nella mia mente non riaffiorino.

sembrava di avere una pallina che rimbalzava, perché quei ricordi andavano e venivano, mi ferivano e poi scomparivano.
Apparivo spento ogni volta che ci pensavo, cercavo di sembrare il più indifferente possibile ma... La cosa mi era tutto meno che indifferente.
Faceva un male cane ogni volta, ed era continuamente una ferita aperta.
Ricordo che quella sera, poi, persi anche il controllo.
Lasciai che i miei poteri prendessero il sopravvento e raggiunsero un livello impensabile, sterminando la metà degli Arcangeli che ci attaccavano.
Solo la metà, perché ad un certo punto batterono la ritirata. Ero furioso per quello che avevano fatto, ed ero tentato di seguirli e finire il mio operato, ma rimasi impalato a fissare il cielo chiudersi davanti a noi demoni di prima fascia.
Non tornai a villa Tempest, non riuscivo a farlo, così me ne andai, senza cercare Sebastian o chiunque altro e senza dire niente a nessuno.
Sentivo semplicemente il bisogno di andarmene, di calmarmi, di riprendere il controllo e realizzare bene la situazione.
E ora mi ritrovavo lì, seduto su un vecchio sgabello di un bar di Little Esuki.
Fissai la sigaretta spenta davanti a me, mentre il barista puliva il bancone con un vecchio straccio rattoppato.
Contrassi la mascella, spingendo il piede contro il bancone e mettendo la sedia in bilico su due piedi.
- Hai intenzione di stare tutto il giorno lì?- sbottò questo, e sinceramente non capii se stesse parlando con me o col tipo accanto.
Sollevai un sopracciglio e mi voltai dall'altra parte, ignorandolo completamente.
Mi alzai dalla sedia e uscii dal bar senza nemmeno pagare, tanto se mi avesse chiesto i soldi l'avrei convinto di aver pagato.
Mi avviai verso la strada che portava alla foresta, facendo un respiro profondo appena mi trovavo tra gli alberi. L'unico posto che mi permetteva di avere la mente sgombra.
Beh... Più o meno.
Quella sera non c'era nulla che potesse tenermi buona la mente, era “l'anniversario” del giorno in cui avevo perso Daphne, e non era una cosa che riuscivo a dimenticare con una semplice corsa nel bosco.
Il fatto che qualche mese fa i giornali ufficializzarono la notizia della morte dell'erede Tempest, quindi Daphne, non mi aiutava di certo.
A distanza della notizia della morte di Adam e Annabelle, uscii anche la notizia della possibile morte di Daphne, e qualche mese fa, saltò fuori che era effettivamente morta, ritrovata in una pozza di sangue non troppo distante dalla periferia di Little Esuki.
La notizia mi lasciò un po' scettico, sapevo che non avrebbero mai permesso la morte dell'erede, ma se erano morti Adam e Annabelle... non sapevo nemmeno io a cosa credere, ma comunque la notizia non mi lasciava di certo il buon umore.
Nonostante tutto, non avevo intenzione di smettere di cercarla, sotto sotto sentivo che era tutto falso e quella convinzione non abbandonava la mia testa.
- Dio... È passato solo un anno- mormorai, premendo le mani contro la fronte e sollevando lo sguardo verso le cime degli alberi, chinandomi poi verso il basso e assumendo la forma da lupo.
È vero, la corsa non mi avrebbe fatto dimenticare nulla, ma almeno mi avrebbe distratto un po'.
Cominciai a correre più veloce che potevo, saltando i tronchi caduti e schivando gli alberi, ignorando alcuni Kolaji (lupi grandi quanto cavalli e custodi delle foreste) che mi ringhiarono contro per come gli sfrecciai davanti senza curarmi di loro.
Mi fermai di botto, ritrovandomi davanti un gattino.
Per poco non gli finivo addosso.
Mi chinai alla sua altezza, notando che tremava come una foglia.
Solo dopo, percependo meglio la sua aura, mi resi conto che non era un gatto, ma una piccola mutaforma probabilmente alle prime armi.
Riuscivo a sentire i battiti del suo cuore e da come si muoveva sembrava confusa e disorientata, come se fosse la prima trasformazione... e probabilmente lo era.
E poi, probabilmente era spaventata anche dal fatto di avere un lupo nero ed enorme davanti. Era talmente piccola che la mia zampa era grande quanto tutto il suo corpo.
Avvicinai il mio muso al suo, piegando le orecchie, cercando di farle capire che ero innocuo...... e questa indietreggiò, ingobbendosi e sollevando il pelo, soffiandomi contro.
Sollevai la testa, sollevando anche le orecchie, piuttosto sorpreso della reazione.
Si avvicinò lentamente, poggiando una zampa sulla mia e colpendola ripetutamente, ma non con fare cattivo, ma come se volesse giocarci.
Piegai un orecchio e sollevai leggermente la zampa, poggiando il muso contro l'altra ancora distesa mentre guardavo la gattina aggrapparsi e sollevarsi cercando di tenersi salda contro la zampa.... ma fallendo e cadendo di schiena.
Le diedi un colpetto delicato col muso, facendola spostare così da potermi rimettere sulle zampe e riprendere il mio cammino.
Si spostò e mi sollevai, stiracchiandomi, poi ripresi a camminare lentamente.
Mi voltai di scatto sentendo un peso sulla coda, notando divertito che la gattina di era aggrappata a questa e ci lottava.
Scodinzolai leggermente, sollevando lo sguardo nel sentire il verso assordante di un falco.
Il padre della mutaforma, probabilmente.
Non riuscivo a sentire i loro pensieri, ma molto probabilmente le stava dicendo di lasciarmi andare, visto che la gattina si staccò dalla mia coda e si sedette, tenendo però lo sguardo su di me.
La guardai un attimo, scodinzolando, poi ripresi a camminare.
 

- Io voglio imparare a trasfommammi!- protestò Daphne, battendo il piede a terra e gonfiando le guance.
Nonostante sua madre le avesse trasmesso la capacità di cambiare forma, non aveva ancora scoperto il suo spirito animale. Succede in alcuni mutaforma.
- Ti conviene aspettare ancora un po'- dissi, chinandomi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza – non hai ancora scoperto il tuo spirito animale, piccina- le sorrisi, sfiorandole la punta del naso con l'indice.
- Ma io voglio essere come te- protestò di nuovo, sgonfiando le guance
Risi e scossi la testa – testarda!-
- insegnami- mormorò, assumendo un espressione da cucciola.
Mi morsi il labbro inferiore, guardandomi attorno, poi la presi in braccio – va bene, va bene.... Vediamo....- mi guardai ancora attorno, uscendo dalla recinzione della villa e fischiando, sperando che quello bastasse a richiamare i lupi nei dintorni.
Daphne si aggrappò di più a me, ritraendosi leggermente nel vederli arrivare di corsa.
- Stai tranquilla, accarezza... questo- indicai il lupo più vicino e mi sporsi leggermente alla sua altezza, anche se Daphne non era esattamente propensa ad accarezzarlo.
- Ma poi mi morde- mormorò, ed io scossi la testa
- Ti prometto che non lo farà-
- Cicuro?- arricciai il naso, divertito dal fatto che non parlasse ancora tanto bene. Annuii, e allora lei allungò timidamente la manina verso l'animale, accarezzando e ritraendo di colpo la mano quando questo sollevò il muso per annusarla.
Indietreggiai fino a tornare vicino alla villa, mettendo la bambina a terra e sedendomi davanti a lei, sul prato.
Provai a spiegarle in breve come doveva fare.
Concentrarsi, lasciarsi andare, permettere al suo potere di prendere il sopravvento.... Ma era complicato da spiegare ad una bambina di 4 anni. Era complicato persino per una persona adulta, perché di solito è una cosa che viene naturale.
Fece svariati tentativi, e solo alla fine, quando ormai era palesemente stanca, riuscì a combinare qualcosa. Divenne una lupa, ma era chiaro che la trasformazione era forzata e non era il suo spirito animale. Era tutto in regola, tranne per il colore, ancora incerto visto che a momenti era bianco e a momenti invece nero, e la coda poco folta. Ma quello probabilmente era dovuto all'età e alla trasformazione prematura.
Era confusa, ma balzava sul posto come una molla, finendo un paio di volte a terra col muso.
Dovetti trattenermi dal ridere, perché se mi avesse visto farlo era capace di offendersi e per farmi perdonare avrei dovuto giocare alla cerimonia del te fingere di bere 30 tazzine di tè.
Solo allora avrebbe preso la 31esima tazzina di tè, che ancora non avevo “bevuto”, l'avrebbe gettata via e sarebbe salita in piedi sulle mie gambe, poi mi avrebbe sbaciucchiato le guance per farmi capire che mi aveva perdonato.
Si voltò alle sue spalle, notando la coda, così cominciò a seguirla e cominciò a ruotare su sé stessa, sbattendo contro le mie gambe.
Soffocai una risata e mi trasformai anche io, chinandomi alla sua altezza e battendo delicatamente il muso contro il suo.
Si chinò col busto, tenendo le zampe posteriori tese e dritte, cominciando a scodinzolare. Assunsi la sua stessa posizione e piegai le orecchie, vedendo che lei scattò dritta e balzò dall'altra parte, correndo in tutt'altra direzione ed inciampando più volte sulle sue stesse zampe.
Dovetti rincorrerla per tutto il giardino, ma per fortuna alla fine si fece acchiappare.
Mi sdraiai con lei accanto e chiusi gli occhi, riaprendoli quando sentii le sue zampine sulla mia coda.
La mossi leggermente, poi sollevai la testa, sentendo lei fiondarsi contro di me e cominciare a mordermi con fare giocoso.
Passammo quasi mezz'ora a giocare in quel modo, ma alla fine, spendemmo un bel po' di tempo a cercare di farla tornare normale.
Era una comunicazione a senso unico, lei non era telepatica, e questo non facilitava le cose. Dovetti infiltrarmi nella sua testa per parlarle e guidarla, e i tentativi di tornare in forma umana furono molti di più rispetto a quelli della trasformazione, ed oltretutto, era anche esausta.
Infatti, quando tornò in forma umana e lo feci anche io, si addormentò praticamente subito.


Si guardai attorno, stiracchiandomi accanto ad un albero.
Le zampe contro il suolo non facevano alcun rumore, nonostante le varie foglie secche e i diversi ramoscelli.
Quei ricordi, per quanto fossero piacevi, in quel momento avrei voluto non averli.
Quella mutaforma alle prime armi forse era meglio non incontrarla, per quanto fosse una gattina carina.
Ma era così iperattiva che mi riportava alla mente quella peste.
Scossi velocemente la testa, stendendomi al suolo e nascondendo il muso sotto la zampa.
Non potevo continuare a sentirmi in colpa, non avevo smesso di cercarla nemmeno un attimo, dopo che ci avevano separati.
L'avevano fatto per salvarla, oltretutto, e fanculo quello che diceva la cronaca.
Potevo credere al fatto che Annabelle e Adam erano morti, ma non avrebbero mai permesso la morte di loro figlia. E poi, c'era Sebastian con lei, non avrebbe permesso la sua morte, e sulla sua morte non hanno detto nulla.
Avrei continuato a cercarla e prima o poi l'avrei trovata. Dovevo farlo, non mi sarei dato pace fino ad allora. Ho l'eternità davanti, essendo immortale, di tempo ne ho da vendere.
Feci un respiro profondo, sentendo le foglie vibrare sotto di me.
Arricciai il naso, sentendo la mia mente farsi strada tra mille ricordi, ed un tuono improvviso fece da introduzione.
 

Mi sentii tirare per il bordo della maglietta, era Daphne che mi tirava per far sì che mi avvicinassi a lei.
Quella sera proprio pareva non volesse chiudere occhio, e probabilmente era per colpa del temporale.
E come biasimarla? I tuoni erano fortissimi e gli alberi picchiavano in modo persistente contro i vetri.
Finii col salire sul lettino e sdraiarmi accanto a lei, mentre questa si accoccolava contro di me e stringeva la mia maglietta tra le dita.
- È mobbida- mugugnò, aprendo gli occhietti azzurri e posando lo sguardo sul mio bracciale.
Lo levai dal polso e glielo passai, e lei cominciò a rigirarselo tra le mani.
Quel giorno era stata piuttosto male, infatti, era stata mogia mogia tutta la sera a causa della febbre che l'aveva colta di sorpresa. Ora, almeno, aveva sfebbrato, ma era ancora un po' debole.
Rimase stretta a me per tutta la notte, mentre le cantavo la ninna nanna, addormentandosi e svegliandosi a scatti, balzando leggermente sul letto e chiedendomi scusa di continuo.
Mi faceva ridere, sapevo che non lo faceva apposta, ma spiegarle che non c'era bisogno di chiedermi scusa sarebbe stato inutile, visto che era testarda come un mulo quando ci si metteva.
Caratteristica ereditata da Adam, sicuramente.
Si sentii un tuono fortissimo all'improvviso, quasi balzai anche io.
Daphne mugugnò qualcosa, aprendo gli occhi e sfregandoli delicatamente
- Ti sei spaventata?- ridacchiai, e lei scosse lentamente la testa
- No, sono coraggiosa io-
- Ah sì? Quindi possiamo raccontare anche una storia di paura?- annuì distrattamente, sollevando il lenzuolo per coprirsi meglio – Bene, allora, ti racconto la storia di Biancaneve e...-
- Ma Biancaneve non è una storia di paura- borbottò, circondandomi con un braccio e giocando con la mia maglietta.
Diedi un colpo di tosse -... e i sette nani....zombie-
Voltò di colpo il volto verso di me, schiudendo le labbra e corrugando la fronte, trattenendo un respiro con un espressione quasi preoccupata e sconvolta.
- Allora, c'era una volta una principessa, non più principessa, che era fuggita dal castello dove viveva la matrigna, che era cannibale e ….- mi fermai vedendo che aveva portato le manine sulle orecchie, anche se non avrei comunque chiaramente continuato il racconto
- No, no, no, Diu, sssh!-
- Non avrei continuato comunque, non preoccuparti- le sorrisi, accarezzandole i capelli.


Una goccia di pioggia mi cadde sul muso, così arricciai il naso e scossi la testa, spostandomi da lì e riprendendo a camminare, sentendo le voci lontane di alcuni escursionisti in pieno delirio, probabilmente avevano assunto qualche droga.
Dall'aura, si sentiva che uno di loro era umano, l'altro no, l'altro era un vampiro.
Dai deliri che sentivo, probabilmente entrambi avevano assunto la droga dell'albero spinato dal tronco marrone. Era facile da intuire, visto che si lamentavano del fatto che non riuscivano a muovere un solo muscolo e “provavano dei formicolii”. Erano già alla fase del delirio e dei viaggi mentali più fantasiosi (e surreali persino per creature soprannaturali come noi). A breve si sarebbero addormentati entrambi... Ma c'è una buona possibilità che l'umano si sveglia.
‹‹Pft, pivelli››

Dovetti farmi una lunga corsa prima di arrivare a casa, non pensavo che potesse arrivare un acquazzone così pesante di punto in bianco.
Ed il cielo, dovevo ammetterlo, non era dei migliori.
Tutt'altro, sembrava esattamente come il giorno in cui avevano attaccato la villa dei Tempest.
Tornai in forma umana poco prima di entrare in casa, e quando lo veci, notai quello sfaticato del mio famiglio spaparanzato sul divano.
‹‹Era ora che tornassi a casa!››
- Sta zitta, bestiaccia- borbottai, stiracchiandomi e levandomi la felpa di dosso.
‹‹Hai visto il cielo? È esattamente come qualche mese fa››
- Impossibile non notarlo, sai com'è, ero qui fuori fino a qualche secondo fa!-
mi ringhiò contro, schioccando rumorosamente la coda contro il pavimento.
- Benji, fa piano con quella coda, sei nella tua vera forma da ghepardo, non hai esattamente le dimensioni di un gattino-
Aveva ragione, però. Il cielo era così anche qualche mese fa, non come quando ci fu l'attacco, perché quel giorno era molto peggio.

Sta volta (e qualche mese fa) il cielo si era limitato ad arrossire, niente fasce angeliche, solo qualche varco tra una nuvola e l'altra.
‹‹ L'ultima volta che il cielo era così, morì la famiglia Tempest, giusto?››
mi irrigidì, poggiandomi al tavolo – Sì, ma te l'ho detto, non penso che Daphne sia morta-

Benji mosse di nuovo la coda, senza schioccarla sta volta, limitandosi a fare un respiro profondo e poggiare il muso sul bracciolo del divano ‹‹Spero che tu abbia ragione, se no la stai cercando inutilmente››.


Passarono 15 anni dall'ultima volta che vidi Daphne.
Da allora, girai ovunque alla sua ricerca, ma giravo senza la benché minima di che aspetto avrebbe avuto, ma con la certezza che l'avrei comunque riconosciuta.
Girai un bel po', in lungo e in largo, per tutti quegli anni, tornai persino all'inferno notando la lenta decadenza che prendeva quel posto con la mote di Adam.
C'era suo padre al trono, vero, ma era un uomo anziano e distrutto dalla morte del figlio e dalla scomparsa della nipote.
Se ne raccontavano di tutti i colori su Daphne.
“L'erede è morta”, “L'erede è stata uccisa dai suoi genitori”,“L'erede è viva, ma nascosta nella villa Tempest perché è pazza”, “L'erede è rinchiusa nelle segrete dell'Iperlegge”, “L'erede è una pazza psicopatica pluriomicida che ha trucidato i suoi genitori in preda ad un raptus di pazzia”.
Ma per la maggior parte delle persone che avevo incontrato, lei era morta già da tempo.
Aprii la porta di casa, spalancandola per permettere a Benji di entrare ‹‹E si ritorna a casuccia!›› gioì, saltellando dentro casa e fiondandosi sul divano, com'era ovvio ‹‹Non penso di voler tornare in Russia tanto presto. Che poi, perché siamo andati lì?››
- Perché volevo distrarmi un po'- borbottai, uscendo dalla porta incuriosito da delle voci femminili.
‹‹Qual'è il piano ora?››
- Sono passati 15 anni da quando non vedo Daphne, aveva 4 anni, no? Quindi ora ha 19 anni freschi freschi, essendo passato Febbraio da poco-
‹‹Tutto questo per dirmi che...?››
- Daphne era iscritta ad Allorset sin dalla sua nascita, quindi, probabilmente ora è lì-
Benji soffocò un ringhio, che tecnicamente era una risata ‹‹Tu.... Vuoi tornare a scuola? TU? Sul serio?!›› cadde dal divano e cominciò a rotolare sul pavimento, tenendo le zampe contro il muso come se stesse trattenendo le risate, mentre la sua coda batteva un po' ovunque.
Schioccai la lingua e ridacchiai – Almeno ho più probabilità di ritrovare Daphne-
Si fermò, rimettendosi a pancia in giù ‹‹Seppure dovessi ritrovarla, probabilmente non si ricorderebbe di te. È passato troppo tempo...››
- È un rischio che sono disposto a correre-
Rientrai in casa, poggiandomi alla finestra e ascoltando le voci di quelle ragazze.
Riuscii a capire in che punto erano, e non erano nemmeno troppo distanti da me.
Una di loro mi passò davanti.
Indossava un chiodino nero e dei jeans scuri, leggermente sbiaditi sulle ginocchia.
I capelli rosso fuoco mi ricordavano vagamente un semaforo, e poi sul nero del chiodino risaltavano ancora di più.
Si chinò a raccogliere dei legnetti e delle pietre, lanciandole in aria e facendole fluttuare.
- Kayla, sta attenta con quella roba!- mormorò una ragazza con i capelli scuri, poggiata ad un albero, mentre manteneva una sorta di distanza di sicurezza dai legnetti e dalle pietre
- Rilassati amore, quest'incantesimo è uno scherzetto, se ti ci metti d'impegno potresti riuscirci anche tu!-
- Se ti vedesse la professoressa Otherose...Ti ha detto un sacco di volte che non dovresti fare incantesimi prima di un esame, sopratutto se si tratta di un esame della sua materia!-
- Mamma può dirmi quello che vuole- fece scoppiare i legnetti e le pietre, facendo in modo che le scintille provocate dallo scoppio assumessero vari colori e cadessero in polvere, formando una sorta di arcobaleno – Fino ad ora sono stata una delle migliori studentessa di Allorset, un paio di incantesimi non mi faranno perdere di certo il punteggio-.
Sollevai un sopracciglio.... Vanitosa.
- Wow Kay!- socchiusi gli occhi nel sentire quella voce stridula, notando che proveniva da una ragazza bionda che si avvicinava a loro.
- Forte, vero?-
- Sì!-
- Beh, ci siamo tutte? Dov'è Phi?-
- Ahm... Non lo so! Mi sa che non ha nemmeno dormito con noi e se la sia svignata nella notte- rispose la ragazza con i capelli scuri, spostandosi dall'albero.
La rossa fece ruotare gli occhi verso l'alto, scuotendo poi velocemente la testa – Tipico di lei. Va beh, non importa, torniamo a scuola, magari la troviamo già lì-.
Mi spostai dalla finestra, andando verso la camera da letto
‹‹E ora dove vai?›› chiese Benji, seguendomi
- Mi preparo per andare lì-
‹‹Cristo, fai sul serio quindi?››
- Ovviamente-
‹‹Vai nei dormitori? E io?››
- Allorset è distante da qui, se non vado nei dormitori mi tocca fare avanti e indietro dalla mattina presto. È più comodo. E tu puoi stare con me, è normale, i famigli sono ammessi.-
Sbadigliai, aprendo la valigia che avevo portato in Russia, poi aprii l'armadio e cominciai a gettare dei vestiti da lì alla valigia. Richiusi la Valigia senza problemi, forzando giusto un po', ma non trovando comunque difficoltà.
Non presi un'altra valigia solo perché non avevo voglia di girare con troppa roba, sarei tornato qualche giorno dopo per prendere tutto il resto, ma per ora volevo viaggiare leggero.
Uscii di casa tirandomi dietro la valigia e aspettai che Benji assumesse la sua forma ridotta e si arrampicasse sulla mia spalla, preferivo che nessuno sapesse della sua forma reale, e se appariva come un gattino leopardato era meglio.
chiusi la porta e mi avviai verso il sentiero che portava alla scuola, sentendo le aure delle ragazze che avevo visto poco prima, farsi sempre più vicine.
Era chiaro, eravamo dirette nello stesso posto, ed erano probabilmente guidate da un famiglio.... O forse no. Quel famiglio seguiva me, forse.
Mi fermai, voltandomi in direzione del famiglio, ora, poggiato su un ramo.
Un esemplare quasi adulto di un corvo di dimensioni grosse.... Forse anche troppo.
Gracchiò in modo rumoroso, aprendo le ali e scrollando le piume, facendo cadere diverse scintille.
Era chiaro, non era un semplice corvo, quella era solo una facciata.
- È un Phoenix Infernal?.... Non ne vedo da anni talmente sono rare, sopratutto da queste parti- domandai, rivolgendomi a Benji.
‹‹Questo viene dall'utero dell'inferno, ed è piuttosto nervoso al momento››
- Pft, e allora?- mi voltai e diedi le spalle al “corvo”, riprendendo la mia strada.
‹‹Le fenici sono molto... Protettive e gelose, sopratutto esemplari come questa.
È il famiglio di qualcuno.... Probabilmente qui vicino c'è il suo protetto, quindi ti sta osservando. Ti gracchiava contro per avvisarti, ecco perché aveva quel fare aggressivo››
Schioccai la lingua, quel pennuto era l'ultima mia preoccupazione al momento.
Sentii un forte rumore alle mie spalle, un rumore di fuoco e fiamme e una luce intensa, seguito dal gracchiare del corpo che si trasformava in un verso sonoro e assordante.
Corrugai la fronte e alzai lo sguardo al cielo, vedendo la fenice sfrecciare velocemente nella nostra stessa direzione emettendo un verso simile a quello dell'aquila, ma molto più forte e prolungato.
Sebbene fosse molto in alto, si vedeva chiaramente che era un esemplare davvero enorme.
Sollevai un sopracciglio
- Per caso quei versi erano contro di me?- domandai, voltandomi verso Benji nel sentirlo sghignazzare a modo suo.
‹‹Nah, erano insulti contro il compagno della sua padrona. A quanto pare ce l'ha contro di lui›› sghignazzò Benji, muovendo sinuosamente la coda contro la mia schiena ‹‹Che buffe le fenici››
- Quindi è il famiglio di una ragazza-
‹‹Un pennuto isterico, è tutto un dire sul tipo di persona che lo possiede››
Lo guardai con la coda dell'occhio, trattenendo il commentino su di lui.... Visto che non era da meno in quanto a caratteraccio. Ma a pensarci bene, anche io non scherzavo.

  
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