Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Misplaced    09/04/2014    0 recensioni
Una ragazza anonima e il suo diario.
Una ragazza forte che ha smesso di lottare per la sua felicità.
Una ragazza il cui unico amico è un foglio di carta sul quale scrive le sue emozioni.
In un diario di 365 apre la 113 e inizia a scrivere.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pag 113 di 365 

Mi rendo conto solo ora che io in realtà sono sola.
Credevo che almeno fossi importante per qualcuno, ma non lo sono. E lo capisco nell'ora di storia, quando tutti parlano fra di loro e io sono sola.
Voglio solo piangere. Ma non posso: non voglio perdere quel briciolo di orgoglio che mi rimane, non voglio essere costretta a rispondere a domande idiote di quelli che credevo amici e soprattutto non voglio dare soddisfazione alla vocina dentro di me che mi aveva sempre avvertito che sarebbe andata così. 
In questo momento voglio solo tornare in camera mia, infilarmi fra le coperte e perché no, dormire fino all'eternità.
Non voglio più mangiare, voglio che il mio corpo si raggrinzisca fino a diventare polvere. Credo di essere già a buon punto, il mio cuore è già a pezzi e la gente ci cammina sopra come se fossero dei comuni cocci di bottiglia. E fa male, tanto... troppo.
C'è una gomma sul mio banco.
Ora che ci penso, io sono una gomma.
La gente mi usa per cancellare gli sbagli e i problemi.
E mi consumo. Mi sbriciolo in minuscoli pezzi ma a me va bene, non sono capace di reagire.
E come una gomma, quando sono quasi finita e divento inutile vengo buttata via, accantonata.
Troppo distrutta per essere amata, troppo integra per svanire e smettere di soffrire. 
Come una gomma sono elastica. Mi piegano, mi tagliano, mi usano, ma io ci sono. Rimango integra fino alla fine, svolgo il mio compito ignorando il dolore, finché non mi rompo.
Ma lo faccio in silenzio, non voglio disturbarli.
Le lacrime mi imperlano gli occhi, il respiro si fa più affannoso, la mia forza di volontà sempre più flebile.
La frase di Miley Cyrus mi rimbomba nella testa: "Forget the haters, 'cause somebody loves ya".
E ogni rimbombo è una coltellata nello stomaco.
Dov'è quel qualcuno che mi ama?
Non c'è. Non ci sarà mai.
Ma forse amare vuol dire soffrire. Allora, in quel caso, sono amata.
Ho finalmente amore. 
Però se è così preferisco non averlo.
Tiro su con il naso, le lacrime vogliono uscire con prepotenza ma le trattengo.
Non voglio dover ammettere che hanno vinto loro.
Non.Voglio. 
Sarebbe il colpo finale: la spinta oltre il ciglio del burrone.
TUTTE LE BELLE PAROLE, TUTTI I " IO CI SARÒ", " IO SONO QUI". NON ESISTONO. NON SONO MAI ESISTITI.
Ma forse sono io.
É tutta colpa mia, sono io che allontano le persone.
Ma non vedo come.
Io ci sono sempre, anche quando sono distrutta, anche adesso se volessero.
Ma io? Per me non ci sono; sacrifico tutto e mi ritrovo con niente.
Ma va bene, va sempre bene.
Non ho neanche la forza di cambiare la mia vita.
Vivo tutto passivamente e va bene.
La vocina interiore esulta, ha vinto.
E io sono consumata.
Abbandonata nell'astuccio a vedere la gente godersi la felicità che io non ho mai raggiunto.
Sono gomma.
Sono elastica.
Sono come la falena che si è bruciata con il fuoco.
Ma la differenza è che la mia sofferenza durerà più a lungo.
E brucerò dentro fino a diventare polvere.
E la gente butta via la polvere.






























  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Misplaced