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Autore: My Narwhal Loves Satan    09/04/2014    0 recensioni
2014/1502. 512 anni di differenza. Due ragazze della stessa età finiscono nel mondo immaginario di Assassin's Creed Brotherhood e affronteranno avventure e tradimenti.
La storia è ambientata in Ac, ma non seguirà il corso degli eventi del gioco.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cesare Borgia, Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per questioni di privacy il vero nome della seconda non sarà trascritto.
Daremo tanti biscotti a chi leggerà la ff con tanto ammore (e tanto aodio verso i templari dimmerdah)
Bacibaci~





Vi siete mai chiesti che cosa potrebbe accadere se /tutto ad un tratto/ vi ritrovaste catapultati all'interno di un vostro libro o videogame preferito?
Oh, io me lo sono chiesta eccome!
Le luci della mia camera erano spente e le uniche fonti luminose erano la mia tv un po' malconcia e quella di un lampione che illuminava la strada deserta.
Vista la mia pigrizia, scartai subito l'idea di alzarmi dal letto e controllare l'ora,  anche se qualcosa mi diceva che dovevano essere già le due del mattino o giù di lì. Sentivo gli occhi pesanti e faticavo a reggere il mio joystick e a tenere lo sguardo fisso sullo schermo.

"Ancora un ricordo e poi spengo, dai."

La frase di una vita. Ogni volta che rilasciano un nuovo capitolo di Assassin's Creed io non mi limito a giocarci, no.
Lo divoro.
Purtroppo per me la mia buona volontà non bastava di certo a tenermi sveglia, tanto che crollai a causa della stanchezza con il joystick ancora tra le mani e dei canti pirateschi in sottofondo, accompagnati dal suono delle onde del mare e Edward che incitava la sua ciurma. Correvo il rischio di sognare nuovamente qualcosa di strambo e legato ai pirati, ma nulla di tutto questo accadde. Fu come riemergere dall'acqua, come quando l'aria inizia a scarseggiare e fatichi a continuare a trattenere il respiro e i tuoi polmoni mandano un segnale d'allarme. Respirai a pieni polmoni, tanto da sbarrare gli occhi ed emettere un verso strozzato seguito da qualche colpo di tosse. Mi portai una mano alla bocca, sbattendo le palpebre, e sentii un brivido lungo la schiena.
Per un secondo pensai di essere caduta giù dal mio letto durante la notte ed essermi risvegliata sul pavimento, ma appena mi guardai attorno quello che vidi mi lasciò senza parole. Non mi trovavo all'interno di nessuna stanza e stavo seduta su un'immensa distesa verde e poco lontano riuscivo a vedere delle case e delle costruzioni  insolite per la mia Città, ma che allo stesso tempo avevano qualcosa di familiare. Mi alzai in piedi, decisa ad indagare, e quando abbassai lo sguardo su di me notai con sorpresa di avere addosso dei jeans e una felpa nera anziché il mio pigiama. Probabilmente quello era il minore dei miei problemi.
Iniziai a camminare silenziosamente, attirata da delle luci e delle voci in lontananza. Da quella distanza non riuscivo a definire bene cosa stesse succedendo, ma più mi avvicinano e più riuscivo a distinguere delle sagome che si muovevano e correvano in preda al panico.

"È MORTO! LO HANNO UCCISO!"

"ASSASSINO!"

Quelle urla mi fecero affrettare il passo, tanto che sentii subito il fiato venir meno e il mio respiro farsi affannoso. Non sono mai stata una cima negli sport, tanto meno nelle corse. Mi fermai a una decina di metri di distanza  e osservai quella scena nascosta dietro alle rovine di una vecchia costruzione. Quello che vidi mi fece gelare il sangue: a terra, qualche metro più avanti, c'era il corpo senza vita di un uomo. Un taglio profondo solcava la sua gola e una pozza di sangue si era formata a terra, creando un miscuglio di terra e sangue.
Iniziai subito a sentire un forte odore ferroso-probabilmente la mia mente era stata condizionata da quello che avevo appena visto- e prontamente mi portai una mano alla bocca, coprendomi il naso e sperando che quell'odore svanisse al più presto. Era tutto talmente reale da non sembrare più nemmeno divertente come pensavo. Se quello era un sogno, probabilmente era il sogno più realistico che avessi mai fatto.
Un rumore, come un fruscio tra i cespugli, mi fece sobbalzare. Decisi di appiattirmi contro la parete ed aspettare. La mia pazienza venne ripagata: una sagoma bianca, quasi come quella di un fantasma, uscì da un nascondiglio vicino a quello che avevo scelto io stessa in precedenza e svanì dopo qualche istante.
Per un attimo pensai di aver visto una persona familiare, ma scartai subito l'idea.
Quella era la cappa di un discepolo, ne ero più che certa.
  
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