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Autore: kannuki    09/04/2014    1 recensioni
“Chi ti ha parlato di me?”
“La donna che mi ha partorito.”
“Un po' macabra come favola della buonanotte...”
"Tentare di risvegliare il suo amore, è come gettarsi su un coltello affilato. Non puoi lamentarti se ne esci ferita, dopo."
DAL CAPITOLO 8, GUEST STAR -> ELENA, JEREMY GILBERT + MATT DONOVAN ^^
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un altro tipo di disperazione.

Lenta, assordante, piena di recriminazioni.

Nadia piange, spingendo il cellulare contro la fronte. Se fosse stata presente, avrebbe potuto evitarlo. Se fosse tornata subito a Parigi, invece di perdersi nell'esagitata allegria di New Orleans, avrebbe potuto aiutarlo. Un singhiozzo di colpevolezza le scuote il corpo, l'angolo del telefono si conficca nella tempia e poi cade in terra, mentre la ragazza abbandona se stessa contro le proprie braccia. I banchi della chiesa sono freddi, la messa non avverrà che fra molte ore. Non trae alcun conforto dal luogo sacro. Ha perso la fede con la morte di Jean George. Non c'è alcun dio buono e caritatevole. Ci sono solo gli uomini che fanno del male agli altri uomini.

***

La barista bionda non è di turno, quella sera. Il gin finisce troppo rapidamente, oppure sono gli stupidi bicchieri ad essere troppo piccoli. Si sono già avvicinati in tre. Con i primi due è bastata un'occhiata, ma col terzo ha dovuto usare le maniere forti. Poi è entrato un branco di lupi mannari e Nadia ha pensato bene di non rischiarsela una seconda volta. Ha pagato tutta la bottiglia e si è ritirata in un angolo appartato. Ha contato un paio di streghe mercenarie e una dozzina scarsa di umani. Fra un bicchiere e l'altro, mentre cercava di cancellare dalla mente la stupida morte accidentale di Jean George, ha seguito i movimenti dei vampiri, la circuizione delle vittime, l'evidente disagio dei licantropi. Lo fanno apposta, ha pensato sbattendo la bottiglia sul tavolo mentre perdeva il senso della realtà e torturava la catenina d'oro al collo, i quattro angoli della croce conficcati nel palmo della mano.

Nadia l'ha strappata con un gesto stizzoso, lasciandola cadere sul ripiano. L'ha fissata con sfida mentre ingollava un secondo bicchiere. L'ha maledetta più e più volte sperando che qualcuno lassù si arrabbiasse e le dimostrasse che aveva torto, rimandandole indietro il suo amato Jean George.

E' passata un'ora e nulla è accaduto. A metà della bottiglia, Nadia ha cominciato a sentirsi male. Un altro tipo di male: la disillusione. Jean George non l'avrebbe mai amata se non l'avesse costretto a farlo. Non sarebbe mai andato da lei se non l'avesse soggiogato. Dio ha rimesso a posto le cose dimostrando che non potevano condividerlo. Oh, ma se fosse stata presente, gliel'avrebbe fatto vedere lei! L'avrebbe riportato indietro e reso immortale. Gliel'avrebbe sottratto per sempre!

Furiosa, Nadia stringe il bicchierino finché il vetro non esplode conficcandosi nel palmo della mano. Dolore, ma è giusto un attimo. Il suo cuore ne è pieno e la sta avvelenando come il morso del licantropo. Un lampo e il viso di Katherine si fa largo a gomitate prendendo il posto d'onore. E' colpa sua!, pensa togliendo i frammenti uno alla volta, contandoli per evitare di urlare. Se fosse stata una brava madre e si fosse degnata di chiedere aiuto al vampiro dagli occhi azzurri, lei avrebbe potuto...

Devi aver perso la fede in dio, se hai deciso di bere questa roba.”

Klaus solleva la bottiglia, adocchiando l'etichetta. Solleva le sopracciglia e fa una smorfia, spingendola da un lato. Fa un cenno al barista, afferra la sedia libera col piede sinistro e, mentre si accomoda, registra il volto lacrimoso di Nadia, la sua disperazione, le maglie strappate della catenina e il bicchiere in frantumi. Se avesse fatto caso prima al suo stato d'animo, ci avrebbe pensato due volte. Ora come si comporta? Non può certo alzarsi con tanti cari saluti. “Che succede?”

Nadia abbassa la testa, lasciando piovere i capelli di fronte al viso. Stringe il pugno insanguinato mentre le ferite si rimarginano. Pensa che un frammento potrebbe restare dentro e viaggiare dritto dritto fino al cuore, lacerandolo. “Un decesso improvviso” sussurra. “Vorrei stare sola.”

La fortuna gli viene sempre in aiuto. Klaus obbedisce volentieri, ma non può fare a meno di chiedersi perché l'unica persona interessante di New Orleans sia anche la più sfuggente.

***

E' una notte perfetta per rilassarsi. Tiepida, accogliente, solitaria. Klaus si ferma in mezzo alla strada, accanto all'orchestra che sta suonando per i turisti. Rimira i mangiatori di fuoco, i pittori a lavoro poi scorge Camille fra la folla e, al suo fianco, Marcel. Ma non diceva di amare Rebekah?

Non ha sbagliato a classificarlo inadatto alla sorella. Klaus soffia aria dalle narici e un sogghigno ironico gli deturpa le labbra. Affonda le mani nelle tasche e pensa alla straniera. Tutta quella disperazione, soffocata e lacerante, gli ha ricordato se stesso nel periodo più buio. E' stato un bene essersi allontanato dalla donna. Forse in un'altra epoca, in un altro momento, si sarebbe comportato diversamente. Avrebbe prestato orecchio alle sue pene, le avrebbe asciugato le lacrime. Klaus ride dei propri pensieri e scruta la folla. Turisti per lo più. Vampiri a caccia. Amanti abbracciati. Genevieve è una bellissima donna, ma il piacere della sua compagnia è esaurito in due settimane. L'abbraccio di Camille e Marcel, al contrario, gli ricorda quel qualcosa che manca da troppo tempo nella sua vita. L'ha cercato inutilmente, ha tentato di conquistarlo con la forza, l'ha rifiutato. Non c'è mai stato il tempo, si giustifica, ne il momento.Una figura femminile gli si affianca, ha un buon profumo che lo fa inspirare. Klaus la sbircia di sottecchi. Il suo sguardo sale dalle braccia strette attorno al busto all'espressione distrutta. Il trucco si è sciolto sotto gli occhi e ha creato due mezzelune nere che sfumano agli angoli delle tempie. Le pupille brillano per le lacrime passate e ha le labbra serrate.

Quando si accorge di lui, Nadia batte le ciglia, tirando via le tracce secche dalle guance. “E' destino...”

Non è destino, solo una coincidenza: lo spettacolo è a pochi metri dal locale. Klaus pesca un fazzoletto dalla tasca e lo porge alla straniera. La cavalleria non è proprio defunta.

Nadia è spaesata. Socchiude gli occhi alle vampate di fuoco, gira la testa verso l'orchestra, indecisa se gradire o meno le sonorità allegre che mal si adattano allo stato d'animo tempestoso. Tampona le guance col fazzoletto e lo tiene stretto stretto fra le dita. Non può soffocare nel dolore, deve schiarirsi la mente. Riacquistare il controllo. Poco alla volta si calma e smette di torturare i bordi della giacca. La folla spinge per avvicinarsi, Nadia fa un passo laterale per non essere toccata dagli sconosciuti e si accosta al vampiro, immerso nella contemplazione del quadro che il pittore sta dipingendo per loro.

Distratto, Klaus gira il braccio attorno alla sua vita. Nadia saetta lo sguardo verso di lui, capisce che non ha alcuna intenzione malvagia e si rilassa.

Sei mai stato a Parigi?” sussurra ricordando i dipinti del Louvre, le campane di Notre Dame, la rassicurante placidità del cimitero neogotico di Père-Lachaise. “E' una città artistica... meravigliosa...”

Musica per le sue orecchie! Non ha sbagliato a giudicarla la persona più interessante di New Orleans. “Molto tempo fa. Mi piacerebbe tornarci” sussurra felice come un bambino.

Nadia è completamente appoggiata contro il suo fianco, l'espressione ora tranquilla. Sorride, promettendo una visita guidata.

Klaus sente l'orlo superiore dei suoi jeans sotto le dita. L'arco armonioso della spina dorsale. La straniera sembra non risentirsene: appoggia il mento sulla sua spalla ed inclina la testa.

Il vampiro immagina la scena da fuori, e una vaga speranza si riaccende.

E' sempre così?” sussurra la straniera nel suo orecchio. “Non si sente mai soli qui?”

New Orleans è la città adatta per rinfrancare lo spirito.”

Nadia non vuole tornare a Parigi, nella mansarda vuota. Non vuole tornare a Mystic Falls, dalla sua tracotante madre. “Lo spero tanto” bisbiglia sovrappensiero.

E' attratto dal respiro caldo della donna, soggiogato dai propri desideri. Klaus avvicina il volto al suo, chiedendosi fin dove si spingerà o cosa accadrà. Se quella sera cambierà finalmente qualcosa.

Lo sguardo trasognato di Nadia si risveglia nel suo, si vela di imbarazzo e Klaus ha la risposta che cerca. La solita risposta. Sente la pressione del corpo svanire e non vuole assistere all'ennesima fuga. Lascia che si allontani, fissando il quadro quasi terminato del pittore.

Nadia cammina veloce sul ciglio della strada. Deve essere proprio andata per avvicinarsi ad uno sconosciuto. Un vampiro per di più.

Aspetta.”

La donna si arresta con un movimento secco. La catenina d'oro brilla fra le dita di Klaus. Deve essere scivolata di tasca mentre prendeva il fazzoletto. Quando cerca di agganciarla, ricorda le maglie rotte e il suo sguardo si incupisce.

Non devi soffrire per forza. Puoi girare l'interruttore se vuoi.” Buffo, è sempre il primo a non seguire i propri consigli.

Se elimino anche i sentimenti... che cosa mi resta?” bisbiglia strusciando le dita lungo le cuciture sui fianchi dei jeans, le spalle curve di dolore. “E' sbagliato...”

Non esistono verità universali, solo quel che è giusto per te” insiste pensando alla sua vita. “Non devi deciderlo adesso.”

Katherine esagerava con le descrizioni, Klaus è davvero cortese. E ha gli occhi azzurri. Il ricordo del suo amato Jean George, le provoca un'altra ondata di tristezza.

Hai trovato un posto per passare la notte?”

Ha smarrito il senso dell'orientamento. Non sa più dove si trova. “Mi sono persa...” bisbiglia con un filo di voce.

Nel senso vero del termine. Klaus le porge la mano, percependo la sua desolazione. “Ti aiuto io.”

***

A-ah! Ti ho visto!”

Anche lui l'ha visto con una donna che non era sua sorella, ma non è andato a cercarlo per rimarcarne il comportamento. Klaus accetta il colpetto amichevole di Marcel, il vampiro sposta la sedia vuota davanti a se e ferma la cameriera del piccolo caffè, ordinando una robusta colazione. E' una bella mattinata piena di sole e Klaus è appena uscito da una nottataccia che gli ha tolto gran parte delle forze. Il suo figlioccio, al contrario, ha l'espressione allegra e soddisfatta: l'uscita con Camille deve aver avuto un risvolto notturno piacevole. “Non ho nulla di cui vantarmi.”

Chi è?”

Una nuova, viene da Parigi. Ha 524 anni.”

Non ti ho mica chiesto i dati della carta d'identità!”

Klaus smette di giocare con la cartina arrotolata dello zucchero di canna che ha versato nel caffè e lo guarda, assonnato. “Un licantropo l'ha morsa. Ha sentito parlare di me e si è trascinata fin qui. Il suo uomo è appena morto. Non c'è altro da dire.”

Il nero fa un gesto che ne testimonia la conoscenza pregressa. Certo Camille ha parlato. Suocerette! “Devi rintracciare una persona per me.”

Dalla tazza di caffè del vampiro si alzano vapori paradisiaci. Marcel fa un cenno affermativo col mento.

Ha un rapporto tempestoso con la madre, le sue ferite sono fresche” comincia incrociando le dita delle mani. “Ho la netta impressione che sia un vampiro, uno di quelli della nostra...”

Alt alt alt!” esplode il nero con un sorriso. “Sei fin troppo sensibile alle tragedie familiari. Non cacciarti in quelle altrui!”

... razza.” Klaus ammutolisce, punto sul vivo. Fa una smorfia e abbandona la schiena contro la sedia. “Voglio solo...”

Non portarti avanti col lavoro. Se vuole confidarsi, lo farà a tempo debito. Alle donne piace mantenere l'alone di mistero.”

Ha finito di interromperlo?! Klaus osserva le uova strapazzate nel piatto dell'amico e il contorno di bacon. Alone di mistero è una metafora bella e buona: Nadia è più chiusa di una cassaforte arrugginita. A proposito...

Il crocefisso e la catenina rotta sono avvolti da un fazzoletto con le iniziali. Klaus lo spiega sul tavolino. Marcel la indica, ingoiando un boccone esagerato. “Ti sei convertito e non mi hai invitato alla cerimonia?”

Le ho promesso di farla riparare” gorgoglia. “Eppure dovrebbe sapere che non esiste alcun dio all'infuori di noi.”

Le persone si aggrappano a tutto pur di non morire” commenta con la bocca piena. “Se le da serenità, perché no?”

Perché l'illusione, quando si spezza, ti annienta.

Tu non fai mai colazione... che ci fai qui, a quest'ora?” Marcel sorride con tutta la faccia, masticando platealmente. “La stai aspettando, vero?”

***

Non è abituata a tutto quel sole. Nadia si appoggia al muro di un negozietto, indecisa se recarsi al cafè o meno. I suoi vestiti sono nel vecchio Continente e nella valigia che l'albergatore di Mystic Falls avrà provveduto a gettare via, dopo una settimana di alloggio non pagato. Non aveva voglia di fare shopping, ma non aveva abiti puliti. Quella roba andrà bene, il clima è dei migliori e non è una che soffre il freddo.

Oh, ciao!”

Nadia apre gli occhi e una chioma bionda rifulge alla luce del sole. E' bellissima, come la statua nell'Eglise de la Madeleine.

Camille sposta i sacchetti della spesa da un braccio all'altro e la sbircia velocemente. “Stai bene?”

Migliora” mormora avvicinandosi e togliendole un sacchetto, lieta di avere una scusa per non recarsi al cafè dove Klaus la sta certamente aspettando. E' combattuta, e quando è in quello stato d'animo, è meglio non fare niente. “Ti aiuto.”

Le due donne camminano fianco a fianco, in silenzio. Entrambe sono abituate a vivere sole e non sentono il bisogno di riempire lo spazio con sciocchezze verbali.

La casa di Cami è come lei: bella, piena di luce e ordinata. Ci sono dei cuscini colorati sul divano, la scrivania è ingombra di fogli. Nadia scorge libri di psicologia nella libreria. Più in là, un po' nascosti, alcuni romanzi d'amore. Ricettari di cucina. Una rivista di moda aperta su un completo casual. Una cartellina spessa di fogli scritti a macchina e solo un nome a siglare il tutto.

Klaus.

Nadia apre la cartellina arancione spento. Tu guarda... sta scrivendo le sue memorie.

Quando la scopre, Cami fa marcia indietro, smorzando i rumori. Nadia deve sapere con chi ha a che fare. Le cattive notizie vengono affrontare meglio, se provengono dalla fonte principale.

Le basta mezz'ora per avere un quadro reale del vampiro. Katherine non mente, Klaus non mente. E' davvero pessimo come si dice, ma ne ha conosciuti tanti di personaggi sgradevoli e uno in più non fa differenza. Almeno lui lo ammette. “Scusami, dovevo chiedere il permesso” mormora alla padrona di casa che si sta avvicinando con due tazze di te.

Le sta scrivendo perché vuole che qualcuno le legga” commenta, laconica. “Ha manipolato così a fondo la mia mente che dimenticavo l'esistenza dei vampiri appena fuori da casa sua. Una strega mi ha restituito i ricordi e ora assumo verbena per evitare che succeda ancora.” Camille inghiotte e un brivido la attraversa tutta. “L'ha fatto contro la mia volontà, non mi ha lasciato scelta.”

A me la scelta è stata data... ma è stato orribile lo stesso” sussurra. “Vuoi che mi sdrai sul divano e ti racconti la mia vita?”

***

Nadia ha visitato le case stregate, il cimitero e ha deciso di togliere le tende e recarsi a Varsavia. Deve solo recuperare la catenina tenuta in 'ostaggio' da Klaus. La notte l'ha passata insonne, turbata dal lutto, soffocata dalla delusione di avere una madre a cui non importa molto della figlia. Non l'ha neppure chiamata per sapere se era viva o morta, e la garbata vicinanza di Klaus l'ha intristita ancora di più. La semplicità con cui è entrata in sintonia col vampiro non la spiega. Non si è mai fidata di quelli della sua razza, ha sempre preferito stringere rapporti esclusivamente con gli umani. Raramente è stata delusa da loro.

E' stato facile trovare Klaus. È bastato chiedere in giro. La casa ha un chiostro interno e un certo andirivieni di vampiri. Quando Nadia si ferma al centro del cortile, guardando le balaustre intarsiate, un 'wow' le arriccia le labbra.

Cerchi qualcuno, bellezza?”

Odia essere chiamata 'bellezza'. O 'bambina'. O 'dolcezza'. La mette di cattivo umore.

Diego, non essere scortese.”

Nadia alza lo sguardo verso il vampiro di colore, Marcel strangola un sorrisetto e scende la scalinata con un saltello. Se è lì, qualcuno deve aver fatto colpo. Marcel se lo augura. Per antico affetto e per rispolverare la sua parte umana che sembra deceduta da secoli. “Sei Nadia, vero?”

Lui è il maggiordomo? Nadia annuisce, osservando il piano superiore da cui proviene musica classica.

Accomodati. Bevi qualcosa? Scotch?”

Nadia continua a spiare il vago bagliore che oltrepassa la porta socchiusa e si domanda se Klaus sia lì e la stia spiando. “Non vorrei apparire maleducata declinando l'invito, ma sto partendo e vorrei indietro la mio crocefisso.”

Quello che ha spedito in Europa a far riparare? Marcel fa un gesto vago che non le piace affatto. “Dov'è?”

Klaus o il crocefisso?”

L'esitazione nella risposta lo fa sorridere. E' davvero fatta di panna montata, ha ragione il suo amico. “L'ha spedito ad un gioielliere belga specializzato in gioielli antichi” esclama notando lo stupore salirle sul volto.

L'ha fatto senza chiedere il suo parere? “Data di riconsegna?”

Due settimane circa. Le maglie erano tutte strappate.”

La nonna gliela mise al collo il giorno in cui fu portata via dalle braccia di Katherine. Senza si sente nuda...

Sai che ti ha aspettato tutta la mattina al cafè come uno scemo?”

Davvero? Tutta la mattina? “Ho incontrato una persona... e... sono stata trattenuta. Poi dirgli che... che mi scuso...”

Diglielo tu. È proprio dietro di te.”

Klaus attraversa il chiostro con passo svogliato. Ha avuto una giornataccia ed sono solo le tre del pomeriggio. “Marcel, ti autorizzo a darmi un pugno, la prossima volta che mi vedrai frequentare una strega!”

Ricevuto. Hai ospiti.”

Quella casa è un vero porto di mare. Uh? Nadia? Klaus si ferma al centro della stanza. Come l'ha trovato? Che diavolo ha addosso? Perchè sembra più adorabile della sera prima? Le gambe si muovono verso la donna e il suo animo si rinfranca. “Cosa posso fare per te, mia cara?”

Sono in partenza. Mi chiedevo se ti fosse possibile spedirmi la collana ad un indirizzo di Varsavia.”

Klaus non muta espressione ma dentro di se sospira, abbattuto. La delusione è cocente. “E' senz'altro possibile. Nient'altro?”

Nadia scuote la testa e pensa di aver affrettato la decisione. “Grazie...” sussurra afferrando la mano che ciondola lungo il fianco e stringendola fra le sue.

Klaus ricambia la stretta ma le spalle si curvano lievemente. Sale i gradini a due a due, desiderando rinchiudersi nello studio per il resto della giornata.

La lasci andare così?” sibila a mezza bocca Marcel, gettando un'occhiata a Nadia ancora ferma al centro del chiostro.

Chiamale un taxi” borbotta sfilando la giacca e versandosi da bere. 'Nadia' è un capitolo di poche righe da dimenticare.

Il nero scuote la testa ripetutamente. “Ti sei appena lasciato scappare una cosa bella, amico mio.”

Le cose belle non fanno per me. Dovresti saperlo.”



  
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