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Autore: Lys3    09/04/2014    2 recensioni
Tutti a Capitol City amano gli Hunger Games. Tutti tranne Leo.
Lui è diverso, lo è sempre stato fin da piccolo, ma nessuno comprende le sue ragioni. E in un mondo così grande, così forte, lotterà nel suo piccolo per far valere le sue idee in una società travagliata da questi Giochi mortali.
Martia era una ragazza come tante altre. Questo prima di vincere gli Hunger Games. Ora lotta per non perdersi nei suoi incubi, per mantenere la sua famiglia che sta cadendo verso l'oblio e per dare a sé stessa una speranza di una vita migliore.
Dal testo:
“Siamo diversi. Apparteniamo a due mondi diversi. E questa cosa non cambierà mai. [...] Vuoi un ragazzo che ti salvi dagli Hunger Games, non uno il cui padre ha progettato la tua morte.” [...]
“Ti sbagli. Tu mi salvi dagli Hunger Games. Mi salvi dagli Hunger Games ogni volta che mi guardi, ogni volta che mi stringi la mano, ogni volta che mi sorridi. Ogni singola volta in cui tu sei con me, mi sento libera di nuovo, come se nulla fosse mai accaduto. [...]”
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Nuovo personaggio, Strateghi, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 25 – Rivali in amore
 
Leo era seduto tra Monika e Liz che lo tartassavano di domande e lo confondevano raccontando vari eventi della loro vita. Il ragazzo, con molta pazienza, cercava di rispondere a entrambe e di prestare attenzione ai loro racconti che riguardavano in particolar modo la scuola.
Martia era di là ad occuparsi della cena, Sam era in giro per casa, mentre il piccolo Erik li osservava di sottecchi da un angolo della stanza.
“Ti piacciono i fiori?” gli chiese Liz.
“Oh, sì. Sono molto belli” rispose lui.
“Il mio colore preferito è il rosso” commentò Monika. “E il tuo?”
“Il blu” rispose lui con un sorriso.
“I fiori che amo più di tutti sono le peonie. Ne hai mai vista una?”
“Sì, certo…” provò a dire prima di essere interrotto ancora.
“Puoi essere mio amico, se vuoi. Martia non si arrabbierà” fece la piccolina.
“Lasciatelo stare” disse Sam entrando nella stanza seguito da Martia che portava una teglia enorme, piena di cibo. “O lo farete scappare dalla disperazione.”
“Stavo solo facendo la sua conoscenza” fece Liz, indignata, andandosi a sedere mentre i più grandi sorridevano della scena.
Monika, invece, non aveva la benché minima intenzione di staccarsi da lui e si sedette al suo fianco anche a tavola.
Leo si trovava a capo tavola, proprio di fronte Sam, e la cosa lo rendeva piuttosto nervoso. Alla sua sinistra c’era Martia, con affianco Erik, che ancora lo guardava in maniera strana, mentre alla sua destra c’era Monika, seguita da Liz.
La cena, però, procedette tranquillamente: Sam rimase in silenzio tutto il tempo, evitando di guardarlo il più possibile. A parlare furono soprattutto le ragazze, intente a raccontare le loro giornate o i loro progetti.
Quando Leo vide Sam alzarsi di scatto, capì che doveva essere arrivata la parte più brutta: “Puoi seguirmi?”
Martia lanciò a entrambi uno sguardo allarmato, ma lui tentò di rimanere calmo: “Certamente.”
Non fu semplice convincere i più piccoli a non seguirli, ma alla fine ci riuscirono e si recarono in quello che doveva essere lo studio.
Sam chiuse la porta e stette per un po’ in silenzio, poi disse: “Sai perché ti ho chiamato quindi senza che ci giriamo attorno. Perché sei qui?”
Dal canto suo, Leo, fu sorpreso nel sentire quella domanda così diretta. A ben vederlo quel ragazzino sembrava già un uomo. “Lo sai, sono qui per tua sorella.”
“So che sei qui per lei. Ma cosa vuoi da lei?”
Notò che stringeva i pugni, forte, tanto che le nocche erano bianche. “Non è come pensi. Non è come gli altri possono pensare.”
“E com’è allora? Com’è che d’un tratto ti innamori follemente di lei tanto da venire qui? Cosa c’è dietro?” fece il ragazzo, aggressivo.
Leo cercò di respirare a fondo. “Ci siamo conosciuti per coincidenza, io e lei. Probabilmente hai ragione nel dire che tutto questo ti sembra folle, perché lo è. Ma tua sorella è tutto quello che ho. So che concezione hai di Capitol City, dei capitolini, di me. Ma non tutto è così, non tutto è sempre così semplice. Io sono diverso dagli altri e tengo davvero a lei.”
“Perché dovrei crederti?” domandò Sam, ora più calmo.
“Non hai nessun motivo di farlo. Non ci conosciamo, è vero. Sono un estraneo per te e non rimarrò più di due giorni. Quindi se non ti vuoi fidare di me ti capisco, ma fidati di Martia.”
Sam si voltò, dandogli le spalle, e quando parlò la voce sembrava leggermente incrinata: “Mi fido di lei e ho deciso di fidarmi anche di te. Ti chiedo solo di non farla stare male ancora. Tu non hai idea di quello che ha passato.”
 
Martia stava aspettando che la conversazione tra Leo e Sam finisse seduta al suo posto. Si contorceva le mani e si chiese se il ragazzo avrebbe conquistato suo fratello con la facilità con cui lo aveva fatto con lei e con le sue sorelle.
Monika non faceva altro che dire che lui adesso era il suo fidanzato e Liz ripeteva instancabilmente che era molto carino e che aveva trovato il ragazzo perfetto.
Se ne stava lì, seduta, immersa nei suoi pensieri cercando di non sentire le sorelle parlare di Leo quando Erik le si avvicinò e picchiò un dito sulla sua spalla. “Cosa c’è?” chiese lei con dolcezza.
Il piccolo aveva quasi le lacrime agli occhi. “Da quando c’è quel ragazzo nessuno mi pensa più… Non mi volete più bene?”
Martia lo fece sedere sulle sue ginocchia e lo abbracciò, rassicurandolo, mentre nella sua mente pensava alla conversazione tra i due ragazzi che era la cosa che, al momento, la preoccupava di più.
Quando la porta dello studio si aprì, Sam ne uscì fuori a passo svelto, aprendo poi la porta di casa e sparendo nel buio della notte. Leo, con molta calma, tornò dagli altri.
“Liz porta i bambini a letto, per favore. E’ tardi” disse Martia.
I capricci non servirono a nulla: pochi minuti dopo erano sopra a infilarsi il pigiama.
“Cosa ti ha detto?” domandò Martia, avvicinandosi a Leo.
Lui le prese le mani e sorrise con dolcezza. “Tranquilla, va tutto bene.” L’abbracciò forte e la ragazza si lasciò andare tra le sue braccia, contenta di averlo di nuovo con sé.
 
La serata trascorse tranquilla: stettero a parlare davanti al camino Martia, Leo e Liz, fin quando la porta di casa non si aprì e Sam ritornò.
“Dove sei stato?” domandò Martia.
“A fare un giro. Avevo bisogno di un po’ d’aria.”
Di fronte lo sguardo del fratello, Leo provò l’istinto di togliere il suo braccio che avvolgeva la ragazza, stringendola a sé, ma non si mosse. Sam lo fissava e, poco prima che Martia potesse fargli ancora domande, disse: “Potresti rimanere qui, stanotte. Se ti va, naturalmente.”
Leo lo fissò, senza sapere cosa rispondere. Gli sembrava così strano quell’invito, soprattutto fatto da una persona che solo poco prima aveva tentato di farlo andare via. “Non vorrei disturbare” si limitò a rispondere.
“Nessun disturbo. Credo che Martia non abbia problemi a farti un po’ di spazio in camera sua” e sentendo quelle parole la ragazza divenne rossa in viso. “Si tratta solo di due giorni, infondo…”
L’improvviso cambiamento di umore di Sam era strano ma anche piacevole.
Martia si sentiva al settimo cielo e, poco prima di andare a dormire, colse un momento in cui il ragazzo era solo per abbracciarlo forte. “Grazie” gli sussurrò.
“Voglio solo che tu sia felice” rispose lui stringendola a sua volta.
Ma nonostante non vi fosse più avversione da parte dei membri della famiglia, Leo trovò enormi difficoltà nel convincersi che quella fosse la cosa giusta.
“Sei sicura? Possiamo vederci domani mattina. Mi sveglio all’alba se necessario…” propose mentre entrava nella stanza della ragazza.
“Zitto e preparati per andare a letto” rispose lei, sorridendo.
“Non ho molto da preparare.”
“Vuoi che ti presti qualcosa di Sam per dormire?”
“No, no. Davvero… Basta così” rispose lui, imbarazzato.
Erano da soli nella stanza di lei. Era grande, illuminata dai raggi della luna e dalla luce soffusa della lampada sul comodino. Nella casa regnava il silenzio, anche se da qualche parte lì dentro Sam era certamente ancora sveglio.
“Dai a me questa” disse Martia sfilandogli la giacca e posandola su una sedia.
Il cuore di Leo batteva a mille. Non riusciva a credere di essere con lei nella sua stanza del Distretto 4. Era tutto magnifico. Lei era magnifica, ancora più di quanto ricordasse.
“Forse…” iniziò a dire avvicinandosi piano a lui. “Forse è il caso che tu tolga anche questa… E questa” disse indicando la cravatta e la camicia.
“Cosa?” fece lui, stordito. La voglia di baciarla era così forte che a stento riusciva a formulare una frase coerente o ad ascoltarla. E poi… Davvero lo stava invitando a dormire a petto nudo?
Lei rise. “Hai capito benissimo. Sei qui per lavoro e non puoi presentarti in maniere disordinata domani, non ti pare?”
Leo stava per risponderle che aveva altri vestiti nella sua camera sul treno e che probabilmente a lavoro non si sarebbe nemmeno presentato, ma poi pensò che forse era meglio godersi quel momento senza ulteriori problemi. Lasciò che Martia gli sbottonasse ad uno ad uno tutti i bottoni, assaporando appieno quel momento di intimità. Iniziò ad avvertire un po’ di freddo e fu molto contento quando la ragazza lo invitò ad unirsi a lei sotto le coperte.
Gli mancava quella sensazione di contatto umano, il sentire il corpo di lei vicino al suo, i loro respiri sincronizzati, il battito dei loro cuori e il profumo della pelle di lei.
“Ancora non mi sembra vero…” disse lei.
“Nemmeno io riesco a crederci” continuò lui.
Per entrambi sembrava un sogno. Erano soli, liberi, senza pensieri, ma soprattutto erano insieme. Si addormentarono, tra un bacio e una carezza, contenti anche se consapevoli che quell’incontro sarebbe durato poco.
 
Il mattino seguente si svegliarono di buon’ora e scesero giù. Mentre Liz andava a scuola con i più piccoli, Martia decise di riordinare un po’ casa, con Leo che le trotterellava dietro.
Sam, che si era svegliato molto presto per andare a pesca, tornò a metà mattinata. “Martia credo che qui ci sia qualcuno per te.” Ad entrare con lui, c’era Verin, senza trucco e senza vestiti appariscenti, mascherata da perfetta persona normale proprio come Leo. “L’ho trovata che girovagava tra le varie case.”
La ragazza sorrise imbarazzata e salutò la ragazza con un cenno della mano. “Volevo solo chiedere una cosa a Leo, se posso.”
“Se vuoi posso venire. Posso aiutarti quando vuoi” si affrettò a dire.
“Ho bisogno solo che tu mi faccia un elenco dei batteri riscontrati nelle acque negli ultimi dieci anni, poi posso cavarmela da sola. Non credo di ricordarli tutti” spiegò la ragazza.
“Oh, certo, subito. Vado a chiedere a Sam un foglio e una penna” fece uscendo dalla stanza.
Martia e Verin rimasero sole.
Quando la relazione tra la prima e Leo non era palese, le due riuscivano a chiacchierare normalmente. Ora, invece, vi era un imbarazzo innaturale. Verin si guardava attorno osservando attentamente ogni dettaglio. Martia fissava lei, senza sapere cosa dire.
“Come sta Leo? Intendo… Nella vita di tutti i giorni. Se la cava bene?” disse d’un tratto.
“Oh, sì” rispose l’altra. “Forse finalmente ha trovato il suo posto.” Ci fu un attimo di pausa, poi continuò. “Ascoltami, non voglio che si creino incomprensioni: io e Leo siamo solo amici, niente di più. Facciamo finta di stare insieme solo perché conviene a entrambi.”
“E tu che vantaggio ci guadagni?” domandò Martia avvicinandosi, circospetta. “Sei una bella ragazza, popolare, ricca… Potresti avere chiunque in città. Perché accontentarsi di uno pseudo fidanzato?”
Verin sorrise. “Sei perspicace, sai? Ad ogni modo hai ragione, potrei avere benissimo qualsiasi altro ragazzo. Il fatto è che non lo voglio.” Interruppe il discorso per vedere la faccia di Martia sbalordita, poi continuò: “Ho sottovalutato Leo, da sempre. E ora sono amaramente pentita. Ma non sono una stupida né tantomeno bastarda: non te lo voglio portare via, ma allo stesso tempo farò in modo che, quando tra di voi sarà finita, io sia la sua unica possibilità.”
“Non credo che il tuo piano funzionerà” rispose Martia.
“Io non ne sarei così sicura” rispose la ragazza. “Non sottovalutarmi ma non credere nemmeno che io sia una persona cattiva. Sono solo abbastanza intelligente da vedere che un giorno tra di voi sarà tutto finito e quel giorno io sarò lì. Non può andare avanti in questo modo.”
Martia avrebbe voluto rispondere, ma in quel momento entrò Leo con in mano una lunga lista. “Tieni. Fammi sapere se manca qualcosa” fece con un gran sorriso. Guardò poi le ragazze, che si fissavano senza distogliere lo sguardo. “Qualcosa non va?”
“Va tutto bene. E’ ora che io vada” e dicendo così Verin lasciò la casa, con lo sguardo di Martia che la seguiva fin quando non fu troppo lontana per riconoscerla.





Buonasera gente! Sono viva e sono tornata per restare (almeno si spera). Siamo vicini alla fine della storia e mi dispiace di aver scritto un capitolo così... vuoto. E' esattamente questa la sensazione che ho quando lo leggo, ma davvero non saprei dire perché e come migliorarlo. Ho riletto e coretto il capitolo precedente, che per motivi già detti non avevo potuto rileggere. Spero la storia vi stia piacendo e vorrei avere qualche vostro parere. A presto ^^
  
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