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Autore: Agape    11/07/2008    8 recensioni
1 Novembre 1981, Remus si reca a dare l'ultimo saluto ai suoi più cari amici.
Il funerale dei Potter, visto attraverso gli occhi di Remus
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remus alzò lo sguardo verso il cielo, ma presto dovette abbassarlo, era di un bianco abbacinante

Non ci credo, sto pubblicando la mia prima one-shot O___O.

Generalmente la mia produzione non mai oltre le drabble e per me questo è un passo molto, molto importante. Sognavo di scrivere questa storia da quasi due anni ma solo ora ho trovato la giusta ispirazione, finora era rimasta chiusa in un piccolo cassetto delle idee, insieme a tante altre un po’ impolverate.

Del funerale dei Potter non ci è mai pervenuto alcun dato, però ho cercato di scrivere una storia che potesse ricalcare il più fedelmente possibile quella che deve essere stata la realtà. La smetto con le mie chicchere e vi lascio alla lettura ;)

 

 

1 Novembre 1981

 

 

Dedicata alle prime due persone che hanno letto questa storia:

A Moony, la mia Gemellina.

Ad Assiolo, il mio Amico.

 

 

 

 

Remus alzò lo sguardo verso il cielo, ma presto dovette abbassarlo, era di un bianco abbacinante.

Con le mani tirò su il bavero del cappotto, tentando inutilmente di difendersi dal gelo pungente di quella mattina. Avanzava lento lungo una stradina si cui si affacciavano piccole case, su i balconi di alcune c’erano ancora delle zucche intagliate, ma gli occhi di Remus fissavano il suolo senza vederlo veramente, ormai conosceva la strada a memoria.

Dopo una svolta a sinistra si trovò in una piccola piazzetta: solo in quel momento alzò lo sguardo e vide una piccola folla di persone davanti alla chiesetta.

Nella folla riconobbe i volti di vecchi compagni di scuola e di qualche amico, ma per lo più erano estranei; il vuoto che riempiva Remus fu lentamente sostituito da un sordo pulsare, da un rancore cieco e profondo.

La maggior parte di quella persone neanche li conosceva, non avrebbe mai potuto capire che persone speciali erano, loro erano giunti lì mossi solo da compassione mista a curiosità.

Per quello non aveva partecipato alla funzione, per non stare insieme a quella persone che non avrebbero capito il suo dolore, per non sentire parole grandi e lodevoli, ma assolutamente vuote.

Senza rivolger loro più alcuno sguardo si diresse verso il cancelletto subito attiguo alla chiesetta, che si aprì cigolando sotto il suo tocco leggero. Il suo sguardo vagò sopra la distesa di lapidi fin quando non vide un piccolo gruppo di persone: senza esitare si diresse verso di loro.

 

 

C’erano tutti, o almeno tutti coloro che erano sopravissuti. L’Ordine della Fenice.

Solo loro erano venuti a dare l’ultimo saluto prima che le bare fossero inghiotte per sempre dalla terra.

Le bare di Lily e James.

Erano state già calate in un buca del terreno, e l’ombra della lapide in parte le oscurava.

Remus distolse lentamente lo sguardo dalle bare e si guardò attorno: Frank teneva stretta tra le braccia Alice, che piangeva silenziosamente sulla sua spalla, vicino a loro il piccolo Dedalus ed Emmeline, entrambi con il viso lucido di lacrime. Ancora al loro fianco la giovane Susan, l’ultima volta che Remus l’aveva vista era stato al funerale del fratello Edgar. Il destino sembrava prendersi gioco di loro. Poi vide Malocchio, il vecchio Elphias vicino a Silente e Sturgis Podmore mentre sosteneva per un braccio la vecchia Arabella, che sembrava stremata. Un singhiozzo, simile a un ululato lo fece voltare: Hagrid era appoggiato a una vecchia lapide, gli occhi rossi di pianto mentre si soffiava il naso in un fazzoletto grande quanto una tovaglia.

Eccoli di nuovo insieme, loro, i sopravvissuti a questa guerra che era appena finita.

Ma qual’era stato il costo che avevano terribilmente pagato?

Il licantropo non riusciva che a sentire un profondo gelo, che non aveva niente a che fare con il vento che aveva iniziato lentamente a soffiare.

Aveva perso i suoi migliori amici, coloro che lo avevano ospitato nella loro casa quando non aveva saputo dove andare (*); nella sua mente iniziarono a scorrere ricordi: vedeva James mentre in sala comune parlava a gran voce del “suo piccolo problema peloso” nonostante le gomitate che gli tirava per zittirlo, lo vedeva mentre entrava in infermeria a trovarlo dopo le notti più burrascose, poi ricordò il giorno del suo matrimonio mentre gli sorrideva raggiante di gioia abbracciato a Lily… Lily con i suoi occhi verdi e la risata diamantina,Lily con tutta la sua grande volontà, l’amica che trovava una parola di conforto per tutti…

Il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore.

Quando riaprì gli occhi scorse qualcuno di cui, sorprendentemente si era scordato: Peter. Era in disparte, lontano dal gruppo e fissava le bare con occhi vitrei. Remus si avvicino a lui e gli posò una mano sul braccio. Questi si girò si soprassalto, il volto cereo e teso.

“Non, non posso ancora c-crederci…”

Remus sospirò lentamente e strinse più forte il braccio dell’amico. “Neanche io Peter”.

Peter non sembrava in grado di dire nient’altro. Remus lo fissò accigliato e provò una grande compassione per lui: Peter aveva sempre adorato James, era stato l’esempio da seguire, l’amico che lo difendeva dai soprusi degli altri compagni… doveva sentirsi perso senza di lui.

Entrambi dovevano provare un dolore simile.

Ma prima che potesse dirgli solo una parola Peter pronunciò un nome che fece scattare in Remus un dolore acuto, quasi fisico.

“Sirius…” E prima che potesse fare qualsiasi cosa Peter indietreggiò libera dosi dalla sua presa.

“Peter cosa vuoi fare?” Ma quelle parole si persero nel vento, Peter si era smaterializzato.

Remus rimase immobile a fissare il punto in cui l’amico era scomparso. Il dolore che il nome di Sirius gli aveva suscitato continuava a pulsare, e la rabbia iniziava a scorrere nel suo sangue. Sirius era il traditore.

Se qualcuno solo il giorno prima avesse provato ad affermare qualcosa di simile Remus ne avrebbe riso sopra e avrebbe affermato che sarebbe stato più facile vedere Voldemort e Silente andare a braccetto per Hogsmeade. Ma purtroppo aveva sbagliato, tutti avevano sbagliato.

 

Uno a uno si avvicinarono alle bare e lanciarono una manciata di terra sopra di loro, qualcuno aveva evocato anche qualche fiore. L’ultimo fu Remus che stringeva tra le mani un giglio, il cui nome gli ricordava tanto una delle persone a cui stava dando l’ultimo addio, e lo fece cadere sopra le bare, coperto dopo pochi istanti da un pugno di terra.

Con un colpo di bacchetta Silente ricoprì di terra la buca, celando alla loro vista le bare per sempre. Mentre tutti gli altri iniziarono lentamente ad allontanarsi Remus rimase lì a fissare per la prima volta con attenzione la lapide.

 

James Potter, nato il 27 marzo 1960, morto il 31 ottobre 1981

Lily Potter, nata il 30 gennaio 1960, morta il il 31 ottobre 1981

 

Remus non avrebbe mai pensato di dover un giorno leggere simili parole… terminata Hogwarts, nonostante la guerra in corso, erano andati verso il futuro colmi di speranza, convinti che il poter contare gli uni su gli altri li avrebbe aiutati ad andare avanti a resistere.

Ma così non era stato. Di loro due non rimanevano che una lapide e il piccolo Harry era diventato orfano, destinato a crescere in una famiglia che non era la sua, con una zia che probabilmente non lo avrebbe mai amato. Poi notò che quelle non erano le uniche parole incise sulla lapide.

 

L’ultimo nemico che sarà sconfitto sarà la morte.

 

La rabbia tornò a rimontare in lui. Chi aveva scelto una frase così stupida? Se la morte si potesse sconfiggere ora Lily e James non sarebbero stati sepolti sotto un cumulo di terra ma sarebbero stati insieme ad Harry, insieme a lui a festeggiare la fine della guerra, a godere di quella gioia che gli  sarebbe stata per sempre negata. Remus strinse i pugni fino a sentire le unghie conficcarsi affilate nei palmi delle mani.

In quel momento una mano si poggiò sulla sua spalla e con voce quieta parlò. “Remus…”

Quando si voltò incontrò lo gli occhi cerulei di Albus Silente.

Stringendo la presa sulla sua spalla l’anziano mago riprese a parlare. “Remus, mi dispiace per tutto quello che stai passando…

Remus lo fissò per alcuni secondi, allibito, poi con un gesto brusco allontanò la mano di Silente dalla sua spalla.

Le dispiace? A lei dispiace cosa sto passando? Non credo proprio! Lei non può neanche immaginare cosa stia passando in questo momento!

Silente sembrò non turbarsi affatto per il tono aggressivo con cui Remus gli aveva urlato contro. “Non voglio in alcun modo arrogarmi la presunzione di sapere ciò che tu provi Remus. Il rapporto che avevi con loro era davvero speciale”.

“Esatto, lei non sa un bel niente! Niente di niente!” La tranquillità di Silente lo faceva infuriare ancora di più “Loro erano tutto, erano la mia famiglia!”.

“Si guardi intorno! Il mondo oggi festeggia, tutti sono nelle loro case a brindare alla caduta di Voldemort mentre noi siamo qui davanti alle loro tombe. Perché questo?” La vista di Remus iniziò a essere offuscata dalle lacrime “Perché proprio loro? Lei doveva proteggerli!”

Ma quando lo sguardo di Remus tornò sul viso del mago vide che i suoi occhi erano diventati lucidi. “Ho provato a farlo Remus, ho provato…”.

Improvvisamente agli occhi di Remus le rughe che solcavano il viso del mago sembrano diventare più profonde e solo in quel momento si rese davvero conto di quanto quell’uomo fosse anziano; iniziò a pentirsi amaramente per il modo in cui si era rivolto.

“Sirius li ha traditi, ci ha traditi” disse abbassando gli occhi verso terra “avrei dovuto capirlo, è colpa mia.”

Silente lo afferrò per le spalle e con voce decisa ma tranquilla gli rispose. “No Remus, non è colpa di nessuno, Sirius ha ingannato tutti noi. Forse l’unico ad avere qualche colpa sono io. Avrei dovuto insistere di più per essere il loro custode segreto”.

Remus alzò il volto rigato dalle lacrime verso quello di Silente, era la prima volta che piangeva dopo aver ricevuto la notizia della morte dei suoi amici. “Ma perché lo ha fatto? Perché Sirius ci ha traditi? Noi e-eravamo amici… credevo di poter contare su di lui…

Silente sorrise tristemente. “Anche io pensavo di poter contare su di lui. Ma l’animo umano è soggetto a cambiamenti così segreti e profondi che nessuno potrebbe mai indovinare. Il perché al cambiamento di Sirius non credo ci sia dato saperlo. Ora perdonami Remus, ma purtroppo devo andare.

Remus accennò a un si con il capo e Silente sparì nel nulla, ruotando su stesso, accennando a un saluto con la mano.

Il giovane si voltò e si diresse verso la lapide. Si inginocchio davanti a questa e fece scorrere le dita sopra i nomi dei suoi amici, in una carezza delicata. Un lieve sussurrò parve uscire dalle sue labbra:Addio”.

In quel momento piccoli fiocchi di neve iniziarono a scendere sul cielo, posandosi sui capelli di Remus e confondendosi con il bianco della lapide.

La prima neve di quell’inverno.

 

 

 

 

Quella notte, quando il cimitero fu completamento deserto, una sagoma nera varcò il cancelletto di metallo, lasciando profonde impronte nel fresco strato di neve. Nascosto dal buio si avvicinò con circospezione a una lapide, che sembrava più recente rispetto alle altre: il grosso cane nero, simile a un orso, si accuccio davanti a questa, il muso appoggiato tra le zampe.

Uggiolò debolmente avvicinandosi maggiormente alla lapide, poi, all’improvviso, i guaiti trattenuti fino a quel momento scoppiarono in lungo e triste ululato, un canto di dolore, un canto di vendetta.

 

 

(*)In una sua intervista la Rowling ha dichiarato che Remus, dopo l’ultimo anno a Hogwarts, fu ospitato a lungo a casa dei Potter.

 

Alla fine non ho proprio resistito alla tentazione di far comparire tutti i Malandrini… non posso farci niente, semplicemente li adoro *____*

I punto più difficile da scrivere è stato il dialogo con Silente, è un personaggio così complicato che renderlo IC per me è una impresa. Altrettanto per Remus: adoro questo uomo, ma anche lui è una persona così contorta, a volte sembra resistere stoicamente al dolore, in altre lo vediamo sprofondare nella disperazione più nera… è uno dei personaggi che la Row ha più maltrattato, e non mi stancherò mai di ripeterlo.

Ringrazio chi leggerà questa storia, e vi sarò ancora più grata se lascerete un commento ^__^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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