Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    09/04/2014    5 recensioni
Sono passati ormai tre mesi dalle ultime avventure dei nostri protagonisti e molte cose sono cambiate: Semir non è più in polizia, Clara aspetta un bambino e Ben ha un nuovo collega. Ma cosa succederà quando un nuovo caso piomberà tra le mani della polizia autostradale? Una storia di viaggi in terre lontane, di ricerche, amori e tradimenti, di amicizia, di fiducia e di paura. Un turbinio di fatti che sconvolgerà le vite degli ispettori toccandole una per una, questa volta forse con troppa violenza.
Consiglio, nonostante non sia necessario, di leggere prima di questa le altre storie della serie per comprendere meglio alcuni punti della trama.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Kim Kruger, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dieci ritagli di Cobra 11'
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Preparativi

 

Mirtillo piegò la testa su un lato osservando il padrone che velocemente preparava la roba per il viaggio. Fosse stato per lui lo avrebbe seguito ovunque in qualunque modo ma percepiva che questa volta non sarebbe stato possibile.
Semir ogni tanto gli lanciava un’occhiata divertita, mentre provava a non dimenticarsi niente. Se pensava a quando aveva comunicato a Ben che sarebbe partito non poteva fare altro che sorridere. L’amico aveva provato a convincerlo del fatto che non sarebbe stata una buona idea ma in fondo sapevano entrambi benissimo quanto gli facesse piacere poter lavorare ancora fianco a fianco con il suo socio.
«Papino...» la voce sottile di Aida lo sorprese alle spalle mentre chiudeva la borsa.
«Cucciolo!» la apostrofò Semir con un sorriso.
«Te ne vai?» domandò la piccola con un velo di malinconia nella voce.
Semir le si avvicinò e si abbassò per guardarla negli occhi «Vado a fare una cosa di lavoro per qualche giorno e poi torno, cucciolo, non preoccuparti.».
«Ma è pericoloso quello che devi fare? Perché la mamma non sembrava contenta quando glielo hai detto e ora a me sembra preoccupata.».
L’uomo sorrise. Era impressionante come le sue bambine fossero cresciute, soprattutto Aida. Ormai non le sfuggiva più nulla da qualunque punto di vista.
«No, non è pericoloso, stai tranquilla.» spiegò prendendola in braccio e sedendosi con lei ai piedi del letto.
«Ma è vero che torni a lavorare con zio Ben?» domandò la bambina senza riuscire a nascondere un lieve moto di entusiasmo.
«No Aida, lo aiuto solo per qualche giorno… ma io e zio Ben siamo comunque amici e tu lo vedrai tutte le volte che vuoi.».
«Però non l’ho visto tanto da quando non lavori più con lui.».
Questo era vero: si erano visti spesso comunque, ma sicuramente non tanto come quando lavoravano insieme. Semir sorrise constatando per l’ennesima volta il legame che univa la figlia e l’amico. Erano impressionanti, si cercavano reciprocamente e si volevano un bene dell’anima. Anche Beth era legata a Ben, ma si era avvicinata più a Clara che al ragazzo, a differenza della sorella.
«Forse perché ha avuto tanto da fare» lo giustificò l’uomo «ma lo vedremo spesso, promesso.».
La bambina annuì scendendo dal letto e avviandosi lentamente verso l’uscita della stanza. Prima di varcare la soglia si voltò e guardò il padre fisso negli occhi: «Papi... ho un brutto presentimento. Sicuro che non è pericoloso quello che devi fare?».
Semir aprì la bocca e per un attimo non seppe cosa rispondere. Aida che aveva un brutto presentimento, la cosa non gli piacque nemmeno un po’, considerando il fatto che la piccola avesse lo stesso ottimo intuito del padre. Il suo sesto senso a quanto pare le era stato trasmesso geneticamente.
«Sicuro, cucciolo, non preoccuparti... vuoi aiutarmi a preparare la borsa?» aggiunse con un sorriso.

 
 

Max inserì il computer portatile nello zaino e si assicurò che fosse ben chiuso. Quindi si sedette sul divano e rimase un po’ lì, solo, a pensare cosa lo avrebbe aspettato.
Non aveva avuto dubbi quando il commissario gli aveva proposto di seguire il caso: doveva per forza, doveva porre fine a quell’assurda storia del traffico d’organi. Perché sapeva perfettamente come funzionasse e la cosa non faceva altro che tormentarlo.
Non sapeva se ci sarebbe riuscito, ma sicuramente avrebbe tentato. Lo doveva a lui.

 
 

«Sono in ritardo! Decisamente in ritardo!» esclamò Ben uscendo dalla doccia e vestendosi alla velocità della luce.
«Strano.» ironizzò Clara versandogli un po’ di caffè in una tazzina.
«Se perdo l’aereo la Kruger mi disintegra e Max mi fa a pezzetti. Preciso com’è...».
«Non perdi l’aereo, dovresti solo accelerarti un po’. Dai, bevi il caffè e muoviti.».
Ben prese la tazza, ingurgitò la bevanda bollente e si infilò la giacca, non prima di essersi allacciato la scarpa sinistra dimenticandosi completamente della destra. Prese la borsa, le chiavi della macchina e si diresse verso l’ingresso, seguito a ruota da Clara.
«Sto dimenticando qualcosa?» domandò agitato.
Clara sospirò con aria rassegnata e gli porse il biglietto aereo, da lui abbandonato sul tavolo della cucina «Ma come faresti senza di me?».
«Sarei perso, amore mio.» rispose il poliziotto afferrando il biglietto e infilandolo in tasca «Ora vado... Se tu e Bianca avete bisogno di qualcosa, qualunque cosa... io affitto un elicottero e volo qui.».
La donna rise scuotendo il capo «Sei incredibile. Ben... fai attenzione, per favore.».
«Sarò attentissimo. Ti amo.».
«Anche io ti amo.».
Si scambiarono un bacio prima che Ben retrocedesse fino a trovarsi davanti allo sportello della propria macchina. Salì sulla vettura senza staccare gli occhi nemmeno per un attimo dalla figura di sua moglie: quanto era bella? Quel pomeriggio gli sembrava ancora più meravigliosa del solito.
La salutò dal finestrino prima di partire, senza accorgersi della preoccupazione che aleggiava sul viso di lei.

 
 

«Questo ce l’ho... le chiavi le ho prese, il biglietto anche...» Semir ricapitolava velocemente tutto ciò che poteva essersi dimenticato «Direi che ci siamo.».
«Guarda che devi sbrigarti, l’appuntamento è tra un quarto d’ora.» lo avvisò Andrea accompagnandolo verso la porta.
«Lo so, saluto le bambine e vado.» corse nella camera delle piccole, le salutò affettuosamente promettendo loro di tornare presto e tornò nell’ingresso, pronto a partire.
Stava per salutare anche la moglie, quando si accorse che i suoi occhi erano diventati lucidi.
«Andrea, che succede?» domandò, e la donna gli scoppiò a piangere tra le braccia.
«Ehi...» tentò di consolarla «non piangere, è questione solo di qualche giorno, incastriamo quei criminali e torniamo.».
«Non... non è questo...» singhiozzò Andrea asciugandosi gli occhi «Semir, c’è un motivo per cui non volevo che tu andassi, lo sai. Io... io ho paura! Ho paura che ti succeda qualcosa...».
«Ma non accadrà niente, perché mai dovrebbe succedermi qualcosa?» la rassicurò l’uomo con voce calma.
«Perché... perché ho un presentimento terribile.» confessò la moglie in un sussurro.
Semir sospirò, cominciando a preoccuparsi. Aida, Andrea... perché tutti con questo maledetto brutto presentimento? Scosse la testa tentando di scacciare quel pensiero e prese ancora la donna tra le braccia «Non accadrà niente, te lo prometto... non piangere.».
Andrea si asciugò definitivamente le lacrime.
Aspettò che il marito non fosse più visibile con la macchina per chiudere la porta di casa. Qualcosa sarebbe andato storto, ne era matematicamente certa.

 

~~~

 

«Quindi gli sbirri stanno venendo qui.» ripetè Igor al telefono, con voce che non lasciava intendere nulla di buono.
«Esatto, capo, l’aereo partirà tra poco, sono tre dell’autostradale e avranno l'appoggio della polizia del luogo...».
«Va bene. Forse Hanser non ha detto ancora tutto alla polizia, è troppo codardo, quell’uomo. Scoprilo, e se può crearci ancora problemi eliminalo. Tienimi informato sul proseguimento delle indagini a Colonia.».
«Certo, capo. Ci sentiamo.».
Igor chiuse la comunicazione senza salutare e scorse al computer le informazioni che il suo uomo gli aveva inviato riguardo i poliziotti che stavano arrivando: Ben Jager, un giovane figlio di papà nato e cresciuto in Germania; Semir Gerkhan, un turco residente a Colonia con moglie e due figlie, attualmente non in servizio; Max Rieder, da poco inserito nell’autostradale, prima lavorava alla criminale di Berlino. Max Rieder... scorse la pagina con il cursore fino a che sullo schermo non gli apparve la foto del nuovo arrivato. Sgranò gli occhi incredulo: lui.
Afferrò il cellulare e compose un numero in fretta, quindi aprì la comunicazione e portò impaziente il telefono all’orecchio.


~~~

 
“Ultima chiamata volo Asian International Airlines AA372 diretto a Istanbul, gate 9...”.
«Bene, direi che potete andare.» sentenziò la Kruger lanciando un’ultima occhiata ai tre uomini. Chissà perché era sicura che Max e Semir avrebbero legato facilmente e in cuor suo sperava che questo avrebbe aggiustato anche il rapporto tra il nuovo arrivato e Ben.
«Troverete alcuni agenti del posto ad aspettarvi all’aeroporto, da lì vi porteranno nella cittadina di El Fahim e vi sistemerete nell’hotel che abbiamo prenotato. Avrete sempre l’appoggio della squadra del luogo, lasciatevi aiutare, per favore.».
«Capo, stia tranquilla... a suon di raccomandazioni ci farà perdere l’aereo!» scherzò Ben, mentre il commissario gli lanciava un’occhiata di fuoco.
«Bene signori, buon viaggio allora.».
«La terremo informata, commissario!» ribadì Max avviandosi verso il gate.
«Grazie commissario... per tutto.» mormorò invece Semir. Tutti e tre salutarono e si allontanarono piuttosto velocemente. Non si voltarono più...
Almeno fino a che non sentirono una voce apostrofarli alle spalle.

 

Chi c’è all’aeroporto che li sta chiamando? Be’, pensateci un po’, chi ha letto le mie storie precedenti dovrebbe sapere che all’appello manca una sola persona...
Grazie mille a chi continua a seguirmi, un bacio.
Sophie :D

  
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