Preparativi
Mirtillo
piegò la testa su un lato osservando il
padrone che velocemente preparava la roba per il viaggio. Fosse stato
per lui
lo avrebbe seguito ovunque in qualunque modo ma percepiva che questa
volta non
sarebbe stato possibile.
Semir ogni tanto gli lanciava un’occhiata divertita,
mentre provava a non dimenticarsi niente. Se pensava a quando aveva
comunicato
a Ben che sarebbe partito non poteva fare altro che sorridere.
L’amico aveva
provato a convincerlo del fatto che non sarebbe stata una buona idea ma
in
fondo sapevano entrambi benissimo quanto gli facesse piacere poter
lavorare
ancora fianco a fianco con il suo socio.
«Papino...» la voce sottile di Aida lo sorprese
alle
spalle mentre chiudeva la borsa.
«Cucciolo!» la apostrofò Semir con un
sorriso.
«Te ne vai?» domandò la piccola con un
velo di
malinconia nella voce.
Semir le si avvicinò e si abbassò per guardarla
negli occhi «Vado a fare una cosa di lavoro per qualche
giorno e poi torno,
cucciolo, non preoccuparti.».
«Ma è pericoloso quello che devi fare?
Perché la
mamma non sembrava contenta quando glielo hai detto e ora a me sembra
preoccupata.».
L’uomo sorrise. Era impressionante come le sue
bambine fossero cresciute, soprattutto Aida. Ormai non le sfuggiva
più nulla da
qualunque punto di vista.
«No, non è pericoloso, stai tranquilla.»
spiegò
prendendola in braccio e sedendosi con lei ai piedi del letto.
«Ma è vero che torni a lavorare con zio
Ben?»
domandò la bambina senza riuscire a nascondere un lieve moto
di entusiasmo.
«No Aida, lo aiuto solo per qualche giorno… ma io
e
zio Ben siamo comunque amici e tu lo vedrai tutte le volte che
vuoi.».
«Però non l’ho visto tanto da quando non
lavori più
con lui.».
Questo era vero: si erano visti spesso comunque, ma
sicuramente non tanto come quando lavoravano insieme. Semir sorrise
constatando
per l’ennesima volta il legame che univa la figlia e
l’amico. Erano
impressionanti, si cercavano reciprocamente e si volevano un bene
dell’anima.
Anche Beth era legata a Ben, ma si era avvicinata più a
Clara che al ragazzo, a
differenza della sorella.
«Forse perché ha avuto tanto da fare» lo
giustificò
l’uomo «ma lo vedremo spesso, promesso.».
La bambina annuì scendendo dal letto e avviandosi
lentamente verso l’uscita della stanza. Prima di varcare la
soglia si voltò e
guardò il padre fisso negli occhi: «Papi... ho un
brutto presentimento. Sicuro
che non è pericoloso quello che devi fare?».
Semir aprì la bocca e per un attimo non seppe cosa
rispondere. Aida che aveva un brutto presentimento, la cosa non gli
piacque
nemmeno un po’, considerando il fatto che la piccola avesse
lo stesso ottimo
intuito del padre. Il suo sesto senso a quanto pare le era stato
trasmesso
geneticamente.
«Sicuro, cucciolo, non preoccuparti... vuoi aiutarmi
a preparare la borsa?» aggiunse con un sorriso.
Max inserì il computer portatile nello zaino e si
assicurò
che fosse ben chiuso. Quindi si sedette sul divano e rimase un
po’ lì, solo, a
pensare cosa lo avrebbe aspettato.
Non aveva avuto dubbi quando il commissario gli
aveva proposto di seguire il caso: doveva per forza, doveva porre fine
a
quell’assurda storia del traffico d’organi.
Perché sapeva perfettamente come
funzionasse e la cosa non faceva altro che tormentarlo.
Non sapeva se ci sarebbe riuscito, ma sicuramente
avrebbe tentato. Lo doveva a lui.
«Sono in ritardo! Decisamente in ritardo!»
esclamò
Ben uscendo dalla doccia e vestendosi alla velocità della
luce.
«Strano.» ironizzò Clara versandogli un
po’ di caffè
in una tazzina.
«Se perdo l’aereo la Kruger mi disintegra e Max mi
fa a pezzetti. Preciso com’è...».
«Non perdi l’aereo, dovresti solo accelerarti un
po’. Dai, bevi il caffè e muoviti.».
Ben prese la tazza, ingurgitò la bevanda bollente e
si infilò la giacca, non prima di essersi allacciato la
scarpa sinistra
dimenticandosi completamente della destra. Prese la borsa, le chiavi
della
macchina e si diresse verso l’ingresso, seguito a ruota da
Clara.
«Sto dimenticando qualcosa?» domandò
agitato.
Clara sospirò con aria rassegnata e gli porse il
biglietto aereo, da lui abbandonato sul tavolo della cucina
«Ma come faresti
senza di me?».
«Sarei perso, amore mio.» rispose il poliziotto
afferrando il biglietto e infilandolo in tasca «Ora vado...
Se tu e Bianca
avete bisogno di qualcosa, qualunque cosa... io affitto un elicottero e
volo
qui.».
La donna rise scuotendo il capo «Sei incredibile.
Ben... fai attenzione, per favore.».
«Sarò attentissimo. Ti amo.».
«Anche io ti amo.».
Si scambiarono un bacio prima che Ben retrocedesse
fino a trovarsi davanti allo sportello della propria macchina.
Salì sulla
vettura senza staccare gli occhi nemmeno per un attimo dalla figura di
sua
moglie: quanto era bella? Quel pomeriggio gli sembrava ancora
più meravigliosa
del solito.
La salutò dal finestrino prima di partire, senza
accorgersi della preoccupazione che aleggiava sul viso di lei.
«Questo ce l’ho... le chiavi le ho prese, il
biglietto anche...» Semir ricapitolava velocemente tutto
ciò che poteva essersi
dimenticato «Direi che ci siamo.».
«Guarda che devi sbrigarti, l’appuntamento
è tra un
quarto d’ora.» lo avvisò Andrea
accompagnandolo verso la porta.
«Lo so, saluto le bambine e vado.» corse nella
camera delle piccole, le salutò affettuosamente promettendo
loro di tornare
presto e tornò nell’ingresso, pronto a partire.
Stava per salutare anche la moglie, quando si
accorse che i suoi occhi erano diventati lucidi.
«Andrea, che succede?» domandò, e la
donna gli
scoppiò a piangere tra le braccia.
«Ehi...» tentò di consolarla
«non piangere, è
questione solo di qualche giorno, incastriamo quei criminali e
torniamo.».
«Non... non è questo...»
singhiozzò Andrea
asciugandosi gli occhi «Semir, c’è un
motivo per cui non volevo che tu andassi,
lo sai. Io... io ho paura! Ho paura che ti succeda
qualcosa...».
«Ma non accadrà niente, perché mai
dovrebbe
succedermi qualcosa?» la rassicurò
l’uomo con voce calma.
«Perché... perché ho un presentimento
terribile.»
confessò la moglie in un sussurro.
Semir sospirò, cominciando a preoccuparsi. Aida,
Andrea... perché tutti con questo maledetto brutto
presentimento? Scosse la
testa tentando di scacciare quel pensiero e prese ancora la donna tra
le
braccia «Non accadrà niente, te lo prometto... non
piangere.».
Andrea si asciugò definitivamente le lacrime.
Aspettò che il marito non fosse più visibile con
la
macchina per chiudere la porta di casa. Qualcosa sarebbe andato storto,
ne era
matematicamente certa.
~~~
«Quindi
gli sbirri stanno venendo qui.» ripetè Igor
al telefono, con voce che non lasciava intendere nulla di buono.
«Esatto, capo,
l’aereo partirà tra poco, sono tre
dell’autostradale e avranno l'appoggio della polizia del
luogo...».
«Va bene. Forse Hanser non ha detto ancora tutto
alla polizia, è troppo codardo, quell’uomo.
Scoprilo, e se può crearci ancora
problemi eliminalo. Tienimi informato sul proseguimento delle indagini
a
Colonia.».
«Certo, capo.
Ci sentiamo.».
Igor chiuse la comunicazione senza salutare e scorse
al computer le informazioni che il suo uomo gli aveva inviato riguardo
i
poliziotti che stavano arrivando: Ben Jager, un giovane figlio di
papà nato e
cresciuto in Germania; Semir Gerkhan, un turco residente a Colonia con
moglie e
due figlie, attualmente non in servizio; Max Rieder, da poco inserito
nell’autostradale, prima lavorava alla criminale di Berlino.
Max Rieder...
scorse la pagina con il cursore fino a che sullo schermo non gli
apparve la foto
del nuovo arrivato. Sgranò gli occhi incredulo: lui.
Afferrò il cellulare e compose un numero in fretta,
quindi aprì la comunicazione e portò impaziente
il telefono all’orecchio.
~~~
“Ultima
chiamata volo Asian International Airlines AA372 diretto a Istanbul,
gate
9...”.
«Bene,
direi che potete andare.» sentenziò la Kruger
lanciando un’ultima occhiata ai tre uomini. Chissà
perché era sicura che Max e
Semir avrebbero legato facilmente e in cuor suo sperava che questo
avrebbe
aggiustato anche il rapporto tra il nuovo arrivato e Ben.
«Troverete alcuni agenti del posto ad aspettarvi
all’aeroporto, da lì vi porteranno nella cittadina
di El Fahim e vi sistemerete
nell’hotel che abbiamo prenotato. Avrete sempre
l’appoggio della squadra del
luogo, lasciatevi aiutare, per favore.».
«Capo, stia tranquilla... a suon di raccomandazioni
ci farà perdere l’aereo!»
scherzò Ben, mentre il commissario gli lanciava
un’occhiata di fuoco.
«Bene signori, buon viaggio allora.».
«La terremo informata, commissario!»
ribadì Max avviandosi
verso il gate.
«Grazie commissario... per tutto.»
mormorò invece
Semir. Tutti e tre salutarono e si allontanarono piuttosto velocemente.
Non si
voltarono più...
Almeno fino a che non sentirono una voce
apostrofarli alle spalle.
Chi
c’è all’aeroporto che li sta chiamando?
Be’, pensateci un po’, chi ha letto le
mie storie precedenti dovrebbe sapere che all’appello manca
una sola persona...
Grazie mille a chi continua a seguirmi, un bacio.
Sophie :D